
Un'autobiografia di un uomo che diventerà santo. Nel suo dialogo intimo e tormentato con Dio, nell'implacabilità delle sue riflessioni, ritroviamo i nostri stessi dubbi, le nostre fragilità, la nostra commovente umanità.
Non si finisce mai di studiare Bernardo di Clairvaux, e con lui, la costellazione dei "dottori" sorti da Cîteaux. Con il loro "amore delle lettere" e "desiderio di Dio", essi hanno lasciato un patrimonio enorme di contemplazione, di esperienza e di "arte" del mistero cristiano. I temi trattati toccano in profondità la materia cistercense, a cominciare dalle origini e dall'originalità di Cîteaux, che trova le radici del "nuovo monastero" nella carità cristiana che "è capace di dare compimento al senso di un'intera esistenza". Un'esistenza che assume la sua forma e la sua misura da Cristo che ha unificato tutta la vita di Bernardo, il quale dichiarava: "Questa è la mia più sublime e la mia interiore filosofia: sapere Gesù". Bernardo di Clairvaux abitualmente non ama indugiare sul pensiero astratto, proprio della "scuola", ma applicare la sua "considerazione" al mondo concreto, esplorando, con rara penetrazione, la fenomenologia dell'anima, ed esprimendola con il multiforme linguaggio dell'esperienza.
L'autore
RUDOLF BRÄNDLE, già Professore di Nuovo Testamento e di Storia della Chiesa antica presso l'Università di Basilea, si occupa di Giovanni Crisostomo da più di trent'anni. Tra le sue opere: Matth. 25, 31-46 im Werk des Johannes Chrysostomos (Tubinga, 1979), la voce "Johannes Chrysostomus I" nel Reallexikon für Antike und Christentum, e gli Studien zur Alten Kirche (Stoccarda, 1999).
Il libro
Come monaco, poi sacerdote e predicatore di primo rango di Antiochia, Giovanni Crisostomo venne nominato, nel 397, vescovo di Costantinopoli, entrando in conflitto con Teofilo, il patriarca di Alessandria, e con l'imperatrice Eudossia. Destituito dal cosiddetto «sinodo della Quercia» nel settembre del 403, fu costretto ad andare in esilio. Il 14 settembre 407, 1600 anni fa, morì al confine tra Armenia e Georgia mentre stava marciando, spinto dai soldati, verso la città dell'esilio.
Il volume ripercorre i passi della vita di Giovanni in modo avvincente. Pubblicato per la prima volta in lingua tedesca nel 1999, esso è stato tradotto nel frattempo in francese, inglese, russo e ora anche in italiano. Una biografia, frutto di grande empatia, che rappresenta al contempo un libro di storia politica, sociale, religiosa e intellettuale.
In questa opera della maturità, dopo la "scoperta" dell'esegesi di Origene e quando ormai la polemica contro l'eresia ariana è sopita - è stato chiamato l'Atanasio dell'Occidente - Ilario offre una lunga meditazione sulla Legge, colta profeticamente nel suo fine, Cristo. Nel suo interesse per il realismo dell'incarnazione e per il corpo di gloria del Signore risorto comprende che la carne dell'uomo è candidata a partecipare a quella gloria, vero compimento del processo della sua creazione a "immagine di Dio". Tertulliano e Cipriano sono i suoi primi maestri, ma assieme a loro molta sapienza classica entra nel linguaggio che descrive l'itinerario dell'uomo alla gloria. Con il gusto dell'equilibrio, Ilario integra nella prospettiva cristiana dati derivati dal senso comune, dalla psicologia e dalla morale tradizionale. Ciò che rivela la tempra del confessore è la fede e una fede a tutta prova è stata quella di Ilario: fede pregata nelle parole di questo salmo, ammirata nel "profeta" che parla in questo salmo, predicata con coraggio.
