Identità diaconale e i suoi compiti sono gli interrogativi introno ai quali si concentra la ricerca attingendo alla categoria di status. Dopo aver evidenziato l’evoluzione storica dai dati scritturistici, al Concilio Vaticano II fino ai pronunciamenti più recenti, si analizzano i documenti relativi alla formazione e come il diaconato permanente sia stato implementato in alcune Diocesi italiane, scelte a titolo esemplificativo. Infine, si cerca di tratteggiare alcuni nuclei tematici per approdare ad una comprensione dello statuto personale e funzionale.
Nel tentativo di ricomporre la storica divisione tra Diritto e Liturgia e rendere la partecipazione ecclesiale al Mistero di Cristo anche personalmente efficace, l’autore si propone di dare nuovo slancio al Diritto liturgico con un cambiamento di prospettiva che trova nella Liturgia la logica (teologia), nel Diritto canonico il metodo e nell’actio l’oggetto. Il superamento dei tentativi finora risultati inefficaci porta a considerare il Diritto liturgico, in senso personalista, come un “fenomeno”e non come il sottoinsieme di una distinta “disciplina”.
L'attuazione di modelli di perequazione finanziaria de mutuo subsidio nelle strutture organizzative della Chiesa assume, specialmente all'indomani del Concilio Vaticano II, una valenza prioritaria. In tale quadro il can. 1271 CIC 1983 positivizza un'inedita forma di introito verticale di flussi finanziari per la carità del Romano Pontefice. Questo modello, che si affianca all'Obolo di San Pietro, rinvia all'antica pratica paolina delle collette nelle comunità cristiane delle origini e al tema della sollicitudo omnium ecclesiarum, ma esprime anche la necessità di estendere il perimetro concettuale della caritas agli uffici centrali di governo della Sede Apostolica. La norma, una novità del nuovo Codex, pone tuttavia problemi giuridici di non facile soluzione. In armonia con i principi conciliari di compartecipazione, sussidiarietà e corresponsabilità, riepiloga il principio-fine della caritas, ma richiede innovativi paradigmi di metodo nell'organizzare le «strutture» in sintonia con gli standard internazionali di razionalità, efficienza e trasparenza della gestione dei flussi finanziari nelle dinamiche di transito centro-periferiche.
Il CIC del 1983 ha segnato un passaggio dalle "res" (per quanto divine) alle persone: un passaggio di tutta evidenza nel Processo di nullità matrimoniale, e a maggior ragione oggi, dopo la sua riforma. Sarebbe, tuttavia, limitante (ed ingenuo) pensare che si tratti soltanto di un diverso modo di operare: porre la persona "al centro", infatti, esige un cambio non di equilibri ma di struttura, non del Processo soltanto, ma dell'intero Ordinamento giuridico. Guardare alla persona, ascoltare la persona... conoscerla in quanto "persona" non è più opzionale, neppure per il giurista. Si apre così l'ampio orizzonte dell'Antropologia che i canonisti non dovranno solo "supporre" ma "praticare" in prima persona.
La dissertazione si prefigge lo scopo di evidenziare la concezione di consacrazione religiosa elaborata dal canonista francescano A. Boni (1927-2014) negli anni successivi al Vaticano II. La tesi è composta da una nota biografica iniziale e da quattro appendici finali; il suo corpus è articolato in tre capitoli ai quali seguono le conclusioni.
Lo studio analizza, nelle sue varie implicazioni, la ratio administrationis, prevista come obbligo generale per tutti gli amministratori (ordinati o laici), di cui al can. 1284 §2, n. 8 del Codice di diritto canonico della Chiesa latina. Un istituto capace di realizzare e coniugare insieme: controllo di conformità alle norme canoniche e civili, responsabilizzazione degli amministratori e corresponsabilità ecclesiale, credibilità dell'istituzione, tenendo insieme trasparenza e riservatezza.
In un tempo così complesso la Chiesa è chiamata a una particolare premura nei confronti di chi ha vissuto lo sgretolarsi dei propri sogni sulla vita coniugale.
