In un villaggio delle Alpi austriache nei primi anni dell'Ottocento - una specie di Macondo alpina e tenebrosa - vive un ragazzo di nome Elias, strana creatura dotata di una prodigiosa sensibilità musicale. Non sa leggere una nota, ma sente la musica e le voci del mondo come nessun altro nel suo villaggio. Il prodigio ben presto si avvera: il meraviglioso canto dell'anima prodotto dall'organo che Elias suona nelle lunghe notti insonni conquisterà qualcuno, ma non servirà a sottrarlo al suo tragico destino. Un destino di solitudine dentro il mondo ma lontano dagli uomini. E soprattutto dal cuore dell'amata Elsbeth.
Il nostro tempo sembra aver dissolto ogni confine, compresi quelli stabiliti dai tabù. Non esiste più un limite che non sia possibile valicare. La trasgressione è divenuta un obbligo che non implica alcun sentimento di violazione. La disinibizione diffusa ha preso il posto della reverenza passiva e sacrificale di fronte alle nostre vecchie credenze. Ma i tabù devono semplicemente essere smantellati dalla nuova ragione libertina che caratterizza il nostro tempo oppure conviene provare a ripensarli criticamente senza nutrire alcuna nostalgia per il passato? Ci sono parole chiave come preghiera, lavoro, desiderio, colpa, eutanasia, famiglia, che sono state in modi diversi associate ai tabù e che esigono oggi di essere riattraversate criticamente. Vi sono anche figure mitologiche, storiche o letterarie che sono divenute crocevia essenziali della nostra storia individuale e collettiva e che ci spingono a incontrare in modo nuovo lo spigolo duro del tabù: Ulisse, Antigone, Edipo, Medea, Amleto, Isacco, Don Giovanni, Caino. Dal riferimento a grandi autori dell'Occidente - da Platone a Hegel, da Dostoevskij a Sartre, da Freud a Lacan, da Marx a Calvino, da Molière a Beckett - così come nelle miserie della nostra vita quotidiana, Recalcati rintraccia la sparizione del tabù e l'apparizione delle sue nuove maschere.
"Un bene al mondo" racconta di un paese sotto una montagna, a pochi chilometri da un confine misterioso. Un paese come gli altri: ha poche strade, un passaggio a livello che lo divide, e una ferrovia per pensare di partire. Nel paese c'è una casa. Dentro c'è un bambino che ha un dolore per amico. Lo accompagna a scuola, corre nei boschi insieme a lui, lo scorta fin dove l'infanzia resta indietro. E ci sono una madre e un padre che, come tutti i genitori, sperano che la vita dei figli sia migliore della loro, divisi tra l'istinto a proteggerli e quello opposto, di pretendere da loro una specie di risarcimento. Ma nel paese, soprattutto, c'è una bambina sottile. Vive dall'altra parte della ferrovia, ed è lei che si prende cura del bambino, lei che ne custodisce le parole. È lei che gli fa battere il cuore, che per prima accarezza il suo dolore. "Un bene al mondo" è una storia d'amore e di crescita; è una storia universale, perché racconta quanto può essere preziosa la fragilità se non la rifiutiamo. Basta cercarsi su una mappa, disseminare parole per trovarsi, provare altre strade e magari perdersi di nuovo.
