Per lungo tempo dire “spiritualità cristiana” equivaleva a dire “spiritualità dell’anima”, accettando più o meno inconsciamente che il corpo avesse solo un ruolo marginale. Oggi, invece, ci troviamo di fronte ad opposte opinioni: «o troppo disprezzano il corpo umano o troppo lo esaltano» (GS 41). Che dire di questa situazione apparentemente contraddittoria? È possibile parlare di una disciplina del corpo? In quali termini? Il cristiano può forse prescindere dal significato della corporeità per la crescita nella propria fede? L’Autore – in questo compendio unico nel suo genere, fedele agli insegnamenti del Vaticano II – elabora una riflessione sistematica sulla corporeità, dal punto di vista storico e teologico, intesa come dono dell’azione creatrice di Dio e presupposto di ogni autentica esperienza evangelica. Una riscoperta che, in queste pagine, viene declinata a livello di vissuto e di scelte concrete, quelle che riguardano il nostro essere, la relazione con noi stessi e con gli altri.
La carità della Chiesa ci impegna a sviluppare - sul piano dottrinale e pastorale - la nostra capacità di leggere e interpretare, per il nostro tempo, la verità e la bellezza del disegno creatore di Dio. L'irradiazione di questo progetto divino, nella complessità della condizione odierna, chiede una speciale intelligenza d'amore» (Francesco, "Discorso al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II", 27-X-2016). Le parole di Papa Francesco invitano a scorgere il significato del disegno divino quale via per l'evangelizzazione. L'amore vero rende insostenibile un concetto di legge esteriore all'uomo e una considerazione del caso morale al di fuori della comunicazione oggettiva dei beni morali. Il chiarimento del valore conoscitivo dell'amore vero e la sua capacità integrativa di tutti i dinamismi umani è un apporto prezioso per istruire una morale evangelica, capace di rispondere alle grandi sfide attuali.
Il matrimonio è nelle Scritture la realtà originaria dell'immagine e della somiglianza di Dio. L'Antico Testamento ne percorre lo sviluppo spesso tortuoso e contraddittorio, intravedendo, grazie alla riflessione profetico-sapienziale, la sua natura "sacramentale" e la direzione del compimento in Cristo Gesù e nel suo corpo ecclesiale.
Se la storia conduce all'ambito dell'esperienza, allora lo spazio risulta più adatto per esprimere l'inesprimibile. Attraversando gli scritti di Agostino, è possibile ricomprendere la relazione tra Dio e l'uomo nell'amplius della crescita dell'uomo nei riguardi di Dio.
Molte persone oggi sono alla ricerca di una spiritualità libera da dogmi di fede e capace di condurre, in qualche modo, all'esperienza di Dio. Desiderano sperimentare un senso nel loro vivere quotidiano. In questo libro due teologi si confrontano e indicano una via percorribile: è possibile fare esperienza di Dio riconoscendolo nell'altro e nel creato perché in ogni singolo essere umano che si incontra e nel cosmo intero risplende qualcosa del mistero di Dio. Entrambi gli autori, quasi all'unisono, rivelano che tutto ciò è un immenso dono che diventa anche un'enorme responsabilità affidata alle donne e agli uomini di questo mondo.
La teologia mantiene la propria reale attualità nel ricercato incontro e confronto con le sfide che la fede cristiana riceve dalla contemporaneità, complessa, plurale e globale. Il radicale ripensamento culturale e intellettuale in atto concernente l’identità e la differenza sessuale, è stato colto dall’Istituto di Teologia Dogmatica come momento propizio per un annuncio e un dialogo nel segno di un ‘nuovo umanesimo’, nuovo di novità evangelica e nuovo di puntuale consapevolezza per res novae dell’oggi. Ne è nata la proposta di un convegno, che non si è mosso con opzioni previe, ma ha inteso costituire un momento di convivenza di diverse formalità disciplinari dislocate epistemologicamente in modo vario, sollecitandone l’apporto specifico e favorendone il raccordo transdisciplinare. Emerge sempre più chiaramente come di fronte al pluralismo antropologico ed etico sia urgente una pertinente istruzione delle questioni, atta ad impedire percorsi aleatori ed approssimativi.
