Un fantasma degli anni Trenta più spaventato dei malcapitati a cui compare, un capitano dell'esercito di Napoleone durante la campagna di Russia, il protagonista de "L'uomo sentimentale" ritratto quando era ancora bambino, un maggiordomo bloccato in un ascensore, un caso di "doppio" a Barcellona che porterà alla rovina, un caso di "doppio" in Inghilterra che porterà all'orrore, un "ciccione schifoso" in adorante contemplazione di una donna dalla bellezza tanto ideale da apparire irreale... Sono solo alcuni dei personaggi di questi racconti scritti nell'arco di trent'anni che testimoniano un percorso narrativo in costante ascesa.
"'Il secolo' è un libro assai strano, con i suoi capitoli alterni in prima e in terza persona. Nella serie dispari (cinque capitoli), la voce narrante è quella del vecchio Casaldàliga, giudice in pensione da tempo agonizzante, che immobile di fronte al lago sulle cui sponde vive, ricorda il passato e descrive la sua situazione presente, che assume i caratteri di una farsa più che di nessun'altra cosa. Nella serie pari (quattro capitoli), si racconta la storia di quello stesso personaggio fino ai suoi trentanove anni, sottintendendo che sia nato col secolo, esattamente nel 1900. Nella sua ricerca di un destino 'nitido e inconfondibile' il protagonista tenta dapprima di farsi martire per amore, poi eroe di guerra, e infine decide di diventare delatore. Per quanto, più che tentare di mettere in atto i primi due destini, egli accarezzi piuttosto l'idea di esservi spinto, giacché questa è la storia di un abulico, di un vile, di un uomo passivo e indeciso, almeno fino al 1939, anno in cui finalmente passa ad avere parte attiva. Credo che se m'interessò questo argomento ciò si dovette in parte a una questione di famiglia. Mio padre fu denunciato nel 1939, poco dopo la fine della Guerra Civile, da quello che era stato il suo migliore amico, e per questo trascorse un periodo in carcere. Questa storia mi aveva sempre impressionato fin da bambino, come anche la rivelazione che uno dei nostri scrittori più famosi si fosse offerto come delatore, pare, al 'Corpo d'Indagine' franchista..." (Javier Marías)
I Taeger vivono a Pittsburgh, Pennsylvania, e sono una famiglia molto in vista: una volta al mese la loro ampia magione accoglie la migliore società. Ciascuno nel suo ambito, i quattro figli sembrano avviati verso brillanti carriere. Nel novembre del 1922, tuttavia, zia Mansfield, sorella della signora Taeger, durante un ricevimento, all'improvviso e per cause inspiegabili muore. E con la sua morte ha inizio anche la disgregazione della famiglia: Elaine, la figlia, si suicida per un amore infelice, nonno Rudolph commette un omicidio, la signora Taeger scappa con un altro uomo e Davison, il marito, si trasferisce a Saint Louis. Solo di Milton, Edward e Arthur, i tre figli maschi, a Pittsburgh si sentirà ancora parlare, perché tutti loro, in un modo o nell'altro, godranno ben presto di grande notorietà. La fulminea disgregazione della famiglia Taeger, dà il via a un vero e proprio fuoco d'artificio di avventure che dagli anni Venti e Trenta ci conducono alla seconda metà del XX secolo e poi di nuovo indietro verso la Guerra di Secessione. Opera prima di un autore diciassettenne, "Il territori del lupo", è un romanzo che attraversa una grande varietà di generi letterari e che non fa nulla per nascondere i propri debiti verso culture che all'epoca, in piena era franchista, erano ancora considerate minori, in primo luogo quella cinematografica e della musica di intrattenimento.
Luisa e Miguel sono la coppia perfetta: María Dolz, che lavora in una casa editrice di Madrid, da anni li osserva ogni mattina al caffè e dal quel rapporto fatto di sincera tenerezza e profondo affetto trae la forza per affrontare la propria assai meno perfetta vita privata e sentimentale, ma anche la insopportabile vanità dei suoi autori. Un giorno la donna scopre però che Miguel Desvern è stato ucciso, brutalmente accoltellato dal custode di un parcheggio, un balordo che vive in un'automobile. Dopo qualche tempo, Maria avvia una storia con Javier Diaz-Varela, il migliore amico del defunto, ma intuisce subito che questi è perdutamente innamorato della vedova: la morte di Miguel Desvern, all'apparenza casuale e inutile, le si presenta cosi sotto una nuova luce. La protagonista capisce via via ciò che il lettore di questo noir metafisico comprende da subito: che la storia è molto più complicata di quanto possa apparire. Dov'è la verità se di un avvenimento vengono proposte versioni sempre diverse, se appaiono inafferrabili persino i nostri pensieri, i nostri sentimenti, le nostre passioni? Cos'è l'amore se non la giustificazione per qualsiasi nostro atto, dal più nobile e altruistico al più scandaloso e deprecabile? Interrogativi e dubbi che in ultima analisi non troveranno soluzione perché raramente la lingua umana è in grado di agire in funzione della realtà e il più delle volte è solo strumento di continue, ulteriori mistificazioni.
L'universo creato da Javier Marías per accogliere le vicende del suo narrare, in particolare del recente e fondamentale romanzo in tre volumi "li tuo volto domani", ospita spesso le attività di servizi segreti, la cui peculiarità più inquietante è saper interpretare le vite dei soggetti che ricadono sotto la loro attenzione, famosi o sconosciuti che siano. Qui sono riuniti tre di quei ritratti, che consentono di cogliere come le tecniche d'interpretazione siano diverse, ma lo scopo finale - conoscere, giudicare, prevedere per controllare e semmai coartare - sia pur sempre unico: un esercizio di stile che fa cogliere grandezze e miserie di tre personaggi molto noti come Silvio Berlusconi, Michael Caine e Lady Diana.
