Il suicidio è un viaggio senza ritorno che tarpa le ali alla speranza. Quanti lo compiono sono prigionieri di pensieri e sentimenti che li consumano e travolgono, sospingendoli alla scelta fatale. Con frequenza chi chiude il sipario non lascia trapelare le sue intenzioni e porta con sé nella tomba le proprie ragioni per rinunciare a lottare. non si muore mai soli: si trascina con sé un po' della vita dei propri cari e si lascia con loro un po' della propria morte. Chi resta è tormentato da tanti "ma" e "se" che accompagnano il cammino tortuoso e travagliato del cordoglio e della lenta rinascita. L'autore ritrae fotografie dei paesaggi interiori di chi ha scelto di morire e dei superstiti, cogliendo frammenti toccanti degli abissi e dei misteri della natura umana.
Tradizionalmente corpus di documenti o sito fisico per la loro conservazione, l'archivio si è evoluto nel corso dei secoli avvalendosi dei continui progressi tecnologici, fino a comprendere una straordinaria molteplicità di piattaforme di visualizzazione per riprodurre il passato, catturare il presente e mappare la nostra presenza: opere d'arte, installazioni, musei, social media. Considerando l'archivio sostanzialmente come un laboratorio di memoria, Gabriella Giannachi ripercorre in queste pagine densissime la storia di pratiche di archiviazione di varia origine, giungendo fino ai più sofisticati archivi digitali di oggi e prendendo in esame una incredibile quantità di emblematici casi studio. Spaziando tra arte, archeologia, antropologia, studi postcoloniali, sottolinea l'importanza dell'archiviazione partecipativa, cita Andy Warhol e Ant Farm, analizza l'estetica dei database e la trasmissione del sapere attraverso il corpo nella performance e nella bioarte, mostrando come l'archivio si sia trasformato in uno strumento globale di produzione, conservazione e circolazione della conoscenza.
Solo ora, raccolti insieme nella loro integralità, i nove libri che formano il progetto Homo sacer acquistano il loro vero significato. Il fitto gioco dei rimandi interni, la ripresa incessante e lo svolgimento dei temi di volta in volta enunciati disegnano un'architettura imponente, articolata in quattro sezioni. Nella prima viene tracciato il programma di una messa in questione dell'intera tradizione politica dell'Occidente alla luce del concetto di nuda vita o di vita sacra (Il potere sovrano e la nuda vita, 1995). Nella seconda sezione questo programma viene svolto attraverso una serie di indagini genealogiche: (Iustitium. Stato di eccezione, 2003; Stasis. La guerra civile come paradigma politico, 2015; Horkos. Il sacramento del linguaggio, 2008; Oikonomia. Il Regno e la Gloria, 2007; Opus Dei. Archeologia dell'ufficio, 2012). La terza sezione sottopone l'etica alla prova di Auschwitz (Auschwitz. L'archivio e il testimone, 1998). La quarta sezione, infine, elabora i concetti essenziali per ripensare da capo l'intera storia della filosofia: forma-di-vita, uso, inoperosità, modo, potere destituente (Altissima povertà, 2011; L'uso dei corpi, 2014). L'archeologia del pensiero politico e filosofico occidentale sviluppata nel progetto Homo sacer non si limita, infatti, semplicemente a criticare e correggere alcuni concetti o alcune istituzioni; si tratta, piuttosto, di revocare in questione il luogo e la stessa struttura originaria della politica e dell'ontologia, per portare alla luce l'arcanum imperii che ne costituisce il fondamento e che era rimasto, in esse, insieme pienamente esposto e tenacemente nascosto. In questa edizione definitiva sono stati restituiti i titoli del progetto originale e sono state inserite le integrazioni - come la lunga nota sul concetto di guerra - e le correzioni volute dall'autore.
Le famiglie omogenitoriali possono comporsi in modi differenti, non tutti riconosciuti dal sistema giuridico italiano. Al variare delle geometrie familiari contemporanee, il coordinarsi degli aspetti tecnici, affettivi, corporei, legali, economici ed etici implicati nel "fare famiglia" diventa più complesso e, per qualcuno, anche perturbante, poiché la famiglia non coincide con l'immagine di un uomo e di una donna cisgender, sposati, monogami, eterosessuali e fertili. Il volume presenta la genitorialità, lo sviluppo psicologico e la qualità delle relazioni genitori-figlie/ figli nelle differenti forme che le famiglie omogenitoriali possono assumere, in particolare quelle che hanno fatto ricorso alla procreazione medicalmente assistita e alla gestazione per altri. Scritto alla luce delle più recenti evidenze empiriche e dei modelli teorici più attuali nell'ambito della psicologia familiare, evolutiva e dinamico-clinica, questo libro costituisce un riferimento essenziale per le studentesse e gli studenti dei corsi di laurea in psicologia, nonché per tutte le professioniste e i professionisti impegnati nel lavoro con le famiglie, omogenitoriali e non.
