Il volume raccoglie i contributi presentati al convegno La Sicilia, la DC, la storia della Repubblica che hanno ricostruito, in occasione del cinquantesimo della sua scomparsa, la figura e l'opera di Bernardo Mattarella (1905-1971), padre di Piersanti, presidente della Regione siciliana brutalmente assassinato il giorno dell'Epifania del 1980, e di Sergio, attuale presidente della Repubblica italiana. Nella Prefazione, si sottolinea come ripercorrerne la vicenda politica offra l'occasione per riflettere su buona parte dell'esperienza politica unitaria dei cattolici italiani, sull'innovativa concezione sturziana della democrazia solidale e delle sue forme istituzionali, tradotta nella dottrina del popolarismo, poi nella sua interpretazione degasperiana e infine nella stagione morotea, con una tensione verso il cambiamento, costante del cattolicesimo democratico. Le espressioni dell'impegno civile e politico di Mattarella, da giovanissimo nel Partito popolare e in Azione cattolica, e nel dopoguerra nella Democrazia cristiana e al governo dell'Italia repubblicana, ci restituiscono una figura per molti versi unica nel panorama del cattolicesimo democratico italiano del Novecento.
Sapevate che Pandora ha scoperchiato il celebre vaso perché era una maniaca della pulizia e voleva spolverarlo? E che Achille è stato un bambino cagionevole e si è preso tutte le malattie esantematiche, pure quelle che non esistono? Per non parlare di Ulisse, che per smascherare Achille e arruolarlo si è travestito da venditore ambulante di borse taroccate. La mitologia classica come non l'avete mai letta, rivisitata dal talento irresistibilmente comico di Enrico Brignano. Da quando sua figlia ha imparato a memoria le fiabe più conosciute, Enrico Brignano ha dovuto architettare nuovi modi per intrattenerla e per farla addormentare. Ha cominciato allora ad attingere dal serbatoio infinito di storie della letteratura greca, pescando tra le reminiscenze scolastiche e lavorando di fantasia per colmare le lacune ed evitare le domande scomode della sua piccola ascoltatrice. Nasce così questa divertentissima raccolta di miti classici reinventati, in cui la sua scatenata immaginazione ci mostra dèi, eroi e personaggi tragici in una veste inedita ed esilarante. «Può sembrare niente, ma l'Olimpo era il condominio divino con guardia alla reception h24, un luogo molto esclusivo dove non è che potessero entrare pizza e fichi, ma solo gente selezionata, un po' come nel backstage dei Maneskin! E a Zeus, il capoccia di tutto il cucuzzaro di divinità, stava talmente simpatico Prometeo che a un certo punto lo convocò e gli disse: Prome', senti, qui si sta bene per carità, il vicinato è ottimo, si mangia bene, le case sono belle e non ci manca niente. Però un po' ci si annoia. Allora avrei pensato, no?, perché non ti occupi di impastare degli esseri a nostra immagine e somiglianza, così li piazziamo sulla terra e vediamo un po' che combinano? Ci mischiamo a loro, gli mandiamo qualche maledizione... insomma, passiamo il tempo».