Anton Tish, Phineas Eldridge e Rune sono tre artisti di successo. Tra il 1999 e il 2003 hanno stupito New York con un ciclo di esposizioni rivoluzionarie, acclamate dal pubblico e dalla critica. La verità, però, è che dietro ai tre giovani talenti e al loro lavoro si nasconde una donna, Harriet Burden. Le mostre che li hanno resi celebri, all'apparenza del tutto indipendenti, fanno in realtà parte di un unico arco creativo, un esperimento in bilico tra autoaffermazione e vendetta, un gioco di maschere e rimandi orchestrato da Harriet per scardinare, finalmente, le logiche di un establishment che le ha sempre negato ogni riconoscimento, un mondo in cui sessismo e razzismo continuano a rappresentare una costante. La verità verrà a galla solo dopo la morte dell'artista, grazie a un vero e proprio lavoro investigativo che sfocerà in un libro - Il mondo sfolgorante, appunto -, un puzzle di testimonianze, pagine di diario e interviste che cercheranno di risolvere l'enigma dell'identità di Harriet, tra mistero e disastro, genio e disperazione
Ogni quadro, ogni opera vista in una chiesa o esposta in una galleria, lascia qualcosa a chi la guarda. E ogni incontro fortuito può tramutarsi in un vero e proprio innamoramento, in una folgorazione, addirittura in una rivelazione. L'inizio di un'avventura. Create per fede o per soldi, per mestiere o per amore, le opere d'arte che Melania Mazzucco non è mai riuscita a dimenticare abbracciano cinque continenti, dall'antichità ai giorni nostri. Create come amuleti, preghiere o bestemmie, da uomini e donne, cacciatori e stregoni, assassini e santi, illetterati e intellettuali, nessun museo reale riuscirebbe mai a contenerle. Un museo immaginario, invece, potrebbe dimostrarsi all'altezza dell'impresa. Tra i dipinti più amati, Mazzucco ne ha selezionati cinquantadue - "solo opere di artisti coi quali vale la pena trascorrere del tempo" - e, dopo una rigorosa selezione, ha deciso di raccontarli su "Repubblica" nell'arco di un anno, in una rubrica settimanale. Questo volume raccoglie le storie e le immagini di quelle opere che diventano presenza, specchio di un pensiero, indelebile emozione, scintilla di significato del mondo.
La tragica morte di una donna viene sbrigativamente archiviata dalle autorità come omicidio per mano del bandito Dionigi Mariani che vive con i suoi uomini nei monti della Barbagia.
L'avvocato Bustianu è incaricato di chiarire questo mistero proprio dal bandito, che sembra fornirgli, anche se in maniera un po' ambigua, una pista da seguire. Nonostante sia riluttante ad accettare la proposta di Mariani, l'avvocato rimane tuttavia turbato da alcune cose che a mano a mano comincia a intravedere e decide cosí di continuare la sua indagine.
Bustianu deve però fare una scelta importante anche nella sua vita privata: vuole vivere alla luce del sole la sua storia d'amore con Clorinda Pattusi, e sa che questo gli costerà una rottura con la madre.
Una doppia battaglia, dunque, la sua: privata, contro la tradizione e i costumi famigliari; pubblica, contro una modernità che, per l'incapacità di rinnovare conservando quanto c'è di buono, sta distruggendo la sua terra e corrompendo le coscienze della sua gente.
Siamo nell'Ottocento, ma talvolta la storia si ripete.
Nello Zimbabwe di Mugabe la comunità di proprietari terrieri bianchi vive nella paura, sa che è solo questione di tempo e la loro terra verrà requisita dal governo e redistribuita a qualche nero vicino al potere. Così è accaduto ai genitori di Davey. Un giorno un'enorme donna nera ha detto ai Baker che la loro immensa proprietà era sua, lasciando loro solo una settimana di tempo per fare i bagagli e andarsene. Il padre di Davey l'ha scacciata in malo modo e quella stessa notte alcuni uomini armati, mentre il sedicenne si nascondeva in solaio, hanno fatto a pezzi i due genitori. Tre mesi dopo, Davey fugge dal collegio con un unico pensiero in mente: vendetta. Lungo la strada verso casa incontra derelitti ed emarginati, un universo che non conosceva, e gli uomini armati della milizia che vanno in giro a torturare e a dar fuoco ai villaggi. Ma chi lo ha preceduto non lo appoggia davvero. Agli occhi della comunità cui appartiene, Davey incarna la minaccia incombente e il monito contro una colpevole passività, e perciò va allontanato. Persino Marsha, tutrice dell'orfano, in fin dei conti l'ha tradito. E così suo marito Mike. Per tutti costoro è tempo di scendere dalla soffitta e guardarsi intorno, per iniziare un percorso di consapevolezza e di espiazione che potrà avere come unico premio la riconquistata capacità di provare dolore.
I racconti de "Il migliore dei mondi" descrivono le geometrie delle relazioni famigliari, o di personaggi in conflitto con sé stessi o con il mondo. Nel racconto intitolato "Mamma" un bambino crede che gli insulti dell'amico vogliano realmente suggerire che sua madre è una prostituta... La famiglia di "Mio fratello" non accetta la morte di un figlio e così, il fratello rimasto, per evitare che i genitori soffrano, continua a fare come se fosse ancora vivo: lo sveste, lo mette a letto e lo porta a scuola... In "Vacanze estive" un padre vaga per Barcellona nei luoghi della sua infanzia con nella borsa del supermecato il feto del figlio nato morto. Al centro della raccolta sta il lungo racconto intitolato "Davanti al re di Svezia", la storia di un poeta catalano ossessionato dal Premio Nobel e che vive un oscuro complotto.