Gli attuali trattamenti farmacologici per i soggetti che soffrono di psicosi consentono sia di attenuare i sintomi acuti sia di ridurre le ricadute. Eppure, nonostante vengano aiutati dai farmaci, molti pazienti vivono una vita di disabilità cronica. Questo libro innovativo propone una prospettiva psicoterapeutica che va oltre la gestione del sintomo per promuovere un recupero sostanziale - la capacità di lavorare, mantenere relazioni e condurre una vita dotata di senso. Lo psichiatra Michael Garrett spiega come integrare la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e la terapia psicodinamica basandosi sui punti di forza di entrambi i metodi per ottenere progressi permanenti. Le presentazioni approfondite di casi e i numerosi esempi clinici illustrano l'approccio empatico e stimolante dell'autore.
In "Come sfasciare un paese in sette mosse" Ece Temelkuran è riuscita a farci percepire, con dolorosa consapevolezza, l'estrema pericolosità del tempo che stiamo vivendo, un tempo che sta virando nuovamente verso un nuovo tipo di fascismo, con un cambio di passo evidente rispetto alla società che era uscita stravolta dalla seconda guerra mondiale. Di nuovo ci troviamo di fronte alla questione del male radicale e come allora torniamo a domandarci «da dove viene tutto questo odio?». Ovunque nel mondo vediamo una disuguaglianza inaccettabile, nel discorso politico le persone sono tornate a essere sacrificabili, c'è un chiaro attacco globale ai movimenti antifascisti e si è persino giunti a criminalizzare i ragazzi che scioperano per il clima. Leggiamo accuse agli scienziati, sperimentiamo in molti paesi un terrificante passo indietro sui diritti delle donne e non possiamo non constatare che la spietatezza è ormai diventata un'identità culturale e politica. È ora di ripristinare la fede nel genere umano. La fiducia e la dignità vuole offrire un nuovo linguaggio, che vada oltre il discorso politico. Nell'epoca della polarizzazione estrema e dell'odio, Temelkuran costruisce in queste pagine appassionate un vocabolario fatto di parole di cui riappropriarsi, parole accoglienti come «dignità», «attenzione», «partecipazione», «gesto umano». È necessario che sempre più persone sostengano l'idea di un mondo giusto e dignitoso, recuperando la parola «fede», riscattandola dal suo contesto religioso. Perché da decenni, ormai, proprio la fede è stata distrutta, soprattutto da una frase che è diventata inattaccabile a forza di ripeterla: «Non c'è alternativa». Invece un'alternativa deve esserci: abbiamo fatto piramidi e rivoluzioni, sinfonie e viaggi spaziali, fisica quantistica e millenni di evoluzione e ci troviamo ora, all'inizio del XXI secolo, a un punto morto della storia umana. È veramente questo tutto ciò che possiamo essere? Tutto quello che possiamo fare?
Il termine "nuovo realismo" può essere a pieno titolo considerato la parola chiave della filosofia continentale contemporanea. In un movimento che abbraccia pensatori provenienti da tutto il mondo, questa corrente di pensiero si oppone all'antropocentrismo che ha caratterizzato la filosofia occidentale da Kant in poi, sostenendo un ritorno alla realtà oggettiva: c'è un mondo che esiste "là fuori", indipendente rispetto all'intelletto umano, che anzi resiste a quest'ultimo e ne smentisce ipotesi e aspettative. Questa raccolta di saggi include i contributi di diversi filosofi collegati al nuovo realismo nelle sue varie espressioni: Maurizio Ferraris, che ha reso il movimento celebre in Italia, Quentin Meillassoux, pensatore estremamente influente e principale ispiratore del realismo speculativo, Tristan Garcia, Markus Gabriel, Graham Harman, Peter Gratton e Lee Braver.
"Il potere dei servi" si propone di ricostruire l'immaginario teologico-politico del cinema italiano. Da "Roma città aperta" a "Habemus Papam" e "The New Pope", il presente studio indaga in che modo il cinema, attraverso il confronto con il dispositivo cattolico del potere, ha raccontato il processo di costruzione dell'identità italiana. Una storia controluce, che fa emergere, attraverso le vicende dei partigiani durante l'occupazione nazista, dei fraticelli francescani, dei diseredati di Pasolini, delle vittime della cecità rivoluzionaria, dei dubbi di intellettuali scettici o dei papi, una lotta contro i meccanismi sacrificali di esclusione e i loro orizzonti ideologici. Queste storie di liberazione indagano la tensione antinomica tra le scelte del potere e l'urgenza messianica di una forma di vita imperniata sulla povertà e la letizia. In tale tensione si specchia il cinema italiano, in grado di liberare il proprio sguardo per arrivare, al di là di interessi economici o di propaganda politica, alle cose nella loro "complessa povertà".