Narrato nel libro biblico dei "Numeri", il viaggio del popolo di Israele dalla schiavitù d'Egitto attraverso il deserto fino alla Terra Promessa è stato interpretato da uno dei maggiori padri della chiesa, Origene, come allegoria del viaggio dell'anima dall'idolatria e dal peccato verso la virtù, la conoscenza, la fede e Dio. Ogni particolare del racconto biblico trova così significato: i tempi, i toponimi, le tende, i cibi, le bevande, la sorgente, il pozzo; ogni dettaglio è esaminato alla luce di tutta la Scrittura. La grande suggestione che l'allegoria di Origene esercitò è testimoniata dalle riprese che ne hanno operato molti altri esegeti cristiani: Girolamo, Gregorio di Nissa, lo Pseudo-Ambrogio, Agostino, Bruno d'Asti, Bernardo di Clairvaux e Pier Damiani. Ognuno amplifica le intuizioni del maestro alessandrino per i propri scopi e imprimendovi la propria impronta. Il viaggio dell'anima si diffonde e si trasforma: assume le fattezze del pellegrinaggio di Dante nell'aldilà o del moderno romanzo di formazione. Questo volume raccoglie i testi esegetici sul libro dei "Numeri" di Origene, ma anche dei suoi successori da Girolamo e Bernardo, da Bruno d'Asti ad Agostino.
Jean-Baptiste Saint-Jure (1588-1657), gesuita, definito un «maestro spirituale per le persone semplici». Si riteneva un peccatore molto imperfetto e vedeva nell’unione con Gesù Cristo l’unica salvezza. La freschezza del linguaggio abbatte le barriere del tempo e così il libro contiene principi universali che, seppur scritti nel Seicento, valgono ancora e forse di più per noi contemporanei, che sentiamo l’esigenza di conoscere e amare Gesù. Traduzione italiana del primo libro dell’opera di Saint-Jure dal titolo De la connaissance et de l’amour du Fils de Dieu Notre Seigneur Jesus-Christ, si presuppone, dunque, una continuazione del progetto con la pubblicazione degli altri 3 libri che compongono l’intera opera.
Prefazione di Pierangelo Squeri
Anselmo d’Aosta e dintorni. I “dintorni” sono tre: Lanfranco di Le Bec, priore di Anselmo e poi suo predecessore nella sede episcopale di Canterbury – qui presentato nel suo profilo generale e nella prerogativa di esegeta, in cui spunta già il teologo; Guitmondo d’Aversa, alunno di Lanfranco soprattutto come maestro di dialettica nel monastero di Le Bec; e Urbano II, del cui comportamento Anselmo non sarà totalmente soddisfatto – pur non cessando mai di riferirsi alle sue decisioni sull’indipendenza ecclesiale nelle nomine episcopali –, e qui studiato nei suoi principi di riforma della Chiesa.
Ma a emergere nel volume, e a occuparne la più parte, è lo stesso Anselmo d’Aosta, riscontrato nelle vicissitudini complesse e nelle tribolate peripezie che ne tratteggiano e ne snodano la vita, sempre toccandola e coinvolgendola nell’intimo.
Ne risulta così ampiamente ricostruita la sua figura di monaco e di abate amabile – al quale, a suo dire, tutti i buoni volevano bene –, di teologo sottile, di ostinato difensore della «libertà della Chiesa» e di assertore tenace del primato delle ragioni della verità e della coscienza.
Il volume mira anche a essere una introduzione o iniziazione a sant’Anselmo in vista del IX centenario della sua morte – 21 aprile 1109 –, che sicuramente non mancherà di chiamare a convegno studiosi e ricercatori dalla sponda sia della filosofia sia della teologia.
In questa ricerca Tommaso d’Aquino emerge come interlocutore di rilievo nel dibattito filosofico contemporaneo su temi di indubbio interesse, come la prospettiva gnoseologica sulla conoscenza veritativa, la tensione al bene, la libertà e l’identità umana, ragione e passioni, amore e amicizia, riconoscimento e dignità umana, felicità e fine ultimo. La vitalità della filosofia di Tommaso si riscontra non solo in quei pensatori che, nel nostro tempo, la prendono come punto di riferimento nei propri originali itinerari di ricerca (Edith Stein, Cornelio Fabro), o nelle cui posizioni si può riconoscere un’influenza tommasiana, almeno indiretta (Charles Taylor, Alasdair MacIntyre), ma anche di fronte a problemi e istanze provenienti da chi si considera su posizioni diverse o, addirittura, in radicale discontinuità rispetto all’Aquinate (Kant, Sartre, Habermas, Honneth, Ricoeur). Infatti riguardo a quei problemi è possibile, con il contributo di illustri tomisti contemporanei, rinvenire nella prospettiva tommasiana risposte non evasive.
