Personaggio cruciale e misterioso al contempo, uomo di intelligenza, forza e volontà fuori dal comune, Saulo di Tarso, meglio conosciuto come Paolo, fu colui che raccolse l'irripetibile magistero di Gesù di Nazareth e lo canonizzò, forgiando il Cristianesimo per come lo conosciamo oggi. Fine mediatore da un lato, ma decisionista politico dall'altro, Paolo seppe traghettare un'esperienza spirituale in un'istituzione storica giunta più o meno immutata fino ai nostri giorni, assurgendo così a figura fondamentale di tutto il mondo cristiano. In questo suo nuovo libro, al contempo saggio e narrazione, quindi sicuramente ascrivibile al genere della narrative non fiction, Corrado Augias ci offre una cronaca meravigliosamente raccontata: con la sua capacità di ricostruire e analizzare la Storia e la sua attitudine divulgativa, Augias ripercorre la vicenda di Paolo, nei momenti topici della sua vita pubblica e religiosa che ce lo hanno fatto conoscere come l'uomo che "inventò il Cristianesimo".
Con questo secondo volume il commento di Richard Longenecker alla Lettera ai romani è concluso. Di quest'opera si è scritto che se non c'è generazione in cui la discussione non sia stata dominata per decenni da due o tre commenti alla lettera di Paolo ai romani, il lavoro di Richard Longenecker è di questo genere. Scritta in uno stile piano e nelle sue posizioni sempre equilibrata, l'opera è mossa da un progetto ambizioso: in confronto costante con tutti i grandi commenti antichi e moderni ai romani e alla letteratura che li ha accompagnati, il testo greco della lettera è esaminato da vicino senza mai annoiare. E chi sia interessato a un commento teologico che non manchi di guardare all'importanza della lettera ai romani per la vita della Chiesa...
Pur essendo il suo nome conosciuto da tutti, Paolo di Tarso difficilmente viene immaginato come figura rilevante al di là del recinto confessionale. Eppure, è sua una delle operazioni teologiche più creative e complesse di sempre: la traduzione culturale del messaggio cristiano, con l'avvento di una nuova coscienza di sé e un'appartenenza non più di sangue o etnica, ma spirituale, egualitaria, universale. A partire dalla prima metamorfosi, quella di Paolo stesso di fronte alla luce accecante che lo disarciona da sé sulla strada di Damasco, niente sarà più come prima. Nelle sue azioni e nelle sue parole, il tessuto sociale e politico, i paradigmi etici, le idee teologiche del tempo subiscono una cesura, un'interruzione, e si impone la necessità di mettersi in cammino per reinventare il modo di vivere, di pensare, di agire, accogliendo idee e linguaggi nuovi, sconcertanti e illuminanti. E non vale allora la pena di conoscerlo meglio questo ebreo-romano catturato dal Cristo, questo inventore della letteratura cristiana, questo infaticabile pellegrino costruttore di comunità? José Tolentino Mendonça ci dice di sì, tracciando un ritratto efficace di Paolo e del suo pensiero plastico, capace di adottare e adattare modelli e idee con lo sguardo sempre fisso sulla novità di Gesù Cristo. Un esempio e uno stimolo per ripensarci anche oggi, nella stagione che stiamo vivendo come cristiani e come Chiesa, e non solo. Per aprire la breccia di una metamorfosi necessaria a partire dalla quale riformulare una grammatica del credere senza automatismi, in costruzione continua; dar vita a una comunione di fede concreta, mai astratta, sinodale nella molteplicità dei doni e dei carismi; essere sempre, come dice Tolentino, «in stato di ripartenza», non semplici testimoni, ma documenti del futuro.
Di questo commento in due volumi è stato scritto che se non c'è generazione in cui la discussione non sia stata dominata per decenni da due o tre commenti alla lettera di Paolo ai Romani, il lavoro di Richard Longenecker è di questo genere. Frutto di una vita di studi dedicati soprattutto alla più celebre delle lettere di Paolo, scritta in uno stile piano e nelle sue posizioni sempre equilibrata, l'opera è mossa da un progetto ambizioso: in confronto costante con i grandi commenti antichi e moderni ai Romani e alla letteratura che li ha accompagnati, il testo greco della lettera è esaminato da vicino senza mai affaticare il lettore e senza mai allentarne l'attenzione e la partecipazione. Chi sia interessato a un commento filologico e teologico che non manchi di guardare all'importanza della lettera ai Romani per la storia del cristianesimo e nella vita della chiesa certo non resterà deluso.
