“È aperta La Palestra, il luogo dove allenare ed esibire i vostri muscoli satirici. Inviatemi le vostre battute sui fatti del giorno. Usate come premessa della battuta un titolo di giornale. Sceglierò quelle che mi piacciono e le pubblicherò.” Ecco l’appello di Daniele Luttazzi. Dal suo blog nasce un vero e proprio esperimento di satira, dove i protagonisti sono i lettori con le loro battute e con i loro sguardi al vetriolo su una realtà che supera di gran lunga la fantasia. In questo libro Daniele Luttazzi raccoglie le battute più riuscite, più taglienti, più esilaranti. La satira che parte dal basso.
“Io praticamente
fui fatto in casa e si sa,
le cose fatte in casa
magari non sono perfette,
ma sicuramente
sono più genuine.”
Dici Brignano, dici Roma. Ogni suo monologo affonda le radici nell’atmosfera della Capitale, ritraendo vizi e virtù di quel tipo unico di italiano che è il Romano de Roma. Perciò in questo libro Brignano ha deciso di misurarsi con una titanica impresa: aiutare i lettori a capire e conoscere davvero la Città Eterna e chi ci vive... o almeno provarci. In parte autobiografia ironica e un po’ nostalgica, in parte passeggiata tutta da ridere nelle glorie e nel ventre di Roma, Sono romano ma non è colpa mia è un esplosivo distillato di romanità e buonumore. Se ne consiglia un’assunzione regolare, meglio se innaffiata dal buon vino dei Castelli…
I luoghi comuni devono dire qualcosa, ma quel qualcosa deve essere detto sempre nella stessa forma, e possibilmente sempre con lo stesso tono. Sono a metà tra il genere letterario e la categoria del pensiero e sono applicabili, letteralmente, a qualsiasi possibile campo del sapere (e del non-sapere) umano. Sono gli spot di ciascuno di noi, come quelle pubblicità che ripetono pigramente sempre le stesse cose, senza crederci troppo («da oggi puoi», «è arrivato il nuovo», «scopri i nuovi»), o come certi cliché giornalistici, utili per caratterizzare una notizia, o meglio una serie, senza dover stare a rispiegare tutto da principio. Ma non siamo qui per parlare di luoghi comuni. Siamo qui per parlare di luoghi comuni al contrario, di cui questo volume raccoglie una strepitosa collezione: «La pianura è stata fatale ai due alpinisti». Oppure «Appena svengo vedo il sangue» o «Se ci sono eterosessuali nel calcio, io non ne ho mai visti». O ancora «Il sacrificio è sport». E nell'inversione del luogo comune, spesso, oltre a un senso di profonda comicità, emerge il significato vero e profondo dei luoghi comuni, o, al contrario, la loro totale e incompresa assurdità.
Il volume presenta barzellette e brevi storie umoristiche – con particolare attenzione al mondo religioso ed ecclesiastico – raccolte per tematiche disposte in ordine alfabetico. Questa pratica struttura consente la ricerca delle barzellette per occasioni opportune. Si spazia da «Adamo ed Eva» a «diavolo», da «creazione» a «matrimonio», da «professioni» a «santi» e «soldi», per citare solo alcuni dei temi affrontati. Il volume è idealmente il seguito del precedente Per ridere sul serio (2008).
Punti forti
Il testo, dietro la battuta divertente, cerca anche di comunicare – senza fare del moralismo – alcuni insegnamenti utili per la vita attraverso una pratica struttura alfabetica.
Destinatari
Ragazzi e adolescenti.
Autore
Pier Giorgio Gianazza (Cerro Maggiore MI 1945), seguendo una precocissima vocazione missionaria, a soli sedici anni è partito per il Medio Oriente, dove nel 1973 è stato ordinato sacerdote. Appartiene alla congregazione salesiana di don Bosco. Conseguita la laurea in filosofia e la licenza in teologia, insegna soprattutto all’Istituto teologico di Cremi "San Gerusalemme", all’università di Betlemme e al Centro superiore di studi filosofico-teologici di Harissa (Libano). Le sue ricerche riguardano specialmente l’Oriente cristiano, l’islamismo e l’ebraismo. Dal 1961 vive in Medio Oriente. All’umorismo ha dedicato tre volumi: "Quando ridono gli angeli" (2000), "Risate in sacristia" (2003) e "Per ridere sul serio. Barzellette dalla A alla Z", quest’ultimo edito da Paoline nel 2008.
