Leggere Virginia Woolf significa inseguirla e catturarla nelle diverse declinazioni della sua attività letteraria: scrittrice, critica, saggista, editrice. Il volume offre una mappa per orientarsi nella complessità dell'opera di Woolf considerando, nella loro interazione e in ordine cronologico, la scrittura romanzesca e la pratica saggistica raccordate agli eventi più importanti della sua vita. A emergere è il profilo di una delle più importanti intellettuali del Novecento, che ha illuminato nuove possibilità per raccontare le relazioni dell'io con il sé e con il mondo, e che rappresenta ancora oggi una delle guide più affascinanti attraverso la letteratura inglese e non solo.
Il volume propone una storia della vita e delle opere di Pietro Aretino (1492 - 1556) di agile lettura, ma allo stesso tempo fondata sui testi e sulle testimonianze del suo tempo. L'esistenza di uno dei maggiori scrittori del pieno e del tardo Rinascimenti italiano, dopo secoli di fraintendimenti e di diffamazioni, viene rivisitata alla luce dei nuovi studi e della pubblicazione dell'Edizione nazionale delle opere.
Il libro colloca la figura e l'opera del poligrafo aretino all'interno della densa temperie culturale della prima metà del Cinquecento, non senza indagare tra le pieghe della società italiana di quegli anni, alla ricerca della giusta valutazione degli scritti letterari del celebre libellista. L'antologia di lettere e le testimonianze coeve (specie quelle relative alla morte dello scrittore), riportate in appendice e corredate di brevi note esplicative, intendono offrire al lettore la possibilità di un agevole approccio alla complessa personalità artistica di Pietro Aretino.
Il romanzo in Italia racconta la storia della forma principe della modernità letteraria, affrontando i temi e le questioni che ne hanno accompagnato, in particolare negli ultimi due secoli, l’affermazione nel nostro paese. Prerogativa dell’opera è ragionare non sul “romanzo italiano”, ma sul “romanzo in Italia”, ovvero sulla declinazione di una grande forma internazionale all'interno di una singola cultura. Oltre a ripercorrere la nostra specifica storia letteraria nella sua varietà e complessità, si riflette anche sulle traduzioni e sull'influenza delle letterature straniere, e, ancora, sulla confluenza e ibridazione tra romanzo, teatro, fumetto e arti audiovisive.
Il volume affronta le principali questioni della storia del romanzo nella nostra letteratura. Tecniche della rappresentazione, poetiche, vicissitudini linguistiche, logiche dello spazio: aspetti morfologici che si affiancano a problemi storiografici, quali l’inizio del romanzo italiano e il suo rapporto con la tradizione medievale e quella cavalleresca. Ampio spazio è dedicato inoltre al fondamento materiale della forma romanzesca, dal rapporto con la cultura popolare all'incidenza delle pratiche editoriali.
Il romanzo in Italia racconta la storia della forma principe della modernità letteraria, affrontando i temi e le questioni che ne hanno accompagnato, in particolare negli ultimi due secoli, l’affermazione nel nostro paese. Prerogativa dell’opera è ragionare non sul “romanzo italiano”, ma sul “romanzo in Italia”, ovvero sulla declinazione di una grande forma internazionale all'interno di una singola cultura. Oltre a ripercorrere la nostra specifica storia letteraria nella sua varietà e complessità, si riflette anche sulle traduzioni e sull'influenza delle letterature straniere, e, ancora, sulla confluenza e ibridazione tra romanzo, teatro, fumetto e arti audiovisive.
Nel corso dell’Ottocento si ha il definitivo affermarsi del romanzo in Italia e la sua piena diffusione. Il volume, arricchito da decine di schede di romanzi, racconta il percorso che va dal capolavoro foscoliano e I promessi sposi alle prime prove di Svevo e Pirandello. Una ricchezza e una varietà di soluzioni espressive che mostrano la versatilità della forma, adattabile al racconto dell’interiorità quanto alle ampie narrazioni della vita pubblica.
