Noga è una musicista, le sue dita sapienti e affusolate sono abituate a sfiorare le corde dell'arpa e a farne melodia. Ma adesso è lontana dal suo amato strumento, è lontana dalla musica, è lontana dalla vita che si è costruita in Olanda: è dovuta tornare a Gerusalemme, dopo molti anni che l'aveva lasciata, per prendersi cura dell'appartamento dove è cresciuta. L'anziana madre, infatti, sta trascorrendo alcuni "giorni di prova" in una casa di riposo a Tel Aviv: per delle oscure clausole contrattuali l'appartamento non può restare disabitato, nemmeno per un breve periodo. Molte cose sono cambiate da quando Noga era giovane. Il quartiere "si sta tingendo di nero": i vecchi abitanti hanno lasciato il posto a una sempre più nutrita comunità di ebrei ultraortodossi con le loro tradizionali vesti nere. A cominciare da due bambini che continuano a intrufolarsi in casa della madre per guardare la televisione (attività proibita dalle loro famiglie). Ma anche Noga è cambiata. Ad esempio non è più sposata dopo che il marito l'ha abbandonata perché lei si rifiutava di avere un figlio. Per passare il tempo e guadagnare un po' di soldi Noga inizia a fare la comparsa nei film e negli sceneggiati che si girano in città. Ma quella inattività "forzata" fa nascere in lei un dubbio fastidioso e dolente: che Noga sia ormai una comparsa nella sua stessa vita...
Nella sala d'aspetto di una ginecologa romana si incrociano i destini di Claudia e Francesco, Veronica e Camilla, Giulia e Miguel. Sei vite che vogliono generare nuove vite. Ma non possono. Non in Italia, dove se hai un contratto precario, o un ovaio policistico, o origini straniere rimani impigliato nella peggiore giungla di divieti e norme arcaiche immaginate da un Paese che dichiara di amare la famiglia ma forse, segretamente, non la sopporta. Così parte l'avventura comica e disperata della "banda della culla", che sfida la legge per avere giustizia in un Paese dove gli inviati dei talk-show non vengono inviati da nessuna parte, i giornalisti scrivono sotto pseudonimi che scrivono sotto altri pseudonimi, gli argentini fanno i camerieri nei ristoranti messicani ("A brasilià, qui a Roma mica starno a guarda er capello").
L'epica storia d'amore tra la giovane Alma Belasco e il giardiniere giapponese Ichimei: una vicenda che trascende il tempo e che spazia dalla Polonia della Seconda guerra mondiale alla San Francisco dei nostri giorni.
Un elefante di nome Salomone attraversa a piedi mezza Europa, da Lisbona alla Spagna e poi da Genova fino a Vienna, come regalo di nozze di Joao III, re del Portogallo, all'arciduca austriaco Massimiliano II. L'episodio storico del XVI secolo fornisce lo straordinario innesco narrativo per José Saramago per creare una grande avventura in cui sono percorse le strade del continente al seguito di Salomone: eserciti bislacchi, prepotenti figure di sangue blu, sacerdoti che a seconda delle circostanze esorcizzano l'elefante oppure ne supplicano il miracolo, in un'età che passerà alla storia come quella della Controriforma, ma anche cavalli, buoi e contadini. Su tutti si staglia la figura di Subhro, il conducente oltre che amico dell'elefante, che con il suo straordinario acume riesce a cavarsela sempre per il meglio, deridendo ogni volta le inutili arroganze del potente di turno. Favola raffinatissima ma anche grande metafora della vita: qui Saramago ha buon gioco nell'esercitare il suo migliore umorismo e la sua ironia graffiante verso la burocrazia e la corruzione intrinseca di tutti gli uomini.
Una valigia contenente un ordigno esplosivo viene trovata nel giardino di un asilo nido in un tranquillo sobborgo di Tel Aviv. Una voce femminile al telefono dice che "questo è solo l'inizio"; apparentemente il bersaglio è la proprietaria della scuola. Ma la polizia non può permettersi di sbagliare, specie considerato che sono in gioco delle vite innocenti. L'ispettore Avraham Avraham è appena rientrato in Israele dopo una lunga vacanza a Bruxelles insieme alla compagna Marianke, che presto lascerà il lavoro per andare a vivere con lui: una vacanza necessaria anche per riprendersi dal trauma di un caso irrisolto. Mentre aspetta la sua donna per cominciare con lei una nuova vita, Avi vuole dimostrare a se stesso di poter condurre un'indagine senza farsi influenzare dalle sue sensazioni: l'antipatia per un indiziato dall'atteggiamento sprezzante; la diffidenza verso una maestra reticente, accusata di aver maltrattato i bambini; la pietà per un padre laconico e un po' avanti con gli anni che si occupa da solo dei suoi due figli... Raccontato da punti di vista diversi, "Un'ipotesi di violenza" è un giallo sfaccettato, segnato da drammatici cambiamenti di prospettiva e di direzione. Ancora una volta l'ispettore Avraham deve confrontarsi con le infinite sfumature dell'animo umano, ma anche con la propria voglia di riscatto, che rischia di essere il più temibile degli avversari.
