
Nel centenario della morte di don Carlo San Martino (1844-1919), prete ambrosiano che ha dedicato la sua vita alla difesa dei bambini e all'educazione dei giovani, pubblichiamo il volume che ripercorre la sua storia e quella dell'opera da lui fondata. Infatti nel 1885, grazie al sostegno di amici e benefattori, anche della borghesia milanese, don Carlo fonda il Pio Istituto pei Figli della Provvidenza per accogliere i minori soli, abbandonati o maltrattati. I giornali dell'epoca parleranno di lui e del suo instancabile lavoro di prevenzione e difesa dei piccoli. Riceve la visita della Regina Margherita di Savoia e incarichi dal governo. Apre tre case a Milano, Rigola e Montano Lucino. Si circonda di collaboratori per educare e istruire i «suoi» ragazzi. Crea l'ordine religioso Ancelle della Provvidenza. Attraversa gli anni difficili della guerra (1915-1918), ma continuerà la sua opera instancabile. Altri continueranno dopo di lui. Il Pio Istituto vive ancora: le case sono diventate scuole dove oggi si educa e si insegna secondo i valori formativi da lui vissuti e indicati.
A quasi cento anni dalla morte di Teresa di Los Andes, offriamo al lettore una biografia agile e dalla lettura scorrevole, che entra nel vivo della quotidianità della giovane Carmelitana cilena e segue gli sviluppi della sua storia d'amore con Cristo. È una vita come tante altre, la sua, ma con quel qualcosa di speciale che fa di un uomo un santo. Ne sono testimonianza il Diario e le Lettere a cui si è fatto ampiamente ricorso.
Leonia, divenuta suor Francesca Teresa alla Visitazione di Caen, è sorella di Teresa di Lisieux. Delle cinque sorelle Martin, è quella che ha avuto il percorso più difficile. Tuttavia, è lei che ha compreso meglio la dottrina spirituale della piccola Teresa. Con tutti i suoi limiti, insuccessi e ferite, Leonia visse e praticò così bene la via dell'abbandono a Dio, appresa alla scuola di san Francesco di Sales, che nel tempo ne fu trasformata. Le meditazioni qui proposte sono un vero cammino di vita, di rinascita e di pace interiore alla sequela di Leonia.
Jacques non è un personaggio di fantasia. È nato a Saint-Germainen-Laye il 6 aprile 1930 ed è morto a Parigi, sulla ghigliottina, il 1° ottobre 1957. Jacques Fesch, in nome di una conversione avvenuta in carcere, divenne presto un caso. Curzia Ferrari non si lascia catturare dal déjà vu: con una successione di colpi di scena, passiamo dalla vita provinciale di una famiglia borghese e piuttosto disunita al luccicore dei bistrot parigini, dove Jacques coltiva una speciale inclinazione per il jazz; vivace è anche il suo amore per la natura, pur nell’inferno del denaro di cui non può fare a meno. Del resto, suo padre Georges è proprietario di una banca, e il tema dell’argent è uno dei fili conduttori del libro. Tormentato dal dèmone dell’oro, Jacques organizza un colpo di mano, e lì – nel sangue di un poliziotto ucciso durante la fuga –, vede chiudersi i propri giorni in qualità di uomo libero.
Nei tre anni di reclusione nella prigione de «La Santé» prende gradatamente fisionomia una profonda ricerca di Dio. Il sigillo lo metterà l’arcivescovo di Parigi che nel 1987 aprirà la causa di beatificazione. Ma Dio non era già forse nelle stravaganze cercate e respinte da Jacques? E Dio non è forse nella sua serena accettazione della pena di morte, voluta soprattutto dal potentissimo Sindacato di Polizia francese? Ce lo lasciano intuire alcuni passi del libro – e questo è uno degli elementi che lo rendono affascinante, di irrefutabile apertura ai misteri dell’Oltre.
Il libro "Vita fuoco passione divina. Istanze profetiche in Primo Mazzolari" intende rendere omaggio alla figura di questo straordinario sacerdote parroco, scrittore, e uomo toccato nell'intimo dallo Spirito, in occasione del sessantesimo anniversario della sua morte avvenuta il 12 aprile 1959. La visita di Papa Francesco alla sua tomba il 20 giugno 2017, è stato il gesto che ha confermato la caratura profetica della "tromba dello Spirito Santo in terra mantovana" come lo definì un altro papa, San Giovanni XXIII. La straordinaria capacità di sintesi tra parola di Dio e vita e tra Vangelo e storia, sono state le linee portanti del suo essere stato pastore con l'odore della pecore e profeta di pace e fraternità, rendendo credibile la "rivoluzione cristiana".
A 25 anni dal martirio di Padre Pino Puglisi, che cosa rimane della sua eredità umana, pastorale e spirituale? A tale domanda vuole rispondere questo saggio di mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo. Lo fa naturalmente alla luce della recente visita di papa Francesco a Palermo, in cui il Pontefice idealmente ha consegnato il martire di Brancaccio a tutta la Chiesa. Accogliere e riconoscere il martire significa accogliere e riconoscere la Parola di Cristo che si fa presenza concreta nella storia degli uomini. Padre Pino Puglisi, nota l’autore, non è stato un “prete anti-mafia”, ma un uomo, un cristiano, un sacerdote che ha vissuto fino in fondo il Vangelo là dove il Signore l’ha voluto. E questo, come traspare anche dagli interrogatori dei mandanti e dei suoi assassini, ha dato fastidio alla mafia. La buona strada del Vangelo, la beatitudine della mitezza, incarnata da Puglisi, ha letteralmente “destabilizzato” la mentalità mafiosa.
