La traccia lasciata da Martin Lutero e dalla sua Riforma nella cultura e nella società europea è così profonda che, senza i valori da lui ereditati, a cominciare dalla tolleranza religiosa, sarebbe per noi impossibile capire le lacerazioni che attraversano il mondo di oggi. Dentro questioni aperte come le guerre combattute in nome di Dio, il diritto alla libertà di culto, la crisi del primato della politica ritroviamo infatti le ragioni e gli esiti del conflitto che il monaco tedesco ingaggiò contro il papato romano. Il quinto centenario della celebre affissione delle 95 tesi sulle indulgenze sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg è quindi la giusta occasione per cercare di capire chi fu davvero Martin Lutero e per quale via giunse prima alla «scoperta del Vangelo» e poi a trovare nella «sola Scrittura» e nella «giustificazione per sola fede» le risposte alle domande che sgorgavano in lui dal sofferto e costante confronto con una Chiesa cattolica largamente dominata dal vizio e dalla corruzione. Indispensabile, a tale scopo, è questa esauriente ricognizione di Adriano Prosperi sull'opera e l'epoca di Lutero, condotta attraverso la rilettura dei suoi testi e una straordinaria conoscenza del contesto storico in cui furono concepiti, ma anche prestando ascolto e dando voce all'incessante tormento interiore di un uomo inquieto e indomito, che non volle mai ergersi a eroe o martire. Emergono così in una nuova luce tutti i momenti salienti di quell'avventura intellettuale e morale che contribuì in modo decisivo all'ingresso dell'Europa nell'età moderna. Il passaggio di Lutero nella storia della cristianità produsse ferite mai rimarginate e depositi preziosi, ancora oggi riconoscibili. Nell'immediato, la frattura dell'unità del popolo cristiano intorno all'idea stessa di Chiesa, che provocherà le guerre di religione. Ma oltre quel cupo scenario si affermò un nuovo modo di intendere il rapporto dell'uomo con Dio, con l'aldilà, con la liturgia, con la devozione e la carità. Vertice di tutto è l'individuo, la sua coscienza e la sua fede. È questa la rivoluzione di Lutero. E se il mondo scoperto a occidente erediterà il nome da Amerigo Vespucci, a lui spetta «il merito della scoperta della libertà come vero orizzonte del cristianesimo europeo».
Attraverso abbozzi di diari, articoli di giornale e scambi epistolari, il libro ripercorre la vita di Don Filippo Di Grazia senza scadere in un asettico resoconto di eventi o, ancora peggio, in un’agiografia epurata da difetti ed errori. L’esperienza con Don Oreste Benzi, la collaborazione con Maria Massani, l’ordinazione a sacerdote, i numerosi viaggi e l’insegnamento in Terra Santa sono solo alcune delle tappe fondamentali della intensa vita di Don Filippo. Se la precoce vocazione all’insegnamento e all’educazione, seguita in età matura dall’ordinazione a sacerdote, mettono in luce il suo desiderio di dedicarsi agli altri, le sue lettere ci parlano di un uomo che non ha mai rinunciato alla sua libertà di pensiero ed azione. Un intellettuale che si è battuto per coniugare l’ortodossia e la norma alla concreta vita che incrociava ogni giorno nelle confidenze dei suoi discepoli spirituali. Un sacerdote che ha sempre rispettato il voto di obbedienza verso l’autorità senza mai rinunciare alle sue convinzioni. Un uomo che ci ha lasciato – anche tra le righe di queste pagine – uno spunto di riflessione, una polemica costruttiva, un insegnamento intelligente e pratico.
In un periodo storico nel quale non è chiaro quali siano i percorsi ecclesiali e teologici da intraprendere, il pensiero di Paolo De Benedetti (1927-2016) è essenziale e provocante. Mette in dubbio la logica occidentale nel fare Teologia. La mette in crisi e ci mette in crisi. Costringe chi lo ascolta a non essere banale nel parlare di Dio, della Bibbia, della fede e della vita. Nel leggere le Scritture Paolo De Benedetti spinge l’intercolutore a non fermarsi mai al primo “senso”, ma ad andare sempre oltre, fino ad arrivare al “settantunesimo senso”, cioè al “proprio” senso. Per De Benedetti la realtà della fede è misteriosa e sfuggente. Come il volto di Dio, che si mostra ma nello stesso tempo si nasconde, in un gioco quasi sempre incomprensibile. Le pagine di questo piccolo libro rileggono la vicenda esistenziale di Paolo De Benedetti come vicenda teologico- ecclesiale capace di aprire nuove piste di riflessione e di azione.