Nel periodo più difficile dopo la diagnosi della malattia, Henning Mankell trova la forza di reagire. Partendo dalla propria esperienza, il padre del commissario Wallander riflette sulle importanti questioni politiche del futuro e spiega quanto la letteratura, l'arte e la musica siano importanti nei momenti di crisi. Le sabbie mobili sono solo una leggenda, in realtà non esistono. Che la vita, nonostante le catastrofi globali e private, meriti di essere vissuta è un fatto, si tratta solo di trovare la giusta strategia, "l'arte di sopravvivere". Da un grande scrittore e intellettuale del nostro tempo, un libro che raccoglie riflessioni e ricordi, speranze e paure per il mondo in cui viviamo. "Sabbie mobili" è dedicato ai suoi lettori di sempre e a chi non ha mai conosciuto Wallander o i suoi personaggi del ciclo africano.
Come definireste una storia lineare, inventata, che racconta vita, morte (non sempre) e miracoli di una persona dalle caratteristiche precise: aspetto, età, abitudini, problemi matrimoniali, figli, credo religioso, professione o mestiere? Possiamo definirla romanzo, vero? Ma se sono soltanto quaranta pagine, o trenta? Allora la si definisce racconto. Però se il piacere che si prova leggendola è lo stesso di quando si legge un tomo di quattrocento pagine qual è la differenza? Soltanto la lunghezza. Ciascuna di queste storie si svolge in uno shtetl polacco, prima della seconda guerra mondiale, un villaggio intercambiabile, riconoscibile essenzialmente dal protagonista, di volta in volta diverso, ma abitato da una serie di personaggi descritti con tanta precisione che si possono subito individuare quando riappaiono in un altro racconto, magari in veste di protagonisti. C'è, per esempio, Hirsch Leib che, dopo aver condotto a destinazione il bestiame a lui affidato dai commercianti locali, non vede l'ora di tornare da moglie e figli per festeggiare la Pasqua ebraica, e si trova davanti la Vistola, ghiacciata sì, e quindi attraversabile, ma battuta da una inaspettata pioggia primaverile che rischia di rompere la superficie solida del fiume. Ci riuscirà, o dovremo dire vita, miracoli... e morte? Ogni racconto un romanzo, ogni villaggio un mondo, ogni protagonista un personaggio, e una pletora di vivacissimi ritratti di contorno, così caratterizzati, in poche righe, da diventare indimenticabili.
Baku. Sera di dicembre: un ferito giunge in ospedale. È un noto attore azero che ha difeso un vecchio armeno da un linciaggio ed è stato per questo massacrato da fanatici azeri. Nel racconto si intersecano due tragedie: lo scontro etnico/religioso fra armeni e azeri e il mondo violento e pericoloso che si è creato dopo la fine dell'impero sovietico. I pogrom contro gli armeni, le aggressioni in strada, la corruzione dei nuovi padroni e il servilismo e l'opportunismo dei sudditi si intrecciano, senza sovrapporsi al dramma del protagonista, che vive questo mondo come estraneo ai suoi principi morali. Il suo spirito anela alla città sognata di Ajlis. Qui, pur dopo i massacri del 1919, fu possibile ricostruire l'armonia di musulmani e cristiani, azeri e armeni. Ma anche lì il tempo della tolleranza sta giungendo alla fine. "'Sogni di pietra'... tenta di capire e di spiegare le ragioni dell''altro'. Di più: cerca di riconoscere, con onestà, i torti della propria parte [...] Va da sé che, quando deflagrò lo scandalo per 'Sogni di pietra', il capo dello Stato azero non ci pensò due volte. E ai primi di febbraio del 2013 firmò un decreto per togliere allo scrittore, di colpo rinnegato, il titolo di 'Autore del Popolo'" (dalla Prefazione di Gian Antonio Stella).
