Chi è il capitano Kerrigan, che imbarca su un veliero scrittori, scienziati e donne misteriose per un viaggio verso il polo Sud? Sembra un personaggio alla Corto Maltese, affascinante, malinconico, con un amore infelice alle spalle e una ricchezza dalle origini incerte. In questa avventura d'altri tempi, l'enigma della sua vita si intreccia con altri enigmi (vi sono pure degli omicidi), e non tutti verranno risolti. In un ironico e beffardo gioco di realtà e finzioni, di curiosità e frustrazioni, un giovanissimo Marías - qui al secondo romanzo - ha ripercorso con divertimento contagioso le atmosfere dei suoi maestri d'elezione: James, Conrad, Conan Doyle.
Nel 1969, dopo vent'anni di esilio (e trentacinque dalla pubblicazione delle "Confessioni di un borghese", il primo suo volume di memorie), Márai decide di sfogliare "quell'album di immagini morte" che si porta dentro e di raccontare gli anni atroci del dopoguerra. In un montaggio implacabile e sontuoso fa sfilare quelle immagini davanti agli occhi: dall'apparizione dei russi sulla sponda del Danubio alle rovine di Budapest, ridotta a un cumulo di macerie. E poi il ritorno a una faticosa normalità, il desiderio di scrivere nella lingua materna...
Julian, Jake, Adrienne e Maggie: quattro ragazzi a Oxford, poco studio e molte discussioni, slanci di passione, amori, litigi e notti passate a raccontarsi la vita. Julian e Maggie provengono da una famiglia dell'upper class inglese, Adrienne è bella e ricca, Jake ha potuto frequentare le scuole migliori solo grazie ai soldi vinti a una lotteria. In collegio è stato sottoposto ad ogni sorta di umiliazione. Potrebbe dimenticare, forse, ma non Maggie che quando si innamora di lui, decide di regolare i conti con i suoi nemici. Un romanzo sull'amore e sulla crudeltà, sull'irresponsabilità dell'adolescenza, quando tutto è assoluto e ad ogni passo sembra che la vita intera sia in gioco. Una sana sete di giustizia si trasforma in una tragedia farsesca...
Lo Yiddishland è un nome di fantasia che indica il paese dove vivevano, prima della Shoah, i milioni di ebrei che popolavano gli "shtetl", i miseri villaggi disseminati nell'Europa Orientale, dalla Polonia alla Galizia, dal Baltico alla Russia. "I racconti dello Yiddishland" ci guida alla scoperta di un universo complesso e ricco di risonanze, nel quale l'importanza del racconto è fondamentale. La prima parte del libro ruota intorno alle esilaranti gesta degli abitanti di Khelm, la città degli sciocchi. La seconda raccoglie miti e favole che vanno dai tempi della Bibbia ai giorni nostri, dall'antico patrimonio orale dei popoli del Medio Oriente alle leggende chassidiche, dai padri della letteratura yiddish fino ai capolavori del Novecento.
"In Anna Karenina è rappresentata la colpa come ostacolo, anzi come barriera invalicabile al raggiungimento della felicità. Accanto ad Anna e a Vronskij, che non possono essere felici insieme, vediamo come Levin e Kitty ottengono in fondo con facilità, nonostante qualche dibattito interiore, quello che è negato agli altri due: ma Kitty ha saputo dimenticare Vronskij e, rinunciando a lui, rinunciare agli ideali poetici, ricchi di fascino e di bellezza esteriore, ricchi di pregi mondani, della sua giovinezza. Rinunciando a questi ideali, Kitty scopre che la realtà usuale e consueta, lungi dall'essere meschina e squallida, è assai preziosa e bella. È questa la storia di molti personaggi di Tolstoj". (Natalia Ginzburg)
Pubblicato nel 1868, è la storia della sconfitta di un uomo "assolutamente buono", il principe Myskin. Un romanzo intricatissimo di avvenimenti, pieno di affetti opposti e di opposti sentimenti morali che dominano tutta l'opera entro cui si agitano bene e male, odio e amore.
Il figlio del narratore, Montano, è afflitto da una malattia letteraria che gli impedisce di scrivere, e questo dopo aver pubblicato un romanzo dedicato appunto agli scrittori che un giorno, per un motivo o per un altro, o per nessuno in particolare, hanno rinunciato alla scrittura. Il padre, Rosario Girondo, critico letterario, dà il nome del figlio a questo temibile male. Anche lui si sente afflitto dal medesimo morbo: malato di letteratura, saturo di libri e citazioni, pensa e si esprime solo attraverso parole altrui. Nella sua mente si mescolano mal di Montano e morte, fino a quando il suo amico Tongoy, un perfetto sosia di Dracula, gli consiglia di sintetizzare le due questioni in una sola: la morte della letteratura.
21 grandi autori mettono la loro penna al servizio della lotta contro l'Aids in Africa. I profitti di questa preziosa raccolta saranno devoluti interamente a Treatment Action Campaign, un'organizzazione sudafricana che aiuta i malati di Aids. L'idea di un'antologia di racconti a scopo di beneficenza è nata da una brillante intuizione di Nadine Gordimer che ammirando le iniziative analoghe portate avanti da alcuni importanti esponenti del mondo della musica, ha deciso di chiedere un racconto ad alcuni autori da lei particolarmente amati. Tra gli altri: Arthur Miller, Salman Rushdie, Margaret Atwood, Paul Theroux, Claudio Magris, Woody Allen, Gabriel Garcia Marquez, Amos Oz, Kenzaburo Oe, John Updike, Christa Wolf.
All'inizio del secolo scorso la Cina vive un momento di caos politico. In una cittadina nello Shandong (la patria dello scrittore) i tedeschi stanno costruendo una ferrovia. Sun Bing, direttore e cantante di una compagnia di opera maoqiang, ne picchia uno che gli ha molestato la moglie e, in seguito alla feroce rappresaglia tedesca (che gli uccide la moglie e i due figli) scatena una ribellione contadina contro gli invasori. Il magistrato di zona è costretto a catturarlo e condannarlo al supplizio del legno di sandalo.
L'autrice di "La casa degli spiriti" e tanti altri successi internazionali rivisita la storia di Diego de la Vega, l'eroe mascherato che nell'America dell'Ottocento combatteva strenuamente per difendere la giustizia. Figlio del latifondista spagnolo Alejandro e di una bellissima india "guerrillera" ante litteram, Diego eredita dal padre il senso dell'onore e dalla madre la volontà di difendere gli oppressi. Pur essendo un tipico romanzo di cappa e spada ottocentesco, pieno di caste passioni, acerrimi duelli e continue peripezie, "Zorro" ha continui riferimenti alla politica attuale e, grazie a una lunga serie di elementi magici, sentimentali e femminili, è un romanzo tipicamente allendiano.
Nel 1964 Alberto Manguel, all'epoca sedicenne, lavorara in una celebre libreria anglotedesca di Buenos Aires, dove ogni pomeriggio passava Jorge Luis Borges, di ritorno dalla Biblioteca Nazionale. Un giorno lo scrittore, ormai cieco, chiese al giovane se fosse disposto a leggere per lui la sera. Manguel accettò e in questo libro racconta, con una passione tenuta a freno da un'affabile discrezione, l'ammaliante ironia di Borges, la sua passione per le epopee, per le saghe anglosassoni, Omero, i film gangster, i western, i romanzi polizieschi, la lingua tedesca e la mitologia dei bassifondi di Buenos Aires, le enciclopedie, le tigri e West Side Story, la repulsione per Proust, Mann, Tolstoj e Pirandello.