È la storia di un adulterio, costruita a bella posta per formulare un atto d'accusa contro l'educazione sessuale del tempo. Lisa, moglie di Pozdnysev, si innamora del giovane violinista Truchacevskij, col quale s'incontra per eseguire la beethoveniana sonata a Kreutzer, finendo col tradire il marito. Questi, accecato dalla gelosia, la uccide. Le pagine migliori del racconto sono quelle dedicate alla spietata analisi del rapporto tra i due coniugi, che si trascina stancamente, sorretto dal solo legame dei sensi.
El camino de la vida sólo vio la luz en ruso en 1911, unos meses después de que Lev Tolstói falleciera en la estación ferroviaria de Astápovo. El libro, que había permanecido inédito en español, como un tesoro escondido, es la culminación de la obra moral del escritor y la expresión más completa de su pensamiento religioso: un destilado de máximas legadas por los sabios de todos los tiempos y de todas las tradiciones del mundo que le inspiraron sus propias reglas para el perfeccionamiento interior. Cada uno de los treinta y un capítulos que integran este volumen—uno por cada día del mes—conforman un singularísimo breviario espiritual destinado a «llevar una vida de bien» y contribuir así a la realización de una aspiración tan antigua como irrenunciable: la convivencia pacífica entre los individuos y los pueblos.
"Sulla vita" fu finito di stampare nel gennaio del 1888. Dalla tipografia il libro passò, come d'uso, al Comitato della censura: e non ne uscì più. La censura laica lo silurò subito, mentre la censura religiosa - due mesi dopo - condannò alla confisca tutte le copie del libro. Nel frattempo, come avveniva da qualche anno per tutte le opere di Tolstoj vietate, anche "Sulla vita" conosceva in Russia un'ampia diffusione tramite edizioni illegali, per lo più artigianali. "Sulla vita", insomma, fu un trionfo: uno dei primi grandi successi internazionali di quella carriera di polemista social-religioso che Tolstoj aveva inaugurato una decina d'anni addietro, con "La confessione". Il fulcro delle sue riflessioni era inteso a ribadire le ragioni di un cristianesimo rigorosamente evangelico, contro le Chiese istituzionali e il loro "pseudo-cristianesimo" impartito alle greggi, ma anche contro quell'ordine costituito che in tutti gli stati "cristiani" aveva appunto nelle Chiese i suoi migliori alleati. Sia secondo i seguaci, sia secondo i critici di Tolstoj, "Sulla vita" è importante in quanto originalissima, illuminante reinterpretazione del concetto evangelico di "vera vita", con stimolanti implicazioni filosofiche, contrapposta a un cristianesimo trasformatosi in "religione della morte". Un testo decisivo per comprendere l'evoluzione del pensiero di Tolstoj.
Meditata a partire dal 1863, più volte rivista e riscritta fino alla versione del 1886, "Guerra e pace" è l'opera più nota di Tolstòj e una delle più lette e amate della letteratura universale. In queste pagine di altissima scrittura, in cui spiccano le celeberrime figure della contessina Natàsha Rostòva e del principe Andréj Bolkònskij, si narrano le vicende di due famiglie dell'aristocrazia russa, i Bolkònskij e i Rostòv appunto, sullo sfondo della Russia patriarcale e contadina devastata dalle guerre e dall'invasione di Napoleone, ma ancor più sconvolta dall'influsso, borghese e civilissimo, dell'Europa occidentale. Della Grande Russia di inizio Ottocento "Guerra e pace" è infatti insieme il magnifico epos e la struggente elegia. Un capolavoro che esce dagli angusti confini del romanzo, per ampliarsi e trasformarsi al di là di ogni definizione di genere, e diventare di volta in volta romanzo storico, cronaca familiare, trattato storiografico, pamphlet, testo filosofico. Postfazione di Heinrich Böll.
Racconto paradigmatico dell'arte e della morale tolstojana, "Padre Sergio" (pubblicato nel 1912), racconta la vita del nobile principe Stepan Kasatskij, sin dalla nascita destinato a un avvenire di grande successo. Ferito nell'orgoglio, a pochi passi dall'ambita meta, il giovane decide di ritirarsi a vita monastica, sotto il nome di Sergij. È l'inizio di un agone tra Dio e uomo, tra ascesi e tentazioni, cui solo un cammino di progressive privazioni riuscirà a dare sereno compimento.
