Gli ultimi cinquant'anni della "Felix Austria": la situazione interna, lo scenario internazionale, le scelte di politica estera che portarono alla Grande guerra e alla fine della Mitteleuropa.
Si tratta di una testimonianza autobiografica sulla sorte dei fascisti dopo la Liberazione, di coloro che dalla guerra uscivano vinti e che l'Italia repubblicana chiamò a pagare la "tariffa" delle proprie responsabilità. Il racconto prende le mosse negli ultimi giorni di aprile quando Vincenzo Costa, l'ultimo federale fascista di Milano, è catturato dai partigiani sul lago di Como, giusto qualche ora prima che il duce, poco distante, cada fucilato. Questa memoria, cui Costa ha affidato il ricordo della sua reclusione, è una testimonianza diretta sulla sua sorte e offre una prospettiva rovesciata del dopoguerra italiano, che al fascista appare un purgatorio degradato di angherie e miserie, dove l'unica luce è la fedeltà al passato.
Un'idea di nazione che tenga conto in modo decisivo del comune retaggio cattolico della penisola; un'idea di nazione, ancora, che non costituisca un taglio netto rispetto al passato, agli stati preunitari ed alle loro esperienze, bensì che amalgami e combini in modo creativo tali esperienze in una costruzione di tipo federativo: furono queste le proposte che Gioberti affidò al suo famoso libro "Del primato morale e civile degli italiani", destinato ad animare il dibattito che accompagnò il nostro Risorgimento.
A metà del Cinquecento, gli uomini di Francisco Pizarro si trovarono di fronte a una società complessa e ben organizzata, che sottomisero e distrussero in breve tempo. Di questa fiorente civiltà il volume offre un affascinante ritratto in cui - accanto alla storia inca, dalla nascita dell'impero all'assoggettamento - si ricostruiscono le vicende delle diverse dinastie succedutesi al potere, le credenze e i riti religiosi, come pure l'ordinamento sociale dei "figli del Sole".
Storia e cultura di una civiltà antichissima, che intrecciò religione e scienza e influenzò profondamente l'America centrale, per scomparire all'improvviso sotto i colpi dei "conquistadores".
Il volume si apre con un corposo capitolo che, con prese di posizione anche polemiche nei confronti delle voghe relativistiche contemporanee, riflette a tutto campo sulla storia, la sua funzione e le sue attuali prospettive; il secondo capitolo traccia invece a grandi linee l'evoluzione del concetto di storia dagli albori della civiltà a oggi. Due capitoli ulteriori mettono a fuoco i rapporti della storiografia da un lato con la sociologia, e dall'altro con la filosofia. L'ultimo capitolo infine tratta delle fonti per lo studio della storia.
Il volume raccoglie 47 testimonianze di esponenti del mondo cattolico che hanno partecipato in modo diverso all'esperienza resistenziale. L'opera intende offrire un contributo alla più recente produzione storiografica e all'articolato dibattito che ad essa si è accompagnato relativamente alla presenza, al ruolo e al significato della partecipazione cattolica alla Resistenza. Ai risultati finora acquisiti attraverso lo studio di una vasta gamma di fonti scritte, si è voluto affiancare l'apporto della storia orale quale proficuo strumento di integrazione e di verifica della documentazione e della letteratura sul tema.
Con Thomas Beckett, Abelardo ed Eloisa e Guglielmo d'Ockham attorno a tre importanti idee medioevali, ad ognuna delle quali è dedicato un capitolo del libro. Così l'assassinio di Beckett ci introduce al tema della sovranità e del doppio corpo del re, la vicenda di Abelardo ed Eloisa ci inizia all'etica dell'intenzione, mentre il sopravvenire della peste per Guglielmo d'Ockham ci dischiude l'idea della povertà francescana.