Tilliette scrive queste pagine - inedite e per la prima volta tradotte - per un corso in Gregoriana del 1981-1982. Un libro che introduce il pensiero di Levinas ricostruendone per temi i principali snodi concettuali, supportando le argomentazioni con numerose citazioni bibliografiche e l'indicazione di debiti o nessi con altri pensatori. Oggetto e suo interprete si stringono in una particolare affinità, che restituisce il vigore e la finezza della parola di Tilliette. Il testo si chiude sul tema della Morte, a sigillo di un dialogo inesauribile.
La tematica del miracolo, affrontata perlopiù in prospettiva apologetica, è inserita da Guardini in un contesto più ampio e meno "controversistico". Il suo procedimento piano e solo in apparenza elementare toglie il fenomeno del miracolo, nella sua straordinarietà, dalle secche del dibattito su "legge e natura" e "abolizione" d'essa da parte di Dio; discussione che egli ritiene egemonizzata pur sempre, anche presso i cristiani, da una mentalità scientista. La visione più autentica è invece quella in cui l'intervento miracoloso di Dio, di Cristo (emblematicamente è studiato il cammino di Gesù sulle acque), rientra nel piano della storia salvifica e corrisponde a priori all'onnipotenza, sapienza e amore divini. Con sicurezza d'intuizione in materia biblica l'Autore, nella seconda parte, svolge la nozione di segno, che nei Vangeli ha un'importanza eminente: il "segno" è un richiamo forte all'immediata presenza operante di Dio, in momenti e circostanze cruciali, che devono rilevarsi sulla trama ordinaria, quotidiana del vivere cristiano. Una meditazione serena e liberante su Lourdes, al di là di ogni eccesso miracolistico, conclude il saggio.
L'esperienza educa il pensiero, anche quello teologico. In questa espressione si può racchiudere il percorso intellettuale di Jacques Dupuis, il teologo gesuita che ha cercato di ripensare il rapporto tra la singolarità di Gesù Cristo e l'universalità della salvezza da Lui stesso portata a compimento. L'incontro con l'induismo nei primi decenni del suo insegnamento ha suggerito al teologo belga di rileggere la tradizione biblica e le acquisizioni della tradizione cristiana per verificare se e come si possa pensare la presenza salvante di Cristo oltre i confini del cristianesimo. Senza cadere nelle ipotesi di separare il Verbo eterno e Gesù di Nazareth, facendo riferimento al Regno di Dio - che eccede la Chiesa - e allo Spirito - la cui azione non può essere racchiusa in alcune forme religiose -, Dupuis è riuscito, esponendosi anche a critiche e a richiami da parte dell'autorità ecclesiastica, a mostrare che il Salvatore raggiunge tutti gli esseri umani anche in esperienze religiose diverse da quella cristiana. Pensiero sfidante, che gli ha provocato sofferenza, ma ha aperto nuovi sentieri per il dialogo interreligioso. Giacomo Canobbio.
Il volume presenta in prima edizione italiana le tre celebri conferenze tenute nel 1968 dal filosofo John Niemeyer Findlay sul tema dell'Assoluto. Il nucleo della teoria qui esposta è che tutte le cose, dai corpi fisici agli oggetti dello spirito, sono unite da una rete di relazioni. Compito della filosofia è percorrere queste connessioni per ascendere all'essenza, indagare l'assurdo e il negativo dell'esistenza per cogliere in essi le tracce di un trascendente che dà loro significato e offre una possibilità di redenzione. I temi trattati - lo Spazio e il Tempo, la sostanza e la causalità, la vita interiore della mente, la conoscenza, i valori morali, il male - sono per Findlay passi verso la definizione di un Assoluto che sappia risolvere in una sfera oltremondana le contraddizioni di questo mondo.
«Questo libro imponente - la cui imponenza proviene dalla precisione della mira: studiare il rapporto di Pascal alla filosofia e riflettere sullo statuto che essa assume - resta un riferimento imprescindibile per chi voglia accostarsi, da filosofo, a Pascal. Non è possibile, infatti, non interrogarsi sulla filosofia che egli utilizza, critica, sollecita, smaschera, rivela e sul punto di sguardo a partire dal quale sembra persino abbandonarla, senza abbandonarla mai di fatto. Per questo ordine di ragioni, Pascal e la filosofia resta a tutt'oggi, per i filosofi interessati a Pascal, un libro da leggere, direi quasi da consultare obbligatoriamente ed in via preliminare. Fra le mire che lo caratterizzano c'è anche quella di misurare, a seguito della determinazione dello statuto che la filosofia ricopre per Pascal, l'entità del suo contributo all'interno della storia della filosofia, questione che ha sullo sfondo quella della "uscita dalla metafisica", additata dall'"ordine della carità", e della possibilità di intendere in senso non cronologico la "fine della metafisica", come Vincent Carraud scrive nella Prefazione. Pur non presentandosi come un saggio interpretativo ma come una ricognizione delle accezioni di filosofia in Pascal, questo libro fa molto di più che limitarsi a una recensione di significati, anche se ricchissima, come di fatto è possibile osservare. Si tratta, infatti, di un lavoro che educa pazientemente lo sguardo del lettore a guardare la filosofia con gli occhi di Pascal». Dalla Prefazione di Rosaria Caldarone.
