Il volume raccoglie assieme il "Commento al Cantico dei Cantici" di Origene di Alessandria e le quindici "Omelie sul Cantico dei Cantici" di Gregorio di Nissa. Il "Cantico dei Cantici" è un poema tradizionalmente attribuito al re Salomone in cui è celebrato l'amore di uno sposo e di una sposa. Soprattutto grazie alla spiegazione allegorica che Origene e Gregorio di Nissa propongono di questo scritto le Chiese di Oriente e di Occidente hanno interpretato, per quasi duemila anni, l'amore in esso cantato come l'amore sponsale di Cristo/Logos e dell'anima, o della Chiesa. Queste due opere, in cui sono custoditi i princìpi della mistica cristiana, offrono attraverso un linguaggio teologico, filosofico e poetico una visione della relazione fra l'anima e Dio che è fra le più profonde della storia del pensiero.
La Bibbia affida ai profeti il compito di dire all'uomo che Dio parla, ma che la sua Parola non sempre viene ascoltata e che questa sordità alla Parola impedisce di vivere all'altezza del proprio desiderio. Comprendere i profeti non è però sempre facile, richiede impegno; questo saggio vuole quindi aiutare coloro che scelgono di mettersi in ascolto proponendo alcuni criteri di lettura dei libri profetici, per invogliare e accompagnare il contatto diretto con le pagine che vanno dall'inizio di Isaia alla fine di Malachia, in modo che queste possano essere accostate con consapevolezza e competenza, per poterne trarre gusto e significato.
Proposta di itinerario spirituale a partire dalla lettura e meditazione dell'Antico Testamento per iniziare un cammino di crescita personale. L'autore, padre Gianni Cappelletto, umile e saggia guida, accompagna il lettore a scoprire come nelle narrazioni dei libri della Bibbia Dio e l'uomo (ogni uomo e donna) stiano sempre l'uno di fronte all'altro. E in questo mostrarsi e rivelarsi ci sia posto per ogni storia umana desiderosa di porsi le domande imprescindibili dell'esistenza: Chi è Dio per me? Qual è il mio compito su questa terra? Chi sono io per gli altri?
La rivelazione cristiana manifesta tutta la sua originalità, investendo il corpo di una dignità e di una gloria inaudite, riconoscendo che esso è opera del Creatore del quale porta in sé l'immagine e la somiglianza, promettendogli la resurrezione, considerandolo "Tempio dello Spirito santo". Elena Bosetti offre una lettura originale e coinvolgente del libro più "carnale" della Bibbia, il Cantico dei Cantici, mentre Franco Giulio Brambilla, partendo dal racconto dei discepoli di Emmaus, traccia una profonda e articolata riflessione sul corpo "dopo" l'evento di Pasqua.
I Salmi custodiscono la supplica, il lamento, i sentimenti dell'uomo di sempre. E si fanno preghiera, antica e nuova, in continuità con l'umanità orante nei deserti aridi o nei campi fioriti della sua storia. L'autrice, innamorata della loro bellezza, vi riscopre i tormenti, l'anelito all'assoluto e alla pace, la ricerca della protezione di Dio, il naturale bisogno di contemplare il creato e, in esso, il suo Creatore, fino a ritrovare lo stupore, la gratitudine, l'appagamento spirituale, la speranza.
I Salmi sono un capolavoro religioso e spirituale senza pari, una miniera inesauribile di idee, pensieri e sentimenti che conducono l'anima a Dio. Questo lavoro presenta una riscrittura in endecasillabi dei 150 Salmi e intende riscoprire la loro originaria natura di preghiera, canto e poesia: non si tratta di una nuova traduzione da aggiungere a quelle esistenti, ma un tentativo di creare un linguaggio musicale che con la sua melodia possa condurre il lettore a gustare e cantare tutta la bellezza del Salterio.
Del libro dei Proverbi il volume propone: il testo della Bibbia CEI 2008 con introduzione e note dalla Bibbia di Gerusalemme; il testo ebraico; la versione interlineare in lingua italiana.In aggiunta alla ricchezza della Bibbia di Gerusalemme e al testo in lingua originale, grazie alla versione interlineare lo strumento consente anche a chi non conosce o conosce solo parzialmente la lingua antica di coglierne le specificità e il ritmo, per una fruizione più piena di un contenuto che non è solo testo sacro ma anche opera letteraria. Il testo è adatta anche a un pubblico laico.
