Il libro ci racconta, vista dagli occhi di un bambino a cui l'autrice affida la prospettiva della narrazione, la favola della riconciliazione tra ebrei e cristiani, una favola ancora tutta percorsa dalla nostalgia millenaria dell'unità perduta. Erano stati i tremendi scoppi antisemiti verso la fine della Repubblica di Weimar a ispirare all'autrice tedesca questo testo dedicato al padre e ampiamente autobiografico, ambientato in Vestfalia, nel quale prendevano corpo profili di antenati, memorie familiari ed eventi storici ancora recenti.
L'opera letteraria di Lessing (1729-1781) si situa a un importante punto di svolta della letteratura tedesca, al passaggio dal primo illuminismo all'epoca dello Sturm und Drang e della classicità. Di questa evoluzione egli non è spettatore ma protagonista con la sua attività di scrittore che coniuga la poesia con l'erudizione e con un'incessante riflessione critica. Basti ricordare, accanto al teatro (oltre alla "Minna von Barnhelm", "Emilia Galotti", 1772, e "Nathan il saggio", 1779), il "Laocoonte" (1766) e la "Drammaturgia di Amburgo" (1767-69), e per quanto riguarda l'ambito teologico-filosofico, "L'educazione del genere umano" (1780).
"Chi è Johann Peter Hebel?" si chiedeva Martin Heidegger. "Hebel è lo Hausfreund" (l'amico delle famiglie). "Hausfreund, una parola semplice, ma dal profondo e vasto significato. Hausfreund è il nome di colui che noi definiamo un poeta. Lo Hausfreund non vuole né istruire né educare, egli lascia al lettore la sua libertà, affinché pervenga da sé a quella apertura all'essenziale... Lo Hausfreund si protende per parlare con noi." (da M. Heidegger) Certo se l'opera di Hebel non è ancora acquisita alla cultura italiana, molto si deve all'enorme difficoltà di volgere in qualsiasi altra lingua il suo tedesco inimitabile. Le presente versione reca il testo a fronte.
Un'opera, è stato scritto, di storiografia del futuro nella quale Heine già malato e prossimo alla morte, compie una dolorosa storicizzazione di sé ripercorrendo anche alcune esperienze fondamentali della sua vita, dagli inizi tardoromantici al definitivo trasferimento a Parigi e al suo crescente e sempre più consapevole ruolo di osservatore e di mediatore tra Francia e Germania. Con coraggio Heine, spossato dalla malattia, esalta con lucida passione le parole della Bibbia, ripensa i valori del cristianesimo e torna al suo personale e biblico Dio, con il quale dialoga senza tentare nessuna mediazione e nessuna conciliazione tra fede e ragione. Un testo profondamente filosofico, ma anche un testo letterario.
Scritto negli anni del primo conflitto mondiale e uscito nel 1919, il romanzo racconta una storia nella quale le giovani generazioni si riconobbero subito. L'autore racconta la storia dell'adolescenza di due giovani che, a costo di delusioni e sofferenze, approdano a una libertà interiore e a una solitudine eroica. Hesse ricostruisce in una mirabile sintesi di autobiografismo e fiction, la sua giovinezza.
Scritto nel 1937, Il peso falso appartiene, come La leggenda del santo bevitore, al periodo ultimo di Roth, nel quale i suoi scritti, pur mantenendo intatto l’impianto realistico, sembrano naturalmente riferirsi, in trasparenza, a un significato ulteriore. Così questa storia di un verificatore dei pesi e delle misure che si trova a scoprire che attorno a lui tutti i pesi sono falsi diventa un apologo sui temi perenni della giustizia, della passione e della colpa. Ma, soprattutto, in queste pagine uno sguardo chiaroveggente sembra posarsi sullo schiudersi di un mondo dove la falsificazione è la normalità stessa.