In principio fu la Diaspora degli ebrei, cacciati dalla loro terra dai romani dopo la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. E dispersi nel mondo per 17 secoli. Poi una serie infinita di dominazioni e di persecuzioni, fino alla fine dell'Ottocento e ai primi del Novecento, quando il Sionismo teorizza e organizza il ritorno a casa. Il resto lo fa la Shoah, lo sterminio di 6 milioni di ebrei per mano del nazismo. Nel 1947 l'Onu spartisce la Palestina transgiordana (più piccola del Piemonte sommato alla Valle d'Aosta) in due Stati: uno ebraico e uno arabo-palestinese. Ma nasce solo il primo. Le classi dirigenti arabe si giocano i palestinesi, vittime dei "fratelli" oltreché dei nemici israeliani, alla roulette russa delle guerre (quattro) e del terrorismo. E perdono sia le guerre sia i territori. Israele restituisce quelli occupati all'unico Paese arabo che nel 1978 accetta di riconoscerlo e fare la pace: l'Egitto. Poi nel 1993 lo fa anche l'Olp di Arafat col premier israeliano Rabin e si riaccende la speranza, subito frustrata dall'assassinio di Rabin da parte di un ebreo fanatico. Fra alti e bassi, violenze e attentati, massacri incrociati, torti e ragioni intrecciati, si arriva al ritiro israeliano da Gaza a opera del falco Sharon. Che però un ictus mette subito fuori gioco, inaugurando la lunga e buia era Netanyahu. Questi sabota il processo di pace con sempre nuovi insediamenti ebraici in Cisgiordania, appoggia addirittura Hamas per indebolire il moderato Abu Mazen e fa passare definitivamente Israele dalla parte del torto. In questo libro alla portata di tutti, che si legge d'un fiato come un romanzo, Marco Travaglio racconta con sintesi e chiarezza, lontano dalle opposte tifoseria da curva sud, la Guerra dei Cent'Anni israelo-palestinese. E risponde a tutte le domande e a tutti i dubbi suscitati dagli ultimi bagni di sangue.
Nika, studentessa, 16 anni? È caduta da un palazzo, dice il regime. Aida, 36, medico? Un amante abbandonato l'ha spinta giù dal cavalcavia, dice il regime. Reyaneh, ancora teenager al suo ingresso in prigione? Lei in effetti è stata giustiziata, dopo sette inverni, perché giudicata colpevole di aver ucciso un uomo: questa volta il regime non mente, ma nasconde che quell'uomo stava cercando di stuprarla. Sono queste, e molte altre, le storie quotidiane delle ragazze iraniane lungo le strade della «loro» Rivoluzione, che dura da oltre quarant'anni e che sogna di aver imboccato il rettilineo finale. Una generazione di giovani donne istruite che si rispecchiano nelle coetanee di Paesi più liberi, ne condividono i desideri, aspirano agli stessi diritti. Pagano col sangue il coraggio di mettere i propri corpi di traverso a un sistema che è vecchio, sessista, illiberale, determinato a spegnerne in fretta la rivolta. «Il regime ci sventra», ripetono, raccontando di abusi, accecamenti, sparizioni, finti suicidi. Ma la loro rivoluzione è fatta anche di canzoni, di colori e di arte, di solidarietà che corre tra regioni lontane e scavalca le frontiere. Fino a interrogarci: quanto saremmo capaci oggi - noi che ci sentiamo al riparo - di batterci per la libertà? La nostra, quella degli altri, quella delle nostre figlie e dei nostri figli, che consideriamo già in salvo? In una narrazione appassionata che si fa testimonianza, Barbara Stefanelli raccoglie tra le mani le storie delle ribelli iraniane e delle madri, dei fratelli, padri e compagni che ne hanno sostenuto la battaglia. Per custodire i nomi e i volti, il sacrificio e le promesse. Perché le libertà sono la fede che ci accomuna. Non c'è estraneità. Non può esserci indifferenza. Per questo deve risuonare in noi la loro chiamata a combattere. Ad «amare più forte».
Un libro che per la prima volta ricostruisce le figure di Gerusalemme e Gaza nella Bibbia e nelle tradizioni rabbinica e islamica, per capire le radici culturali del conflitto israeliano-palestinese. Uno sguardo che si sofferma sui simboli e le credenze religiose - a partire dal concetto di Terra Santa - che agiscono sotto le decisioni politiche e gli eventi che lacerano la terra di Abramo: Israele e Palestina. Con l'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023 è messa in gioco l'esistenza stessa dello Stato di Israele da parte del fondamentalismo islamico e la convivenza tra i due popoli. Un testo per capire le ragioni religiose della più lunga guerra contemporanea, delineando le condizioni culturali - e teologiche - di possibili percorsi di pace e mutuo riconoscimento.
