Alla riunione del Comitato centrale del Partito comunista, d'improvviso va via la luce. Con la complicità del buio viene assassinato il Segretario generale Fernando Garrido. Gli ingredienti sono quelli di un classico giallo: una stanza chiusa dal di dentro e senza possibilità di uscita. Ma l'assassino non è l'unica altra persona presente nella stanza, i sospettabili sono circa due milioni e i moventi metà di mille. E lo svolgimento delle indagini farà emergere coinvolgimenti oscuri e misteriosi tradimenti. Chi ha commesso l'omicidio, e perché? I nemici del Segretario vanno cercati dentro il Partito o fuori? È davvero opera del fascismo internazionale? C'entra qualcosa il Kgb?
"L'unico locale aperto tutta la notte è la casa", dice Ambrose Bierce. E intorno alla casa ruota la turbinosa vita della famiglia Belitre. Nonno, nonna, papà, mamma e sei ragazzi dai nove ai ventotto anni, nell'arco di una torrida estate spagnola, traslocano da un piccolo appartamento di periferia in un palazzina a due piani con soffitta, giardino e ciliegio, nel cuore di una Madrid anni Ottanta, culla del lavoro, dello stress, dello stordimento notturno. E intorno alla casa, sempre spalancata davanti al bisogno di conforto, alle domande, agli inciampi del tempo, i Belitre crescono e invecchiano, muoiono e si divertono, mentono, si interrogano e si rispondono, in un misto di tenerezza e commozione, di grandi e sonore risate.
Fu a nove anni che Liesel iniziò la sua brillante carriera di ladra. Certo, aveva fame e rubava mele, ma quello a cui teneva veramente erano i libri, e più che rubarli li salvava. Il primo fu quello caduto nella neve accanto alla tomba dove era stato appena seppellito il suo fratellino. Stavano andando a Molching, vicino a Monaco, dove li aspettavano i loro genitori adottivi. Il secondo, invece, lo sottrasse al fuoco di uno dei tanti roghi accesi dai nazisti. A loro piaceva bruciare tutto: case, negozi, sinagoghe, persone... Piano piano, con il tempo ne raccolse una quindicina, e quando affidò la propria storia alla carta si domandò quando esattamente la parola scritta avesse incominciato a significare non solamente qualcosa, ma tutto. Accadde forse quando vide per la prima volta la libreria della moglie del sindaco, un'intera stanza ricolma di volumi? Quando arrivò nella sua via Max Vandenburg, ex pugile ma ancora lottatore, portandosi dietro il "Mein Kampf" e infinite sofferenze? Quando iniziò a leggere per gli altri nei rifugi antiaerei? Quando s'infilò in una colonna di ebrei in marcia verso Dachau? Ma forse queste erano domande oziose, e ciò che realmente importava era la catena di pagine che univa tante persone etichettate come ebree, sovversive o ariane, e invece erano solo poveri esseri legati da spettri, silenzi e segreti.
Si raccolgono qui tutti i racconti di Anita Desai, ventuno racconti in ordine cronologico inverso, dall'inedito "II pianerottolo" del 2007, ai primi racconti scritti per vari periodici indiani negli anni Sessanta. Quasi mezzo secolo di meticolosa ricerca di senso che l'autrice compie attraverso una scrittura che ha nel dettaglio il suo motivo ispiratore e il suo punto di forza. "La scrittura è per me un atto assolutamente privato, un gesto segreto", dice Anita Desai, e con pacata segretezza coglie immagini, episodi minimi, indizi che a un tratto si connettono dando vita a un racconto. Indagati con uno sguardo acuto e inquieto, non solo gli individui ma anche gli spazi e gli oggetti diventano personaggi di queste storie, che si sviluppano come esplorazioni narrative di universi intimi, di luoghi fisici e mentali: un pianerottolo, una veranda stipata di mobili, un lungo corridoio, un capanno per gli attrezzi in giardino, la superficie scabra di un frutto, l'ispessirsi di un silenzio. Difficile a volte distinguere fra un'eco e un passo, tra una presenza e un pensiero. A volte il pensiero fa più rumore, i passi si perdono al di là di una siepe. Ognuno di questi racconti è storia di un cambiamento, di una transizione, di un passaggio talora impalpabile tra un prima e un dopo, un dentro e un fuori, tra vita interiore ed esistenza quotidiana.