Paolo Carlotti è ordinario di teologia morale fondamentale e direttore dell’Istituto di Teologia Dogmatica presso la Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana, dove è vicerettore. È docente invitato presso diverse istituzioni universitarie pontificie romane e presta la sua opera in organismi della Curia romana. Collabora con riviste specializzate di settore ed annovera al suo attivo numerose pubblicazioni, tra cui le ultime: Teologia della morale cristiana, Bologna, EDB 2016; La morale di papa Francesco, Bologna, EDB 2017; (a cura di) La teologia morale italiana e l’Atism a 50 anni dal Concilio: eredità e futuro, Assisi, Cittadella 2017.
Confrontarsi con alcuni orientamenti delle neuroscienze significa accettare che siano messe in discussione le acquisizioni della tradizione filosofica e teologica, secondo le quali gli esseri umani si stagliano al di sopra di tutti gli esseri viventi perché, essendo dotati anche di un principio spirituale, costituiscono il confine tra il mondo dello spirito e quello della materia. Ma per comprendere il fenomeno umano basta attenersi all'indagine scientifica? Nessuna demonizzazione dei saperi scientifici, piuttosto un tentativo di comprendere i dati che essi offrono alla teologia, la quale ha la convinzione di dare un contributo per la custodia dell'essere umano da ogni possibile manipolazione cui lo si esporrebbe qualora lo si considerasse soltanto un vivente tra gli altri.
Il libro ricostruisce come i Padri della Chiesa hanno pensato la Trinità (la relazione tra Padre, Figlio e Spirito Santo) e la Rivelazione cristiana in base ai concetti della metafisica greca. In gioco è il rapporto tra cristianesimo ed ellenismo: un tema quanto mai dibattuto, e qui analizzato con rigore e chiarezza. - Il libro è anche un'affascinante ricostruzione della storia del concetto di spirito (pneuma), dal suo significato filosofico (ragione, anima) a quello teologico cristiano, diventando nome della terza Persona divina. Da tale storia emerge anche una nuova prospettiva sullo spirito dell'uomo e sul suo rapporto con il corpo e il mondo. - Le controversie teologiche tra patristica greca e latina sono esposte e chiarificate in modo nuovo.
Il volume raccoglie gli Atti del Convegno di Studio promosso dalla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrio-nale di Milano nel febbraio 2017. L'esperienza del male è una leva che scardina l'esistenza, perché ne mette radicalmente in questione il senso. Anche i tentativi razionalistici di ricondurre ad un ordine superiore l'ineluttabilità del male falliscono nell'obiettivo di comprenderlo come il non-dovuto per l'uomo. Tenere aperta la domanda è anzitutto una questione di fedeltà alla condizione umana, da indagare con rispetto e disincanto nei meandri del suo desiderio, fin nell'abisso dei fallimenti deliberati e subiti. La testimonianza della fede cristiana non offre una su-perficiale consolazione. Anzi, per certi versi significa una radicalizzazione del tratto scandaloso del male, perché lo mette sulla scena di un dramma che coinvolge Dio stesso. L'attestazione biblica genera una storia delle dottrine che l'intelligenza teologica è chiamata a ripensare in ordine al mistero della libertà, pericolosamente sospesa alla possibilità del suo scacco, e inauditamente esposta alla sovrabbondanza della grazia.
Testo critico greco e a fronte traduzione italiana. È la prima traduzione italiana condotta sul testo critico greco.
Il trattato La natura dell’uomo è il primo testo, di ambiente cristiano, che affronta sistematicamente il tema dell’uomo in tutti i suoi aspetti: proprietà psichiche, fisiche, sensoriali, etiche. Nemesio fa una rassegna delle opinioni espresse da pensatori pagani sui vari problemi e li mette a confronto con la rivelazione cristiana, mostrando come la riflessione puramente razionale dei filosofi pre-cristiani porti a conclusioni insufficienti e contraddittorie, ma non inconciliabili con le verità della fede. Nemesio discute e confuta anche le tesi di pensatori che si sono allontanati dall’ortodossia cristiana, come Apollinare di Laodicea, Eunomio di Cizico e Origene. Della natura dell’uomo ebbe una larga popolarità nel mondo bizantino e nell’Oriente cristiano, come appare dall’elevato numero di manoscritti che ce lo trasmettono e dalle numerose traduzioni orientali che ci sono pervenute (armena, araba, georgiana) o di cui abbiamo notizia (siriaca). È conosciuto anche nell’Occidente cristiano, grazie alle traduzioni latine di Alfano, vescovo di Salerno del XI sec., e di Burgundione di Pisa del XII sec., a cui seguirono in periodo rinascimentale nuove versioni. Oggi il trattato di Nemesio è molto studiato e rivalutato in ragione di aspetti interessanti e attuali di quest’opera, considerata da sempre soprattutto una importante fonte di storia della filosofia.
