In "Fuga, ferro e fuoco" s'intrecciano due racconti ambientati in epoche distinte. Da una parte la rivolta di un gruppo di suore nella città messicana di Puebla, nell'anno di grazia 1776; dall'altra, la vicenda personale dello scrittore, vecchio e malato, che si lascia alle spalle una vita priva di emozioni, e si ritira in una casa della Puebla di oggi per scrivere il suo romanzo. Mentre evoca quel lontano successo - la ribellione delle suore contro il potere delle autorità religiose e civili - la città è sconvolta dagli scontri fra studenti e polizia. In questi disordini, ecco il figlio rivoluzionario dello scrittore, che cerca riparo nella casa del padre per curare un compagno ferito. Il passato e il presente risultano così molto meno distanti di quanto si potrebbe pensare, e da queste coincidenze storiche nasce un senso più profondo e complesso della realtà e del romanzo.
"Rabbia" prende la forma di una storia (romanzesca) orale di Blister "Rant" Casey, nella quale un assortimento di amici, nemici, ammiratori, detrattori e familiari dice la sua su questo personaggio malvagio (o forse no), morto in circostanze tanto misteriose quanto leggendarie, che forse è stato (ma forse non è stato) il più efficiente serial killer della nostra epoca. Buster è cresciuto in una cittadina nel mezzo del nulla, assetato di sensazioni forti in un mondo di videogame e di soffocante conformismo. Dopo le prime ribellioni al liceo scappa dal suo villaggio natale alla volta della grande città e ben presto diventa il leader di un gruppo di giovani dediti a una sorta di rito-gioco di demolizione urbana chiamato party crashing: una specie di autoscontro all'ultimo sangue. Ed è proprio in occasione di una di queste violente cacce notturne che Casey incontra la più spettacolare e tragica delle morti al volante.
La lotta fra un uomo e un angelo, in "Un colpo d'ala di Nabokov". La leggenda di Prometeo secondo Kafka. Un amore che finisce, o si riaccende, sullo sfondo del monte Fuji. E poi sinuosi corpi femminili sulle piste da sci; i ghiacci artici e la scoperta della libertà; le storie di neve, guerra e giovinezza raccontate da Primo Levi e da Rigoni Stern. Dall'ascesa al Monte Ventoso di Petrarca alla scalata di una montagna di vetro nel centro di New York, ventitré racconti sulla solitudine, la sfida, il confronto con l'assoluto. Senza dimenticare la scoperta e la gioia di quando salendo "si crea il mondo".
Nel cuore di Copenaghen, c'è una libreria antiquaria con un curioso nome italiano: I libri di Luca. Quando il proprietario, Luca Campelli, muore di morte improvvisa e violenta, il negozio passa al figlio Jon, un promettente avvocato che da anni non aveva più contatti col padre. Nello scantinato della libreria, dopo il funerale, Jon apprende dal vecchio commesso Iversen un segreto: Luca era stato a capo di una Società Bibliofila e dei cosiddetti Lectores, persone dotate del particolare potere di influenzare gli altri mediante la lettura. Un giorno il negozio subisce un attentato incendiario: nella morte di Luca c'entra forse la lotta di potere all'interno della Società Bibliofila? Il compito di Jon sarà quello di venire a capo del mistero. C'è un traditore fra i Lectores? C'è qualcuno che vuole acquisire i loro eccezionali poteri? Un thriller dal ritmo serrato in cui, insieme al protagonista, il lettore potrà scoprire quante sorprese si nascondono tra le pagine di un libro. Perché ci sono libri che possono cambiare davvero la vita.
Scritto nel 1974 nello stile scarno del "racconto per film", Falso movimento riprende il tema goethiano degli anni di pellegrinaggio e apprendistato di Wilhelm Meister e lo condensa nel viaggio dallo Schleswig-Holstein alle Alpi Bavaresi del giovane protagonista, Wilhelm. Durante il viaggio, Wilhelm conosce un vecchio suonatore ambulante e la sua piccola compagna di avventure, Mignon; un'attrice, Therese; Bernhard, svizzero e poeta. Nasce così una piccola comunità che dialoga, monologa, a volte semplicemente cammina in silenzio. E in un confronto scarno, essenziale, si precisa la vocazione del giovane protagonista: diventare scrittore. Per Wilhelm, però, ogni contatto con l'esterno è un ostacolo alla scrittura poiché questa, per non essere falsa, deve rigorosamente escludere ogni immagine che non provenga dall'intimo. Ed ecco animarsi il dibattito tra Wilhelm e i compagni di viaggio che gli rimproverano il suo programmatico distacco, interpretandolo come una fuga dalla realtà. In questo confronto, Handke chiarisce la sua posizione; muoversi fuori da una rigorosa dialettica interno-esterno significa fare un movimento falso, che non coglie l'essenza delle cose. Ecco perché dunque anche il viaggio che Wilhelm ha intrapreso è un falso movimento finché resta un viaggio all'esterno e non all'interno di se stessi. E infatti la vocazione di Wilhelm giungerà a realizzarsi nella quiete della Zugspitze, alla fine del viaggio e all'inizio della vita, il movimento vero e tanto atteso.
