Il tema del disagio sociale è affrontato e declinato con un interesse particolare a quelle periferie esistenziali (e dunque non solo geografiche) su cui ha attirato più volte l'attenzione papa Francesco, quelle periferie "dove Dio non c'è" e dove non si cammina per "andare incontro all'altro" (discorso nella Cattedrale di San Rufino ad Assisi, 4 ottobre 2013). C'è una diffusa difficoltà a far fronte alla complessità esistenziale, riscontrabile anche nel disagio di molti giovani e adolescenti; ecco quindi l'importanza, soprattutto per la comunità cristiana, di mettere al centro la persona e la promozione di relazioni capaci di reciprocità e prossimità, interpretando la realtà e il mondo che cambia, nella prospettiva di un miglioramento esistenziale e di una nuova progettualità di vita.
La dimensione sociale dell'amore. In dialogo sull'amore Agape. Riconoscere che l'amore ha una dimensione pubblica e non solo intima nella società globalizzata di oggi sembra un azzardo. Eppure, la nostra quotidianità è costellata di azioni, interazioni e relazioni che hanno come caratteristica fondante l'eccedenza, l'incondizionalità e la non contabilizzazione. E proprio questa è la sfida che coglie il libro: trovare ciò che già esiste nel sociale, per dargli un nome: amore-agape. Agape dunque come possibilità fenomenica, mai abbastanza evidenziata nella vita sociale, nelle comunità e nei comportamenti professionali e di consumo. Agape, come nuova categoria interpretativa, che rovescia lo stereotipo pessimista di una società vista soltanto come luogo del consumismo e dell'incertezza. Agape come strumento che può farsi progetto e stimolo al rinnovamento istituzionale. Di tutto questo parla il libro, un progetto culturale avviato da anni dal gruppo di studiosi Social-One, con l'obiettivo di aprire un dialogo con la cultura e con alcuni tra i più autorevoli autori contemporanei della sociologia e del servizio sociale: Luc Boltanski, Michael Burawoy, Annamaria Campanini, Axel Honneth, Paulo Henrique Martins.
Nella pianura emiliana un Comune con un'alta percentuale di stranieri si è guadagnato il titolo di "capitale dell'integrazione". Grazie a politiche nuove ha trasformato il "problema" dell'immigrazione in risorsa per la competitività del territorio.Uno degli spazi più cruciali è il mondo della scuola. Qui si gioca una delle sfide più avvincenti: saper accogliere l'esperienza del multilinguismo e della multiculturalità e avviarla sulla strada della cittadinanza.
"Il povero", pubblicato per la prima volta nel 1906 e successivamente incluso nella "Soziologie del 1908", rappresenta uno degli scritti più importanti di Georg Simmel. Con la capacità di analisi che gli è propria, il sociologo tedesco dimostra che non è una mancanza personale o una semplice condizione di privazione a fare di qualcuno un povero, al contrario si entra a far parte di una cerchia sociale caratterizzata dalla povertà solo nel momento in cui si riceve un determinato tipo di assistenza. E quindi una "reazione sociale", più o meno intensa, a dare forma concreta ad una figura complessa come quella del povero e a delineare le dinamiche di un fenomeno, come quello della povertà, che attraverso forme diverse continua a caratterizzare tutte le società finora conosciute.
Un ghostbuster si aggira per l'Europa: l'antiziganismo. Come ogni razzismo, l'antiziganismo combatte un fantasma, gli "zingari", che esso stesso ha evocato. Ma, come in ogni caccia ai fantasmi sociali, esso ha bisogno di corpi materiali e tangibili su cui far presa: così, in tempi e luoghi diversi, suoi capri espiatori sono state e sono quelle persone che si addensano in una nuvola identitaria e si dicono rom, sinti, manus, calons, travellers, romanicel... Questi soggetti a volte soccombono, a volte sfuggono, a volte si adattano, a volte vincono, ma la loro vita terrena è votata all'autodifesa e la loro intelligenza deve essere quotidianamente dedicata al contenimento dell'antiziganismo che li perseguita; vi devono investire energie individuali e collettive. Quando l'antiziganismo offre loro delle pause, la tranquillità li rende finalmente cittadini.