La tradizione ebraica della kasherut indica i cibi che si possono consumare perché conformi alle regole della Torah. Ma oltre a questo, il cibo ebraico ha prodotto un'enorme mole di storielle, divieti, ricette e prescrizioni che Ovadia ripercorre con la consueta miscela di umorismo e santità: cullandoci tra pasti e digiuni, tra falafel, molokheya, hommus e altre leccornie, tra antiche osterie e contaminazioni culinarie, e una musica che accompagna l'ospite a tavola, con l'ironia tipica dell'ebreo errante. Per un viaggio che guarda al cielo con il gusto della terra. Un viaggio dalla manna del deserto, il cosiddetto «pane degli angeli», fino a Pesakh, la Pasqua, dove un Gesú ebreo mangia agnello, pane azzimo, erbe amare e dessert.
La storia è nota a pochi.
A ogni elezione di un nuovo papa, una delegazione della comunità ebraica romana si recava nei sacri palazzi portando un'antica pergamena sigillata che, regolarmente, il sommo pontefice rifiutava di accettare. Finché, un giorno, il papa, d'accordo con il rabbino capo, decise di consultarne il contenuto. L'intestazione recitava: «Il conto dell'Ultima Cena». Non si sa con esattezza l'ammontare dell'importo richiesto per quel celebre pasto, anche perché, per risapute ragioni, gli apostoli e Gesú non riuscirono a onorare il debito. Però si sa qualcosa riguardo a quell'ultima cena.
Parte da qui il viaggio di Moni Ovadia all'interno della tradizione kasher. La casa dell'ebreo errante Moni Ovadia, che tra l'altro è vegetariano, è un'enorme cucina affacciata sul mondo. Dove lui se ne va in giro tra una «fiera dell'Est» e regole kasher, insegnamenti rabbinici e storielle ebraiche, ricette tipiche e cucina che se la fa con la religione.
Nel girovagare tra salse mediterranee, melanzane, ceci e uova, incontriamo l'arzilla Janette, una egiziana novantenne che ci spiega la cucina dell'esilio e della diaspora, insieme alle ricette di Edith, unica depositaria della tradizione familiare sefardita di casa Ovadia. E un atteggiamento all'assaggio che è prima di tutto interiore, predisposizione dell'animo di chi è abituato a guardare al cielo attraverso gli odori e i sapori della terra.
Perché, in fin dei conti, dovremmo tutti imparare a essere kasher, ovvero adatti alla nostra dignità di essere umani.
Le donne sono forti e gli uomini fragili. Fragili
perché, a differenza di una donna, un uomo
non sa stare solo; per un motivo o per un altro,
cerca compagnia e chiede consiglio agli amici.
“Mario, mi sento solo. Che devo fare?”
“Fatte un cane!”
“Ma io vorrei una compagnia femminile.”
“E fatte un cane femmina!”
Tu non sai ancora, caro amico, quanta ragione
aveva Mario, ma col tempo te ne accorgerai.
Ti sei mai domandato perché le vedove sono molto più numerose dei vedovi? Perché le donne, è inutile, sono più forti degli uomini: ti seppelliscono. Dai un’occhiata alle pagine di cronaca e ne avrai una inequivocabile conferma: Lourdes: Miracolata al posto del marito malato Pesaro: Spara alla moglie con fucile da caccia. Il rinculo gli fa perdere l’equilibrio, sbatte la testa e muore. Lei salva E persino nei pochi casi in cui il marito sembra avere la meglio… Campobasso: Muore durante il funerale della moglie Ma fosse solo una questione di vita o di morte… No, è peggio: da quando commetti l’errore di fidanzarti e, poi, di sposarti, le donne non lasciano passare istante senza massacrarti e, appena cerchi di dire timidamente la tua, subito lanciano il loro grido di guerra perforante, fatto di una sola lettera, Mmmmmmmm! E tu, che fai? Chini il capo, come il sabato al supermercato dove osi carezzare l’idea proibita di comprarti un crème caramel, o la domenica, quando pensi di meritarti un po’ di riposo ma lei ti passa addosso con l’aspirapolvere turbo. Ecco perché, almeno all’estero, qualcuno s’ingegna… Russia: Si gioca la moglie a carte e la perde Maurizio Battista si definisce “comico patentato con obbligo di lenti”. In altre parole, legge i giornali e osserva la realtà con tanto d’occhiali e ne mette in luce il lato surreale ed esilarante. In questo suo primo libro racconta i rapporti di coppia, riprendendo ed estendendo alcuni suoi pezzi forti che hanno schiantato dalle risate teatri interi. Dopo averlo letto, persino i tuoi sabato al supermercato ti faranno meno tristezza.