Da sempre Patrick Rush sogna di fare lo scrittore. O meglio, di essere un autore. Invece si è sempre dovuto accontentare di scrivere recensioni sul principale quotidiano di Toronto. Stroncature, per la verità: di romanzi altrui e di programmi tv spazzatura. Ma un giorno, per colmare la sua mancanza di ispirazione, decide di frequentare un laboratorio di scrittura: il Circolo Kensington. Nessuno tra i partecipanti spicca per particolare talento. Tranne Angela, che legge dal suo diario una favola inquietante: quella di una bambina perseguitata da una sorta di uomo nero che turba i suoi sogni, e che poi, fuggito dalla sua mente, entra nel mondo reale, dove comincia a rapire e fare a pezzi altre bambine. Mentre, di lezione in lezione, all'interno del circolo tutti ascoltano avvinti la storia di Angela (che Patrick registra di nascosto), in città un killer semina il panico, lasciando indizi criptici sui corpi smembrati delle sue vittime. Come se fantasia e realtà si fondessero pian piano. Inesorabilmente, quel cerchio di morte si stringe sempre più intorno a Patrick e a suo figlio Sam, di soli otto anni. Finché Patrick dovrà fare i conti con il senso di colpa per un furto mai dichiarato, e con una storia di cui ha voluto farsi autore ma che sembra ritorcersi contro di lui. Trasformato nel protagonista di una trama a lui oscura, avrà solo un modo per scoprire come andrà a finire: viverla sulla propria pelle.
Delia ama mettere in ordine. Crede fermamente che una buona organizzazione alimenti la serenità, e la mette in pratica con sconfinato amore verso la propria casa. Di questo amore Delia ha fatto una professione: scrive fortunatissime guide domestiche e strapazza bonariamente le sue lettrici in una rubrica in cui da consigli su tutto, da come smacchiare una tovaglia di pizzo a come preparare una torta nuziale. Per Delia la manutenzione di una casa è una quieta battaglia contro tutto ciò che si sporca, si stropiccia, si macchia, si brucia - una battaglia in cui l'obiettivo è mantenere l'equilibrio che da luogo alla vita di tutti i giorni, la vita vera. Ora la battaglia di Delia si è fatta più intensa: un male incurabile l'ha aggredita con il suo caos, costringendo il suo corpo a distruggere se stesso, numerando i suoi giorni, improvvisamente pochi, preziosi, unici. Delia scopre che per mettere in ordine il presente deve tornare al passato: deve affrontare il senso delle scelte compiute, il ricordo di una tragedia immane, e la nuova esistenza che ne è scaturita. Deve sciogliere i nodi dell'anima per consegnarsi alla memoria dei suoi cari limpida, chiara e senza errori come una delle sue ricette. E accettare, con serenità e leggerezza, di non riuscirci.
Metà degli anni Ottanta in un'imprecisata città romena: tornando a casa da scuola, l'undicenne Dzsátá fa appena in tempo a salutare il padre scienziato che sta partendo per un lavoro urgente fuori città. All'inizio arriva qualche cartolina, poi le notizie si diradano, tendono a scomparire del tutto. E un giorno Dzsátá scopre, nel più brutale dei modi, che il padre non sta lavorando in una stazione di ricerca in riva al mare ma alla costruzione del Canale Danubio - Mar Nero, uno dei faraonici progetti di Ceausescu, che per realizzarlo utilizzò migliaia di prigionieri politici, molti dei quali morirono. Dzsátá cerca di alleviare il dolore e la solitudine della madre. La protegge come può, sino dove gli è possibile, dalla realtà in cui lui stesso si trova a vivere: che se da un lato è quella di tutti i ragazzini di questo mondo, dall'altro è però anche lo specchio di un paese che sembra ormai essere privo di qualsiasi legge morale, dominato com'è dalla meschineria, dalla crudeltà, da una violenza politica e privata che ha permeato anche la lingua. Cosa pensare dell'allenatore che costringe i ragazzi a giocare a pallone nonostante la nube radioattiva di Cernobyl, degli operai che crudelmente deridono Dzsátá dopo avergli fatto credere che il padre lavora li con loro, del nonno "compagno segretario" che gli regala una vecchia Luger e lo esorta a esercitarsi sui gatti del giardino, dei compagni abbrutiti e violenti, sempre pronti a estrarre il coltello, a massacrare di botte i "nemici"?