Il romanzo in Italia racconta la storia della forma principe della modernità letteraria, affrontando i temi e le questioni che ne hanno accompagnato, in particolare negli ultimi due secoli, l’affermazione nel nostro paese. Prerogativa dell’opera è ragionare non sul “romanzo italiano”, ma sul “romanzo in Italia”, ovvero sulla declinazione di una grande forma internazionale all'interno di una singola cultura. Oltre a ripercorrere la nostra specifica storia letteraria nella sua varietà e complessità, si riflette anche sulle traduzioni e sull'influenza delle letterature straniere, e, ancora, sulla confluenza e ibridazione tra romanzo, teatro, fumetto e arti audiovisive.
Il primo Novecento è, anche per il romanzo italiano, tempo di edificare e di sperimentare: da Pirandello a Svevo, dalle avanguardie alle prime prove di Gadda, da Tozzi a Moravia si fa forte il bisogno di aggiornare le tecniche della rappresentazione e di restituire, nelle forme di una letteratura più permeabile alle scienze, le contraddizioni e le nuove domande della modernità. Il volume, corredato di decine di schede di romanzi, racconta questo processo, fino all'indomani della Seconda guerra mondiale.
Il romanzo in Italia racconta la storia della forma principe della modernità letteraria, affrontando i temi e le questioni che ne hanno accompagnato, in particolare negli ultimi due secoli, l’affermazione nel nostro paese. Prerogativa dell’opera è ragionare non sul “romanzo italiano”, ma sul “romanzo in Italia”, ovvero sulla declinazione di una grande forma internazionale all'interno di una singola cultura. Oltre a ripercorrere la nostra specifica storia letteraria nella sua varietà e complessità, si riflette anche sulle traduzioni e sull'influenza delle letterature straniere, e, ancora, sulla confluenza e ibridazione tra romanzo, teatro, fumetto e arti audiovisive.
Nel 1945 l’Italia esce distrutta dalla guerra, nel 1999 il secolo finisce tra la paura del Millennium Bug e l’avvento del Web 2.0. Che cosa è successo alla forma romanzo in questi decenni decisivi per la nostra contemporaneità? Il volume, corredato di decine di schede di romanzi, risponde a questa domanda con saggi monografici, percorsi tematici e sintesi storico-letterarie che danno conto delle principali trasformazioni del secondo Novecento.
Ci sono libri che hanno avuto una vita molto più avventurosa delle avventure che raccontano. Uno di questi è l' "Antologia Palatina", il manoscritto che ci ha conservato la più ricca collezione della poesia greca antica, una raccolta di quasi quattromila epigrammi composti nell'arco di quindici secoli. Scritto a Bisanzio nel x secolo, arrivò in Italia agli inizi del Cinquecento e cominciò subito a viaggiare per tutta l'Europa, passando tra le mani di personaggi come Erasmo da Rotterdam e rischiando di scomparire per sempre, inghiottito dalle guerre che tra il Seicento e l'Ottocento insanguinarono il nostro continente. È proprio il manoscritto stesso, con uno stile vivace a metà strada tra il saggio e il romanzo, a narrarci le incredibili peripezie che, dopo averlo portato a Londra, Roma e Parigi, gli hanno fatto trovare la sua casa definitiva nella Biblioteca Palatina di Heidelberg.
È il 1980 quando Il nome della rosa esce in libreria e si impone all’attenzione di tutto il mondo. Si tratta di un romanzo avvincente, ricco di questioni sottili, per intendere le quali occorre uno strumento agevole ed efficace. Sotto la lente del critico non cadono solo gli aspetti letterari, ma anche i contenuti filosofici e politici che riconducono il lettore al clima arroventato degli anni Settanta. Chi si nasconde sotto la maschera di fra Dolcino? E il riso di cui tanto si discute è un valido antidoto contro qualunque fanatismo, o è una strategia che consente di ripristinare la narrativa popolare di ieri? Rispondere a simili domande significa entrare nella fucina di un grande intellettuale come Eco e chiedergli conto di cosa sia stato il postmoderno: una delle etichette più discusse lungo il tardo Novecento, ma che solo nella vicenda di Adso e Guglielmo sembra trovare un’applicazione esemplare.
