Quali conseguenze comporta considerare la vita umana embrionale come materiale grezzo da "usare"? Che cosa accade se non riconosciamo la linea di demarcazione fra procreazione e produzione? Quali sono i limiti oltre i quali non deve spingersi il nostro tentativo di migliorare la condizione umana? Vogliamo davvero il "nuovo mondo" e il "nuovo uomo" che le scienze e la tecnologia possono creare? In una serie di riflessioni sulle più moderne sfide che provengono dalla medicina e dalla biologia e sulle implicazioni di carattere etico e giuridico che ne derivano (vendita di organi, rapporti interpersonali fra genitori e figli geneticamente modificati o addirittura donati), Leon Kass - a capo dal 2001 al 2005 del President's Council on Bioethics - analizza e valuta il tentativo di oltrepassare i naturali confini che sono stati assegnati all'uomo e di trasformare il suo corpo in uno strumento che risponde soltanto alla nostra volontà e ai nostri desideri. Siamo consapevoli degli abissi in cui uno scientismo lanciato in una corsa senza freni e scrupoli rischia di precipitarci?
Dobbiamo accettare l'eutanasia per le persone affette da malattie incurabili? Chi può decidere di porre fine alla vita di un uomo? Chi soffre di più, il malato o coloro che lo circondano? In un momento in cui l'eutanasia è al centro di un aspro dibattito anche nel nostro paese, Lucien Israël ci invita a riflettere, qualunque siano le nostre convinzioni e anche a costo di mettere in dubbio le opinioni più accreditate. Israël ha dedicato tutta la sua vita alla lotta contro il cancro, la sofferenza e la morte. Ha vinto tante battaglie, altre le ha perse e ha accompagnato molti esseri umani negli ultimi mesi e giorni della loro esistenza. Per lui l'eutanasia non è né un gesto d'umanità né un atto di compassione, ma un progetto che mette in discussione la professione medica e, più in generale, il legame simbolico tra le generazioni. Secondo Israël, non solo il medico ha il dovere di non arrendersi alla morte, ma deve anche infondere al suo paziente speranza, fiducia, voglia e forza di lottare. E anche quando la sua vita volgerà al termine, dovrà sempre trasmettergli il senso profondo della sua "arte", che è quello di "prendersi cura" di chi gli si affida.
Un medico di successo, una bella famiglia, una forma fisica da far invidia. Nel febbraio del 2002 Mario Melazzini pensa di essere un uomo realizzato. Ma quando sale in bicicletta per il suo allenamento quotidiano capisce che qualcosa non va. Il piede sinistro non risponde, il corpo gli disubbidisce. Comincia così il calvario della malattia. Ci vuole un anno per avere la diagnosi: è SLA, sclerosi laterale amiotrofica, una patologia degenerativa con la quale, mediamente, non si vive più di tre anni.
Il medico diventa malato e incontra sul suo cammino la sofferenza, la depressione, la paura, il desiderio di farla finita prima di finire come un vegetale. Ma poi reagisce. Capisce che la vita può essere ricca e interessante, nonostante la malattia. Anzi, anche «grazie» a essa.
La sua stessa professione acquista una nuova profondità. Ora, infatti, Mario vede le cose «dall’altra parte». Entra in contatto con decine di persone fragili e in compagnia di un cantautore famoso e di una badante rumena incomincia la sua più grande battaglia: quella contro la solitudine e l’abbandono che spesso accompagnano le patologie più gravi, contro quel sentimento di esclusione e di insignificanza che prima o dopo coglie tutti coloro che soffrono di handicap invalidanti. Adesso non vuole più morire, ma «godere ogni minuto del miracolo di essere vivo».
L'AUTORE
MARIO MELAZZINI (Pavia, 1958) è direttore dell’Unità operativa di Day Hospital Oncologico della Fondazione Maugeri IRCCS di Pavia. È affetto da sclerosi laterale amiotrofica e ricopre la carica di presidente nazionale dell’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica). È direttore scientifico del centro clinico Nemo della Fondazione Serena Azienda Ospedaliera Niguarda per la ricerca e la cura delle malattie neuromuscolari. Collabora inoltre con il centro ricerche «Sclerosi Laterale Amiotrofica» della Fondazione Maugeri.
MARCO PIAZZA, giornalista, è nato e vive a Roma. Ha lavorato per «Paese Sera», «La Sicilia», «Vita» e collabora attualmente con «Newton» e «Metro». È stato obiettore di coscienza e volontario dell’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare. Dal 2005 è responsabile della comunicazione della Fondazione Telethon.