Nando Pagnoncelli, volto noto per la sua collaborazione con il giornalista Giovanni Floris nelle trasmissioni "Ballarò" e poi "Di Martedì", offre in questo libro una lettura del nostro Paese con analisi e interpretazioni che descrivono le profonde modificazioni che interessano l'animo e i modi di pensare degli italiani. Lungo un arco di tempo che ripercorre gli ultimi 50 anni, l'autore si chiede come siano cambiati i bisogni e le aspettative, i desideri ed i progetti delle persone, in Italia. Il punto di partenza è il referendum sul divorzio del 1974, evento che ha spaccato in due la popolazione e che è andato ben oltre la data in cui si è consumato, assumendo la caratteristica di simbolo di una nuova epoca che si apriva. Da qui prende le mosse anche la postfazione di don Roberto Fiorini per una riflessione sulla Chiesa in Italia dove la comparsa sulla scena di papa Francesco ha dato la stura a un dibattito reale e pubblico.
Riflettendo sulla crisi dell'economia globale, che è anche crisi sociale, politica, spirituale, l'autore ne indica la radice nel circuito di "potenza volontà di potenza": il potere, che cerca nuove possibilità di potere, trova la sua massima espressione nello sviluppo di quel "sistema" tecnologico che, dall'Ottocento ad oggi, si è allargato sempre di più fino a costituire l'ambito entro cui si svolge la nostra vita personale e collettiva. Il circuito "potenza - volontà di potenza", che ha di mira l'incremento della propria potenza, tende a debordare in "prepotenza" censurando l'"impotenza" e assumendo tratti disumani. Per uscire dalla crisi l'autore sviluppa il concetto di "deponenza" a partire da una rilettura dell'idea di libertà riconoscendo che, quando si agisce, non si è mai pienamente sovrani della situazione.
I 'margini d'Italia' sono tutto ciò che si è scelto di relegare alla periferia fisica o simbolica della nazione: le popolazioni africane delle colonie, le zone meno sviluppate del meridione, i manicomi prima della loro chiusura, le baraccopoli delle grandi città e i campi nomadi di oggi. È indubbio che l'esclusione di alcuni soggetti e alcuni luoghi contribuisce a determinare l'identità culturale di una nazione. Nel nostro paese l'esclusione sociale non è sempre passata attraverso un progetto politico preciso, ma è sempre stata contrassegnata da un discorso pubblico che ha rappresentato luoghi e persone come marginali. Nel libro, le voci e le fotografie di coloro che hanno contribuito alla segregazione politica e sociale, o l'hanno combattuta, ci raccontano molto sul processo di formazione dell'Italia moderna. II risultato è un ribaltamento di prospettiva nella considerazione della nostra identità, destinato a lasciare il segno nella storiografia italiana.
Il terrore mediatico è parte integrante della strategia dell'lsis: i video dell'orrore diffusi attraverso la Rete ne sono l'espressione più eclatante. Ma come possiamo reagire di fronte a questa offensiva? Dobbiamo difendere la libertà di informazione e di espressione ad ogni costo o dobbiamo porci dei limiti proprio per tutelare questa nostra libertà? A partire dal racconto dei giorni dell'attentato a "Charlie Hebdo", il direttore di RaiNews24 intreccia la riflessione sul ruolo dei social network e della satira alla descrizione di come operano giornali e televisione. Utilizzando la sua esperienza sul campo da Parigi a New York, dalla Siria all'Iraq all'Afghanistan - Monica Maggioni ci porta in presa diretta e in prima persona dentro i conflitti drammatici del nostro tempo per provare a capire come siamo arrivati a questo punto. Una riflessione sulle conseguenze del 'jihadismo globale'. E sulla sofisticata strategia comunicativa di cui siamo tutti bersaglio.
