«Da un mistero è venuta, verso un altro è partita. / Restiamo ignari dell'essenza del mistero» scrive Drummond de Andrade di Clarice Lispector. Ed è proprio in un misterioso universo personale - un universo labirintico e lacerato - che il lettore viene come risucchiato dalla voce, visceralmente femminile, che in queste pagine tenta di dire l'indicibile, di entrare in contatto «con l'invisibile nucleo della realtà». Attraverso uno sregolato, impetuoso flusso di coscienza la Lispector ci fa percepire, in modo quasi fisico, impressioni e visioni di travolgente intensità, usando una lingua che sembra inventare continuamente se stessa, il cui fascino risiede nella sua stranezza e le cui ferite sono il suo punto di forza. Testo estremo di un'artista estrema, "Acqua viva" costituisce il raggiungimento della maturità della sua autrice: un assolo ammaliante, in cui tornano i temi ricorrenti in gran parte dell'opera della Lispector - la natura e i suoi sfaccettati simbolismi, lo specchio e la rifrazione obliqua, il male e la morte, l'incomunicabilità fra amanti - spinti all'incandescenza, senza che mai, ai suoi incantesimi, ci sia dato sottrarci.
Come si impara a scrivere? Esistono dei veri e propri esercizi per l'aspirante romanziere? Cosa determina l'originalità di un libro? È giusto assegnare ai premi letterari tanta importanza? Uno scrittore dove «trova» i personaggi da mettere in scena? La scuola prepara davvero alla vita o serve solo a rendere i ragazzi conformisti? Qual è l'importanza della forma fisica per un romanziere? E soprattutto: per chi si scrive? Con «Il mestiere dello scrittore» Murakami Haruki compie un gesto straordinario e inaspettato: fa entrare i suoi lettori nell'intimità del suo laboratorio creativo, li fa accomodare al tavolo di lavoro e dispiega davanti a loro i segreti della sua scrittura. Sono «chiacchiere di bottega», confidenze, suggerimenti, che presto però si aprono a qualcosa di piú: una riflessione sull'immaginazione, sul tempo e l'identità, sul conflitto creativo tra forma e libertà. In questo senso «Il mestiere dello scrittore» è anche un'autentica autobiografia letteraria di uno degli autori più schivi del pianeta. È un libro pieno di curiosità e rivelazioni sul mondo di Murakami: dal fatto che la sua prima e più importante editor è la moglie, che legge tutto quello che scrive e di cui lui ascolta tutti i consigli; a quando riscrisse «Dance Dance Dance» due volte: la prima a Roma, in una stanza d'albergo confinante con una coppia un po' troppo focosa, la seconda a Londra quando si accorse che il dischetto su cui aveva salvato il file del romanzo si era cancellato - mesi dopo però, per le bizze a cui i computer ci hanno abituato, la prima versione rispunta fuori e Murakami deve ammettere che la seconda, che senza l'inghippo informatico non avrebbe mai scritto, è molto migliore della prima. Murakami regala ai suoi lettori un libro pieno di confidenze, dettagli biografici, ammissioni di passi falsi, insomma: di umanità.
La prima raccolta dei tre testi in prosa del poeta Mahmud Darwish. Dice Elias Sanbar: "Darwish non era ambasciatore del suo paese ma un poeta slegato dalla nazionalità e dal passaporto. Certamente la Palestina era il suo humus, la terra dove affondava le radici: la sua flora e la sua fauna, la sua musica e le sue nuvole, ma tutto questo non doveva essere il suo limite. Se parla di terra, quella terra è proprio la sua terra. Non si è mai impantanato nelle chiavi di lettura che davano della sua opera". "Diario di ordinaria tristezza" (1973) ripercorre il tempo che precede la scelta dell'esilio, gli arresti domiciliari, gli interrogatori degli ufficiali israeliani, il carcere, e chiude la fase più drasticamente militante del poeta. "Memoria per l'oblio" (1987) evoca l'invasione israeliana di Beirut nell'agosto del 1982. "In presenza d'assenza" (2006) è una riflessione sull'esperienza poetica e sulla lingua. Una sorta di testamento, che coincide con l'addio dello struggente poema "Il giocatore d'azzardo" (2009), che chiude questo volume.
Martin e Asa Horn cenano al ristorante. Lui è un noto editore, lei una psicologa. Al rientro nella loro casa in un sobborgo bene di Stoccolma, Magda, la loro bambina, è scomparsa. La polizia crede che i genitori nascondano qualcosa, e a Martin e Asa non rimane che esplorare ossessivamente ogni singolo indizio tentando di risolvere il mistero. Ma sono davvero angosciati come vogliono far credere? Nelle indagini sono coinvolti anche Tom, collega di Martin, e la sua fidanzata Katja. Quattro voci inaffidabili che seducono il lettore, ognuna con la sua versione dei fatti, trascinandolo in un labirinto di ammissioni di colpa e indizi, dando vita a mille false piste, fino alla fulminante rivelazione finale.