Il bioeticista H. T. Engelhardt fa parte della nutrita schiera dei teorici contrattualisti che hanno come comune denominatore la concezione sociologica della persona, il rifiuto della metafisica e di norme morali universali. Non disdegna la dimensione della fede, ma nega l'opportunità d'avvalersi nel dibattito pubblico di premesse d'ordine teologico. Il libro individua le tappe del lento processo che portò al relativismo e allo scetticismo dilaganti nel pensiero engelhardtiano e più in generale nell'attuale cultura postmoderna. Giustifica, infine, la possibilità d'orientarsi, con l'uso della ragione, illuminata dalla fede, al raggiungimento delle verità basilari dell'esistenza e all'apertura ad un dialogo interculturale capace d'indirizzare responsabilmente l'accoglienza e la tutela di ogni essere umano.
Presentazione di mons. Elio Sgreccia Questo testo presenta gli argomenti affrontati dal primo Corso di Master in Bioetica avviato dalla Sezione Torinese della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale. Il metodo seguito è quello della interdisciplinarità che ha fatto incontrare, di fronte a fatti e problemi umani di grande rilievo, l'apporto della scienza sperimentale, la dimensione antropologica, la riflessione etica e giuridica. Un itinerario per affrontare tematiche cruciali come procreazione artificiale, aborto, cura al morente e eutanasia, restando dalla parte della vita.
Una riflessione sul fenomeno del pluralismo dei modelli in Bioetica e propone alcuni considerazioni sul pensiero di importanti Autori, fra i quali Platone, V.R. Potter, H.T. Engelhardt jr., J.F. Childress e T.L. Beauchamp. La Bioetica nasce come sforzo umano per discutere e trovare criteri etici che possano guidare l'agire dell'uomo sulla vita. Di Bioetica, tuttavia, si dovrebbe parlare non al singolare, ma al plurale, perche' ci sono diversi modelli di Bioetica, originati dalla molteplicita' di visioni sull'etica, sulla vita, sulla specificita' dell'essere umano e sulla sua posizione nel cosmo.
La questione contemporanea dell'eutanasia e oggi posta dentro un'altra questione, quella della tecnologia e del suo ambiguo potere.
Un testo di bioetica tra natura e cultura. Le sfide della bioetica ci costringono a ripensare, riconciliandoli, quelli che costituiscono pressoche' da sempre i termini privilegiati del discorso filosofico: la natura e la ragione, la liberta' e la storia. Non si puo' scindere la liberta' dalle sue condizioni naturali o storico-sociali; allo stesso modo non si puo' immaginare un approccio alla natura che non trovi nella ragione, nella liberta', nella storia, diciamo pure nella cultura, il tramite, attraverso il quale la natura stessa ci si schiude. Tutto cio' rilancia, questa almeno e' l'idea che sostiene i diversi capitoli di questo libro, una precisa opzione antropologica: la trascendenza dell'uomo, la sua irriducibilita' alla condizioni biologiche e socio-culturali della sua esistenza.
Il volume propone la rilettura di un interessante carteggio tra l'Autore e personalita' politiche di sinistra, di centro e di destra. Il volume propone la rilettura di un interessante carteggio tra Carlo Casini e personalita' politiche appartenenti alle diverse aree di sinistra, di centro e di destra, nell'arco di tempo compreso tra i primi segnali della dissoluzione del Partito Comunista e della Democrazia Cristiana da un lato e i nostri giorni, dall'altro. La rilettura proposta, pero', non si offre come sguardo sul passato, ma - anzi - a partire dallo spessore storico del carteggio, vuole orientare il presente e guardare al futuro. Gli scriti infatti sono collocati nella prospettiva della fondazione del Partito Democratico e del centenario delle Settimane Sociali dei cattolici italiani.
Un libro di attualità che getta una luce attenta, competente e appassionata sulla discussa legge 40, quella che regola la procreazione assistita in Italia e che è stata oggetto di un'aspra battaglia culminata nel referendum del 2005. Carlo Flamigni, una delle voci più autorevoli della comunità scientifica internazionale, si è battuto a lungo in favore di un approccio laico dello Stato in materia di procreatica, la scienza medica che aiuta la riproduzione umana, anche dopo il fallimento del suddetto referendum. Infatti negli ultimi anni ha svolto un'incessante attività di incontri, conferenze, divulgazione e sensibilizzazione a questi temi, sempre a contatto con la gente, direttamente o attraverso la televisione. Tutto questo è narrato nel presente libro che ha le caratteristiche di un vero diario di bordo, con racconti ed aneddoti del tutto personali, raffronti con le leggi di altri Paesi in materia, ma anche approfondimenti scientifici, per rendere più chiari i termini di una questione di cui molti parlano senza conoscerla a fondo. Da questo mosaico scaturisce un vero e proprio trattato sul significato e il valore della laicità.
Il testo vuole rappresentare una guida per chiunque - medico, psicologo, sacerdote, volontario - si accosti al malato grave in fase terminale.