Zelda è nata in un mondo in cui la distinzione tra bianco e nero non era solo un modo di dire. A Johannesburg, in Sudafrica, negli anni Settanta, leggi scritte e non scritte stabilivano che sugli autobus i neri non dovevano occupare i posti dei bianchi, né bagnarsi nello stesso mare, tanto meno usare le stesse stoviglie. La famiglia di Zelda apparteneva alla piccola borghesia bianca ligia alle leggi dello stato e della chiesa. Ed entrambe le istituzioni sostenevano che l'apartheid era giusto. Per lei, nel suo protettivo bozzolo bianco, quella vita era normale. A tredici anni era ormai sostanzialmente razzista, anche se ancora non lo sapeva. Niente lasciava pensare che la persona che le avrebbe fatto cambiare idea sarebbe stato un uomo di cui aveva paura. Un uomo pericoloso, questo le aveva detto suo padre nel 1990, alla scarcerazione di Nelson Mandela dopo 27 anni di carcere per opposizione all'apartheid. Dopo essere stata per quasi vent'anni a fianco di Madiba, il soprannome di Mandela, lavorando per lui prima come segretaria personale poi come assistente dal 1994 alla sua morte, Zelda traccia la storia di una giovane ragazza bianca intrisa di pregiudizi e paure e di come l'incontro con Mandela le abbia rivoluzionato la vita. Ne emerge un ritratto intimo, leale e toccante di un grande uomo che ha saputo pacificare una nazione e ispirare il mondo conquistando e rinnovando un cuore dopo l'altro.
È arrivato l'inverno a Porvenir, e ha portato con sé cattive notizie: per mancanza di lettere, l'ufficio postale sta per essere chiuso e il personale verrà trasferito altrove. Sms, mail e whatsapp hanno avuto la meglio persino in questo paesino arroccato tra le montagne. Sara, l'unica postina della zona, è nata e cresciuta a Porvenir e passa molto tempo con la sua vicina Rosa, un'arzilla ottantenne che farebbe qualsiasi cosa per non separarsi da lei e risparmiarle un dispiacere. Ma cosa può inventarsi Rosa per evitare che la vita di una delle persone che le stanno più a cuore venga stravolta? Forse potrebbe scrivere una lettera che rimanda da ben sessant'anni e invitare la persona che la riceverà a fare altrettanto, scrivendo a sua volta a qualcuno. Pian piano, quel piccolo gesto innescherà una catena epistolare che coinvolgerà una giovane poetessa decisa a fondare un book club nella biblioteca locale, una donna delle pulizie peruviana, una cuoca un po' maldestra e tanti altri, rimettendo in moto il lavoro di Sara e creando non poco trambusto fra gli abitanti del piccolo borgo. Perché - come ben sanno tutti quelli che provano un brivido di gioia ogni volta che ricevono posta a sorpresa e che affondano il naso nella carta per sentirne il profumo - una lettera tira l'altra, come un bacio. E può cambiare il mondo.
"Ho visto...": così iniziano tutti i settanta episodi di questa narrazione; lo sguardo partecipe e al tempo stesso distaccato di Ransmayr guida il lettore attraverso continenti, epoche, paesaggi del nostro pianeta vicini e lontanissimi, dai vulcani di Giava ai ghiacci del Polo Nord, dalle rapide del Mekong alla corrente del Danubio, dai passi dell'Himalaya all'isola degli ammutinati del Bounty. La concatenazione dei racconti crea una nuova geografia mentale del mondo, che in un susseguirsi di immagini vertiginose fotografa la vita, la morte e il destino dell'uomo sotto tutte le latitudini.
Una famiglia di quattro - madre, padre e i due figli - si trasferisce sull'isola di Tromoya, al largo della costa meridionale della Norvegia, in una casa nuova. Sono i primi anni settanta, i bambini sono piccoli, i genitori giovani e il futuro aperto. Dagli immensi boschi carichi di promesse e misteri, meta prediletta delle scorribande del piccolo Karl Ove, descritto con ossessiva meticolosità, si apre l'appassionato racconto delle sue esperienze e scoperte. La felicità della scuola e lo sforzo per trovarvi un proprio posto; le gratificazioni e le frizioni dell'amicizia; l'eccitazione della vita all'aria aperta con le sue avventure; l'incontro con l'amore, le sue gioie, le sue amarezze; i vestiti, la lettura, la musica, lo sport; e, soprattutto, la famiglia, con le sue due figure antagoniste, l'una più sfumata, l'altra onnipresente: confortevole e serena la madre, autoritario e terrificante il padre, sempre vigile, sempre pronto a esaminare e sanzionare con violenza qualsiasi scivolata.