«Lei mi guardava e io comprendevo, in una comunicazione che non so descrivere, che quello che vedevo era il volto della pienezza umana, il mio volto, il volto di ogni essere umano, l'umanità realizzata nel compimento delle sue infinite possibilità, il divino nell'umano, la gioia del creatore. Poi lei cominciò a parlare e mi disse: Sono venuta ad insegnarvi la via della felicità sulla terra». Il 4 giugno 1947 avvenne la prima delle ottanta apparizioni che cambiarono la vita di Angela Volpini, allora bambina e oggi donna e guida di molti: in quelle visioni, l'idea classica di un Dio onnipotente che dall'alto distribuisce gioie e dolori agli uomini viene ribaltata. Nell'esperienza di Angela, Maria annuncia che la storia dell'uomo è cambiata: Dio ci ha dato tutto, spetta a noi portare a compimento il dono della vita e dell'amore. In questo libro, il vaticanista di Repubblica Paolo Rodari rivive con Angela Volpini i nove anni delle apparizioni, e riassume il messaggio in sei semplici passi che ognuno può percorrere per essere felice.
Guadalupe Ortiz de Landázuri è sempre stata un’anticipatrice. Unica ragazza tra gli allievi del Colegio di Tetuán, una delle cinque donne che nel 1933 si iscrissero alla facoltà di Chimica dell’Università Centrale di Madrid e una delle prime che affiancarono san Josemaría Escrivá nel suo impegno di diffondere la chia mata universale dei cristiani alla santità.
Attraversò l’oceano per portarne il messaggio in Messico. Tornata in Spagna, discusse la tesi di dottorato e si occupò di insegnamento e di ricerca.
Un decreto di papa Francesco l’ha designata a essere la prima donna dell’Opus Dei che sale agli altari.
In tempi, come quelli attuali, di ardua armonizzazione fra lavoro e vita famigliare, ma anche di grandi opportunità per la donna, la sua vita si offre come esempio per trovare una via verso la santità.
Accanto a Teresa, "la più grande santa dei tempi moderni", e ai suoi genitori Luigi e Zelia, prima coppia canonizzata dalla Chiesa, Leonia Martin potrebbe essere vista come il brutto anatroccolo. Bambina sempre ammalata, di spirito poco sveglio e dal carattere difficile, accumula insuccessi su insuccessi. Rimandata dalla scuola e uscita poi ben tre volte dai monasteri in cui era entrata, riesce a entrare definitivamente alla Visitazione di Caen solo all'età di trentasei anni. Ma sono proprio le sue fragilità e i suoi insuccessi che condurranno Leonia, in religione suor Francesca Teresa, sulla via di una santità umile e gioiosa.
Il dolore per la perdita di un proprio caro, se da un lato lacera il cuore, dall’altro spalanca le nostre coscienze e ci porta a prestare attenzione non solo ad informazioni veicolate dai cinque sensi, ma anche a ciò che percepiamo con le nostre intuizioni, col nostro senso spirituale. Dare “voce” alla sofferenza non costituisce soltanto un antidoto alla disperazione, ma piuttosto, la possibilità di narrare la propria storia, di rendere testimonianza, certificare, “creare” fede, costituire dunque, un modello esemplificativo di rinascita. Le storie qui presentate sono la testimonianza di sette mamme che lungo il percorso impervio del dolore hanno riabbracciato la speranza, grazie anche all’aiuto di motivazioni e spiegazioni di ordine religioso e spirituale.
Note sull'autore
Marina Alessandra Intelisano e sociologa sanitaria-relazionale e psicodrammatista. Ecotuner. Svolge attivita di educazione e promozione alla salute nelle scuole e nelle strutture territoriali. E autrice di libri e sceneggiature teatrali.
Il personaggio di Malachia deve la sua celebrità soprattutto alle profezie sui papi che gli vengono attribuite: una serie di brevi oracoli che descrivono i papi e la successione dei pontificati. - Queste profezie sono attendibili? Malachia è il vero autore o si tratta di un clamoroso falso? - Il libro si focalizza sulla grande riscoperta delle Profezie di Malachia in seguito all’elezione di Papa Francesco e vaglia tutte le documentazioni, fino a formulare interessanti ipotesi sul destino del mondo e della Chiesa.
Il 5 dicembre 2017, nel tardo pomeriggio, Jean d'Ormesson detta alla sua segretaria le ultime righe del suo ultimo libro. Poi cena, tranquillamente, beve il suo cognac e va a dormire. Non si sveglierà più. Cosciente di aver concluso la sua trentottesima e ultima opera, "Una preghiera infinita", può alla fine allontanarsi da questo mondo che tanto gli ha dato. La sua ultima opera, il suo testamento filosofico e letterario, mette il punto finale a una riflessione che per anni questo autore gentile e discreto ha generosamente e sapientemente offerto ai lettori, che tanto lo hanno amato, e che ha offerto una serie di possibili risposte alle domande più fondamentali dell'essere umano: chi siamo? da dove veniamo? che cosa ci facciamo qui?