È assurdo. Assolutamente impossibile. Non ci sono altri pensieri nella mente scioccata di Dafydd Woodruff di fronte alla lettera con timbro canadese in cui una tredicenne di Moose Creek gli scrive di essere sua figlia, e con lei il fratello gemello. Dafydd, che vive a Cardiff, nel Galles, dove fa il chirurgo ed è sposato da anni con una donna che da lui desidera soprattutto un figlio che non riescono ad avere, è certo che quella lettera non può essere che uno scherzo di cattivo gusto o il frutto di una mente impazzita. È vero, è stato in Canada, in quel paese sperduto nei ghiacci, dimenticato da Dio e dagli uomini, e ha conosciuto sul lavoro quell'infermiera, la madre dei gemelli, ma con lei non è mai stato, ne è certo come del suo stesso nome. Ma quando anche il test del DNA, cui dopo qualche tempo accetta serenamente di sottoporsi per fugare definitivamente i dubbi della moglie, risulta positivo, non gli resta che prendere e partire. A Moose Creek, dove era approdato tredici anni prima quando, chirurgo alle prime armi, aveva accettato un posto solo per fuggire all'onta e alla disperazione di un'operazione sbagliata sulla pelle di un ragazzino, lo aspettano oscuri segreti, misfatti ed errori da troppo tempo dimenticati. Per arrivare alla verità - una verità più complessa e sinistra di quanto non possa immaginare - Dafydd dovrà lottare contro una natura impietosamente selvaggia e una comunità in cui vige il rispetto solo per qualche legge, ma per nessuna regola.
"L'armata a cavallo" è un'antologia di brevi storie ispirate alla guerra civile e scritte con uno stile che riesce a intrecciare sangue e romanticismo, lirismo e barbarie. Eroi a volte feroci, a volte buffi, i personaggi di Babel' sono tutti esuberanti, uomini vivi, con pregi e colpe che danno vita a una fiumana, una valanga, una tempesta in cui tuttavia ciascuno ha il proprio volto, i propri sentimenti, il proprio linguaggio. Con uno stile che cerca di smitizzare la violenza, Babel' mette in luce il rovescio della crudeltà e la forza bruta dei leggendari cosacchi, restituendo la dimensione umana di coloro che hanno combattuto e sono morti per la rivoluzione.
Senza mai chetarsi, ora infuriata ora implacabile, la voce delle onde ci accompagna durante tutta la lettura di questo romanzo. Si tratta di una storia d'amore che sulla sponda del mare nasce e si sviluppa, raggiungendo apici di toccante e poetica spontaneità e semplicità. La vita, fatta di coraggio e di sacrificio, di un povero villaggio di pescatori giapponesi è lo sfondo per le uscite sul mare in tempesta, la pesca delle perle e i convegni d'amore di due giovani protagonisti, Shinji e Hatsue, su al tempio di Yashiro, che dall'alto del monte domina l'Isola del canto - Uta-jima - come armoniosamente la chiamano i suoi abitanti.
Kate Cold, il nipote Alex e l'amica Nadia ricevono dal "National Geographic" l'incarico di preparare un reportage sui safari che si svolgono a dorso d'elefante. A Nairobi Alex e Nadia incontrano un'indovina che li avverte di un pericolo imminente: saranno costretti ad affrontare un mostro a tre teste e solo se resteranno uniti riusciranno ad avere la meglio. Quando incontrano Fratel Fernando, un missionario alla ricerca di due confratelli, decidono di aiutarlo. Si ritroveranno nel cuore della giungla dove verranno in contatto con una tribù di pigmei caduti in disgrazia da quando la sacerdotessa Nana-Asante è stata sconfitta e il loro villaggio è diventato feudo di tre personaggi: il re Kosongo, il militare Mbembelé e lo stregone Sembo...
Infiniti sono i momenti in cui la musica - dall'antichità ai giorni nostri - è entrata in contatto con la narrativa e infinitamente diversificate le modalità in cui ciò è avvenuto. Ora come mera citazione, ora come momento catalizzatore di profonde esperienze di vita, ora collocandosi essa stessa, con i suoi protagonisti - musicisti, strumenti, composizioni, luoghi - al centro di memorabili intrecci letterari. In un arco temporale che va dall'Ottocento ai giorni nostri, questa antologia propone ventidue racconti (e una poesia), da "Musica per camaleonti" di Truman Capete a "Canto del cigno" di Agatha Christie, da "Teatro" di Carlo Emilio Gadda a "Musica" di Vladimir Nabokov e a "La ragazza di Ipanema", brano inedito di Murakami Haruki. Conclude il volume l'indimenticabile "L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello" di Oliver Sacks.