Nemesio di Emesa - Sappiamo pochissimo di Nemesio, vescovo di Emesa in Siria. Dai dati interni possiamo concludere che aveva buone competenze di filosofia e di medicina e che scrisse l'Opera nei primi decenni del V sec. Il De natura hominis fu ampiamente utilizzato da pensatori e teologi cristiani quali Massimo Confessore e Giovanni Damasceno. Spesso traduzioni e manoscritti attribuiscono il trattato a Gregorio di Nissa. Perciò grandi autori della Scolastica, come Pietro Lombardo, Alberto Magno e Tommaso d'Aquino, citano tesi di Nemesio, ma sempre sotto il nome di Gregorio.
“La religione non riguarda la religione, tanto meno le religioni”, afferma decisamente Zizioulas. “La religione riguarda gli esseri umani e la loro relazione con Dio, gli uni con gli altri, e con la creazione. Le religioni devono far fronte alle sfide del nostro tempo”. Davanti ai problemi dell’evangelizzazione e dell’inculturazione, la teologia o si chiude a riccio, rivendicando l’accesso ad un ramo particolare della conoscenza e rendendosi un oggetto specialistico, oppure risponde a tali sfide non applicando criteri teologici, ma semplicemente etici. Zizioulas raccomanda invece la prassi dei Padri greci, che “non assunsero semplicemente una visione critica della cultura greca, ma entrarono profondamente in essa e stabilirono legami creativi con le sue premesse…”. uttavia lo fecero rispondendo alle questioni culturali non con l’etica, ma con la vita nuova, e dunque con il dogma. L’etica infatti è solitamente determinata dal concetto di natura, mentre la fede nel Dio trinitario, con al centro la nozione di koinonia, è la rivelazione della persona, cioè di un modo di esistere sconosciuto nelle condizioni decadute dell’esistenza. Questo libro del metropolita Ioannis di Pergamo offre una raccolta di suoi articoli apparsi in varie riviste teologiche, non sempre facilmente accessibili, che presentano la teologia trinitaria come il fondamento e la novità di tutta l’esistenza cristiana, costituita pertanto da un’identità relazionale: nel suo stile di vita, nelle sue strutture, nella sua missione… La fede trinitaria presenta una nozione di libertà e di comunità cosí profonde da costituire una sfida radicale alle concezioni moderne della persona e al problema dell’unità e della diversità che occupano il pensiero umano fin dagli inizi.
Percorsi dell'esperienza raccoglie sette studi sull'esperienza umana che l'autore interpreta in una prospettiva spirituale fondamentale - intesa in termini filosofici e non dogmatici o religiosi. L'esperienza spirituale costituisce la preoccupazione comune che attraversa e unifica gli studi ed è al cuore dei "percorsi" proposti, fino al confronto con l'esperienza digitale contemporanea. In definitiva, lo spirituale nell'uomo coincide con la sua più profonda umanità (che l'autore chiama "dimensione" umana, del sottotitolo): e cioè. con l'esperienza radicale del suo essere affidato a se stesso in modo unico e irripetibile, gratuito e imponderabile. Tale esperienza si compie nel presente di ogni istante e di ogni situazione, coincidendo con l'apertura dell'uomo al/del mondo a cui appartiene. Nell'esperienza appare dominante l'idea del viaggio e dell'uscire fuori (ex) attraversando i pericoli e i rischi connessi (per-): ciò che rinvia a una comprensione dell'uomo (homo viator) impegnato in un cammino mai definitivamente compiuto o realizzato e sempre in fieri. L'uomo è un inizio capace di dare inizio: l'inizio di una libertà (H. Arendt) capace a sua volta di dare inizio alla storia. Per questo motivo, Abramo e Ulisse rappresentano due figure archetipiche su cui la riflessione del libro si sofferma a più riprese. In quanto essere dell'esperienza, l'uomo diventa umano attraverso le esperienze che compie: è necessario assumere e attraversare l'esperienza affinché l'umanità si realizzi.