Nel suo ultimo libro, Eduardo Galeano ha voluto raccontare le donne: donne da ricordare per il loro talento, per il coraggio con cui si sono addossate il peso di una causa, per la fierezza delle loro risposte al potere. In questa galleria di ritratti, fugaci e intensi, compaiono centocinquanta figure femminili: Frida Kahlo, Emily Dickinson, Marie Curie, Rosa Luxemburg e Rigoberta Menchú, ma anche guerrigliere, streghe e sante il cui nome è stato dimenticato. E anche le prostitute che, nella Patagonia argentina, si negarono ai militari che avevano represso uno sciopero di braccianti. Mescolando sulla pagina brevi racconti, frammenti di biografie, memorie, riflessioni e poesia, Galeano ricostruisce le loro battaglie alla conquista di nuovi spazi di libertà. E con la sua maestria di cantastorie e di artigiano del linguaggio compone un racconto che attraversa epoche e paesi e celebra la bellezza di esseri umani che hanno infranto le regole, superato la segregazione, violato le frontiere per difendere una dignità sempre precaria.
In contemporanea con l'uscita del film omonimo con David Oyelowo e Rosamund Pike. La vera storia di un amore che ha sfidato la tradizione, i pregiudizi, e il potere. Londra, 1947. Seretse Khama è salito al trono del Protettorato britannico del Bechuanaland (il futuro Stato del Botswana) a soli quattro anni, anche se la reggenza del Paese è affidata allo zio Tshekedi. Dopo aver terminato gli studi superiori a Oxford si trasferisce a Londra per svolgere il praticantato come avvocato, e lì conosce Ruth Williams, giovane impiegata londinese. È amore a prima vista e i due giovani decidono di sposarsi, ma la prospettiva del matrimonio misto genera scandalo presso i capi delle tribù del Bechuanaland - all'epoca erano state appena avviate in Sudafrica le politiche dell'apartheid. Comincia così una guerra a colpi di pregiudizi e potere tra le autorità locali, il governo della regina e il piccolo Protettorato britannico del Bechuanaland. Dopo il matrimonio, celebrato contro il volere di tutti, Seretse e sua moglie vengono condannati all'esilio. La tenacia dei due giovani sposi, il loro amore e il desiderio di giustizia renderanno la loro storia un commovente manifesto romantico, uno dei più struggenti della storia dei diritti civili di tutti i tempi.
In una fredda sera di dicembre, Ishibashi Yoshino saluta le amiche per andare a incontrare il suo ragazzo in un parco di Hakata, nella città di Fukuoka. Il mattino successivo, il cadavere della giovane viene rinvenuto nei pressi del valico di Mitsuse, un luogo impervio e inquietante: è stata strangolata. Chi ha ucciso Yoshino? Chi è l'uomo che doveva incontrare al parco? Perché la cronologia delle chiamate e dei messaggi del suo telefono cellulare racconta una storia diversa da quella che conoscono gli amici e i familiari? La morte violenta di una giovane innesca un intreccio di narrazioni accomunate dal senso di solitudine, dalla difficoltà di vivere in una società sempre più complessa, dalla desolazione dei paesaggi urbani, dall'incapacità di amare.
Il correttore di bozze Raimundo Silva si trova a revisionare la "Storia dell'assedio di Lisbona" del 1147, un libro che ricostruisce il tentativo del re Alfonso Henriques di riconquistare i territori portoghesi sottratti dai mori più di trecento anni prima, per dar vita così al futuro regno del Portogallo. Durante l'assedio passano da Lisbona i crociati, provenienti dal Nord e diretti in Terrasanta. Re Alfonso chiede loro aiuto nella conquista della città. Raimundo Silva, cedendo a un improvviso quanto inspiegabile impulso, aggiunge un "non" al testo originale. I crociati "non" aiuteranno i portoghesi; mutando così di segno la storia ufficiale del Portogallo con un semplice tratto di penna. Convocato dalla direzione, Raimundo si trova di fronte non solo il direttore editoriale ma anche una funzionaria mai vista prima, la dottoressa Maria Sara, colpita e affascinata dal suo gesto temerario. Anziché licenziarlo, lei lo incoraggia a scrivere una sua "Storia dell'assedio", sfidandolo di fatto a tenere fede al "non" da lui aggiunto con tanta audacia. Dopo un primo momento di comprensibile smarrimento, il revisore accetta la sfida...
