La parola anima, nell'attraversare i più svariati sistemi di pensiero (filosofico, religioso, antropologico, psicologico), genera una serie di equivoci in cui si nascondono vertiginose variazioni di significato. Percorrendole è possibile scorgere gli spostamenti di volumi di senso e le migrazioni linguistiche da cui dipendono le epoche storiche e gli scenari da esse dischiusi. L'analisi di Galimberti muove da Platone, che gioca l'anima su un doppio registro, coniugandola da un lato con la costruzione della ragione e il governo di sé, dall'altro con l'abisso della follia e la dissoluzione dell'individuo. Da allora in poi, questi due registri non hanno cessato di condizionare la costruzione dei saperi, sempre insidiata sul piano teorico dalle oscillazioni delle opinioni e sul piano pratico dalla vertigine delle passioni, in quel gioco di maschere, assunte e dismesse dall'anima, a cui non sfugge che ogni nuova parola della ragione non è possibile se non liberando a ogni istante i frammenti di una segreta follia. Prima e dopo Nietzsche, Plotino e la Gnosi, Schopenhauer e il romanticismo, Freud e la psicoanalisi, Husserl e la fenomenologia, Heidegger e l'ermeneutica hanno tentato di liberare l'anima dal giogo dell'idea ma la loro opposizione al platonismo si è rivelata di segno uguale anche se contrario.
Il libro presenta terribili testimonianze di vita, direttamente raccolte nelle carceri, nelle comunità di recupero, per le strade, da giovani violenti. Contro la frequente e comune rimozione sociale che accompagna il proliferare dei comportamenti giovanili violenti, criminali, devianti, Paolo Crepet tenta di comprendere, e far comprendere, da dove traggano origine tali condotte e, al di là del contesto degradato, suggerisce quanto anche il decadimento delle nostre relazioni affettive e l'indisponibilità all'ascolto possano influire sulla diffusione della criminalità tra i giovani.
Il libro esplora il rapporto tra i nove differenti tipi di personalità dell'enneagramma e l'intelligenza emotiva. La sintesi fra questi due strumenti costituisce il metodo Awareness to Action, una tecnica innovativa che i due autori propongono per diventare più efficienti nel lavoro e più flessibili nelle relazioni e nella vita. Quando proviamo ad attuare un cambiamento, in ambito professionale, personale e relazionale, dobbiamo sormontare un fattore essenziale, vale a dire i nostri pensieri e comportamenti abituali. Questi derivano dal nostro tipo di personalità, influenzano le nostre competenze emotive e si consolidano in specifiche forme di resistenza. Il metodo Awareness to Action esamina le strategie che adottiamo per affrontare la vita e l'impatto che le stesse hanno sulla nostra realizzazione. Affrontando temi come la costruzione delle relazioni, la risoluzione dei conflitti e lo sviluppo personale, il libro si rivolge non solo a chi vuole raggiungere una più profonda conoscenza di sé e incrementare il proprio potenziale, ma anche a manager responsabili delle risorse umane. «La vostra personalità è la faccia che indossate in pubblico, è un modo per semplificare e organizzare la vita».
La vita umana è fatta di alti e bassi, di piaceri e dolori, e "normalità" non è sinonimo di felicità costante. È quindi legittimo chiedersi se sia proprio necessario interpretare ogni sofferenza o difficoltà nei termini di un disturbo psicologico. I manuali diagnostici che classificano le patologie mentali hanno conosciuto, soprattutto a partire dalla sua ultima versione (il DSM-5), un tale ampliamento delle proprie categorie da comprendere quasi ogni genere di disagio. Il lutto per una morte può venire scambiato per depressione, l'agitazione di un bambino diventa sindrome da deficit di attenzione e, sebbene disturbi come l'insonnia non siano paragonabili alle psicosi, pare esserci una medicina per tutti. Così i trattamenti di tipo farmacologico conoscono sempre maggiore successo, per la gioia delle industrie farmaceutiche che investono nel marketing per aumentare le proprie vendite. Gli interessi economici non sono infatti di poco conto, se si considerano i numeri dei potenziali pazienti. Tutto ciò ha incentivato la tendenza odierna a prescrivere gli psicofarmaci con estrema facilità, anche da parte di medici non specializzati in psichiatria. Ma gli psicofarmaci non sempre servono, spesso sono anzi dannosi, in ogni caso bisogna conoscerli e somministrarli con cautela visti i considerevoli effetti collaterali. Potrebbe invece dimostrarsi più utile una psicoterapia, con ricorso ai farmaci solo quando indispensabili e dietro attento controllo medico specialistico. Nel campo della psiche è comunque sempre fondamentale adattare il trattamento al tipo di problema presentato -di carattere biologico oppure psicologico, relazionale, familiare, sociale - in modo da agire allo stesso livello, secondo l'antico principio che "le cose simili sono curate dalle cose simili".