Il presente volume è frutto di un dialogo intenso e appassionato con donne e uomini bulgari di cultura romanì, protagonisti di una migrazione silenziosa, fortemente mimetizzata e sinora sconosciuta, i quali affrontano con coraggio e creatività le sfide e le difficoltà della vita in tempo di crisi. Punto focale dell'indagine non è il fenomeno, quanto le persone, con particolare attenzione alle loro storie e al loro vissuto, alle emozioni e alla loro voglia di farcela a tutti i costi. Dopo aver raccolto le storie raccontate dai rom bulgari nella Capitale, Maria Rosaria Chirico ha rivolto la sua attenzione alla terra di Calabria, seguendo i cicli della natura, a partire dalle campagne in cui crescono le fragole profumate, per arrivare nei punti caldi della Piana di Gioia Tauro, teatro delle drammatiche rivolte dei braccianti africani, facendo tappa in luoghi aspri, ricchi di un passato di culture, di mescolanze e di contaminazioni. Territori che sono stati meta e rifugio tranquillo per tanti pellegrini, filosofi e asceti basiliani, i quali, nel corso dei secoli si sono messi in cammino. Ascoltando le loro voci, l'autrice ha avuto modo di penetrare nelle pieghe più profonde delle loro storie di vita, portando alla luce esperienze e mondi interiori inaspettati. Si tratta quindi di un vero e proprio reportage nell'universo romanì, documentato anche fotograficamente, nel quale si affrontano temi quali la cittadinanza, lo sfruttamento lavorativo, la solitudine, l'amicizia, la religiosità...
"Eclissi dell'intellettuale", "Volgarità e dolore" e "Storia del fantasticare", i tre saggi di esacerbata critica sociale che negli anni Sessanta del Novecento fecero di Elémire Zolla l'autore più contestato dall'elite intellettuale progressista, mentre critici d'altra sponda riconoscevano nelle tesi al fiele esposte nella trilogia uno dei più saldi edifici morali eretti contro la dilagante massificazione, sono riuniti in un unico volume dal titolo biblicamente emblematico. Nel tratteggiare con argomenti stringenti e fittamente documentati l'eclissi del ruolo dell'intellettuale umanista con l'ascesa dell'industria culturale e dei media, e il conseguente abbassamento dei livelli di guardia sui guasti della massificazione, il non-senso programmatico, la volgarità dilagante e la resa alla fantasticheria nelle poetiche letterarie e artistiche degli ultimi tre secoli, l'atto di accusa zolliano, che suonò al tempo così intemperante, sembra oggi dar voce al bisogno di un pensiero forte, svincolato da strette ideologiche o estremismi di sorta, capace di indicare la via per convertire veleni ancestrali in farmaci che curano e arrecano salute.
C’era una volta il servizio militare obbligatorio. C’era una volta l’obiezione di coscienza.
Oggi il Trentino ha istituito il servizio civile universale provinciale; una risposta politica alla forte richiesta del «Manifesto per un servizio civile universale» espressa a Villa Sant’Ignazio – la culla, all’inizio degli anni Settanta, del primo nucleo di obiettori – da un centinaio di testimoni privilegiati rappresentanti degli enti di servizio civile.
Il volume approfondisce questo grande tema civile, sociale e politico attraverso differenti punti di vista senza tralasciare mai l’aspetto educativo. Quali implicazioni pedagogiche ha, da un lato, la disponibilità di diritti universali e, dall’altro, l’imposizione di obblighi da parte dello Stato ai giovani cittadini? Quali interpretazioni ci offrono le scienze e le pratiche dell’educazione? Che ruolo hanno o dovrebbero avere il mondo adulto, le istituzioni e lo Stato nella promozione di doveri, responsabilità e opportunità per le ragazze e i ragazzi?
Con i contributi di:
Riccardo Bonacina, Marco Dallari, Johnny Dotti,
Dario Fortin, Giampiero Girardi, Emanuele Rossi,
Livio Passalacqua, Pompeo Viganò