La fertilità umana, la sua regolazione e quello che un tempo era detto "controllo delle nascite" sono tra i temi più dibattuti, ma anche tra i più fraintesi e distorti. Questo studio muove dai dati forniti dalla scienza medica. Illustra il progresso compiuto negli ultimi 50 anni nel campo dei metodi diagnostici della fertilità umana. La letteratura medica, ignorata dall'opinione pubblica, attesta il successo e la praticabilità di questi metodi diagnostici anche in ambienti sociali poveri, con esperienze particolarmente significative in India (su iniziativa di Madre Teresa) e in Cina. Anche alcune pensatrici di estrazione femminista manifestano molto interesse per questa consapevolezza corporea (fertility awareness) da collocare nella grande questione dell'ecologia umana. È poi esposto l'insegnamento cattolico dagli albori fino ai dibattiti degli ultimi due Sinodi 2014 e 2015 riguardo alla contraccezione, alla castità e alla procreazione responsabile. Si ripercorre il coraggio di Paolo VI nella travagliata genesi dell'Humanae vitae, il magistero imponente di san Giovanni Paolo II sull'argomento, da lui incastonato nella teologia del corpo. È messo in luce l'importantissimo contributo intellettuale di due donne straordinarie: la psichiatra Wanda Póltawska e la ginecologa Anna Cappella. Questi insegnamenti sono studiati anche alla luce del tema dell'amore umano, e nella loro attuazione concreta nel panorama mondiale e in un'esperienza molto pratica e affascinante nata nella campagna toscana durante il Concilio Vaticano II, Casa Betlemme.
22 dicembre 2016. Dopo l'intensificarsi degli scontri e la pioggia di missili che sembra non finire, d'improvviso le armi tacciono. Aleppo è dichiarata "città libera". Sembra un sogno: si ricomincia a camminare per le vie del quartiere senza paura. Davvero la guerra è finita? Il sogno dura poco. È vero, i combattimenti più aspri si sono spostati altrove ma la città è in macerie e la gente stremata. Riprende da qui il racconto di fra Ibrahim, frate francescano e parroco ad Aleppo. Se nel libro precedente, Un istante prima dell'alba, aveva raccontato la vita sotto assedio, con la minaccia continua dei missili e dei cecchini, ora ci introduce alla grande impresa della ricostruzione. Ci sono le case da riparare, le chiese e le moschee, ma a dover essere ricostruita è soprattutto la persona. Le ferite sono tante: ve ne sono di manifeste, a ogni angolo di strada, e ve ne sono di nascoste, nei cuori delle persone e nelle relazioni a tutti i livelli della società. La notte di Aleppo non è finita ma il fuoco non si è spento sotto la cenere e la morte non ha l'ultima parola.
Attraverso un intenso dialogo con don Corso Guicciardini, emerge l'esperienza singolare ed esemplare di questo prete fiorentino, di famiglia nobile che rinunciò alla ricchezza per "passare dalla cruna di un ago" decidendo di seguire, nell'adesione al Vangelo, don Giulio Facibeni e l'Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa. Uomini che per tutta la vita hanno inseguito l'annientamento del proprio io nella carità e nella misericordia. in questo libro è raccolta le testimonianza di una vera e propria storia di santità che ha segnato la Chiesa e la città di Firenze. La figura di don Corso Guicciardini si trova, infatti, alla confluenza di una ricchissima rete di rapporti con persone eccezionali di quasi un secolo di storia fiorentina: don Corso narra episodi inediti di nobili famiglie cittadine; di Giorgio La Pira, decisivo per la sua vocazione; di Pio XII; di Elia Dalla Costa, Raffaele Bensi, Enrico Bartoletti, Lorenzo Milani e dei sacerdoti francesi del Prado e di quelli dell'Opera di don Giulio Facibeni. Un affresco tra due secoli della storia d'Italia che apre orizzonti sul futuro della "nostra umanità vulnerabile".
La vita di Matteo Ricci, il gesuita che diffuse in Gina il messaggio cristiano e la cultura dell'Occidente, ha dello straordinario: astronomo e teologo, studente di diritto e matematico, missionario e diplomatico, scienziato e sinologo. Inviato in Cina nel 1582, Ricci approda a Macao, allora possedimento portoghese sulle coste meridionali della Gina, il 7 agosto dello stesso anno. Qui inizia lo studio appassionato della lingua cinese, assistito anche da una straordinaria memoria. L'anno successivo fonda la prima residenza missionaria a Sciaochin, per poi trasferirsi a Sciaoceu nell'agosto 1589. Qui fonda la seconda residenza e rimane gravemente lesionato a un piede in seguito all'aggressione di un ladro. La sua immersione nella cultura cinese è totale: veste alla maniera dei letterati cinesi, con abiti di seta, e abbandona gli abiti tipici dei bonzi, poco apprezzati dal popolo. Si sposta in portantina, come usavano fare i personaggi più colti della città, e si fa crescere la barba e i capelli. Ecco come inizia una storia incredibile che questa edizione restituisce nella sua genuinità grazie alla viva voce del protagonista.