La lotta dello Stato contro la 'ndrangheta non si interrompe mai. Si è da poco aperto il secondo grande maxiprocesso della storia d'Italia: a Lamezia Terme si giudicano 300 imputati accusati a diverso titolo di appartenere a questa organizzazione. Ma c'è un lato umano di questa tragedia che non deve essere ignorato. Cosa "promette la più potente associazione criminale del mondo a chi entra a farvi parte e a chi collabora con i suoi traffici? Com'è la vita di una persona che si lega a questa realtà? E soprattutto: è possibile interrompere la schiavitù e uscire da questo "inferno dorato? Un testimone d'eccezione racconta il suo percorso dentro la 'ndrangheta attiva a Milano, la "capitale morale del Paese. Dove ci sono i soldi, dove c'è la finanza, dove si continuano a fare guadagni con la droga e il controllo di molteplici attività economiche legali. Il protagonista percorre la sua "carriera, poi viene arrestato nell'ambito della più importante operazione contro la 'ndrangheta al Nord, processato e condannato a sedici anni di prigione per gravissimi reati (che ha scontato interamente). Oggi racconta il prezzo da pagare per essere un criminale; l'atroce pena rappresentata dal carcere e cosa significa cambiare vita.
Viviamo nell'epoca della prestazione, della performance, del culto dell'Io e delle capacità individuali. L'epoca del controllo, che anche il progresso scientifico ha contribuito a rendere sempre più verosimile. Un'esperienza come la pandemia ci ha imposto un bagno di realtà, sui limiti individuali, collettivi e sui limiti in generale. Il corpo, proprio e degli altri, è diventato fragile, esposto, luogo di pericolo e incertezza. E sparisce. Abbiamo lasciato la libertà degli incontri "dal vivo- e conosciuto l'obbligo delle connessioni virtuali, sono saltati i riti quotidiani e quelli di una Vita intera. La speranza è che questa esperienza possa far nascere nuovi significati e desideri degli incontri in presenza, far riscoprire il rispetto dei riti, nella loro portata risanatrice più profonda. Sappiamo che i cambiamenti hanno bisogno di tempo e di esperienze su larga scala e quindi abbiamo un'occasione: essere così tanti coinvolti e così a lungo, può sostenere un cambiamento reale, anche delle rappresentazioni più profonde e antiche. E allora, qual è la libertà possibile? Nelle relazioni con noi stessi, con gli altri e con la Vita.
Acquisire autostima non è un procedimento matematico, non è una pozione da bere in un sorso né avviene tramite la magia; è piuttosto un lavoro, talvolta difficile e talvolta lungo, che possiamo compiere su noi stessi e con noi stessi ed è davvero importante e fondamentale sapere che noi possiamo attuare questo cammino. In effetti noi possiamo stare bene, possiamo sentirci più forti, padroni della nostra esistenza, capaci di portare a termine con successo le sfide e ciò non vuol dire necessariamente superarle tutte da vincenti ma acquisire autoconsapevolezza dei nostri limiti e delle nostre potenzialità, senza colpevolizzarci. Questo volume vuole mostrare, in seguito a una disamina sul significato di autostima, quali possano essere dei percorsi di espressione della nostra forza con l'assoluta convinzione che la vita ci abbia resi in grado di conquistare la Felicità.
«A Martha Gellhorn», recita la dedica della prima edizione di "Per chi suona la campana", il capolavoro di Ernest Hemingway. Tutto qui, un nome e un cognome: quelli della più grande corrispondente di guerra del Novecento. La donna che con Hemingway ha mosso i primi passi da giornalista sul campo, nel 1937, a Madrid sotto le bombe. Che presto è diventata più brava di lui nel mestiere di raccontare i fatti. Che lo ha amato, sposato, lasciato, in un'appassionata storia d'amore tinta di rivalità. E che per tutta la vita ha avuto una sola missione: «Andare a vedere». I reportage rigorosi e avvincenti di Gellhorn coprono i fronti più caldi del secolo breve: è stata sul confine della Finlandia durante l'invasione russa (trovando il tempo per una cena con Montanelli) e accanto alle truppe alleate a Montecassino; è stata la prima reporter donna a sbarcare sulle spiagge della Normandia e poi a entrare a Dachau liberata dagli americani. È andata in Vietnam, decisa a smascherare le menzogne della propaganda ufficiale Usa. Una carriera attraversata dalla gloria e dalla tragedia, segnata dalla solitudine delle donne indipendenti e controcorrente. Oggi le guerre sono cambiate, l'ingiustizia ha preso altre forme, ma nessuno dei problemi contro cui Martha ha passato la vita a battersi è stato risolto. Sono sempre i più poveri, a cui lei ha saputo dar voce, a pagare i conflitti militari ed economici. Sono ancora le donne, come è successo a lei, a dover faticare di più per farsi strada, in guerra come in pace. In queste pagine, che illuminano gli anni più folgoranti di Gellhorn, la sua voce si intreccia con quella di Lilli Gruber, che interpella anche altri grandi corrispondenti. Raccontando, di battaglia in battaglia, la bellezza e la responsabilità del giornalismo in un tempo che ha più che mai bisogno di verità.