Molte donne, ma anche tanti uomini, adulti, ma anche tanti giovani, chiedono alla chirurgia plastica di correggere un profilo, di dare più personalità a un volto, di sottolineare una parte del corpo ritenuta inadeguata rispetto ai modelli correnti e ai propri desideri. Sarebbe intuitivo porre un confine di ragionevolezza fra gli interventi richiesti da malformazioni o incidenti che hanno alterato l’aspetto o la funzionalità di una parte del corpo e quelli che non hanno una funzione terapeutica. Tuttavia, le cose sono più complesse. La persona vive il proprio corpo come un’esperienza profondamente unitaria, in un continuo rimando di interiorità ed esteriorità. Non sempre, per tante e diverse ragioni, il nostro volto riesce ad esprimere ciò che siamo e ci sentiamo di essere: un naso troppo pronunciato, le orecchie ad ansa, una rete di rughe anzi tempo non sono certo patologiche e dovrebbero, anzi, essere accolte come peculiarità personali, ma talora possono creare disagi, ostacoli alla vita sociale e ansia.
Il confine tra giusto e ingiusto potrebbe allora essere posto altrove, risolvendo la dualità ambigua del termine «persona», che in origine indicava la maschera che copriva il volto degli attori nel teatro greco e romano e conferiva loro l’aspetto più appropriato per impersonare, appunto, un ruolo.
Si può allora tracciare un confine fra una chirurgia che aiuta un volto ad esprimere con pienezza la verità della persona e una chirurgia che, noncurante dell’interiorità, delle storie, della vita, sa solo creare e ripetere all’infinito maschere senz’anima?
Il 5 agosto 2013 oltre duecento giornalisti si accalcano nei Riverside Studios di Londra. La folla, analoga a quella che si raduna per la presentazione degli smarthphone o dei computer più innovativi dei maggiori brand internazionali, non è però in attesa di un conglomerato prodigioso di silicio e vetro, bensì di un hamburger, non meno stupefacente dal punto di vista tecnologico. Il panino in questione è una «creazione» del professor Mark Post, docente di biotecnologia all'Università di Maastricht, che ha confezionato il piatto utilizzando carne sintetica, detta anche artificiale o in vitro. Da quel momento un alimento che da sempre accompagna l'uomo può essere pensato come qualcosa che non è artificiale (è pur sempre carne), ma non è neanche naturale (non proviene da un animale). Che cosa comporta questa rivoluzione? Quali domande etiche solleva? Perché tutto questo interesse dell'hi-tech su un prodotto come la carne?
Il fulcro della nuova rivoluzione culturale globale è la deliberata confusione delle norme sessuali: uno slittamento delle fondamenta sulle quali abbiamo costruito la nostra civiltà. Gabriele Kuby prende in esame l'ideologia gender, con la dissoluzione dell'identità dell'uomo e della donna, e le rivendicazioni LGBT, gli effetti devastanti della pornografia e dell'educazione sessuale nell'età precoce, gli attacchi alla libertà di opinione e alla libertà religiosa, la corruzione del linguaggio e molto altro. Dai precursori del movimento di rivoluzione culturale alla sentenza della Corte Suprema che impone il riconoscimento del matrimonio omosessuale a tutti gli Stati Uniti, l'autrice documenta dettagliatamente come i tentacoli di un nascente regime totalitario stringano il mondo in una morsa insidiosa attraverso le tecniche di ri-educazione adottate dalla nuova rivoluzione permanente, che si è spostata dalla politica all'economia, al sesso. L'autrice invita a intensificare gli sforzi per preservare la libertà di religione, di opinione e la libertà dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni, così che la famiglia possa costituire il fondamento di una società sana.
C'è contrapposizione fra "buona morte" e "dolce morte"? Dove comincia e dove finisce la dignità del vivere e del morire? Il "diritto alla vita" presume anche un "obbligo alla vita"? E con quale prerogativa - affermano i fautori dell'eutanasia - la società vieta a un individuo di voler morire se liberamente lo sceglie? Monsignor Paglia affronta tutti gli aspetti legati al "fine vita" che continuano a suscitare aspri confronti in Italia e nei paesi europei, e insiste sulla necessità di allargare gli orizzonti nel trattare i problemi, evitando gabbie ideologiche o ambigue urgenze legislative, e di riportare il dibattito all'interno di una visione umanistica e sapienziale.
Con le recenti tecniche di manipolazione genetica (CRISPR) sarà possibile scoprire la predisposizione di un embrione a certe malattie ed evitare che esse insorgano con interventi precedenti alla nascita. Ma le sfide etiche sono enormi: chi decide quali vite sono degne di essere vissute e quali no? C'è un limite al potenziamento fisico e cognitivo dell'uomo?
"Virtues in Ethics of Life" is the theme of the workshop organized by the Pontifical Academy for Life, which will be held on March 4th, in the New Synod Hall, on the occasion of the 22nd Plenary Assembly of the Members of the Pontifical Academy for Life.
