
Questo è il libro di cui abbiamo bisogno e che mancava. In molti si interrogano sul pensiero moderno e si chiedono se davvero non ci sia alternativa. Ebbene, l'alternativa c'è. Come spiegava il grande tomista Réginald Garrigou-Lagrange, il pensiero moderno (che lui chiamava «la filosofia del divenire») non è l'evoluzione dell'antico («la filosofia dell'essere»), ma nasce in contrapposizione a quello. E la filosofia dell'essere ha il suo vertice nel pensiero di san Tommaso d'Aquino. Il problema e la conseguenza del pensiero moderno è che la gente comune non si sente in grado di affrontare un modo di pensare diverso da quello contemporaneo e vede nello studio della filosofia (soprattutto quella classica) un monte invalicabile. Quando suggerisco di accostarsi alla Summa theologiae, un riassuntino per studenti medievali completamente digiuni di filosofia e teologia, mi si risponde sgranando gli occhi, come se avessi proposto di scalare il K2. Occorre, quindi, una esposizione semplice e accessibile a chiunque del pensiero di san Tommaso, non per esperti e specialisti. Ed eccolo qua, dunque, il tomismo per tutti: ora non ci sono più scuse (Roberto Marchesini).
Secondo la mistica medievale Santa Ildegarda di Bingen, la malattia è una rottura dell'armonia tra noi e il creato. La salute va coltivata ogni giorno, attraverso pensieri e cibi armoniosi che rispondano alle leggi della natura, poiché è necessario ripristinare continuamente l'unità e l'equilibrio tra mente, corpo e anima. Per Santa Ildegarda, una buona parte delle malattie è causata da un'alimentazione scorretta e, con sorprendente modernità, oltre ad avere ideato alcune terapie di medicina naturale aveva elaborato una efficacissima dietetica, che potremmo definire olistica, che muoveva da questo assunto: tutti gli alimenti hanno delle proprietà "segrete", che rimangono sconosciute ai più. Oggi parliamo di "vitamine" e "minerali": Ildegarda parlava genericamente di subtilitas, riferendosi a quell'insieme di qualità, proprie di un dato alimento, definite "sottili" proprio perché invisibili, quasi infinitesimali, che possono fornirci quell'energia, o Viriditas, necessaria alla guarigione. In questo testo la biologa nutrizionista dottoressa Alessandra Corcelli e don Marcello Stanzione ci accompagnano in un viaggio illuminante attraverso i preziosi consigli dietetici di Santa Ildegarda, analizzandoli alla luce delle conoscenze attuali, per permettere all'uomo di ritrovare un miglior benessere al tempio dell'anima: il suo corpo. Questa visione promuove un approccio alla vita che considera l'individuo nella sua interezza, valorizzando sia la dimensione fisica che quella spirituale.
«Questo ciclo liturgico sarà ciclo dell’anima. Questa storia di Cristo deve ripetersi come storia della mia anima. Ogni anno la Chiesa rinnova il suo racconto su la vita di Gesù, ne ripensa la stessa dottrina, ne ripresenta i misteri, affinché tale vicenda sia la stagione completa dello spirito, avido di santità, avido di rigenerare in sé l’incarnazione del Signore. Vivere questa vicenda è compiere un giro di evoluzione totale dello spirito cristiano. Questa storia di Cristo deve ripetersi come storia della mia anima. [Il] ciclo liturgico sarà ciclo dell’anima» (G. B. Montini).
Inos Biffi è Professore emerito e direttore dell’Istituto di Storia della Teologia, ordinario emerito di teologia sistematica e di storia della teologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, e docente delle stesse materie presso la Facoltà di Teologia di Lugano.
In questo volume è raccolta - in edizione critica - la corrispondenza intercorsa tra Giorgio Montini e il figlio Giovanni Battista (futuro Paolo VI) nel periodo 1900-1942. Si tratta per lo più di scritti inediti, che offrono al lettore l'occasione di entrare nell'atmosfera di una famiglia intrisa di forti valori religiosi e partecipe della vita e della cultura del tempo. Il carteggio, costituito da centinaia di documenti, apre illuminanti squarci sulla biografia dei due protagonisti, come ampiamente sottolinea e descrive Luciano Pazzaglia nella sua Introduzione. Attraverso lo scambio delle lettere fra padre e figlio è possibile ripercorrere, innanzitutto, l'itinerario di Giorgio Montini, che, dopo aver svolto importanti incarichi nelle organizzazioni cattoliche e civili bresciane, assunse significative responsabilità a livello nazionale fino all'elezione a deputato nelle file del Partito Popolare. L'impegno dell'uomo politico bresciano fu animato dal desiderio che Stato e Chiesa, superata la questione romana, potessero finalmente intessere rapporti di serena e fruttuosa collaborazione. Di questo e di molti altri problemi egli amava discutere con il figlio, cui manifestava i propri pensieri e dal quale attendeva pareri e consigli.
