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Nei quattro libri che compongono questo grande e appassionante romanzo del Novecento europeo, la materia biblica dà luogo a un emozionante racconto che accoglie al tempo stesso suggestioni dalla psicologia, dalla storia delle religioni e dal mito. Quale commento, nel volume è compresa, oltre a un ricco e preziosissimo corredo di note che ne chiariscono i riferimenti biblici e culturali, un'ampia sezione che raccoglie scritti manniani non reperibili altrove: riflessioni dell'autore sulla propria opera, nonché le lettere inviate, a partire dal 1934, da Mann a Károly Kerényi, grande studioso del mito e delle religioni, e riguardanti appunto la genesi e l'elaborazione del romanzo. La traduzione è quella, storica, di Bruno Arzeni, accuratamente rivista per questa nuova edizione. Arricchisce il volume un inserto iconografico che presenta immagini tratte dai testi su cui Mann si documentò per la descrizione, assolutamente fedele, di personaggi e luoghi dell'Egitto.
In un villaggio sulle rive del Reno nasce Trudi Montag. Quando la madre si accorge che la figlia è nana, si inabissa in una spirale di follia che la condurrà nel giro di pochi anni alla morte. Trudi ha quattro anni: continua ad aspettarla e la progressiva certezza che non tornerà più si intreccia alla sofferta presa di coscienza della propria diversità. Lentamente, intanto, si fa strada il nazismo, cui seguono le persecuzioni e la guerra. Trudi e suo padre presagiscono il pericolo molto prima che si trasformi in tragedia e, nascondendo i libri che il regime vorrebbe bruciare, diventano i custodi silenziosi di una cultura della tolleranza che risorge lentamente dopo la catastrofe.
Sin dalla più remota antichità i passaggi d'epoca sono stati considerati chiusure e aperture di cicli, in obbedienza a una concezione del tempo quale sostanza non uniforme e neppure lineare, come invece l'età moderna si è abituata a pensarlo. Ma anche per i moderni il tempo rimane un'entità oscura, scandita da soglie che suscitano attese esaltanti e crudeli incubi: anzitutto i millenni. Ed è proprio uno di tali momenti che stiamo ora vivendo, in coincidenza con quella che, secondo l'antica concezione astrologica fondata sulla precessione degli equinozi, è la transizione dall'Età dei Pesci all'Età dell'Acquario, i cui caratteri possiamo solo presagire.
Novembre 1642: tutto è pronto per il colossale bagno di sangue in cui, nel giorno di San Martino, dovranno rotolare ben diciassettemila teste di nobili, per il grande macello dell'aristocrazia di Francia. Ma la macchina si inceppa e tutto finisce in una bolla di sapone. Come mai? Un uomo bislacco, un sognatore che mentre incipria o rabbercia parrucche ormai stanche vagheggia di avere origini altissime, un essere mezzo Arlecchino e mezzo Charlot, attraversa come una torpedine impazzita il gran disegno del Cardinale. Per contrastare i progetti dei Titani, il destino si serve del folle parrucchiere Tandréde Turlupin. Il quale, fantasticando di essere riconosciuto da nobil madre, finirà per diventare l'ultimo campione dell'aristocrazia morente.
L'incontro con la grande arte di Cézanne ebbe una importanza fondamentale nell'evoluzione espressiva della poesia di Rilke, un'importanza che lo stesso Rilke ebbe più volte a riconoscere, fino a dichiarare di aver seguito, dopo la morte del Maestro, le sue tracce in ogni luogo. Le lettere alla moglie qui raccolte, scritte in margine alle reiterate visite che Rilke fece alla grande retrospettiva di Cézanne tenutasi a Parigi nel 1907, un anno dopo la sua morte, sono la testimonianza di un interesse che doveva sfociare in vera devozione; e basti pensare che il poeta arrivò a confessare, di fronte ad una Montagne Sainte-Victoire del pittore provenzale, che nessuno, dai tempi di Mosè, aveva saputo guardare una montagna in maniera tanto maestosa.
Con questo libro Handke ha raggiunto un equilibrio di scrittura che la critica non ha esitato a definire "classico": di fronte al suicidio della madre, appreso dal giornale, l'ancor giovane scrittore austriaco sente l'ardua necessità di ricomporre con le parole quest'esistenza mancata, quella vitalità offesa e ridotta a meccanismo biologico e coatto. Apparso in lingua tedesca nel 1972, divenne subito un imprevisto best-seller, e resta forse, ancora oggi, il libro più amato di Handke.
Il volume raccoglie racconti giovanili, inediti in Italia, di Heinrich Boll e consente al lettore uno sguardo sulla Germania dilaniata dall'angoscia del dopoguerra. Il valore della raccolta è perciò duplice: letterario da un lato, perché consente di indagare gli esordi di questo scrittore, e politico-sociale dall'altro, perché anche l'inquietudine che percorre la Germania odierna ha le sue radici nella tragedia della seconda guerra mondiale.
Quattordici saggi che risalgono agli anni 1989-98. Sin dal titolo, l'autore ribadisce la propria convinzione che per giungere a una sia pur limitata comprensione della nostra imperscrutabile realtà, un pensiero lineare sia di scarsa utilità. Il tempo e la storia, afferma nel saggio introduttivo "Sulla pasta sfoglia del tempo", non procedono lungo una linea retta, ma sono paragonabili, appunto, alla pasta sfoglia, formata da numerosi, finissimi strati, tanto sottili che risulta difficile distinguerli. Alcuni dei saggi proposti all'epoca della pubblicazione suscitarono forti controversie. Gli interventi riguardano politica, storia, cultura, sociologia.