"La mia vita di psichiatra si è svolta in un periodo storico fatto di tante psichiatrie (persino di una definita democratica), segno che non esisteva la psichiatria. In questo clima, non potevo che costruire la mia psichiatria." Sono passati cinquantotto anni da quando il professor Vittorino Andreoli è entrato nell'ambiente psichiatrico. Un periodo di intensa e appassionata professione, con modificazioni profonde sulla concezione delle malattie della mente: nascita di nuovi disturbi, scoperte scientifiche sul cervello e in particolare sulla sua parte plastica che si lega in maniera specifica alla psichiatria. È diventato chiaro che la normalità non può essere considerata la misura per la follia, poiché sovente una condizione si interseca con l'altra, in funzione degli ambienti e delle condizioni sociali. È anche per questo che serve "uno psichiatra frammentato" capace di avvalersi di altre competenze, seguendo la metafora dell'orchestra. Uno psichiatra che deve entrare in relazione e con-partecipare i vissuti del paziente per impedire che un disturbo mentale si trasformi in una tragedia. Soltanto da una così lunga esperienza in Italia e nei Centri internazionali potevano emergere i nuovi princìpi per curare i dolori della mente.
Il tema della Misericordia è stato al centro del Giubileo appena concluso. Al di la degli aspetti prettamente religiosi il libro analizza la misericordia da un punto di vista psicologico come una “grande virtù per nutrire il nostro cuore”.
La misericordia a un primo giudizio potrebbe sembrare una debolezza, un sentimentalismo. L’uomo quando esprime un giudizio o prende una decisione è portato naturalmente a sostenerla, anche indurendosi quasi per non venir meno alla propria serietà di adulto.
La misericordia è un allargamento del proprio cuore per andare oltre se sessi, incontro all’altro per ricreare nuove relazioni. Perdono, compassione e pietà sono sorelle della misericordia.
Come trattare qualcosa di così inafferrabile come una "relazione"? Come comprendere l'esperienza emotiva di entrambi i partner quando questi riportano punti di vista opposti? Nel lavoro terapeutico, quali dovrebbero essere le prime mosse? Che cosa indagare? Quali domande porre? E come conferire fondamento scientifico al proprio lavoro? In questo testo gli autori - ricercatori e terapeuti di coppia di fama internazionale - conducono il lettore in un viaggio all'interno della pratica clinica. Da decenni lavorano con le coppie e affrontano questo impegno come una sfida in grado di offrire sempre nuove occasioni di apprendimento. I coniugi Gottman hanno distillato le conoscenze acquisite in molti anni di attività terapeutica individuando dieci principi a fondamento di un buon lavoro con le coppie. Ogni principio è illustrato attraverso la narrazione di un caso clinico e arricchito con commenti e racconti tratti dalla loro storia personale.
La teoria della regolazione affettiva è alle radici di tutte le psicoterapie. Eminenti teorici, fra cui Allan Schore e Daniel Stern, hanno illustrato come e perché l'affetto regolato sia l'elemento chiave per il nostro funzionamento ottimale. Hill decodifica il voluminoso corpus della ricerca contemporanea in questo campo, offrendo un modello coerente e fruibile per la terapia basata sulla regolazione affettiva. Il libro è organizzato intorno ai quattro ambiti dì un modello clinico: una teoria del corpo-mente; una teoria dello sviluppo ottimale della regolazione affettiva in una relazione di attaccamento sicuro; una teoria della patogenesi, che riconduce la regolazione affettiva disturbata a un trauma relazionale e a relazioni di attaccamento insicuro; una teoria delle azioni terapeutiche mirate a riparare i sistemi di regolazione affettiva. Hill descrive con efficacia e concretezza di riferimenti come si sviluppano i differenti pattern di attaccamento; come i pattern di regolazione si trasmettono dai caregiver ai bambini; che forma assumono, in termini neurobiologici, psicologici e relazionali, i pattern adattivi e disadattivi; in che modo i deficit di regolazione si manifestano come sintomi psichiatrici e disturbi di personalità; infine, i mezzi con cui i deficit di regolazione possono essere riparati.