Estasi, rapimenti, visioni, elevazioni che alterano e ispirano sono talvolta divenuti linguaggio, costituendo un patrimonio culturale che è stato studiato solo a tratti e non sempre con sistematicità. Più conosciuta è la mistica medievale, assai meno quella fiorita nei primi secoli dell'età moderna. Questa antologia, frutto di una lunga ricerca, raccoglie i più importanti testi mistici del Cinque e Seicento, molti dei quali per la prima volta riprodotti da stampe antiche. Come scrive Carlo Ossola nell'introduzione: "La mistica non è un territorio o un genere, ma un orizzonte creato da una molteplicità di punti di vista: è un'esperienza che inonda il corpo che la patisce; è una memoria di testimoni, di confessori, di biografi, di quella manifestazione divina; è una via della teologia, breve, compendiaria, fatta di aspirazioni, afasie, orazioni giaculatorie, che annulla sé ma anche ogni distanza dal divino, che non ha gradi o misura: la mistica si definisce come "adhesio, copulatio, coniunctio"; è infine un dettato di poesia biblica, "cella vinaria" che riscrive il Cantico dei Cantici, ma che attraversa il deserto di Giobbe, il pelago di Giona, sale alla Gerusalemme dei Salmi e dell'Apocalisse. Questo libro, per la prima volta rispetto ad altre antologie della mistica, distingue dunque i quattro "registri" della parola mistica, i quali - sebbene indichino un'ideale parabola sull'asse temporale - non sono mai altro che registri, partitura di un canto che brucia le note e rimane eco interna".
Martin Lutero (1483-1546) può essere considerato uno degli uomini più influenti della storia moderna, nella misura in cui principalmente a lui, al suo pensiero e alla sua azione, risale la Riforma protestante: una grande e duratura frattura all'interno della Chiesa, che è stata anche una grande frattura culturale in Europa e in generale nel mondo cristiano. Il volume di Kaufmann, a partire dalla ricerca più recente, presenta la figura di Lutero sia sotto l'aspetto biografico-storico, sia sotto l'aspetto intellettuale. Religioso, predicatore, docente universitario, autore di pamphlet contro la Chiesa cattolica e di opere teologiche che ebbero enorme diffusione in Germania, traduttore della Bibbia in tedesco, dichiarato eretico e condannato dalla Chiesa, Lutero elaborò un'originale e severa religione "riformata" che l'autore presenta esponendo i contenuti delle sue opere principali e collocando l'elaborazione luterana nel contesto storico e culturale del suo tempo.
Con questo testo comincia la pubblicazione sistematica degli Scritti di Annibale di Francia. Il volume I contiene la prima parte delle Preghiere al Signore composte tra il 1873 e il 1912, scritte con stile semplice ed accessibile. Questo libro di Annibale Maria di Francia è una sorta di vero e proprio orazionale", destinato alla preghiera comunitaria e personale. Preghiere che accompagnano e ritmano la vita dell'Autore e la sua opera pastorale e caritativa; abbracciano tutto l'arco della spiritualità, e comprendono le componenti del carisma della preghiera per le vocazioni, della carità sociale e della formazione cristiana e religiosa. Un accurato e ricco indice analitico permette di scoprire una vasta gamma di argomenti di vita spirituale e religiosa. A ciascuna preghiera è premesso un essenziale apparato informativo che aiuta a collocarla dal punto di vista spirituale e culturale. "
Il volume contiene la seconda parte delle 'Preghiere al Signore' (1913-1927) di Annibale Maria di Francia. Il volume II degli Scritti di Annibale Maria di Francia, contiene la seconda parte delle Preghiere al Signore che si collocano nel periodo storico che va dal 1913 al 1927, anno della morte del santo fondatore. Contiene inoltre un buon numero di preghiere senza data e 20 suppliche a Dio Padre nel Nome di Gesu'. Redatte con uno stile semplice e accessibile, esse seguono l'Autore nell'ultima parte della sua esistenza umana, la storia della sua Opera caritativa e carismatica ed esprimono in forma immediata la sua spiritualita' ed il dinamismo della sua creativita' religiosa e pedagogica.