Per il testo biblico, l'autore ha avuto un amore appassionato, come testimoniano i saggi raccolti nel volume, dedicato alla figura teologica di Osea e ad alcuni altri profeti. Osea, Geremia, Giona acquistano, nella sua esposizione, la vividezza di contemporanei. L'«esegesi narrativa» dell'autore crea una «contemporaneità» tra il testo e il lettore, «ogni lettore ri-costruisce di nuovo il testo». Questo vale in modo particolare per un libro «profetico». Letteralmente, il profeta è «la bocca di Dio», parla al suo posto e in nome suo: «Così dice il Signore...» è l'incipit di ogni oracolo. Anche per questo la parola profetica è necessariamente contemporanea.
Una storia di amore e di ricerca, di disperazione e di felicità. La santità scovata nel miracolo dell'ordinario, nella vita di ogni giorno, nello svolgersi sorprendente di un dramma: la malattia, Lourdes, una redenzione imprevista e inaspettata. La storia di una donna eccezionale perché normale, forte perché fragile, santa perché peccatrice. Un racconto moderno, delicato e intenso.
La pericope della prova di Abramo è uno dei racconti più noti di tutto l'Antico Testamento. Nella teologia, nella letteratura e anche nell'arte, l'episodio ha conosciuto grande e insieme alterna fortuna, dimostrando d'essere fondamentale per il modo di comprendere il Dio dell'Antico Testamento: qual è qui l'immagine di Dio? quella del Dio spietato e oscuro che pretende soltanto obbedienza assoluta? l'episodio è forse una prova dell'inesorabilità della fede dei cristiani? oppure questo Dio è anche un Dio diverso da quello della fede cristiana? Lo studio di Heinz-Dieter Neef vorrebbe essere un tentativo di far emergere l'immagine di Dio della pericope del cosiddetto "sacrificio di Isacco», interpretando il testo in se stesso oltre che nel contesto della tradizione di Abramo nel libro della Genesi. Racconto profondamente teologico, la storia di Abramo e Isacco mostra chiaramente che non è possibile legare Dio a un'immagine che ci si sia fatti da se stessi, e insieme che se Dio è inafferrabile, questo stesso Dio chiede che anche nelle peggiori angustie si continui a essergli fedeli e ad avere fiducia in lui. Heinz-Dieter Neef è professore di Antico Testamento alla Facoltà Evangelica di Teologia dell'Università di Tubinga. Autore di una fortunata grammatica di ebraico biblico, si occupa in particolare dei libri storici e profetici della Bibbia ebraica, ai quali ha dedicato decine di saggi e non poche monografie.
Il tempo di Dio è in quel “Tutto è compiuto”, nel Figlio diletto che dall’alto della croce invita il buon ladrone a quell’oggi in cui potrà essere con lui, in Paradiso. È la pazienza dell’agricoltore che attende la maturazione, o lascia ancora un anno il suo albero perché si decida a dare frutto, o che lascia crescere grano e zizzania. È l’amore benigno e paziente di quel Padre che ogni giorno sa di poter sperare nel ritorno a casa del figlio che si è voluto allontanare. Da queste pagine di meditazione e preghiera emerge una verità, semplice quanto spiazzante: i tempi di Dio non coincidono con i nostri. Nei Salmi torna più volte la supplica dell’uomo a Dio affinché risponda al grido della sua anima, intervenga, operi. E spesso questa esortazione è caratterizzata da una domanda: “quando?”. Eppure, nel tempo di Dio c’è un grande mistero, c’è tutta la bellezza del suo progetto, che prende senso se osservato da una prospettiva più ampia, che non ci appartiene ancora, ma di cui evidentemente siamo capaci.
A seguito delle alterne vicende che portarono alla codificazione del canone ebraico delle Scritture, il Siracide, pur conosciuto e citato come testo sacro anche in ambiente giudaico, non fu incluso tra i testi canonici ebraici durante l'assemblea di Iamnia del 90 d.C. Le ragioni non ci sono note. Possiamo tuttavia supporre, a partire dalle caratteristiche del testo e del contesto storico che portarono a fissare il canone ebraico, che il Siracide conteneva alcuni elementi non favorevoli alla sua accettazione. Il prevalente interesse per il tema della sapienza, il significato attribuito al ruolo del sacerdozio e del sommo sacerdote nel mutato contesto storico e religioso della Palestina della fine del I secolo d.C., a seguito della caduta del tempio di Gerusalemme e della fine dell'istituzione sacerdotale, oltre alla diffusione del testo in ambiente cristiano ne determinarono un progressivo accantonamento in ambiente giudaico, fino a quando rabbi Aqiba intorno all'anno 100 d.C. ne vietò espressamente la lettura. In ambito cristiano il libro del Siracide fu considerato canonico nella Chiesa latina, mentre nella Chiesa orientale, a causa dell'influenza del canone ebraico, fu ritenuto extracanonico.