Nel libro di Isaia, due sentinelle si scambiano la parola d’ordine nella notte, creando un clima di attesa, di sospensione, di paura e di incubo: «Quanto manca ancora all’alba?». È questa la domanda fondamentale dell’apocalittica. Presenza pericolosa e preziosa al tempo stesso, delicata e da assumere a piccole dosi, ambigua e contemporaneamente necessaria perché in grado di offrire il senso dell’utopia. L’apocalittica si caratterizza per il pessimismo e il disprezzo nei confronti del presente, troppo impolverato e modesto, per il dualismo che contrappone l’oggi profano al futuro sacro e per la celebrazione di un lontano e mirabile avvenire, completamente diverso da ciò che viviamo su questa terra. Con il suo linguaggio difficile ma affascinante, che ha nell’eccesso la propria cifra, l’apocalittica nasce nel mondo biblico e la si può avvicinare attraverso il grande riferimento costituito dal libro di Daniele e le pagine di Enoch, Isaia, Zaccaria e Gioele, poco note e raramente usate dalla liturgia.
Nella storiografia italiana e straniera il rapporto tra Chiesa cattolica e schiavitù sembra risentire di una certa polarizzazione ideologica, accompagnata da una selezione e decontestualizzazione delle fonti. Da un lato la Chiesa viene presentata come fiera paladina contro lo schiavismo; dall’altro viene ritenuta senza appello legittimante e connivente. Un oggettivo esame delle fonti – dall’Antico Testamento al Catechismo del 1994 – mostra una realtà che richiede una distinzione. Dall’età antica a quella moderna, passando per la sistematizzazione medievale, la Chiesa ha sempre approvato la «servitù giusta», cioè la privazione della libertà in tre soli casi: criminali, prigionieri di guerra, lavoratori subordinati. La «schiavitù ingiusta», cioè la cattura, la tratta, la compravendita, lo sfruttamento e l’abuso di civili innocenti non trova invece giustificazione in alcun pronunciamento.
Di fronte a Dio tutti gli uomini sono uguali in natura e dignità, e il prossimo va amato come se stessi. Questo ha permesso all’Europa medievale cattolica di essere la prima ad abolire questo iniquo istituto, che nei secoli ha causato sofferenze e morte a milioni di persone.
Sommario Prefazione (L. Mascanzoni). Sigle. Introduzione. I. La schiavitù tra storia e Scrittura. 1. Cenni storici sulla schiavitù. 2. Scrittura. II. Documenti. 1. Tradizione. 2. Concili antichi emedievali. 3. Pronunciamenti papali antichi e medievali. 4. Istituti religiosi di redenzione. 5. Magistero del ’400. 6. Pronunciamenti moderni e contemporanei. III. Sintesi della dottrina cattolica. Per una conclusione. Appendice. Tabella sinottica. Bibliografia.
Note sull'autore Roberto Reggi è laureato in Filosofia, Scienze della formazione, Psicologia e Psicologia scolastica e di comunità, e licenziato in Teologia dell’evangelizzazione e Scienze bibliche. Per EDB ha pubblicato I «fratelli» di Gesù (2010) e ha curato la traduzione interlineare in italiano di tutti i libri dell’Antico e del NuovoTestamento (2001-2014).
Descrizione dell'opera
«La parola di Dio ci raggiunge attraverso la mediazione umana e non allo stato puro, cioè nell’esperienza e nella testimonianza umana limitata. La Bibbia è, al tempo stesso, di Dio e dell’Uomo, perché è il risultato del loro incontro» (dall’Introduzione). Nel concreto questo significa che il carattere eterogeneo della Scrittura – negli autori, nelle epoche, nei generi letterari, negli stili, nei linguaggi e nelle immagini – costringe alla fatica dell’ermeneutica chiunque si accosti alle sue pagine.
L’opera tenta di rispondere alle difficoltà del lettore contemporaneo di fronte alle diverse interpretazioni dei testi biblici. Presenta quindi i principali modelli di interpretazione biblica: il modello della tradizione (la proclamazione ecclesiale), quello storico-critico (la ricerca dell’autore e del testo nel suo contesto), quello strutturale/semiotico (il testo come si presenta), narrativo (il processo di comunicazione tra testo e lettori), esperienziale (limitatamente all’ermeneutica femminista). Ogni capitolo studia un modello d’interpretazione e i suoi metodi, e fa il punto anche sull’attuale dibattito tra gli specialisti della materia.
Sono infine proposte alcune opzioni di lettura che consentono ai lettori di scoprire la Bibbia come Scrittura viva.