In una terra dominata dagli uomini, una ragazza viene costretta al matrimonio all'età di quindici anni dai maschi di famiglia. Siamo nella Libia di Gheddafi. Dal matrimonio combinato nasce Suleiman, e la madre da quel momento è soltanto Um Suleiman. Una giovanissima madre lasciata troppo sola dal marito, sempre lontano da casa per misteriosi affari. Nell'estate del 1979 l'equilibrio del mondo di Suleiman riceve un colpo definitivo. Il regime della grande Rivoluzione di Settembre intende schiacciare gli ispiratori della rivolta studentesca. Un vicino di casa viene arrestato e le assenze del padre diventano inquietanti.
Viaggiando nelle province dell'Impero bizantino poteva capitare di imbattersi in un monaco arrampicato sulla sommità di una colonna: un asceta che passava la sua vita sospeso tra terra e cielo, dedicandosi alla preghiera e agli esercizi spirituali. Era uno spettacolo strano, che attraeva fiumi di pellegrini. Nonostante la bizzarria di un'ascesi tanto estrema e sorprendente, l'incontro con uno stilita era un evento meno eccezionale di quanto si potrebbe pensare. Gli abitatori delle colonne non erano poi così pochi, soprattutto nei deserti della Siria. Sempre esposti alle intemperie, sottoponevano il corpo a prove durissime. Ma sapevano anche compiere miracoli, guarire i malati, formulare profezie, esorcizzare gli indemoniati. Grazie a queste doti straordinarie si guadagnavano la devozione di fedeli di ogni strato sociale che accorrevano in massa ai piedi delle loro colonne: contadini, soldati, funzionari di corte, e persino imperatori. Per il loro prestigio, gli stiliti erano spesso chiamati a dirimere controversie, sostituendosi alle autorità civili e assumendo così anche un ruolo politico. Di molti di loro conosciamo non solo i nomi ma anche le vicende esistenziali che li hanno portati a una scelta così radicale. Questo volume, indagando testi biografici bizantini quasi mai tradotti in italiano, ricostruisce la storia, la vita e le opere dei santi stiliti. Ma ne narra anche la leggenda: un mito spirituale che ha attraversato i secoli e, tramite la poesia di Kavafis e di Rilke, è arrivato fino al cinema di Buñuel e Monicelli.
Robin Lane Fox insegna storia antica a Oxford ed è, oltre che uno studioso di fama, uno scrittore. Da questa fortunata combinazione è nato un libro di storia del mondo antico atipico, che possiede il rigore del saggio scientifico - ha meritato l'elogio di molti specialisti - e la piacevolezza di un racconto che la critica ha definito "incredibilmente spassoso" e "più epico di qualsiasi kolossal in costume". Perché quello che caratterizza questo affascinante percorso nel mondo dell'antichità classica da Omero ad Adriano, è proprio la capacità dell'autore di ridare vita alle grandi figure, come Socrate, Alessandro, Cicerone o Cesare, e di parlare, di volta in volta, della vita quotidiana dei cittadini, degli ultimi giorni di Pompei, dei giochi circensi, dell'idea che gli antichi avevano della libertà, della giustizia o del lusso, in pagine che sanno restituire l'incanto della miglior narrativa storica.
È una calda estate di Tripoli del 1979, la Libia è stretta nelle maglie della dittatura militare del colonnello Gheddafi. Il piccolo Suleiman, in vacanza dalla scuola, passa le giornate insieme all'adorata madre ed è ignaro degli avvenimenti che turbano il paese e che ben presto sconvolgeranno la sua vita famigliare. Suo padre è un uomo d'affari sempre in viaggio per il mondo, ed è anche uno dei dissidenti più in vista. Sua madre non va molto d'accordo col marito e spesso si ubriaca di nascosto. Un giorno gli agenti del Comitato Rivoluzionario arrestano il padre del suo migliore amico. Anche il padre di Suleiman è costretto a nascondersi. Gli uomini che stazionano davanti casa cominciano a fare strane domande. Il bambino, credendo di salvare la propria famiglia, con ambigua ingenuità, tradisce gli amici, il padre e in definitiva se stesso.