L'allarme per un ipotetico ritorno del fascismo guarda nella direzione sbagliata. L'attenzione degli allarmati democratici si concentra sui segnali più vistosi: gesti identitari (saluti romani, croci celtiche), violenze fisiche, manifestazioni di odio razziale. Si tratta di fenomeni esecrabili, ma appunto perché plateali forse meno pericolosi rispetto a quelli meno immediatamente evidenti: i movimenti politici che, pur ripudiando il ricorso alla violenza agita sul piano fisico (ma non su quello verbale) e pur muovendosi all'interno delle regole del gioco democratico, manifestano chiari caratteri ereditari del fascismo novecentesco. Sono quei partiti - spesso difficilmente riconducibili alle categorie di destra e sinistra - che vengono convenzionalmente definiti come populisti o sovranisti. Mentre i nostalgici dichiarati del nazifascismo non sono che un fenomeno di nicchia, i populisti europei e americani discendono, consapevolmente o inconsapevolmente, non dal Mussolini fondatore del partito fascista ma dal Mussolini che per primo intuisce i meccanismi della seduzione politica nella società di massa. Dopo anni dedicati a un corpo a corpo storico e letterario con i protagonisti del fascismo novecentesco, Scurati si solleva sopra quella materia bruciante e in queste pagine ne individua con limpida precisione le leggi e le eterne insidie, consegnandoci un testo fondamentale per affrontare l'epoca inquieta che stiamo attraversando.
Già a metà degli anni Novanta, destra populista e cattolicesimo tradizionalista hanno cominciato a lanciare allarmi contro i pericoli a cui una fantomatica 'teoria del gender' esporrebbe la società (o anche la nazione, la famiglia, la civiltà, la gioventù, l'infanzia e chi più ne ha più ne metta). Oggi, il nemico è l''ideologia gender', un'etichetta che serve a evocare l'attacco, unitario e programmatico, che una molteplicità di soggetti (le femministe e le persone Lgbtq+ prima di tutti) starebbero sferrando all'ordine naturale alla base della nostra società. Da chi si aggirerebbe per le scuole a confondere l'identità sessuale di ignari bambini agli uomini che mettono la gonna, fino ai fanatici delle lettere e simboli finali (schwa, u, *). Ma sono davvero questi gli oggetti del contendere? Perché ci si accalora tanto su questi temi? Quali sono le istanze portate avanti dagli antigender e, sul fronte opposto, da chi sfida l'ordine 'naturale'? Se gender è una parola moderna, questa sfida è iniziata molto tempo fa. Una lunga storia a cui conviene prestare attenzione, oltre le comode semplificazioni.
«Venne il dio sulla terra dal cielo a mostrarti l'effigie, o tu andasti a mirarlo, Fidia, in cielo». Questo si diceva del colosso di Zeus a Olimpia, una delle sette meraviglie del mondo, opera di Fidia, insuperabile nel rappresentare la maestà e la bellezza degli dei. Peccato che l'unica testimonianza personale rimasta dello scultore sia un piccolo vaso a Olimpia con l'iscrizione parlante: «Io sono di Fidia». E le tante statue in oro e avorio, in bronzo e in marmo, che fine hanno fatto? Tutte scomparse. E tutte le nuove opere sull'acropoli di Atene, «fatte in breve tempo per durare a lungo», furono veramente sotto la sua sovrintendenza? Anche il sodalizio con Pericle, inscindibile per gli autori antichi, quanto fu vero? E dov'è la sua mano nella decorazione del Partenone? La biografia di Fidia, lo scultore ateniese del secolo di Pericle, il più 'classico' del passato 'classico': un racconto tra arte e potere.
Nel secolo che vide frantumarsi l'unità religiosa d'Europa, il capriccio e la determinazione di un sovrano furono sufficienti a sganciare l'Inghilterra dal suo passato e dalla sua fede secolare. Di fronte alla spettrale imponenza di Enrico si succedono figure di uomini cinici e di persecutori, così come di martiri e santi. Questa nuova indagine su Enrico VIII esamina gli sconvolgimenti che l'Inghilterra dovette affrontare, soffermandosi in particolare sul periodo del «terrore enriciano», troppo spesso silenziato dalla storiografia.