La crisi del nostro tempo è tanto profonda che neppure ne vediamo i confini. Né la filosofia, la scienza, la politica, e la religione appaiono capaci di frenare la corsa verso l'abisso del nulla - guerra, disuguaglianze, catastrofe climatica - se, piuttosto, contribuiscono ad essa. Lo stesso Cristianesimo, la religione del Dio che è morto sulla Croce per "salvare" l'uomo, è al centro di questa crisi. Per comprenderne la portata bisogna risalire all'origine della sua storia: a Paolo di Tarso, il persecutore dei cristiani, che divenne Apostolo di Cristo. In un serrato corpo a corpo con i testi della tradizione filosofica occidentale, l'autore mette in luce l'irriducibilità della predicazione paolina a quel cristianesimo storico che pure contribuì a fondare, da Agostino a Hegel. Emerge così il grido di dolore dell'uomo per la distanza incolmabile che lo separa da Dio. « Perché mi hai abbandonato? », chiede il Figlio di fronte al silenzio del Padre: ed è la domanda che dobbiamo porci oggi, quella che sola testimonia i limiti dell'uomo e della sua ambizione di potere tutto. Affinché, nella consapevolezza della propria finitezza, l'uomo scopra il primato del dovere morale sulla potenza, perché solo là dove è il male, è dato fare esperienza nel e del "possibile", ovvero è possibile sperare.
Preceduto da uno studio edito nel 2015 intitolato "Paolo e il dono", pietra miliare negli studi sull'apostolo e la sua teologia, questo nuovo lavoro di John Barclay riprende i temi principali dell'opera maggiore e al tempo stesso aggiunge, in un discorso non specialistico e più esplicitamente rapportato al mondo contemporaneo, ulteriori analisi della nozione del dono nell'antichità e delle dinamiche della grazia nelle lettere paoline. Affrontare Paolo dalla prospettiva del dono, dell'economia della grazia, concorre a far guardare il complesso della teologia paolina con occhi nuovi, risolve alcuni dilemmi di lunga data negli studi paolini e mostra come per molte dimensioni la concezione che Paolo ha della grazia non manchi d'interessare il mondo d'oggi.
La lettera di san Paolo ai Romani è stata variamente definita come il capolavoro di Paolo, la magna charta del vangelo e, sulla scia dell'epocale commento di Karl Barth, come il più profondo, il più paradossale, il più rivoluzionario degli scritti apostolici. Certo è impressionante la dichiarazione dello stesso studioso, quando candidamente confessa di avere scritto il suo commento «con la gioia di uno scopritore». Non si può neppure dare torto a Lutero quando sostiene che «questa epistola è il brano principale del Nuovo Testamento, il vangelo più puro, e bisognerebbe che il cristiano non solo la sapesse a memoria parola per parola, ma la leggesse quotidianamente come il pane quotidiano dell'anima». La nuova edizione del presente commento ha lo scopo di rendere ulteriormente accessibile il testo paolino insieme alla sua interpretazione, condotta mediante una analisi rigorosa dell'originale testo greco. San Paolo insegna che l'uomo, invece di rinchiudersi in se stesso, si realizza in pienezza oltrepassandosi. C'è solo da augurarsi che un commento alla Lettera ai Romani riesca o, almeno, cooperi a realizzare questo intento di apertura a ciò e a chi sta oltre le proprie sterili presunzioni.
Tra le mani, caro amico lettore, hai un libro che ti affascinerà. Scritto in uno stile semplice, è frutto soprattutto dell'amore e dell'ammirazione che l'autore, José H. Prado Flores, ha sempre nutrito per Paolo, l'atleta di Gesù Cristo: Paolo di Tarso é, infatti, l'uomo dalle mille sfaccettature: allo stesso tempo giudeo, greco e romano, fariseo e cristiano, contemplativo ed uomo d'azione, evangelizzatore e maestro, audace scrittore e teologo profondo, instancabile nell'andare e costretto all'inattività del carcere, seguito da molti e, alla fine, abbandonato da tutti. Ma quale sarà, dunque, la ragione ultima della sua vita ed il significato della sua esistenza? Senza dubbio Gesù Cristo, il Signore che gli apparve sulla via di Damasco. Gli undici capitoli che lo compongono creano un dinamismo tale che ti sentirai attratto a seguire, più da vicino, le orme dell'Apostolo delle Genti. Ti auguro di avere un incontro nuovo e gioioso con Gesù risorto (la tua personale via di Damasco) che faccia nascere in te un tale Amore per la Parola da trasformarti in un zelante proclamatore della Buona Novella di Gesù, ovunque lo Spirito Santo ti vorrà condurre.