Sommario
Avvertenza al lettore. Introduzione. 1. L’invito al viaggio. Tra testo e lettori. 2. Il modello kerygmatico. Il Cristo coricato nelle fasce. 3. Il modello storico. Il testo come frutto della storia. 4. Il modello strutturale/semiotico. Il testo come spazio di relazioni. 5. Il modello narrativo. Il testo come storie. 6. Il modello esperienziale. L’interprete come chiave di lettura. Conclusione: Per una lettura che non rinuncia né alla fede né alla ragione. Postludio: A guisa di eredità, un tesoro e un campo. Bibliografia.
Note sull'autrice
Elisabeth Parmentier è docente di teologia pratica alla Facoltà di Teologia protestante di Strasburgo. Ha pubblicato Les Filles prodigues. Défis des théologies féministes, Labor et Fides, Ginevra 1998.
L’Antico Testamento risulta talvolta ostico e sfuggente. Ci sono di ostacolo le pagine crude delle guerre e degli stermini fatti in nome di Dio, l’assenza di prospettiva ultraterrena che dalla Genesi, passando per i Salmi, giunge fino al libro di Daniele e al Secondo libro dei Maccabei. Ci sono di ostacolo i Salmi detti «imprecatori», che sono quasi integralmente esclusi dall’attuale preghiera liturgica della Chiesa.
Nonostante tutte le difficoltà, le pagine della Bibbia ebraica, con la loro ricca antropologia, sono irrinunciabili per la comprensione della cristologia poiché esiste un’unica storia della salvezza che si manifesta nei due Testamenti, i quali si illuminano a vicenda, senza che l’uno escluda l’altro.
La formazione definitiva della Bibbia ebraica è avvenuta ad opera di rabbini sapienti del dopo-esilio. La corrente sapienziale si è nutrita degli scritti tramandati dalle generazioni precedenti, ne ha fatto oggetto di meditazione e di studio per illuminare il presente e li ha rielaborati per lasciare indicazioni ai posteri. Nella redazione finale dei libri biblici, gli autori sapienziali hanno dunque impresso un paradigma ermeneutico: i testi antichi non devono essere letti come documenti di un lontano passato, ma come testi vivi da rileggere per illuminare il presente.
Sommario
Introduzione. I. Nudità e foglie di fico. La simbolica del vestito. II. I sempre nuovi inizi di Dio nella storia umana. III. «Lo pose nel giardino perché lo custodisse» (Gen 2,15). IV. Pedagogia della Pasqua ebraica. V. Le tre paure di Gedeone (Gdc 6,11-24). VI. «Un cuore in ascolto, capace di discernere» (1Re 3,4-15).
VII. Il profeta come maestro e i suoi discepoli. VIII. La salvezza dentro la sventura: Ger 29. IX. Salvati o vinti dalla mano di Dio (Sal 107; 73 e 88). X. «Dio ama tutte le cose che esistono» (Sap 11,24–12,1).
Note sull'autore
Giuseppe De Carlo, frate minore cappuccino, insegna Antico Testamento ed Ebraico biblico all’Istituto superiore di scienze religiose Sant’Apollinare di Forlì, allo Studio teologico Sant’Antonio di Bologna e alla Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna. Ha compiuto gli studi al Pontificio Istituto Biblico di Roma e i suoi ambiti privilegiati di studio sono i primi capitoli della Genesi, la letteratura profetica e quella sapienziale. Per EDB ha pubblicato Ti indico la vita. La ricerca della Sapienza come itinerario formativo (2003). Collabora con la rivista Parola Spirito e Vita.
Un viaggio negli abissi del mare permette al profeta Giona di conoscere le fondamenta del cosmo e l'imminente fine dei tempi. Un miracoloso ringiovanimento di Abramo e Sara accompagna la storia della vocazione del patriarca in chiave etica. La vita di Mosè, ripresa dal libro dell'Esodo, viene narrata in una forma molto vicina al puro intrattenimento. Nella "Bibbia raccontata", i rabbi cercano di offrire al lettore del proprio tempo risposte a problemi che il testo biblico lascia irrisolti, ma la cui soluzione si rende necessaria per una coerente visione d'insieme. Tale tradizione, che si è affermata già con il Secondo Tempio ma che raggiunge una nuova fioritura solo in epoca araba, rielabora in forma più attraente il grande patrimonio della tradizione per metterlo a disposizione di un vasto pubblico.
Selvatici o domestici, familiari o esotici, gli animali hanno sempre esercitato una grande suggestione sugli uomini. Anche le pagine della Bibbia sono popolate di cavalli, agnelli, capri, colombe, aquile, leoni, serpenti e mostri, spesso evocati in maniera realistica da giuristi, profeti e scribi nel contesto di sacrifici, guerre o attività di lavoro.
Pur avendo conosciuto periodi di idolatria, Israele non è mai stato tentato dalla zoolatria - l'adorazione del vitello d'oro si configura come un episodio isolato - e il simbolismo degli animali nella Scrittura presenta una sua configurazione particolare. Inoltre la fantasia degli autori biblici ha creato una surrealtà che merita di essere esaminata, ben sapendo che le invenzioni dell'immaginazione restano subordinate, in queste pagine, a uno scopo spirituale.