Minore di otto fratelli, Javier Echevarría Rodríguez nasce il 14 giugno 1932 a Madrid (Spagna). Destinatario, nel corso degli anni, di una stima e di una fiducia sempre maggiori da parte di Josemaría Escrivá, fondatore dell'Opus Dei, Javier è da lui scelto come segretario personale. Nel 1994 prenderà il timone della Prelatura, che terrà per 22 anni fino alla morte, nel 2016.
Una vita nel silenzio è la storia vera di una piccola grande donna, Adelaide Roncalli (1937 - 2014), la veggente di Ghiaie di Bonate. La sua esistenza si è dipanata per 77 anni nel nascondimento; penetrare quel segreto significa addentrarsi nel Messaggio stesso che Maria, Regina della Famiglia, le aveva donato nel maggio 1944, un Messaggio che Adelaide ha trasformato in vita concreta: bontà, ubbidienza, rispetto verso tutti, sincerità e – soprattutto – preghiera, una preghiera incessante che è stata il respiro di ogni suo istante. Le molteplici testimonianze di coloro che l'hanno conosciuta, raccolte in queste pagine, concorrono in modo univoco a descrivere una donna di profonda fede e di grande amore per la Chiesa, riservata, serena, discretissima sui fatti del 1944 e che, come Bernardetta di Lourdes e suor Lucia di Fatima, non fece mai nulla per mettersi in mostra. Una vera Testimone di Maria.
La caratteristica di Armida Barelli, come ricordava padre Agostino Gemelli, è stata la fede; una fede semplice e audace, autentica e confidente, forte e tenera, capace di dare forma a tutta la sua vita ricca di opere, di incontri, di viaggi, di iniziative creative, di gioie e di dolori. La sua preghiera è quella di una donna appassionata, che segue il Signore vivendo nel mondo e che, per questo, impara a contemplare la presenza di Dio nei solchi della storia, nelle vicende della sua vita, del suo paese, della Chiesa. Le sue parole possono aiutare anche noi a pregare, vivendo da cristiani nel tempo che Dio oggi ci dona.
Queste pagine che leggerete sono il racconto a tre firme degli ultimi due anni di questa nuova avventura umana e spirituale di Joseph Ratzinger- Benedetto XVI . É il racconto di soli due anni perché ACI STAMPA, parte della grande famiglia ACI-EWTN, è nata solo due anni fa, nel febbraio del 2015. E i primi articoli erano dedicati pro-prio a Benedetto XVI per ovvi motivi di ricorrenze. Abbiamo scelto l'ordine cronologico per permettere di seguire meglio lo sviluppo di que-sto "magistero aggiunto" di Benedetto XVI. Non passa mese in cui non ci sia qualche bella notizia di e su Benedetto XVI. Ed è questo il nostro modo di augurare al Papa Emerito Ad Multos Annos per il suoi 90 in-tensi e ricchi anni. "La pubblicazione merita una particolare attenzione per i contenuti che ci rendono in ma-niera giornalistica, quindi vivace, ma allo stesso tempo ben informata, la vita di Papa Be-nedetto nel periodo di tempo preso in considerazione. I nostri giornalisti, infatti, non han-no tralasciato di seguire il Papa Emerito nelle sue discrete e limitate apparizioni in pubbli-co, hanno dato notizia delle iniziative di studio e di ricerca sul pensiero del fine teologo e straordinario uomo di cultura, hanno dato conto dell'attività dei suoi ex allievi, dell'inaugurazione della biblioteca a Lui dedicata al Collegio Teutonico, dell'assegnazione del premio Ratzinger ad illustri teologi, della sua vita di preghiera sem-plice eppure tanto ricca davanti a quel mistero di Dio che Egli ha indagato, con la totalità della sua mente e del suo cuore, per tutta la vita". Dalla Prefazione di Sua Eccellenza monsignor Georg Gänswein Prefetto della Casa Pon-tificia e segretario particolare del Papa Emerito Benedetto XVI)
A quattrocento anni dalla nascita, il romanzo di Bruna Peyrot e Massimo Gnone ripercorre, integrando alcune fonti storiche, la straordinaria vicenda, a metà tra mito e storia, del montanaro-condottiero Giosuè Gianavello che con strategica ostinazione lottò in difesa delle "eretiche" comunità valdesi del Piemonte dalle persecuzioni armate dei Duchi di Savoia. Piccolo proprietario contadino con il ruolo di anziano di chiesa nel Concistoro di Rorà, in val Pellice, nel Piemonte occidentale, Giosuè Gianavello si trasformò lentamente in «bandito» sia in quanto si batté in difesa delle popolazioni valdesi vessate dai Savoia sia, rispetto alla sua stessa comunità, in quanto il suo esilio fu lo scotto per una pace dopo cento anni di persecuzioni. Convinto credente e abile stratega, uomo comune ed eccezionale a un tempo, la sua vicenda illustra la complessità di un periodo storico - la seconda metà del Seicento, il «secolo di ferro» - in cui le Valli valdesi, a un tiro di moschetto da Torino, erano diventate territorio disputato dalle potenze dell'epoca, prima tra tutte la Francia del re Sole.