The work of the first session, entitled "The dynamics and completion of the moral act in the virtues" (moderated by Msgr. Fernando Chomali and Prof. Mónica López Barahona), will be opened by Alfredo Cruz Prados, University of Navarra (Spain), with a lecture on "Knowledge and the experience of the good: analogy, differences and the synergy between speculative and practical reason." This session will then continue with lectures by Angel Rodgriguez Luno, Pontifical University of the Holy Cross, on "The intentionality of the human act: good and evil from a moral perspective;" Antonio Da Re, University of Padua, on "Virtue ethics and moral life;" and Luciano Sandrin, Camillianum (Rome), on "Mercy and compassion."
During the second session, entitled "Biomedical ethics from a virtues perspective" (moderated by John Haas [USA] and Mounir Farag [Egypt]), Jeffrey Bishop, Saint Louis University (USA), will give a lecture on "Medical decision-making and the problems of 'Proceduralist bioethics';" Maureen Condic, University of Utah (USA), will speak on "Virtues beyond the utilitarian approach in biomedical research" and Reiko Joh, of the Association of Catholic Nurses of Japan (Japan), will discuss "Ethical virtues in the nursing profession."
During the third session: "The rediscovery of the virtues" (moderated by Adriano Pessina and Laura Palazzani [Italy]), the speakers will be Roberto Dell'Oro, Loyola Marymount University (USA), on "Professionalism and virtues;" Gabriella Gambino, University of Tor Vergata, on "Care and justice;" Antonio Amado Fernandez, University de Los Andes (Chile), on "Educating in virtue within the biomedical discipline." "The virtuous institution in service to life" will be discussed by Mounir Farag, of the St. Joseph Institute for the Family pro Vita and Bioethics/OMS (Egypt); Andrew Pinsent, Oxford University (UK) will speak on "Current research trends in virtue ethics;" Adam Rybicki, Catholic University of Lublin (Poland), will speak about "The defense of life between parresia, mercy and forgiveness;" and Eberhard Schockenhoff, University of Freiburg (Germany), will give a lecture on "The Christian perspective on the virtues."
Il filo conduttore di questo libro, che si è andato costruendo in molti decenni di riflessione di fronte al dramma dell'aborto e alla pretesa di qualificarne la legalizzazione come progresso di civiltà, è il valore della vita nascente fin dal suo concepimento. Il problema dell'inizio della vita umana e del suo riconoscimento come tale, che significa ammetterne allo stesso tempo l'intrinseca dignità e i relativi diritti, oltre che essere questione fondamentale per se stessa, è anche di stringente attualità, in quanto non coinvolge solo il dramma dell'aborto, ma anche la sperimentazione sugli embrioni e la cosiddetta "contraccezione di emergenza" (pillola del giorno dopo). La riflessione e l'impegno per la vita che l'autore produce non sono proposti come una trincea di ultima resistenza di fronte al dilagare del male, ma come un avanzamento verso una futura più grande affermazione di umanesimo: l'espressione "Uno di noi" - perché tale è l'essere umano fin dai primi istanti del suo concepimento - afferma in modo costante e inesauribile la dignità umana proiettata verso il futuro per il suo pieno compimento.
Donatrici/venditrici di ovociti, fecondazione in vitro, madri surroganti che conducono gestazioni e partoriscono su commissione, bambini e bambine che nascono con problemi di salute. Davanti al cieco entusiasmo del mondo scientifico e di parte del femminismo, Laura Corradi intende smascherare il fervore neoliberista che indica come "diritti di riproduzione" quelli che in realtà sono privilegi geo-politici ed economici. Una riflessione sulle implicazioni etiche, biologiche e psicosociali delle nuove tecniche di riproduzione e sulla mercificazione dei corpi, in una prospettiva femminista. Il contesto sociale contemporaneo ha costruito un capzioso idealtipo, ben pubblicizzato dai media, quello della "donna che vuole un figlio a tutti i costi", che sembra giustificare l'omissione dei dati disponibili sugli aspetti negativi per la salute della madre e del feto da parte dell'industria medica e del suo indotto.
Prefazione di don Michele Aramini della Diocesi di Milano Il tema del "discernimento" occupa l'intero capitolo 8 dell'Amoris Laetitia. Esso mira ad "eviden- ziare gli elementi della vita che possono condurre a una maggior apertura al Vangelo del matrimonio nella sua pienezza" (293) Il breve scritto di don Piero Barberi ne sintetizza i punti essenziali e aiuta la formazione di un giudizio attraverso i seguenti punti :, Matrimonio ideale cristiano, Discernimento necessario per tutti, Finalità del discernimento, Chi deve accompagnare, Fidanzati, Invalidità del proprio matrimonio?, Sacramentalità del proprio matrimonio?, Amore coniugale, Separazione, Accompagnare le persone in situazioni imperfette, Comunione spirituale, Situazioni incompatibili, Divorziati risposati.
The increased life expectancy of the world population, due to better quality of life, hygiene-healthcare measures available to increasing numbers of people, and progressively expanding prevention efforts, raises new and serious challenges to which we must provide answers.
Greater longevity is also associated with an increase in morbidity with respect to other stages of life. In the elderly, these often manifest as multiple pathology, which complicate the situation of disability and dependence typical of old age.
