
Questo testo, la cui stesura risale a un periodo compreso tra l'ottobre e il novembre 2001 (Pierre Bourdieu è morto il 23 gennaio 2002) ma su cui lavorava da parecchi anni, è stato concepito durante le lezioni al Collège de France. Bourdieu aveva deciso di tenere il suo ultimo corso sottomettendosi in prima persona, quasi un'ultima sfida, all'esercizio della riflessività, che in tutta la sua vita aveva eretto a uno dei preliminari indispensabili della ricerca scientifica. Bourdieu non costruisce però un'autobiografia, genere che aborriva giudicandolo falso, ma un vero e proprio studio delle costellazioni di gusto, delle pratiche culturali e delle strategie professionali che ne avevano formato la traiettoria sociale.
Achenbach presenta una serie di riflessioni filosofiche sul tema della quiete, che consiste sì nella tranquillità dell'animo, ma anche in una certa dose di indifferenza e di leggerezza, in un misurato equilibrio delle passioni e in una consapevole accettazione del proprio destino, così che proprio la quiete interiore, intesa come assenza di turbamento diventa la condizione per la felicità, se non addirittura la felicità stessa. Un pensiero, questo, che ha origine nella Stoa, del cui spirito è impregnato tutto il libro di Achenbach, per il quale la filosofia stoica "è la saggezza di una coscienza che presta attenzione alla vita", "uno sforzo teso alla riuscita della vita", e ancora è "la moderazione degli affetti che solitamente ci spingono di qua e di là".
In questa storia del spagnolo l'Autore colma una lacuna, un oblio ingiustificato verso gli autori ispanici che si può cogliere semplicemente sfogliando i grandi libri filosofici; come sottolinea Fernando Savater, autore della prefazione a questo libro, l'attenzione è maggiormente rivolta ad autori e filosofi francesi, tedeschi, inglesi. Questa sintetica storia del pensiero spagnolo che, partendo dalla generazione del 1898, annovera anche figure di filosofi-poeti tra cui A. Machado, senza trascurare la ricostruzione delle varie tradizioni culturali – catalana, basca, castigliana – le scuole (quella di Madrid e di Barcelona), la drammatica esperienza dell’esilio in paesi latinoamericani di gran parte degli intellettuali (tra cui Gaos, Zambrano, Nicol ,García Bacca, Ferrater Mora) negli anni bui del franchismo, sullo sfondo degli eventi socio-politici del XX secolo. Prefazione di Fernando Savater
GLI AUTORI
Ordinario di Filosofia Morale presso l’Università di Trieste, ha dedicato numerosi saggi all’ispanismo filosofico. Tra i libri più recenti: Introduzione a Ortega Y Gasset (Laterza, Bari 1996). Introduzione a Unamuno (Laterza, Bari 2001). Per Marietti ha curato l’edizione italiana di Ortega y Gasset, Cos’è filosofia e di Zubiri, Luomo e Dio.
Questo volume è un'introduzione al pensiero di uno dei massimi esponenti della filosofia cattolica del Novecento, Jacques Maritain. Attraverso la ricostruzione dell'itinerario biografico vengono analizzate le tappe più significative della formazione intellettuale ed etico-religiosa del filosofo francese, in cui gioca un ruolo particolare il confronto con la filosofia ed il pensiero teologico di San Tommaso. Con attenzione critica, l'autrice pone al centro del volume quella riflessione antropologica che fonda il nuovo "umanesimo cristiano" proposto da Maritain contro le ideologie secolarizzate e nichiliste che sembrano contrassegnare il destino del mondo contemporaneo.
Il presente volume è un'introduzione all'antropologia di Robert Spaemann, una figura importante nel panorama filosofico attuale, capace di ricollegarsi alla tradizione classica pur conoscendo bene la filosofia moderna. Nato a Berlino, il nostro autore appartiene a quel movimento di pensiero, sorto in Germania nella seconda metà del XX secolo, che si è proposto di riabilitare il paradigma aristotelico della riflessione. Il testo presenta, nella prima parte, un approccio al problema dell'antropologia filosofica, evidenziando le difficoltà di una considerazione teorica unitaria dell'essere umano e confrontando la posizione di Spaemann con quella di Joseph de Finance e Paul Ricoeur.
Il presente volume contiene un'ampia riflessione sulla condizione esistenziale dell'uomo contemporaneo: egli è davvero debole di fronte a tutte le forze che sembrano agire contro di lui? L'Autore, partendo da quelli che lui definisce i "tre massimi sistemi", Cattolicesimo, Marxismo e Psicoanalisi, analizza i rapporti di analogia e di divergenza tra i saperi e l'influsso da essi esercitato sull'uomo. Attraverso un excursus filosofico egli evidenzia la debolezza del pensiero laico moderno e il carattere consolatorio della cultura, la cui divulgazione costituisce la sfida di una nuova utopia. La visione Utopistica dell'Autore si manifesta nella ricerca, svolta su differenti piani di realtà, di tutti quegli elementi culturali che abbiano un significato unitario e valgano ad avvicinare le molteplici e differenti proposizioni del sapere umanistico e, in ultima analisi, a riavvicinare l'Io all'Altro.