Il presente volume è uno strumento utile a riflettere sul contenuto del «Motu proprio» Mitis Iudex Dominus Iesus emanato da Papa Francesco nel 2015 con un particolare riferimento alla parte centrale in cui è presente il discorso ai Vescovi sulla costruzione di un ponte giuridico-pastorale secondo la riforma del processo ordinario e del processo breve.
In questo numero la parte monografica è dedicata al tema dei Concordati nel Terzo millennio, con contributi di Romeo Astorri, Carlo Cardia, Giuseppe Dalla Torre, Pasquale Lillo, Roland Minnerath, Andrea Zanotti. La rivista presenta inoltre un intervento del Card. Francesco Coccopalmerio sul tema del consiglio pastorale parrocchiale e contributi dei professori Massimo del Pozzo e Giuliano Brugnotto.
Questa ricerca parte dal can. 705 CCEO per rientrare nella vita della Chiesa e nei rapporti tra le Chiese, e quindi scrutare il ruolo dell'altare negli sforzi per l'unità dei cristiani, legati dall'unica eucaristia e dall'unico Cristo. L'intento dell'autrice è quello di far divenire il diritto ecclesiale diritto di vita e diritto vivo, legando il diritto e l'altare con la vita dei cristiani che si dedicano alla piena unità; un appello affinché la pietra, e l'altare di pietra, divengano un richiamo chiaro all'unità degli uomini e al "cuore di carne" della chiesa universale.
Fin dall’epoca carolingia – con Rabano Mauro e Alcuino di York – la Chiesa è intervenuta sulla formazione intellettuale dei sacerdoti e dei religiosi. Questo tema è stato approfondito dai Concili (Trento e Vaticano II). Decisivo è stato il contributo di papa Benedetto e di papa Francesco.
Questo testo è il primo nel suo genere: ripercorre l’attenzione che Frati Predicatori, i Domenicani, hanno avuto per la formazione intellettuale. Questa non è né un mero apprendimento di nozioni, né un esercizio accademico di dialettica o di retorica, né è destinata all’erudizione.
San Domenico ha considerato lo studio come il mezzo privilegiato per realizzare il fine della predicazione del Vangelo, anche sulla scorta di Gregorio Magno: «Così i libri sono le nostre armi, e senza i libri nessun frate potrebbe affrontare con successo la predicazione o l’ascolto delle confessioni». Padre Daniele Drago – sotto più punti di vista, storico, giuridico-canonico, ecclesiologico – descrive il ruolo di chi è deputato alla formazione spirituale, religiosa e umana dei giovani frati.
Daniele Drago - Daniele Drago è sacerdote domenicano, dottore in Giurisprudenza e Diritto canonico. Insegna materie giuridiche alla Facoltà di Teologia di Bologna e a Roma presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino in Urbe. È giudice presso il Tribunale ecclesiastico di Bologna e quello di Roma. È maestro dei frati novizi domenicani nel Convento di Santa Maria delle Grazie a Milano.
Il volume intende offrire una disamina dei numerosi interventi normativi adottati, negli ultimi anni, dalla Chiesa cattolica contro mafie e corruzione. In assenza di una normativa di carattere universale, tale impegno si è finora tradotto nell'emanazione di "normative canoniche antimafia" da parte delle Chiese particolari che, in molti casi, hanno rappresentato il risultato di direttive comuni elaborate d'intesa tra i Vescovi delle relative Conferenze Episcopali Regionali. Soprattutto le Diocesi del Mezzogiorno d'Italia si sono così munite di apposite disposizioni dirette a prevenire le possibili infiltrazioni del crimine organizzato nelle associazioni ecclesiali, anche attraverso la comminazione di specifiche sanzioni per gli affiliati alle cosche. Particolarmente rilevante è stata, inoltre, la produzione normativa in tema di feste religiose, materia che investe la dinamica dei rapporti tra ordinamento canonico e ordinamento statuale, entrambi chiamati, seppure da prospettive diverse, «alla reciproca collaborazione per la promozione dell'uomo e il bene del Paese» anche attraverso la previsione di un'adeguata azione di contrasto al crimine organizzato e al fenomeno corruttivo.