Confronting this issue from a proper perspective requires solid ethical principles that allow the elderly and disabled to be treated as individuals in all their aspects, i.e. by respecting their dignity, providing human and material resources proportionate to their physical and psychological needs, and also facilitating the spiritual guidance that allows them to accept the loneliness, dependence, the disability itself and the event of death from a perspective of reason, which may relieve their suffering and open their hope to transcendence.
Dignity of the elderly and disabled
Post-modern society often experiences a distortion of the concept of human dignity. The influence of utilitarian theories and hedonist ethics leaves little or no room for the treatment and care of the disabled or elderly.
Dignity and usefulness often appear as closely related concepts, so that the first is inconceivable without the second. It seems that productivity (mainly economic) and the level of autonomy (applied in all senses) are what determine the level of personal dignity that might be attributed to someone.
An elderly person is increasingly more dependent and less productive, which would mean – if we hold to the above theories – a gradual loss of dignity that would make them less deserving of the resources allocated to their medical and psychological care, rehabilitation, daily assistance and spiritual guidance.
Unfortunately, this is not a new phenomenon in our post-modern society, and there are many sad events in history where man unduly takes it upon himself to decide who has dignity and who does not, favouring the former and penalising, enslaving or eliminating the latter.
While this is nothing new, the scale at which this phenomenon is occurring is, and is a challenge before which we cannot simply stand by and do nothing. Having dignity is peculiar to human beings, whether or not they are productive (in an economic sense). Having dignity is inherent to the person, whether or not they are dependent (even completely dependent). Therefore, considering the human person as a subject of dignity beyond their physical, mental or spiritual conditions is the opposite of that proposed by utilitarianism or hedonism.
Productivity, usefulness and level of well-being, postulates of post-modern society, turn the elderly and dependent into enemies. It is within this framework where arguments advocating euthanasia, eugenics and social marginalisation gather strength.
Similarly, there are more than a few elderly people who, endorsing these theories, try to live as if they were not old, i.e. sculpting their appearance to simulate the youthfulness of the past, adopting slogans that incite “dynamism” in old age, artificially promoting late fertility and motherhood (rather anachronistic), and even being pushed into experiencing youthful adventures, as a way of pretending what is not.
Old age, however, should be reclaimed as a stage, the last stage of life, which offers its own richness, not in any way inferior to the richness of other stages, just different.
dimensión espiritual en la vejez y la discapacidad trata la XXª Asamblea de la Academia Pontificia para la VidaIt is precisely in old age that the right circumstances occur to discover the value of human life aside from its productive capacity, client of consumerism or victim of hedonism.
The elderly man is a person, wiser than he was, and with a new perspective closer to looking towards transcendence. This, which the elderly have an opportunity to assess in their old age, is paradigmatic for the rest of society. The elderly and dependent bring awareness to the true value of existence beyond consumerism, productivity or the search for pleasure. This value is not the legacy of old age, though, but of wisdom, serenity of the mind, the perspective gained from experience and the need to provide answers to the basic questions of life: what am I? why am I? where am I going? why do I suffer? These represent a richness for all human beings, which the elderly person manifests with their dependent and limited way of living.
This stage can thus be defined as a prophetic time for every human being who, confronted with the purpose of their existence, is questioned about the meaning of their life, the hierarchy of their values and the urgency of their demands. Old age lays bare the depth of the person, who devoid of consumerist ties and pleasurable obsessions, asks himself in his solitude about his purpose and the reason for his existence.
Medical care in old age
Increased life expectancy in the elderly is changing the health care environment that they need. Living longer implies prolonging periods of dependence and increasing the likelihood that new chronic diseases will appear that complicate their care and require the dedication of major resources by healthcare systems.
Vascular diseases, hypertension, other cardiovascular problems, anaemia, eyesight and hearing problems, cognitive loss (especially memory loss), anxiety and depression, diabetes-related complications, obesity and smoking make up the framework of multiple pathologies that healthcare personnel must address in the treatment of the elderly.
Dementia cases are chronic and progressive in 30% of those affected, and only 10 % are reversible.
Alzheimer’s disease is one of the major causes of dementia in old age, and of death in people aged over 65 years.
In Italy, stroke is the second most common cause of dementia in the general population, and the third leading cause of death, after cardiovascular disease and cancer. Patients who survive these events show varying degrees of disability, which can make them completely dependent on a carer. This means a radical change in their lives, which will not allow them to return to their usual activities as normal.
Routine diagnosis of cognitive deficiencies in the elderly should be promoted to improve their treatment and future progress. Physiotherapy is a fundamental link in the chain of care for these patients, and should be properly coordinated with the other multidisciplinary interventions that will have to be adopted.
These situations of chronic disease are a challenge not only for the clinicians who must treat them, but also for carers, family members and professionals, who will require support and psychological-emotional training to enable them to confront very difficult and potentially long-lasting situations, in which the elderly or disabled person is cared for in a manner that their dignity as a person merits, by proper assistance, clinical support and spiritual guidance. The balance necessary in the way of caring for the elderly and disabled requires excellence in the quality of this care, which implies exhaustive exercise of care and attention to the anthropological complexity of the patient, in their physical, psychological and spiritual aspects.