In breve
“I discepoli decisero di passare le ultime ore a casa del Maestro. Nessuno aveva fame e al centro della tavola di marmo c’era un grosso vaso di vetro di colore bluastro: dentro, la cicuta. Stavano tutti in silenzio. Passò Santippe. ‘Allora? Vogliamo sbrigarci?’”. La storia di quegli uomini che hanno finito per cambiare il mondo e dal loro mondo non sono stati creduti… perché dicevano la verità.
Il libro
Storia della libertà di pensiero è anche la storia di quegli uomini che hanno finito per cambiare il mondo e dal loro mondo non sono stati creduti. Non sono stati creduti perché dicevano la verità, perché avevano un sogno difficile da condividere, perché avevano letto nella natura, nello spazio, nell’infinito leggi troppo pericolose da divulgare. La fama che li ha circondati dopo la condanna del loro tempo ha oscurato la loro semplice statura di uomini fra gli uomini. Ecco perché Paolo Villaggio si diverte a ricostruire biografie (immaginarie ma non troppo), fatti esemplari, frasi famose, e tutto ciò che i libri di scuola non hanno raccontato: Socrate, combattuto tra l’amore non platonico per i suoi allievi e una moglie che lo perseguita per tutta Atene; Giulio Cesare, alla ricerca di frasi memorabili per i futuri libri di storia; Gesù di Nazareth e i suoi serissimi problemi con il padre, ma quello terreno questa volta; Cristoforo Colombo all’inseguimento di mondi nuovi e giovani marinai molto attraenti; Girolamo Savonarola e i suoi: “Io non sono d’accordo”; Giordano Bruno sulle fiamme che i popolani usano per cucinare abbacchi e frittate di cipolle; Galileo Galilei e le sue preferenze in fatto di donne. E poi, chiamati a comparire in scena: Pitagora, Archimede, Pietro Micca, Maria Antonietta, Giuseppe Garibaldi, Adolf Hitler, Gandhi, Rita Levi Montalcini, Romano Prodi, Silvio Berlusconi.
Approfondimento
“La storia dell’umanità è stata caratterizzata da una continua e incessante lotta per la libertà di pensiero. I grandi filosofi greci hanno pagato a caro prezzo la loro voglia di libertà di parola. I primi cristiani sono stati mangiati vivi dai leoni, la Santa Inquisizione ha torturato ferocemente gli eretici, e poi li ha bruciati vivi. Durante il terrore la grande rivoluzione francese ha ghigliottinato i devianti. Tutti sappiamo della fine incredibile che ha fatto la grande rivoluzione russa. Insomma, il pensiero dell’uomo è sempre stato incatenato.
Questa è la più grande tragedia della storia del mondo.
Gli uomini più intelligenti non si sono mai lasciati convincere dalle false ideologie e dalle filosofie ingannatorie. Hanno conservato il loro pensiero libero di volare. Ma prudentemente non lo hanno mai espresso con scritti e parole, i più violenti ed impulsivi non ce l’hanno fatta. Questi sono i martiri di questa vicenda straordinaria.
A me piace immaginare che le cose siano andate così.”
Paolo Villaggio
Il libro: L'epopea di una maschera. Paolo Villaggio. Il paradosso, l'iperbole, il grottesco è un libro originale in cui Valentina Pattavina racconta in modo dettagliato e godibile l'intero percorso artistico di Paolo Villaggio ed è insieme uno sguardo critico complessivo sulla sua opera. Pattavina coglie gli elementi di fondo del linguaggio comico di un attore che ha elevato un monumento all'iperbole e all'arte della trasfigurazione della verità.
Il Dvd: Diretto da Gianni Canale, questo Dvd raccoglie il meglio delle apparizioni televisive di Paolo Villaggio. Dai memorabili sketch dell'aggressivo e sadico professor Kranz «tetesco di Cermania», al pavido e strisciante Giandomenico Fracchia, con la «partecipazione straordinaria» del servile, disperato e fumettistico ragionier Ugo Fantozzi. E con una fulminante intervista girata apposta per questa edizione.
“La sinistra non è in una botte piena di ferro. Come si dice nel tecnichese della city, sta tutto in piedi con lo sputo, di fronte alle spinte della globalizzazione, immigrazione compresa. Oggi la sinistra deve avere il coraggio di dire che i poveri danno fastidio e fanno schifo. Chiamiamo le cose con il loro nome. Non è tutto uguale. Essere immigrati fa pure parte di un atteggiamento, un modo di porsi. Guarda i palestinesi, che sembrano immigrati pure se stanno a casa loro.”
Sabina Guzzanti / Lucia Annunziata
3 DVD e un libro di Maurizio Porro.
Dopo il grande successo in edicola, anche in libreria tutto il meglio di Aldo, Giovanni e Giacomo in un unico cofanetto
10 ore di risate!
