La storia della Grecia dall'età arcaica all'inizio dell'Ellenismo è, per la stessa natura geografica della penisola ellenica, tutta protesa sul mare, per la presenza delle sue colonie sulle coste del mar Nero, dell'Asia Minore, dell'Africa, della Sicilia, della Spagna, della Gallia e dell'Italia, una storia del Mediterraneo. Tra la fine dell'VIII e la fine del IV secolo a.C. il Mediterraneo vide gli albori, lo sviluppo, lo splendore, il declino di quella civiltà che noi chiamiamo classica.
La rimarcabile unità geografica da sempre caratteristica dell'Egitto è il primo fondamento della sua eccezionale continuità storica, che si è costruita nell'alternarsi e nel confronto tra diverse dimensioni di espansione e influenza: quelle asiatica e africana sul piano continentale, quelle nilotica e mediterranea sul piano regionale. Il libro introduce a questa molteplicità di dimensioni e piani - storico, politico e culturale - che hanno via via contribuito a trasformare e arricchire l'identità dell'Egitto. Si apre con due contributi sulla civiltà dei Faraoni e le sue espressioni religiose; si svolge poi attraverso la diffusione del cristianesimo e l'elaborazione di forme artistiche proprie, tardo-antiche e cristiane, fino ai cambiamenti portati dalla conquista araba e dalla diffusione dell'Islam. I secoli medievali e quelli del governo dei Turchi, prima mamelucchi poi ottomani, rappresentano per il paese un'alternanza di luci e ombre, una complessità della quale rende conto anche un capitolo sulla società e la cultura del Cairo medievale. La modernità, giunta con l'esercito napoleonico, affascina molti esponenti della società egiziana e, attraverso essi, si irradia in altre regioni del Vicino Oriente. I temi propri del Risorgimento arabo e poi dell'individuazione di quali dimensioni privilegiare tra le tante proprie del paese - islamica, araba, egiziana, mediterranea - hanno fatto dell'Egitto nel Novecento un vero laboratorio di riflessioni e decisioni politiche cariche di conseguenze.