Takumi e Yuji, un giovane padre e il suo bambino, sono rimasti soli: la dolce Mio, moglie e madre, è morta a soli ventotto anni per una malattia tanto fulminea quanto inspiegabile. Ma prima di andarsene per sempre Mio ha fatto una promessa: Quando cadrà la pioggia tornerò. E inspiegabilmente, ad appena un anno dalla sua morte, con l'arrivo della stagione delle piogge, una creatura identica a lei, con il suo viso e i suoi occhi, ricompare al loro fianco. Un fantasma, pensa sbalordito Takumi. Ma questa nuova Mio è fatta di carne e sangue, anche se non ha memoria di nulla; così Takumi, pazzo di gioia per quell'assurda, insperata seconda possibilità, decide di raccontarle tutta la loro storia: come si sono incontrati, come è nato il loro amore, come hanno finito per sposarsi... e mentre Takumi racconta, rinnova l'incanto dell'incontro, il magico gemellaggio di due anime, la tragedia della separazione. E il miracolo della ricomparsa di Mio, la sua profezia, il mistero un mistero che Mio scioglierà in un finale capace di piegare il nostro cuore e demolire le nostre certezze.
All'inizio c'è un manoscritto. Anzi, un frammento di manoscritto: "una reliquia mutilata, un pezzettino di testo sacro scritto in una lingua ignota su un rotolo di seta" risalente al II o al III secolo d.C. Quel rotolo misterioso, un imperatore dell'XI secolo ha invano cercato di decifrarlo, e per esserci (forse) riuscito il suo poeta di corte è stato assassinato. Quasi mille anni dopo, l'ultimo imperatore della Ghia, Puyi, ne è stato ossessionato al punto da uscire di senno, e durante il volo che lo portava in Giappone ha lacerato con i denti e ne ha gettato una parte dall'aereo. Il frammento disperso è finito, per vie misteriose, nelle mani di Zai Lan, il legittimo erede al trono esiliato in Manciuria dalla crudele imperatrice Gixi. Ma questo, appunto, è solo l'inizio: perché la nipote di Zai Lan sposerà un sinologo francese, che finirà in un campo di lavoro, e il figlio del sinologo francese studierà la lingua del rotolo, e si innamorerà a sua volta di una giovane sinologa francese, la quale rimarrà anche lei impiglita nel groviglio di vicende che hanno al centro l'enigmatico frammento.
Vissuto nella Persia del XIII secolo, Jalal al-Din Rumi ha unito nella propria persona e nelle proprie opere il fascino del derviscio, la saggezza del santone inebriato di Dio, e la sottile cultura dei più sofisticati mistici sufi. Nei suoi versi, pieni di entusiasmo sacro, di visioni e di anelito verso la purezza, ci ha lasciato un monumento alla poesia, ma soprattutto all'uomo e alla natura, riflessi della realtà divina. Le sue parole ci mostrano un volto dell'islam che non siamo più abituati a vedere, quello dolce, tollerante, festoso, ma soprattutto invitano l'uomo, di ogni tempo e di ogni religione, a compiere il viaggio più straordinario alla ricerca della verità: quello nelle profondità insondate del proprio animo.
Con più di 70 prose - e una storia - Pamuk mette in scena nelle pagine di questo libro un singolare autoritratto intellettuale costruito con sequenze di frammenti autobiografici, pensieri e "momenti d'essere". Al centro mette la sua città e la sua attività preferita (oltre a quella quasi compulsiva di leggere e scrivere): "guardare fuori dalla finestra", perché le finestre di Istanbul contengono tutte le storie della città - un gesto che dà il titolo al racconto che chiude il volume. Lo scrittore turco riunisce in un continuum narrativo situazioni, idee e immagini che quasi inspiegabilmente non sono mai confluite nei suoi romanzi.
Alla fine dell'Ottocento, nel Nordest del Brasile, appare una strana figura di santo e di profeta - "le ossa sporgenti e gli occhi ardevano di un fuoco perpetuo" - che attira intorno a sé migliaia di persone sbandate e vinte dalle ingiustizie della vita. Così comincia la storia memorabile della piccola e remota Canudos, solitario avamposto contro l'immenso Brasile e incontaminato luogo di pace, che sarà raso al suolo e cancellato dal nuovo governo repubblicano.Raccontando "cose attuali, concrete, quotidiane, inevitabili come la fine del mondo e il giudizio universale", Vargas Llosa ricrea uno dei più tragici episodi della storia dell'America Latina, facendone un romanzo e una saga di forte intensità, specchio realistico e insieme fantastico delle crudeltà, speranze e illusioni dell'uomo.
Nato poverissimo in un villaggio dell'interno dell'India, Balram Halwai, la Tigre Bianca, ha l'occasione di evadere dalla gabbia della miseria quando un ricco possidente lo assume come autista. Accompagnare il padrone sulla strada di un'inarrestabile corruzione, vedere da vicino il lusso sfrenato in cui vivono i ricchi, libera Balram da ogni scrupolo morale e lo trasforma prima in un omicida in fuga e poi in un brillante uomo d'affari.