Argomento centrale del libro è la comprensione del ruolo delle emozioni nella vita mentale, considerate come aspetti dell'operare di diversi sistemi motivazionali selezionati dall'evoluzione biologica. Il volume tratta la storia del concetto teorico di sistema motivazionale, la possibilità di studiare empiricamente quanti e quali siano i sistemi motivazionali dotati di una base evoluzionistica, e l'utilità clinica di concepire le emozioni come fasi operative di diversi sistemi motivazionali. Le applicazioni cliniche della teoria toccano temi trasversali a diverse scuole di psicoterapia: rapporti tra processi mentali coscienti e non coscienti nella genesi dell'esperienza emozionale, ruolo di emozioni e motivazioni nella relazionalità umana, spiegazione dell'aggressività distruttiva interumana, ruolo dei diversi sistemi motivazionali nelle risposte al trauma psicologico, implicazione di specifiche sequenze di emozioni nella genesi dei disturbi psicopatologici, modalità cliniche di analisi dei rapporti fra emozione e cognizione, centralità dell'empatia e dell'alleanza terapeutica. Il libro si propone quindi anche come contributo alla riflessione sull'integrazione fra psicoterapie.
Massimo Recalcati interroga la funzione paterna nell’epoca della sua crisi.
Attraverso Sigmund Freud e Jacques Lacan e alcune figure tratte dalla letteratura (Philip Roth e Cormac McCarthy) e dal cinema (Clint Eastwood), si delineano i tratti di una paternità indebolita ma comunque essenziale.
Nel tempo dell’evaporazione del padre, che cosa può essere ancora una guida per il soggetto? Insomma, cosa resta del padre?
Il volume raccoglie contributi di affermati studiosi e professionisti che, a vario titolo, sono chiamati ad un'assunzione di responsabilità nella diversità dei saperi e dei campi di intervento, in risposta al complesso e composito fenomeno della trasgressione e della devianza giovanile. Il manuale, pertanto, è un incontro dialettico e operativo tra la società del diritto e le scienze dell'uomo, volto a offrire degli spunti riflessivi e propositivi dell'agire e dell'essere a quanti operano con gli adolescenti e i giovani adulti autori di reato.
Questo libro fornisce una guida comprensiva della psicoanalisi italiana degli ultimi decenni, relativamente agli sviluppi teorici e ai progressi clinici più rilevanti, con particolare enfasi su temi quali il transfert, il trauma, gli stati primitivi della mente e la metapsicologia, sui quali il pensiero psicoanalitico italiano ha dato contributi particolarmente significativi. A una prima sezione introduttiva ("Storia della psicoanalisi in Italia") che ripercorre la storia del movimento psicoanalitico in Italia e la sua ricerca, seguono quarantuno articoli scelti per illustrare l'originalità del pensiero teorico e clinico italiano. Questi lavori sono raggruppati in cinque ulteriori sezioni tematiche: "Metapsicologia"; "Pratica clinica, teoria della tecnica, fattori terapeutici"; "La persona dell'analista, il controtransfert e la relazione/il campo analitici"; "Trauma, sofferenza psichica, lutto e working-through"; "Preverbale, precoce, fusionale e stati primitivi della mente". Ogni sezione è preceduta da un commento introduttivo per orientare il lettore in questo affresco del dibattito psicoanalitico italiano, aiutandolo ad addentrarsi in un pensiero e in una esperienza sviluppatisi in maniera diversa dal contesto francese, britannico, nordamericano o sudamericano. È una lettura utile sia per studenti interessati a conoscere i temi della psicoanalisi in Italia, sia per analisti esperti che vogliano approfondire la teoria e la tecnica analitica italiana e alcune importanti sue evoluzioni.