Il romanziere russo Lev N. Tolstoj (1828–1910), alla vigilia dei cinquant’anni ebbe una profonda crisi spirituale, riscoprì il Vangelo e tornò alla fede. Egli sentì che Dio si serviva di lui, nonostante i suoi peccati e la sua indegnità, per trasmettere al mondo disorientato un messaggio di salvezza. Da allora produsse una grande quantità di scritti a carattere religioso rimasti però poco conosciuti e inaccessibili al lettore italiano. Tra questi vi sono i testi raccolti in questo libro da quello Sulla pazzia a Il bene dell’amore (appello agli uomini-fratelli) che sono stati tradotti per la prima volta dal russo in italiano, a cura degli “Amici di Tolstoi”, con esclusione di quelli ripresi dai Diari, tradotti dall’edizione francese [Journaux et carnets, Gallimard, Paris, 1985].
«Noi viviamo una vita folle, contraria ai più semplici elemen- tari dettami del buon senso, ma poiché questa vita viene vissuta da tutti o dalla stragrande maggioranza, noi non ve- diamo più la differenza fra follia e ragione, e consideriamo ragionevole la nostra vita folle.
Nel sogno, per salvarci dall’orrore di ciò che ci accade, e so- prattutto di ciò che noi stiamo facendo, dobbiamo tornare alla coscienza, capire che quello è sogno e allora svegliarci; anche per salvarci dall’orrore nel quale viviamo e al quale partecipiamo, dobbiamo rientrare in noi stessi e risvegliare in noi quel senso ed impegno morale che è proprio degli esseri ragionevoli, cioè dell’essere umano» (L. Tolstoj).
Tutto il mio insegnamento consiste nell'amarsi l'un l'altro. Se il mondo vi odia e vi perseguita, non ne siate meravigliati: il mondo ripugna il mio insegnamento. Se voi foste in intesa con il mondo, il mondo vi amerebbe. Ma io vi ho separati dal mondo, e perciò il mondo vi odierà e vi perseguiterà. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. Non possono non farlo, perché non conoscono il Padre. Io gli ho spiegato chi è il loro Padre, ma non hanno voluto ascoltarmi. Non hanno capito il mio insegnamento perché non hanno capito quel che dicevo a proposito del padre. E perciò mi hanno odiato ancora di più.
Nell'ultimo decennio della sua vita Tolstoj si dedicò a raccogliere testi tratti da ogni cultura e da ogni letteratura, dalla religione indù, ebraica, araba e cristiana, da pensatori antichi e moderni, dai grandi saggi d'Oriente e d'Occidente. In questo vero e proprio calendario di saggezza - a lungo bandito dal regime sovietico e poi completamente dimenticato sotto il comunismo - Tolstoj assegna a ogni giorno dell'anno un pensiero, una citazione o un aforisma, che ha come fine non la mera erudizione ma quello di divenire una guida spirituale, capace di illuminare una vita davvero degna di essere vissuta, giorno dopo giorno.
"Anna Karenina" è un romanzo di Tolstoj pubblicato a puntate sul "Messaggero Russo" tra il 1875 e il 1877. La storia della protagonista, che innamoratasi di Vronskij, brillante ufficiale, tradisce il marito, abbandona il figlio e poi si suicida sotto il treno, doveva essere il pretesto per lo scrittore russo di condannare tale peccaminosa condotta. Ma l'impulso artistico finisce col trionfare su quello moraleggiante: Anna Karenina appare come una figura di alta umanità, seppur travolta da un tragico destino. Di natura onesta e sincera, vive in un ambiente falso e corrotto, sposa incompresa di un uomo di assoluta superficialità. Tolstoj raffigura se stesso nel personaggio di Levin: la sua cerebrale ricerca del senso della vita approda, infine, all'accettazione dell'umiltà quotidiana.
"In Anna Karenina è rappresentata la colpa come ostacolo, anzi come barriera invalicabile al raggiungimento della felicità. Accanto ad Anna e a Vronskij, che non possono essere felici insieme, vediamo come Levin e Kitty ottengono in fondo con facilità, nonostante qualche dibattito interiore, quello che è negato agli altri due: ma Kitty ha saputo dimenticare Vronskij e, rinunciando a lui, rinunciare agli ideali poetici, ricchi di fascino e di bellezza esteriore, ricchi di pregi mondani, della sua giovinezza. Rinunciando a questi ideali, Kitty scopre che la realtà usuale e consueta, lungi dall'essere meschina e squallida, è assai preziosa e bella. È questa la storia di molti personaggi di Tolstoj." (Natalia Ginzburg)