Che cosa è il protestantesimo? Chi lo ha inventato? Perché? Che conseguenze ha avuto? È vero che cattolici e protestanti sono "avversari"? E che Lutero ce l'aveva con il Papa? E che ha fatto la guerra ai contadini? E che non celebrava l'Eucaristia e il sacramento della Confessione? Un racconto attento e fresco, che coglie i temi centrali della vicenda del protestantesimo nelle sue origini e che accompagna il lettore in un viaggio lungo i quarant'anni che videro cambiare completamente la fede in Occidente e nel cristianesimo. Un libro giocato con tono spigliato e linguaggio immediato, per introdurre anche i meno addentro alla storia e alla teologia su un tema che oggi è significativo, quello del dialogo ecumenico e del rapporto che papa Francesco sottolinea molto con il mondo protestante.
Attraverso le storie di tante persone, ma soprattutto attraverso se stessa, Annalisa racconta il dolore e gli errori, l'elaborazione del lutto e la forza. Un successo di tutti e per tutti. Annalisa è in macchina, di ritorno da Lione, dove ha vissuto il suo più grande successo sportivo dopo le olimpiadi. Sta affrontando una crisi, personale e di coppia. Un simbolico viaggio durante il quale comprende la fine del suo matrimonio, non solo nell'esaurirsi del legame emotivo, ma anche nella necessità di staccarsi completamente da quella vita per ricostruirsi e cercare la gioia che si è accorta mancarle totalmente. Da questa immagine, da questo forte dolore, inizia per Annalisa un viaggio, un errare tra le vicende delle persone che incontra lungo il suo cammino professionale e personale. Cinque storie che si intrecciano con la sua personale rinascita, passata necessariamente attraverso le fasi di elaborazione del lutto.
Madre Yvonne Aimée era una religiosa agostiniana che visse a Malestroit dal 1927 al 1951. Per le sue grandi capacità organizzative divenne superiora del convento-ospedale e promotrice di un progetto per l'istituzione di una clinica moderna. Considerata un'eroina della resistenza, fu decorata a diverse riprese. Numerosi furono i fenomeni soprannaturali che segnarono la vita di questa religiosa, tra cui bilocazione, stigmatizzazione, premonizioni e xenoglossalia. La loro autenticità fu riconosciuta dal vescovo di Bayeux e Lisieux dell'epoca.
Itala Mela nasce il 28 agosto 1904 a La Spezia. Nel 1915 riceve la Prima Comunione e la Cresima. Dopo aver conseguito la licenza liceale, Itala si iscrive alla facoltà di lettere dell'università di Genova. L'11 novembre 1922 si trasferisce nel capoluogo ligure. Entra in contatto con la FUCI e intraprende un serio cammino di conversione. Nell'estate del 1924 mentre prega nella chiesa di Nostra Signora della Salute, ha come un'ispirazione interiore che la spinge alla vita religiosa: nel giugno 1925, Itala fa voto di verginità. Nel novembre 1926 si laurea con il massimo dei voti. Inizia l'insegnamento in un istituto tecnico di Pontremoli (MS). Nella primavera dell'anno successivo Itala ha la sua prima intensa esperienza mistica: comincia un cammino di intimo rapporto con Dio in cui scopre (3 agosto 1928) la sua personale vocazione di far conoscere il mistero dell'Inabitazione della Santissima Trinità. Itala ottiene una cattedra d'insegnamento a Milano. Gravi problemi di salute in quel periodo la costringono a desistere dal suo sogno di entrare in monastero. La sua situazione di salute andrà sempre più peggiorando, compromettendo anche il suo insegnamento. Nel 1931 Itala diventa oblata benedettina. Deve ritornare nella sua famiglia a La Spezia. Continua con molta difficoltà a insegnare, ma a settembre del 1938 deve rinunciare all'insegnamento. Durante la guerra, insieme a suo padre, si trasferisce a Barbarasco, frazione di Tresana (MS). I Mela tornano definitivamente a casa a La Spezia il 31 agosto 1945. Itala, nonostante la salute precaria, entra a far parte del Movimento dei Laureati Cattolici. Muore il 29 aprile 1957.