Alex Bellos incontra una tribù amazzonica che concepisce solo tre numeri (1, 2 e molti). Vola in Giappone da uno scimpanzè che sa contare. In Germania interroga il più veloce calcolatore mentale del mondo, in India un saggio indù. Risolve il mistero dello zero e dimostra che la diversa percezione del tempo di adulti e bambini è dovuta all'intuizione logaritmica. In uno stile comprensibile e rigoroso, supportato da diagrammi e figure, "Il meraviglioso mondo dei numeri" spazia tra storia, filosofia e matematica, tra paradossi logici e statistici. E dimostra come il mondo della matematica sia molto più variopinto e divertente di quel che immaginavamo.
Nonostante le origini misteriose, quasi mistiche, dei suoi elementi fondamentali, la matematica non nasce nel vuoto: è creata dalle persone. Tra loro ce ne sono alcune di un'originalità e una chiarezza mentale sorprendenti, quelle che associamo alle più grandi scoperte: i precursori e i pionieri. Ci sono genî riscoperti soltanto di recente, come Srinivasa Ramanujan e Emmy Noether, accanto a giganti quali Muhammad al-Khwarizmi (le cui opere ci hanno fornito le parole «algoritmo» e «algebra»), Pierre de Fermat, Isaac Newton, Carl Friedrich Gauss, Bernhard Riemann (precursore di Einstein), Henri Poincaré, Ada Lovelace (probabilmente il primo programmatore di computer) e Alan Turing. Ian Stewart ci racconta le vicende della loro vita (a volte eccentrica, sempre dominata da un'ossessione per i numeri), offrendo nel contempo una limpida spiegazione delle loro folgoranti scoperte. Questi vividi racconti sono coinvolgenti di per se stessi ma, considerati nel complesso, compongono un'affascinante storia dei momenti fondamentali della matematica.
Le equazioni sono la linfa della matematica, delle scienze e della tecnologia, in loro assenza il nostro mondo non esisterebbe così come lo conosciamo. Possono incutere timore o risultare enigmatiche, ma certo non possono essere ignorate. Ian Stewart dimostra che non bisogna essere degli scienziati per comprenderle e apprezzarne l'austera bellezza, questo perché ogni equazione ha un forte legame con la realtà, con il mondo che ci circonda. Le leggi della natura e molti segreti dell'Universo non sono spiegabili soltanto con l'ausilio delle parole: la storia dell'umanità e della sua conoscenza del mondo reale può essere raccontata, con precisione e in profondità, anche e soprattutto attraverso queste fondamentali diciassette equazioni, che dai tempi del teorema di Pitagora giungono a lambire le attuali, a volte «sconcertanti», teorie della fisica quantistica. La legge di gravitazione universale di Newton, il secondo principio della termodinamica, la relatività, lo strano mondo dei quanti dell'equazione di Schrodinger, la teoria del caos, la formula dell'andamento dei prezzi nel mercato finanziario... Sono diciassette modi con i quali gli uomini di scienza interpretano la realtà da oltre tremila anni. Con tocco leggero e briosa intelligenza uno dei più noti divulgatori scientifici in campo mondiale ci spiega come sia possibile che due gruppi di numeri e qualche simbolo separati da un segno di uguale possano svelare cosi tanti segreti.
"Ogni forma di progresso, sia teorico sia pratico, è sempre nato da una precisa attività umana: la ricerca di quelle che io chiamo 'buone spiegazioni'. Pur essendo una caratteristica unica della nostra specie, la sua efficacia riflette anche una verità fondamentale a livello non umano e cosmico: infatti si conforma alle leggi universali della natura che sono, sotto ogni punto di vista, buone spiegazioni. Questa relazione immediata tra il cosmico e l'umano ci fa intuire quale ruolo importante abbiamo noi nello schema universale delle cose. Il progresso deve per forza terminare, magari per colpa di una catastrofe, o semplicemente per esaurimento, oppure non ha mai fine? La risposta giusta è la seconda. L'infinito nel titolo del libro si riferisce proprio a questa illimitatezza. Spiegarne le ragioni, e le condizioni sotto le quali il progresso può o non può avvenire, ci porterà in un viaggio attraverso quasi ogni campo fondamentale della scienza e della filosofia. Da ciascuna di queste discipline impareremo che il progresso, pur non dovendo necessariamente finire, ha una causa originaria, o comunque una condizione necessaria perché inizi e si sviluppi. Ogni disciplina, dunque, vede dalla propria prospettiva un 'inizio dell'infinito'. A un esame superficiale può sembrare che si tratti di eventi non legati tra loro, ma in realtà sono aspetti diversi di un unico attributo della realtà, che io chiamo l'inizio dell'infinito."