
Il "palinsesto" in origine era una pergamena scritta che veniva raschiata per poter essere utilizzata nuovamente. Ma questa operazione lasciava tracce del testo primitivo, che poteva a volte essere letto in trasparenza. Similmente, a livello figurato, un testo può nasconderne un altro parzialmente, mai totalmente. I due testi si prestano anzi a una doppia lettura, dove si sovrappongono l'"ipertesto" e il suo "ipotesto" (per fare un esempio, l'Ulisse di Joyce e l'Odissea). Per Genette, sono ipertesto tutte le opere derivate da un lavoro precedente, per trasformazione, come nella parodia, o per imitazione come nel pastiche. Ma pastiche e parodia non sono che le manifestazioni più evidenti di questa "letteratura di secondo grado" oggetto dello studio.
L'idea che ha ispirato questa raccolta di saggi, già comparsi nella "Letteratura italiana" diretta dallo stesso Asor Rosa, è quella di fornire una carrellata dei tipi non solo letterari, ma anche umani e storico-esistenziali che hanno costellato la cultura italiana, dalle origini ai giorni nostri: da Dante, Petrarca e Boccaccio, che hanno costituito il nucleo dei fondamenti del laico, fino alle "Lezioni americane" di Italo Calvino. Con l'espressione "genus italicum" Asor Rosa allude alla particolare caratterizzazione italiana degli autori esaminati e delle loro opere, come risulta dall'analisi delle rispettive antropologie di personaggi come Guicciardini, Sarpi, Verga, Collodi, Michelstaedter e Campana.
Rudy, un artista punk specializzato in graffiti, sparisce in un vagone della metropolitana di New York. Qual è l'orrore che lo ha risucchiato? Quando ricompare non è più lo stesso: è un vampiro assetato di sangue che si aggira nella ragnatela di tunnel sotto la città. Ma non si tratta di un caso isolato: il vampirismo si diffonde come un'epidemia, diventa la metafora di una possibile resurrezione in forme diverse, in un'America in cui vita e morte si scambiano continuamente i ruoli. Skipp e Spector sono, con David Schow, i teorici e i fondatori del movimento splatter-punk.
E' una storia "doppia", tragica e rasserenata. Dal tempo e dalla memoria. La forma narrativa è quella di un andirivieni. Tra il presente: le vacanze estive in una cittadina della Riviera ligure, Bordighera, con una specie di buon samaritano, Antonio. E il passato: un'antica storia di famiglia, anch'essa svoltasi a Bordighera, e incentratata su una figura leggendaria: Alessio, fratello della madre dell'autrice. Un romanzo di memoria, ma anche di contemplazione della realtà, una parabola sulla vita.
Per lo scrittore peruviano, il momento della crisi avvenne quando il padre, che osteggiava violentemente la sua passione letteraria, decise di affidarlo a un istituto gestito da militari, famoso per la sua durezza: il Collegio Leoncio Prado, a Lima. Racconterà Vargas Llosa: "Per me fu come scoprire l'inferno, ma fu lì che cominciai a scrivere. Fui costretto a coltivare la mia passione in segreto: ma fu per me come uno sfogo alla rivolta che nutrivo contro il Leoncio Prado". In questo romanzo, che vuole essere una metafora della violenza contemporanea, l'autore torna alla dolorosa esperienza nel collegio.
Nei racconti che compongono questo volume, rinvenuti tra le carte di Fenoglio dopo la sua morte e rimasti a lungo inediti, scene e personaggi delle Langhe sono colti con la vena del cronista disincantato ma partecipe del mondo di casa, tra asprezze e generosità, miserie e grandezze. Ma siccome è di Fenoglio che parliamo, le storie di famiglia, i matrimoni, l'ossessione per la "roba", le beghe e le risse lievitano ben presto, fino ad assumere le dimensioni di una ruvida epica paesana. Forse perché dietro a ognuna di queste vicende sta l'incessante sperimentazione dello scrittore: il linguaggio che utilizza accortamente le durezze del dialetto e le robuste metafore del parlare contadino, con il suo piglio svelto e concreto. O forse perché Fenoglio ha, come pochi, la straordinaria capacità di consegnarci eventi e personaggi memorabili.