E il 1939, e la vita di Nusia, cinque anni, scorre tranquilla a Leopoli. Il padre ha un laboratorio di sartoria, e Nusia, con la sorella Fridzia, ama giocare per le strade della città, inventando sempre nuovi giochi. Ma quei tempi stanno per finire. Nei cieli europei si addensano non solo le ombre di una guerra, ma anche quelle dell'odio e dello sterminio. E quando, dopo i russi, saranno i tedeschi a occupare la sua città, per la famiglia di Nusia, ebrea, il cielo appare definitivamente minaccioso. E per questo che suo padre, per salvare almeno lei, la consegna nelle mani di una donna cattolica, che la porterà in un orfanotrofio a Varsavia. Con un altro nome, con i documenti trovati chissà come di un'altra bambina. Una bambina cattolica. A vivere una vita che non è la sua, ma che è la sua unica salvezza. E questa sarà la storia di Nusia - una storia realmente accaduta che Alejandro Parisi, giovane scrittore argentino, trasforma in un romanzo trascinante. La vicenda di una bambina sola con la promessa fatta a suo padre, che porta su di sé il peso dei segreti e delle bugie, e dell'amore per la famiglia perduta. Ma che, grazie a un'inaspettata capriola del destino, ritroverà, alla fine, se stessa. E saprà qual è la strada da percorrere.
Ucraina, ultimo anno di guerra. Sfuggito per un soffio alla deportazione, Edmond a diciassette anni è entrato in una banda di partigiani ebrei capeggiata dal carismatico Kamil. Gli addestramenti quotidiani, la vita comunitaria, le incursioni per procurarsi viveri e armi lo hanno irrobustito nella mente e nel corpo, facendo del liceale di buona famiglia, scombussolato dai primi turbamenti amorosi, un uomo pronto a fronteggiare la morte e - quel che per certi versi sembra ancora più difficile - le proprie radici e i ricordi: la fede degli avi, il distacco dai genitori e la distanza emotiva, l'indifferenza nei loro confronti nell'ultimo periodo trascorso insieme, che ora gli appare imperdonabile. Stare con i partigiani di Kamil - fra i quali spiccano per la luminosa umanità il vicecomandante Felix, nonna Tsirel, la cuoca Tsila, il gigante Danzig, che si occupa con infinita tenerezza di un trovatello, e tanti altri - significa riscattarsi, riguadagnare uno scopo che renda la vita sopportabile e degna di essere vissuta: proteggere i più deboli, salvarli, votarsi a loro con dedizione assoluta, dissipare almeno un poco la tenebra in cui il mondo sembra immerso. Dopo essersi temprato nella terra dell'acqua, una regione paludosa perfetta per la guerriglia contro gli occupanti tedeschi, il gruppo intraprende infine la lunga ascesa verso la vetta, il luogo ideale per mettersi in sicurezza e realizzare l'obiettivo più ardito: far deragliare i treni destinati ai lager, in attesa di poter tornare a casa.
Il 30 giugno 2003 Roberto Bolan?o, gravemente malato (sarebbe vissuto solo altre due settimane), volle consegnare personalmente al suo editore questo libro, che fu il primo ad apparire dopo la sua morte e rappresenta una sorta di testamento spirituale e letterario. Il lettore scoprirà cinque racconti tra i più belli dello scrittore cileno: la storia dell'avvocato bonaerense che abbandona tutto per andare a vivere nel deserto insieme ai gauchos, i bovari della pampa; quella del topo poliziotto (nipote della famosa cantante Josefine del racconto di Kafka) che si aggira nella rete sterminata delle fogne alla ricerca di un feroce assassino; quella dello scrittore argentino che va a Parigi per incontrare un misterioso regista che forse è il suo doppio, e si ritrova a far l'amore con una puttana «come se tutti e due non sapessero fare altro che amarsi» - per citarne solo alcune. Chiudono il volume due conferenze: nella prima Bolan?o parla apertamente, e in modo struggente, della malattia e dell'approssimarsi della morte; la seconda è una definitiva resa dei conti, in forma di violento, sarcastico, a tratti irresistibile pamphlet, tra lui e quella «specie di Club Méditerranée» che sono gli scrittori (soprattutto sudamericani) la cui unica dote è la cosiddetta «leggibilità» - ed è al tempo stesso una veemente dichiarazione di amore per la letteratura.
Può una donna decidere di cambiare vita a settant'anni? Secondo Ellinor, sì. Anche se ha sempre lasciato che fossero le circostanze a scegliere per lei, appena rimasta vedova abbandona gli agi dei sobborghi di lusso per tornare nel quartiere operaio del centro di Copenaghen dove ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza. Il quartiere è cambiato: adesso ci sono le prostitute, i pusher e gli hipster, ma a lei non importa, le importa solo che dalle finestre della sua nuova casa si veda il portone di quella in cui ha vissuto da bambina. In una lunga lettera alla sua migliore amica, morta tanti anni prima, fa il bilancio della propria vita, segnata da inganni e tradimenti, da dolori e lutti, e da un grande, terribile segreto.