Il generale Mario Mori e il capitano Giuseppe De Donno sono stati protagonisti in prima fila nella lotta contro Cosa Nostra, e il loro impegno investigativo ha dato risultati straordinari. Eppure, sono noti al grande pubblico soprattutto per il processo sulla presunta "Trattativa Stato-mafia", concluso con la loro completa e definitiva assoluzione. Oggi, finalmente, possono raccontare cosa c'è dietro la persecuzione giudiziaria e mediatica che hanno subito: il "Dossier mafia-appalti". Dopo intense indagini l'informativa fu preparata dai carabinieri del ROS guidati da Mori e De Donno e consegnata nelle mani di Giovanni Falcone, che le attribuì un'enorme importanza. Ma nella magistratura siciliana ci fu qualcuno che frenò a più riprese e poi archiviò senza giustificazioni la pista, ancora tutta da percorrere, che stava svelando il vero volto della mafia. Uno sconvolgente sistema corruttivo istituzionalizzato che, in tutta Italia, depredava le risorse pubbliche a vantaggio di selezionate cricche di politici e imprenditori, e di cui Cosa Nostra rappresentava il braccio armato. Paolo Borsellino credeva che l'inchiesta Mafia-appalti fosse all'origine della morte di Falcone, ed è molto probabile che anche la strage di via d'Amelio (con il relativo depistaggio) sia da attribuire al dossier del ROS dei carabinieri. Antonio Di Pietro ha riconosciuto il suo stretto e inquietante legame con Mani Pulite. Oggi, finalmente, il pubblico italiano può conoscere la verità su un'inchiesta che non doveva proseguire, nel racconto documentato e coinvolgente di due protagonisti che hanno pagato un prezzo altissimo. Attese da anni, le testimonianze di Mori e De Donno sui fatti dei primi anni Novanta si leggono come un romanzo poliziesco. E faranno discutere, indignare, tremare: perché è tutto vero.
Un libro inconsueto e potente, un incontro con figure femminili fuori dal comune. Una storia che non può mai finire. Rien que la femme. Donne-dee, sacerdotesse, mistiche; guaritrici, veggenti, donne fatate e donne fatali; figlie del Sole e della Luna, e infine una bambina di Nazareth che diventa la Vergine Madre di Dio. Che cosa si cela dietro queste figure femminili umane e divine, sospese tra mito e storia, passato e futuro, Oriente e Occidente? Hanno provato a spiegarcelo in tanti, da Omero a Ovidio, da Dante a Goethe a Freud. Il mistero, scaturito da una grotta preistorica e da una figurina di pietra dai grossi seni alta pochi centimetri, arriva a madre Teresa di Calcutta e alle «divine» del Novecento, di cui forse Greta Garbo ed Evita Perón rappresentano il fascino che sfiora i limiti dell'umano. È tempo di andare al cuore di questo grande archetipo, che nella cultura moderna continua a conservare i tratti che gli hanno prestato Botticelli e Raffaello. In queste pagine le donne parlano con Dio, con i demoni, con i morti. Il Sacro femminile come pietra di inciampo che segna tutta la nostra storia.
La Dc fu davvero il «partito della nazione»? Per tanti versi sì, a patto di non congelarla nell'immagine del grande agglomerato che tutto macinava e tutto cercava di omogeneizzare. Fu anche questo, certo, specie nella parte finale della sua vicenda. Ma fu prima di tutto un partito dalle anime plurali che perseguì la ricostruzione democratica e costituzionale del paese, proiettandolo in un inedito orizzonte europeo. A trent'anni dalla sua scomparsa, la definizione del ruolo della Dc nella storia d'Italia oscilla ancora tra la demonizzazione e il rimpianto, senza assestarsi in una equilibrata storicizzazione. A partire dalla nuova disponibilità di numerosi archivi privati e pubblici, questo libro prova, per la prima volta, a tracciarne la storia: dalle origini alla parabola finale. Quella che si apre davanti agli occhi del lettore è una storia dell'Italia attraverso le vicende di un partito che è stato tra il 1943 e il 1993 il perno principale del governo del paese e ne ha modellato la vita politica e culturale.