Le tesi filosofiche sostenute da Karl Popper sono state da lui stesso etichettate con la formula realismo critico ed esposte come "completamento del criticismo kantiano". Popper, inoltre, si è presentato anche come il teorico del fallibilismo. Il fallibilismo, ha scritto, "non è nient'altro che il non-sapere socratico". Infine, egli ha affermato di essere "sempre stato un filosofo del senso comune". I meriti del senso comune, secondo Popper, sono molteplici. Infatti, ad esempio, ha privilegiato il realismo, l'indeterminismo e la teoria e la teoria della verità come corrispondenza. "Il senso comune egli scrive - è in tutte le situazioni problematiche il consigliere più valido e più affidabile. Esso però non è sempre affidabile; e qualora si affrontino problemi di teoria della conoscenza è allora della massima importanza fronteggiarlo in modo seriamente critico". In breve, secondo Popper, la scienza e la filosofia hanno il loro punto di partenza nel senso comune e lo strumento di progresso è la critica. È la critica che consente, in ultima analisi, di passare dai pregiudizi del senso comune ai giudizi della filosofia e della scienza. Il punto di arrivo, dunque, è un senso comune più raffinato, più sofisticato.
L'interesse scientifico per le questioni sociali o politiche, scrive Popper, è "di pochissimo posteriore a quello per la fisica. Vi furono anzi periodi dell'antichità (penso alla teoria politica di Platone e alla raccolta delle Costituzioni di Aristotele) nei quali la scienza della società poteva sembrare più progredita della scienza della natura". Tuttavia, mentre le scienze della natura si sono sviluppate negli ultimi secoli con grande rapidità, la stessa cosa non può dirsi delle scienze sociali. E tale ritardo va attribuito, tra l'altro, al fatto che tra gli studiosi non c'è un accordo unanime sullo statuto epistemologico della sociologia e sui compiti che sono propri di questa disciplina. La tesi di fondo di Popper è che le scienze naturali e quelle sociali seguono lo stesso metodo. Tutte partono da problemi e avanzano sul sentiero delle congetture e delle critiche. Inoltre, il compito della sociologia non è, a detta di Popper, quello di predire direzioni o tendenze dello sviluppo sociale o, se si preferisce, di profetizzare gli sviluppi storici e politici, ma, più modestamente, di studiare le conseguenze inintenzionali delle azioni umane intenzionali.
Tutti gli uomini, secondo Karl R. Popper, sono dei filosofi. Tutti hanno se non dei giudizi almeno dei pregiudizi filosofici. Tuttavia a questa fame di filosofia non sempre i filosofi accademici hanno dato risposte adeguate. Essi, infatti, si sono ammalati di specialismo e di scolasticismo, hanno peccato di immodestia e di oscurità. Nelle opere di Popper sono contenuti giudizi severi nei confronti di molti filosofi del Novecento e anche dei secoli precedenti. Da Platone a Marx, da Hegel a Wittgenstein, da Eraclito ai francofortesi, da La Mettrie a Fichte. Ma ci si imbatte pure in dichiarazioni di sostanziale consonanza con le tesi di un nutrito gruppo di filosofi, per lo più dei secoli passati: da Senofane a Locke, da Antistene a Montaigne, da Hume a Kant, da Erasmo e Peirce, da Epicuro e Lucrezio a Russel. Nel presente volume sono raccolti alcuni saggi popperiani che aiutano a ricostruire, in modo sufficientemente dettagliato, il panorama delle sue amicizie e delle sue inimicizie nel campo della filosofia. Da queste pagine Popper si presenta come un indeterminista, un realista, un empirista, un razionalista critico e, quindi, come un filosofo che non ama esistenzialisti, e marxisti, nichilisti e relativisti, fenomenologi e idealisti, deterministi e utopisti, scientismi e storicismi, statalisti e filosofi del linguaggio.
La teoria della relatività, la meccanica statistica e la meccanica quantistica hanno profondamente rivoluzionato il nostro modo di concepire spazio, tempo, materia, probabilità e causalità, nonché il rapporto tra universo fisico ed osservatore, nozioni che sono state al centro della discussione filosofica dal mondo greco fino ai nostri giorni. Questo volume, opera di Valia Allori, Mauro Dorato, Federico Laudisa e Nino Zanghì, non solo intende suggerire nuovi metodi di confronto tra fisica e filosofia, ma prova altresì a rendere espliciti i presupposti filosofici che sono presenti nell'interpretazione che i fisici stessi danno del formalismo matematico.
La montagna in tutti i suoi molteplici aspetti, esaminata da una prospettiva filosofica. Per Tomatis, professore di Ermeneutica filosofica, l'ambiente montano aiuta a comprendere e a risolvere le questioni centrali della vita umana perché sulle vette tutto riesce a essere colto compiutamente, con profondità e con partecipe distacco come in una prospettiva dall'alto. Attraverso le proprie esperienze, l'autore elabora un pensiero che ritrova una dimensione di libertà e di pace, in grado di porre in dialogo anche le differenti culture della Terra, perché, come ebbe a dire un alpinista d'altri tempi: "La montagna è dei buoni." Chiuso il libro, al lettore parrà d'aver raggiunto veramente alcune tappe di un percorso spirituale.