Sono raccolti in questo volume testi editi e inediti di Giovanni Battista Montini dalla fine degli anni ’20 alla fine degli anni ’30. E precisamente: il commento alle feste dell’anno liturgico apparso sulla rivista della FUCI, «Azione Fucina », dal Novembre 1930 al Novembre 1931; due quaderni (inediti) di appunti stesi per la spiegazione della liturgia in generale, dei riti della Messa e delle Messe domenicali e festive relativi agli anni 1926-1933 e 1936-1937; il commento (inedito) ai «Vangeli domenicali su Gesù Cristo» degli anni 1938-1939; un gruppo di saggi di argomento liturgico-artistico risalenti a quegli anni. Alcuni dei documenti hanno più la forma di appunti che non di completa stesura. Tuttavia nelle note, dettagliate e meticolose, il Curatore ha cercato di svolgerli, completando riferimenti e allusioni e mettendone in luce il vario contenuto in apposite introduzioni. Anche grazie a tale più compiuta lettura questi scritti rivelano singolare importanza: indicano cioè quanto fosse versatile e approfondita, sotto diversi aspetti precorritrice, la cultura liturgica del giovane Montini ed ampia e multiforme la sua informazione bibliografica. In particolare, egli aveva un’autentica e precisa teologia della liturgia, intesa sempre come reale ed efficace presenza del mistero di Cristo e come versione orante della fede e del dogma. Montini concepiva la liturgia come principio e risorsa primaria dell’esperienza e della spiritualità cristiana. Non mancava di sottolineare con vigore la funzione educativa della pietà, ponendone in evidenza la dimensione ecclesiale. Coglieva inoltre l’importanza della storia della liturgia, che dava prova di ben conoscere nelle sue linee principali, mostrandosi specialmente sensibile alla proprietà estetica dei riti, alla loro arte e poesia. Una visione che in quegli anni ben pochi possedevano e che troveranno pratica attuazione anche negli anni dell’episcopato milanese, trovando poi compiuta sistemazione nella costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium.
Inos Biffi, docente ordinario emerito di storia della teologia medievale e di teologia sistematica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale (Milano) e docente incaricato presso la Facoltà di Teologia di Lugano (Svizzera), dove è Direttore dell’Istituto di Teologia. È presidente dell’Istituto per la Storia della Teologia Medievale di Milano e dirige in collaborazione le collane Biblioteca di Cultura medievale ed Eredità Medievale. Storia della teologia da Boezio a Erasmo da Rotterdam presso la Jaca Book. È autore di ricerche sui teologi dei secoli XI, XII, e XIII. Cura, in collaborazione, l’opera omnia di s. Anselmo d’Aosta e del Corpus Colombanianum. Dottore aggregato della Biblioteca Ambrosiana, dedica grande parte della sua attività nel campo della liturgia, particolarmente di quella ambrosiana, di cui ha curato la riforma. Collabora alle principali riviste teologiche, tra cui «La Scuola Cattolica», «Teologia», «Communio» e la «Rivista Teologica di Lugano».
Cosa era la Congregazione del Sant’Uffizio, quali i poteri, le procedure, le funzioni? Perché, nel 1931, ordinò a padre Pio da Pietrelcina di celebrare in privato e di non confessare? Chi furono i responsabili di quella decisione? Quale ruolo giocò realmente il francescano Agostino Gemelli, che secondo un’opinione assai diffusa sarebbe stato allora il principale nemico di padre Pio? Quali furono le fasi di tutta la vicenda? Quale il vero atteggiamento di Pio XI? E gli stimmatizzati? Ve n’erano altri? Furono indagati dalla Suprema Congregazione? Cosa avvenne loro? Quale legame hanno con la storia di padre Pio san Giuseppe da Copertino, Giovanni Semeria, Ernesto Buonaiuti, il cardinale Raffaello Rossi e Benito Mussolini? Questi sono solo alcuni degli interrogativi a cui il volume, con abbondante documentazione inedita, permette di dare risposta divenendo un appassionante viaggio nella storia di un processo a carico di uno stimmatizzato, un’indagine sulla vita italiana e della curia romana durante il pontificato di Pio XI.
Francesco Castelli ha conseguito il dottorato in Storia e Beni Culturali della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana. Direttore dell’archivio storico diocesano di Taranto, è docente di storia della Chiesa moderna e contemporanea e membro di redazione di riviste scientifiche. Autore del volume Padre Pio sotto inchiesta. L’«autobiografia» segreta (Milano 2008, con prefazione di Vittorio Messori), di recente ha pubblicato su «L’Osservatore Romano » la supplica inedita con la quale il confessore di Cavour, fra’ Giacomo da Poirino, chiedeva, pentito, la riabilitazione a Leone XIII.
"Quale dev'essere in questo periodo successivo al Concilio il pensiero dominante per quanti, pastori e fedeli, hanno a cuore la reviviscenza autentica ed operante del messaggio di salvezza, portato nel mondo da Cristo, per la rinnovazione spirituale della sua Chiesa, per la ricomposizione di tutti i cristiani nella sua effettiva unità e per l'efficacia risanatrice e ispiratrice nel mondo? Alcuni parlano di un adattamento dottrinale dell'insegnamento cattolico secondo certe pretese della mentalità moderna; altri parlano invece di cambiamenti delle strutture ecclesiastiche. Gli uni e gli altri mettono nelle mutazioni della dottrina, o della costituzione della Chiesa la loro fiducia, non riflettendo forse se questi cambiamenti siano legittimi in una religione, come la nostra, essenzialmente obbligata alla fedeltà, né abbastanza pensano se simili innovazioni non si risolvano in stati di dubbio, di arbitrio, di particolarismo, di debolezza nella Chiesa di Dio, e non di vitalità e di rinnovamento. Per questo noi crediamo che il dovere dell'ora sia piuttosto quello di scendere alla radice della nostra vita religiosa, al suo principio interiore e originario, alla fede cioè, per cercare di rinvigorirla nella conoscenza dei suoi elementi costitutivi, nella valutazione della sua origine divina, nella coscienza delle sue operazioni interiori, nella coerenza della sua professione esteriore, nel gaudio del suo possesso personale e della sua testimonianza sociale" (Paolo VI).

