In epoca medievale, e in particolare in Inghilterra, la vita reclusa era una forma diffusa di radicalità evangelica che coinvolgeva uomini e donne che sceglievano la solitudine dentro il cuore della città. Questa regola, scritta da A. di Riveaulx per la sorella, è diventata punto di riferimento per la letteratura monastica medievale e non solo. L'interesse di questa opera è storico, per gli squarci sul mondo dei religiosi dell'epoca, e attuale per la proposta umana e spirituale, improntata ad una sana ed equilibrata conoscenza di sé.
Frutti di rivelazioni dirette del Signore o dell’azione illuminante della grazia concessa nella preghiera, i tre scritti tracciano il cammino di perfezione di un’anima che si apre alla rivelazione mistica con la continua e quotidiana ricerca di Dio.
Partendo dalla meditazione dei dolori fisici di Cristo, rievocati attraverso la lettura della tradizionale Via crucis, la Beata matura un approfondimento sempre più intimo della passione che la conduce all’immersione piena e totale nel cuore sofferente di Gesù, portandola a rivivere le pene dei suoi dolori morali.
In un’epoca di prìncipi e signori, alla sontuosa corte di Camerino, la giovane principessa Camilla Da Varano (1458-1524) sceglie la via della passione e della croce battendosi per indossare l’abito di clarissa. La vita di clausura le riserverà dure prove, ma anche le gioie mistiche più alte rese manifeste dalle rivelazioni di Cristo e dalle visioni di santa Chiara e di santa Caterina da Bologna. La meditazione continua del mistero della sofferenza la renderà maestra di preghiera, esempio di virtù, mistica della croce tra le più sensibili e colte del Cinquecento.
Un documento prezioso che ci permette di entrare in contatto con il grande vescovo di Ginevra e con la sua spiritualità, partendo da due fondamentali punti fermi intorno a cui si articola la sua dottrina: scoprire il senso dell'esistenza e decidersi radicalmente per il bene. Le lettere contenute in questa raccolta sono rivolte in prevalenza a Giovanna di Chantal, fondatrice della congregazione della Visitazione della Signora, ma ci sono anche lettere indirizzate a famiglie, a donne che rivestivano ruoli pubblici. Volume curato da A. Ravier.
Il linguaggio dei mistici può apparire lontano, distaccato dal nostro vissuto quotidiano, oppure talmente alto e astratto, che potremmo essere tentati di non avvicinarci neppure alle loro parole e alla loro esperienza.
Eppure, se ascoltiamo con attenzione ciò che i mistici hanno da dirci, percepiamo verità che ci sono più familiari e note di quanto avremmo immaginato.
È quanto può accadere anche per il Natale.
Del 'Liber divinorum operum', ultima opera della trilogia profetica di Ildegarda di Bingen e sintesi definitiva del suo pensiero, si presenta qui la prima traduzione italiana. Essa è la prima traduzione integrale condotta sul testo dell'edizione critica, pubblicata nel 1996 a cura di Albert Derolez e Peter Dronke (vol. XCII del 'Corpus Christianorum, Continuatio Mediaevalis'), e riprodotto a fronte per gentile concessione dell'editore Brepols. Nel tradurre si sono tenuti presenti due aspetti: la stratificazione compositiva e il carattere profetico del Liber divinorum operum. Il ms. di Gent permette di ricostruire tutti i passaggi della composizione, dalle tavolette su cui Ildegarda scriveva, fino all'ultima revisione e alla suddivisione in capitula.
""Christianus sum!" respondit" (Tertulliano, De corona 1,2). "Sono cristiano!" è l’energica dichiarazione di identità che, in maniera diretta o indiretta, l’imputato faceva risuonare davanti al tribunale di turno, consegnando improrogabilmente se stesso con questa affermazione nelle mani dei propri aguzzini. Com’è noto, i primi tre secoli dell’era cristiana sono fortemente connotati dall’esperienza del martirio. Ma in che cosa consiste l’originalità dell’essere cristiano confessato dai martiri? Quale esperienza di Cristo ha vissuto la schiera di coloro che affrontavano l’estrema prova come un dono, con la gioia nel cuore, il volto pieno di luce, il passo affrettato verso il Signore che li attendeva?
Attraverso una ricerca rigorosa e accurata sulle fonti (Nuovo Testamento, Padri apostolici, Atti e Passioni dei martiri), l’autrice mette in luce questa particolare esperienza della Chiesa primitiva soprattutto sotto la prospettiva cristologica. I risultati acquisiti riguardano la teologia e la spiritualità del martirio cristiano: quest’ultimo si rivela infatti carisma, vocazione a vivere un rapporto particolare d’amore che il Signore Gesù dona ad alcuni suoi discepoli. Il martire, icona del Cristo crocifisso, incontra sul suo calvario il Signore Gesù in maniera del tutto eccezionale e perfetta, nella pienezza della carità, nel godimento eterno dell’amore sponsale.
Note sull’autore
Mirella Susini, dopo la laurea in lingue e letterature straniere moderne, ambito di germanistica, presso l'Università La Sapienza (1992), ha conseguito il magistero in scienze religiose e il baccalaureato in teologia al Pontificio Ateneo Antonianum.
L'autrice, carmelitana, vuole offrire, senza pretesa di esaustivita, le indicazioni piu significative per una teologia spirituale cristiana, e cio grazie all'esempio delle principali figure carmelitane.
Le Allegorie presenti nella Scrittura oltre a riportarci uno spaccato significativo della cultura biblica del medioevo, si rivelano una preziosa guida anche per l'uomo d'oggi.