Testo inclassificabile, infinito e frammentario, ricco di dottrina e permeato di passione, intreccio di generi, lingue e discipline, lo "Zibaldone" è scrittura vivente che combatte il caos, il dolore, l'oblio, la morte. Il volume ne esplora la ricchezza, da molteplici punti di vista: tempi e luoghi della gestazione, modelli antichi e moderni, fonti esplicite e nascoste, forme di indicizzazione e di organizzazione del discorso, strategie retoriche. E soprattutto idee e problemi, ancora attualissimi, che Leopardi discute e offre ai posteri nei campi più disparati: etica, estetica, metafisica, antropologia, politica, storia e filosofia naturale, filologia e linguistica.
Il volume affronta un tema ancora poco studiato nella pur sterminata bibliografia dantesca: le conoscenze giuridiche del Poeta e la loro presenza nella sua opera, in particolare nella Commedia. Non vi è dubbio, infatti, che il fitto intreccio tra sapere giuridico, teologico e filosofico sia il milieu culturale in cui nasce la Commedia e tanta poesia romanza delle origini; ma mentre gli ultimi due aspetti sono stati largamente indagati, quello dei riferimenti giuridici danteschi ha incominciato solo da poco a essere oggetto di ricerche approfondite. I saggi qui riuniti offrono una originale rilettura di Dante e della sua opera alla luce della tradizione giuridica antica e medievale, da Cicerone (cui è dedicata tutta una parte del libro) a Bartolo di Sassoferrato, senza trascurare la sua ricezione presso i commentatori antichi e nell'arte figurativa.
"L''italianista' è, in qualsiasi punto della carta geografica, storica, sociale e istituzionale esso si collochi, colui che garantisce al massimo grado la persistenza dei valori umanistici, non ideologicamente, e perciò vanamente, rivendicati, ma puntigliosamente ritrovati, riga per riga, capoverso per capoverso, canto per canto, autore per autore, nel cumulo di eredità che il passato, fortunatamente, ancora ci consegna" (dalla Premessa). L'esperienza di una vita di ricerca e di critica militante in un libro che si muove fra metodologia, storia e autobiografia, interrogandosi sulla natura e la funzione civile degli studi letterari.
Si pubblicano qui l'edizione e la prima versione italiana dell'Alexanderlied, dal manoscritto di Vorau. Il poemetto, ricondotto attraverso il Pfaffe Lambrecht a un modello francese pressoché perduto, include la parte iniziale delle avventure di Alessandro (secondo il canone stabilito dal romanzo ellenistico dello "pseudo Callistene") e si conclude con l'uccisione di Dario (qui raccontata secondo una versione originale). Le imprese più temerarie dell'eroe - dopo la nascita portentosa, l'incontro con Bucefalo e i primi successi militari in Grecia - sono collocate in Terra Santa, e nell'episodio del lungo e macchinoso assedio di Tiro riflettono l'interesse curioso per la prodigiosa tecnologia bellica dei musulmani dell'età delle Crociate. La biografia epicizzata di Alessandro, ricreata sull'impronta fondamentale del romanzo ellenistico nella traduzione latina di Giulio Valerio, risente del resoconto degli storici romani - soprattutto Curzio Rufo - e della Bibbia, e reca tracce di materiali epici antichi e tribali, sul cui modello viene testato l'iperbolico eroismo di Alessandro, prototipo di una regalità guerriera e santa, e di un dominio fondato su fortitudo e sapientia.