Sommario
Il cavallo. La trappola. La tentazione. I profeti. Le profezie l'Apocalisse. L'asino. L'agnello e il capro. L'olocausto. I profeti. La pasqua. La capra e il capro. La colomba e l'aquila. La tortora. L'aquila. Il leone, il serpente e i mostri. Il leone. Il serpente. Il drago e i mostri.
Note sull'autore
Maurice Cocagnac (1924-2006), domenicano, ha studiato Architettura a Parigi e Teologia a Roma. Dal 1954 al 1969 ha diretto la rivista L'Art Sacré. Studioso e autore di saggi, si è occupato, in particolare, di simboli biblici e storia delle religioni. Per EDB ha pubblicato I simboli biblici. Percorsi spirituali (2012).
Biblisti di America Latina, Asia, Africa ed Europa si confrontano sulla comprensione che i libri dell'Antico e del Nuovo Testamento esprimono nei confronti del "diverso" e dello "straniero". Spaziando dalla Torah ai Profeti, dagli Scritti ai Vangeli sinottici, da Paolo a Giovanni fino ai testi cristiani più tardivi, l'alterità viene osservata come un elemento costitutivo di Dio e dell'uomo che interagisce nella dialettica delle relazioni umane, nell'identità e nel destino di Gesù, nell'interazione tra la vita cristiana e il mondo. "Mio padre era un arameo errante", confessa Israele nella sua professione di fede ricordando altresì di essere stato forestiero in terra d'Egitto. Abramo definisce se stesso uno straniero, che risiede in una terra che non è la sua patria, e un ospite di passaggio. "Forestieri e pellegrini" è anche la definizione dei cristiani nella Prima lettera di Pietro. Alla luce di queste considerazioni, osservano i curatori del volume, "la vera sfida che ci sta davanti è il passaggio dall'estraneità all'ospitalità e, dunque, una scelta di campo dalla parte del "diverso": a fianco dello straniero schiavizzato e dell'eunuco disprezzato, della donna emarginata e di ogni essere che porta sulla propria pelle i segni della precarietà e dell'ingiustizia; dalla parte di chi non ha voce, perché lo schiamazzo del potere nel nostro mondo, e nella Chiesa, è troppo forte e le voci flebili fanno fatica a emergere".
Le sette lettere del Nuovo Testamento che non sono attribuite a san Paolo furono ben presto raccolte tutte assieme, nonostante la loro origine diversa: una di san Giacomo, una di san Giuda, due di san Pietro, tre di san Giovanni. Il titolo molto antico di «cattoliche» deriva senza dubbio dal fatto che la maggior parte di esse non è indirizzata a comunità o persone particolari, ma riguarda piuttosto i cristiani in generale.Questa edizione delle Lettere cattoliche comprende anche la Lettera agli Ebrei. La sua canonicità raramente è stata discussa, ma la Chiesa d'Occidente ha rifiutato sino alla fine del IV secolo di attribuirla a san Paolo; e se quella d'Oriente ha accettato tale attribuzione, ciò non è avvenuto senza avanzare riserve (Clemente Alessandrino, Origene) circa la sua forma letteraria.Delle Lettere cattoliche il volume propone:- il testo della Bibbia CEI 2008 con introduzione e note dalla Bibbia di Gerusalemme;- il testo greco è tratto dall'edizione interconfessionale «The Greek New Testament» (GNT), basato prevalentemente sul codice manoscritto B (Vaticano), risalente al IV secolo;- la versione interlineare in lingua italiana: eseguita a calco, cerca di privilegiare il più possibile gli aspetti morfologico-sintattici del testo greco, anche a scapito, in alcuni casi, della semantica.In aggiunta alla ricchezza della Bibbia di Gerusalemme e al testo in lingua originale, grazie alla versione interlineare lo strumento consente anche a chi non conosce o conosce solo parzialmente la lingua antica di coglierne le specificità e il ritmo, per una fruizione più piena di un contenuto che non è solo testo sacro ma anche opera letteraria.
L'edizione quadriforme del libro di Isaia propone: - il testo ebraico masoretico (TM);- il testo greco nella versione dei Settanta (LXX);- il testo latino della Nova Vulgata, redatta nel post-concilio; - il testo della Bibbia CEI 2008, normativo per la liturgia italiana, con paralleli essenziali a margine e segnalazione dei termini difformi dall'ebraico; - la traduzione interlineare italiana di ebraico e greco, eseguita a calco e orientata a privilegiare gli aspetti morfologico-sintattici del testo originale. Utile per recepire il testo biblico in lingua originale e affrontare le difficoltà delle lingue antiche.