Infine, l'attesa si compie: ecco la terza parte, quella conclusiva, del grande romanzo di Javier Marías. La vicenda è quella ormai nota: Jaime Deza - che amici, colleghi e familiari chiamano Jacobo, Jack, Jacques, ma anche Yago - è al servizio di un misterioso centro di spionaggio inglese che sfrutta il suo straordinario talento di interpretare le potenzialità di un carattere, di saper leggere il volto delle persone e di prevederne così i comportamenti. Dal rapporto con Tupra, il suo superiore, Jaime Deza apprende - dal vivo e con pratiche dove ogni scrupolo viene messo da parte - cosa sia la violenza, come dietro l'apparenza della realtà vi siano oscuri e inestricabili intrecci e finisce per conoscere il vero volto di chi lo circonda, e anche il suo. Allo stesso tempo deve congedarsi per sempre da due figure fondamentali: il padre e Sir Peter Wheeler; grazie all'esperienza diretta della Guerra Civile spagnola, il primo ha saputo trasmettergli la coscienza di quanto il tradimento e la delazione siano presenti nell'essere umano, mentre il secondo lo ha introdotto nel misterioso mondo dei «traduttori di anime», dove gli scopi finali delle azioni non sono mai trasparenti e spesso la legalità è messa tra parentesi. Nella sua condizione di spagnolo trans-terrado nell'«isola grande», Jaime è infine obbligato a confrontarsi con la solitudine provocata dalla lontananza dei figli ancora piccoli e della moglie Luisa: una solitudine che la presenza della giovane Pérez Nuix non riesce certo a colmare.
Incentrato sul tema del tempo e della memoria, e pervaso da una irridente levità ironica, questo terzo e ultimo volume del suo progetto narrativo più ambizioso conferma il talento di Javier Marías, da molti ormai considerato fra i più autorevoli scrittori europei.S
Per Javier Marías l'amore è il sentimento che richiede la maggior dose di immaginazione, non soltanto quando chi lo ha sperimentato e perduto ha bisogno di spiegarselo, ma anche mentre l'amore si sviluppa e ha pieno vigore. È un sentimento che richiede sempre qualcosa di fittizio oltre a ciò che gli procura la realtà. In altre parole per Marías l'amore ha sempre una proiezione immaginaria, per quanto possiamo crederlo tangibile o reale in un determinato momento. È sempre sul punto di compiersi, è il regno di ciò che può essere. O anche di ciò che avrebbe potuto essere.
Ed è proprio sulla base di queste riflessioni personali che Marías ha costruito, seppur con declinazioni diverse, i romanzi qui riuniti, accomunati dal filo rosso della passione amorosa.
In Tutte le anime Marías racconta la storia di un turbamento, un penetrante diario pubblico dell'intimità dove ogni dettaglio viene indagato con l'acribia minuziosa dell'entomologo, nella convinzione che anche il gesto e l'incontro apparentemente piú insignificanti possano aprire la strada a vertigini metafisiche. Un cuore cosí bianco, invece, parla della persuasione e dell'istigazione, del matrimonio, della possibilità di sapere e dell'impossibilità d'ignorare, del sospetto, del parlare e del tacere. Infine in Domani nella battaglia pensa a me, raccontandoci l'inganno e svelandone la macchina che esso mette inevitabilmente in moto, mostrandoci l'altra metà della vita, quella nascosta e dissimulata, Marías racconta l'illusoria realtà in cui tutti noi siamo sprofondati.
"Dove tutto è accaduto" raccoglie parte degli articoli pubblicati da Javier Marías negli ultimi anni in riviste come "Nosferatu" e "Nickel Odeon" o sulle pagine di "El Semanal" e di "El Pais"; articoli che sono in primo luogo l'omaggio al cinema di chi arriva ad affermare che la sua infanzia "si lega al cinema quasi più che ad ogni altra cosa"; l'omaggio, dunque, di un grande appassionato, ma insieme di uno scrittore le cui opere sono ricche di riferimenti a scene e protagonisti della settima arte, come ben sanno i lettori dei suoi romanzi. Marías parla qui di cinema a tutto campo, dai suoi film preferiti, agli attori, ai registi, ai musicisti; e non ne parla da 'critico cinematografico', non è questo il suo scopo né il suo ruolo: ne parla da spettatore attento e coinvolto, e da scrittore che vede nel cinema anche il miracolo della perfetta verosimiglianza artistica. Da Jean Renoir a John Ford, da Orson Welles a Mankiewicz, da Billy Wilder a John Huston, questi articoli non sono dunque una semplice carrellata all'interno della più popolare fra le arti contemporanee; come del resto sempre in Marías, ogni soggetto, ogni tema affrontato, si allarga a numerosi altri; e questi articoli sul cinema divengono così anche esemplari articoli di costume, riflessioni caustiche e ironiche su vizi e vezzi dei nostri giorni.
Continua qui la storia di Jaime o Jacobo o Jacques Deza, uno spagnolo al servizio di un gruppo senza nome, dipendente dal MI6 o Servizio Segreto britannico, il cui compito e "dono" è di prevedere quello che le persone faranno nel futuro, sapere oggi come saranno i loro volti domani. Ricompaiono personaggi e temi di "Febbre e lancia"; nuova è la coppia di italiani, i Manoia, con lei che in una discoteca cerca di divertirsi tradendo il marito, uno del Sismi, con un malavitoso.