Il volume, un classico del pensiero architettonico del '900, nasce dall'idea che, antidoto al progresso forzato e ai rischi di una meccanizzazione tecnocratica, la tecnica possa essere ricondotta alla spiritualità, come mezzo per un fine fondamentale: la comunità. L'architettura esiste in funzione del corpo sociale che la accoglie, è la vita che si fa monumento. Quest'opera presenta sette modelli di progettazione della chiesa come spazio sacro e liturgico dove, simbolicamente, i fedeli incontrano Dio. Per costruire la chiesa, Rudolf Schwarz invita a partire dalla realtà, da un'immagine dell'uomo, dal suo corpo che interagisce con le forme del mondo prima di tutto attraverso l'occhio e la mano. I tipi progettuali proposti, che si sono susseguiti e intersecati nelle epoche della storia ecclesiastica, rappresentano in ogni tempo i diversi modi in cui i membri del popolo di Dio possono atteggiarsi nel loro rapporto col Signore, i fratelli, la vita e il mondo. Prefazione di Ludwig Mies van der Rohe. Presentazione di Guardini Romano.
Il volume è dedicato al vaglio storico e critico di alcuni sistemi filosofici - in particolare quelli di Hegel, Marx e Comte - considerati i più significativi per lo svolgimento e le avventure della filosofia morale. Le comparazioni tracciate da Jacques Maritain, approfondite, illuminanti e didatticamente efficaci, svelano al lettore lo sviluppo delle più importanti teorie etiche, le percezioni originarie da cui scaturiscono, gli errori, le manchevolezze e le unilateralità di cui soffrono, il modo in cui sono entrate nella storia della cultura e l'influsso che hanno esercitato sul pensiero contemporaneo. L'autore delinea così un percorso di riscoperta della filosofia morale nelle sue articolazioni essenziali e individua i problemi che un'etica autenticamente filosofica si trova ad affrontare. Molte verità fondamentali sono colte in cammino, in modo asistematico ma forse più stimolante per lo spirito, poiché procedono dalla riflessione che continua di epoca in epoca, con i suoi progressi e i suoi scacchi.
"Con o senza Dio questo mondo?" è la domanda che percorre la narrazione dei Fratelli Karamazov, una discussione mai conclusa alla quale questo libro intende partecipare. In un tempo in cui non si sente bisogno di Dio e sembra tramontato l'interesse per il senso della vita e quindi per la verità, sia il fedele sia l'ateo si pongono come modelli di interrogazione profonda. Seguendo la scuola filosofica di Bernardino Varisco, Pantaleo Carabellese e Teodorico Moretti-Costanzi, riconciliarsi con Dio significa scorgere nell'oscurità della fragilità umana una luce in cui riconoscere traccia dello Spirito, oppure un inquietante silenzio che rimanda a un'unica possibile grandezza, quella dell'uomo. Nella ricerca del senso di sé e del mondo, egli tenta di riconciliarsi soprattutto con se stesso per non soggiacere alla cattiveria, alla guerra, al tornaconto e all'infinita serie dei mali esistenti. Da questo coraggio nasce tutto il bene possibile, tutto si traduce in una visione speciale del mondo di cui sono capaci gli uomini indagatori del senso, siano essi atei o credenti.
YHWH è il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe o piuttosto il Dio di Sara, Agar e Abramo, il Dio di Rebecca e Isacco, il Dio di Lia, di Rachele, Zilpa e Bila? Le narrazioni degli inizi della storia del rapporto con il suo popolo Israele possono essere lette in senso opposto alle ricerche tradizionali, considerando i racconti sulle donne come struttura fondante. Sono molte le storie di donne che appartengono ai testi più antichi della Genesi, agli antefatti dell'Esodo e al Libro di Rut, che parlano qui, attenendosi il più possibile all'ebraico, in una prospettiva diversa. Un approccio di ricerca rispettoso dei generi, dove le vicende con protagonisti maschili e quelle con protagoniste femminili sono messe sullo stesso piano: anche le donne, grazie al loro impegno nell'azione, contribuiscono alla storia del popolo con una svolta decisiva, presentandosi come le madri, le progenitrici di Israele
È qui presentato in traduzione italiana, con testo greco a fronte, Introduzione e Bibliografia, il primo trattato cristiano di antropologia, scritto intorno al 400 d. C. da Nemesio, vescovo di Emesa (odierna Homs, in Siria). Nemesio intende rivolgersi soprattutto a non cristiani - ebrei e pagani di scuola neoplatonica - illustrando quale sia la natura dell'uomo, creatura posta da Dio ai confini dell'essere, tra divinità e irrazionalità. Ricco di discussioni critiche del platonismo, dell'aristotelismo, delle filosofie ellenistiche e del neoplatonismo, spazia dalla composizione di anima e corpo alla posizione dell'uomo all'interno della natura, dalla provvidenza al libero arbitrio, dalla razionalità alla passionalità. Questo trattato ebbe grande diffusione nel medioevo e in età moderna, grazie anche all'erronea attribuzione a Gregorio di Nissa, che ne favorì una diffusione tale da influenzare profondamente il pensiero antropologico cristiano.
I capitoli di questo volume costituiscono il fondamento dell'etica ambientale contemporanea come ambito nuovo e autonomo dell'indagine filosofica. Rivoluzionando l'orizzonte morale dominante, la proposta biocentrica di Paul W. Taylor, qui per la prima volta presentata al lettore italiano, invita ad accantonare l'antropocentrismo che a lungo ha prevalso nel pensiero occidentale, per estendere i confini dell'etica a tutte le forme di vita. Il bene dell'essere umano non ha valore maggiore di quello di altre creature e ciascun essere vivente, indipendentemente dalla specie a cui appartiene, merita di essere oggetto di considerazione morale e dunque di rispetto. Quest'etica incentrata sulla vita impone di ripensare alla radice la relazione tra l'uomo e l'ambiente. In un'epoca in cui la crisi ecologica è divenuta parte irrinunciabile della coscienza collettiva e del dibattito pubblico e la distruzione di interi ecosistemi minaccia le condizioni di possibilità della stessa vita umana, l'atteggiamento di rispetto per la natura delineato da Taylor si rivela non solo giusto, ma più che mai necessario.