Attraverso le sue lettere, Paolo risponde a situazioni concrete. Interpreta in modo sempre nuovo il vangelo condiviso dalle diverse comunità perché diventi "lieta notizia" gratuita ed esigente per i diversi ascoltatori della sua parola. La ricezione e la rilettura di queste lettere così fortemente vissute, e di tradizioni paoline, sono state all'origine di comprensioni di-verse e rinnovate del messaggio cristiano. «Nelle sue lettere, Paolo propone, del credo cristiano condiviso, un'interpretazione tale che i partners del dialogo scoprano il senso della loro esistenza. Una teologia viva e creativa, che non si accontenta di attingere a un deposito di fede da trasmettere, ma che si sforza di farlo fruttificare, dando senso alle situazioni variegate della vita comunitaria, permettendo di affrontare conflitti e sfide nuove. Questo pensare in dialogo, questa tensione tra fedeltà all'origine, al vangelo trasmesso dalle prime comunità cristiane, e pertinenza nell'attualità particolare ad ogni comunità, predispongono le lettere di Paolo, e le tradizioni sull'apostolo, a essere recepite, rilette, riscoperte in modo, certo fedele all'origine, ma an-che creativo e attento a nuove situazioni e sfide nella vita del credente». (Yann Redalié)
Perché il male? qual è la sua origine? Ha senso vere un'esistenza segnata dal male? Trovare una risposta a queste domande non e facile. La realtà del male è così incomprensibile da gettare tante persone in una desolante disperazione. Il male mette in crisi anche il rapporto dell’uomo con Dio. Eventi negativi come una pandemia, un terremoto, ecc., erano prevedibili e attesi nel più ampio progetto divino? Oppure sono delle deviazioni non previste nel disegno originale di Dio? L'obiettivo di questo lavoro è di comprendere, attraverso la scrittura, ciò che è all’origine del male, il suo senso antropologico e i suo eventuale posto nel progetto salvifico di Dio. Il lettore, certamente attonito davanti alla realtà del male, se avrà la pazienza di seguire fino in fondo il percorso proposto dal presente studio, potrà condividere con l'apostolo Paolo la seguente affermazione: "Quando sono debole, e allora che sono forte2 (2Cor 12,10).
Giancarlo Corvino attualmente docente di Teologia Biblica presso PIANUM, l'Istituto Teologico Abruzzese-Molisano di Chieti, affiliato alla PUL. Fa parte della redazione di "Kairos" e "Planus", riviste teologiche di PIANUM, in cui ha pubblicato alcuni studi. Inoltre, è docente di Sacra Scrittura nel Centro di Studi Biblici, istituito dall'Arcidiocesi di Chieti-Vasto, e collabora con la Scuola Diocesana di Formazione Teologica per Catechisti, dove insegna discipline bibliche. Con Cittadella Editrice ha pubblicato i seguenti volumi: Noi abbiamo la mente di Cristo. Sapienza umana e sapienza divina in Paolo (2019) e Dove la Bibbia non ha ragione (Collana Orizzonti biblici, 2020).
Paolo e Nerone:
l'Epistola ai romani alla luce della storia e dell'archeologia.
L'Epistola di Paolo ai romani viene letta alla luce del peculiare contesto geografico, storico e archeologico nel quale il documento tu concepito, scritto e fatto circolare. Questo testo, inserito nel canone biblico palesa uno scontro culturale tra la visione giudaica (che va caratterizzandosi come cristiana) e quella classica, la quale subisce le influenze dell'assiologia neroniana. Il messaggio paolino determina un antitesi con gli assunti della filosofia stoica allora dominante negli ambienti romani, cosi come del fatalismo astrologico e degli influssi del pensiero politico ellenistico (nella sua versione egiziana). Questo commentario s'avvale dei contributi della storia e dell'archeologia senza ignorare alcuni aspetti teologici. Sotto questo punto di vista esso costituisce una novità nel campo degli studi di storia ed esegesi biblica.
La riflessione sullo Spirito santo, autore e maestro della vita nuova, richiama il vivo ricordo della figura, della testimonianza e del magistero di mons. Renato Cortinella chiesa novarese. Nella prima parte, di taglio meditativo, sono descritte le diverse forme in cui lo Spirito agisce sui credenti nel conformarli a Cristo e santificarli. Nella seconda parte, di taglio esegetico, si dà voce a due testi di Paolo sulla vita nuova secondo lo Spirito: la sezione di Ef 4,17- 5,20, e il ricco passo di 1Cor 2,6-16. Questo libro nasce come un omaggio alla memoria di mons. Renato Corti, vescovo di Novara dal 1991 al 2011.