Un viaggio irresistibile nell’intero repertorio del trio comico più amato d’Italia.
Una coproduzione AGIDI S.r.l. / R.T.I. s.p.a.
Paolo Guerra presenta
Il meglio di Aldo, Giovanni e Giacomo
A cura di Morgan Bertacca e Giordano Preda.
Il cofanetto contiene quattro puntate di Pur Purr Rid! trasmessa di Italia 1, tre puntate inedite e il meglio del loro backstage, oltre a divertenti contenuti extra.
Educare i figli a essere autonomi e conquistare la serenità.
1. Insegnate ai vostri figli a godersi la vita
2. Siate creativi
3. Basta piagnistei
4. Abbasso la scuola
5. Fate socializzare i vostri figli
6. Non chiedete né a loro né a voi la perfezione
7. Date loro più tempo che denaro
8. Giocate nei campi e nei boschi
9. Siate cattivi genitori e sarete bravi genitori
10. Oziate!
“Divertente, pratico, acuto e originale, Oziando si impara porta il divertimento nell’educazione dei figli.”
— Oliver James, autore di Ti hanno f*****o
Loro si aggirano per casa iperattivi, lamentosi, difficili da intrattenere tranne quando sono ipnotizzati dal megaschermo. Noi li copriamo di regali costosi e li sballottiamo tra uno sport e un corso di musica, un seminario di lingue e un laboratorio di cucina. Loro sono bambini fragili, viziati e soli. Noi siamo adulti snervati e infelici. Come uscirne? Nel modo più impensato: imparando a oziare. In un dialogo continuo con i classici del pensiero e della letteratura (da Locke a Rousseau, da Dickens a D.H. Lawrence, dal Tao te ching a Blake), Hodgkinson applica alla vita familiare la propria teoria cardinale: fare di meno significa fare di più. Esiste una terapia tanto semplice quanto sovversiva contro le nevrosi dell’educazione contemporanea: l’ozio dei genitori. Mamma e papà meno ossessivamente presenti creano bambini più autonomi, più responsabili e concentrati, quindi fonte di minor stress per i genitori, che a loro volta diventano più tolleranti e sereni. Un circolo virtuoso per ripristinare l’equilibrio in famiglie che ne hanno un disperato bisogno.
Questa guida è la risposta ideale a chi crede che l’educazione sia una corsa a ostacoli – e soffre per questo. Ogni bambino ha un istinto naturale alla creatività e all’indipendenza che la vigile assenza dei genitori può stimolare più di qualunque corso. Per svilupparlo, Hodgkinson propone piccole tappe accessibili a tutti: rilassarsi sul divano in salotto, prendersi il tempo di una passeggiata, cancellare ogni tanto un appuntamento, cenare con i bambini e i propri amici senza ansia da prestazione… Una rivoluzione tranquilla nei nostri stili di vita, che è più facile di quanto pensiamo. Basta concedersi lo spazio per essere felici. Perché la felicità è a portata di ozio.
Dopo aver introdotto il concetto di "golpe al rallentatore" Luttazzi aggiorna il quadro con l'esame satirico della tappa successiva: la "guerra civile fredda". Essa è il risultato del progetto reazionario, creatore di disuguaglianze e gerarchie, in atto da un ventennio nel Paese. Se risulta paradossale l'appoggio che col loro voto i cittadini italiani stanno dando alle politiche classiste che da anni li danneggiano, una spiegazione tuttavia c'è. Che Berlusconi e la Lega continuino a vincere le elezioni; An si fonda col PDL; Di Pietro cresca nei sondaggi; il PD resti inconcludente; Prodi abbia battuto Berlusconi per due volte; la Chiesa attragga fedeli da duemila anni; e Grillo riempia i palazzetti e le piazze coi suoi meet up lo si deve innanzitutto al potere di una forte tecnica di persuasione: la narrazione emotiva. Le strategie del marketing politico Usa insegnano che l'elettorato non vota in modo razionale, ma in base a suggestioni emotive. Il programma elettorale diventa secondario, se non sai come raccontarlo. Nella nuova realtà politica, la popolarità sostituisce la legittimazione; la vittoria la credibilità; e i sondaggi l'ideologia. La satira di Luttazzi esplora i cinque elementi della narrazione emotiva con una serie di casi tratti dalla cronaca più recente, mostrando come l'analisi narratologica riesca non solo a spiegare certi fatti, ma anche a prevederli. In appendice, la raccolta di vignette "Cow Crucis" del disegnatore Massimo Giacon.