«L'amicizia di Gesù ci ricorda che Dio mette una virgola dove noi credevamo possibile solo un punto finale.» L'amicizia è uno dei valori più importanti per ognuno di noi, ma anche un aspetto della vita così naturale, e a volte dato per scontato, che raramente ci fermiamo a riflettere su cosa significhi davvero la parola "amico". Se ci pensiamo, l'amico è chi cammina sempre al nostro fianco, anche se separato da migliaia di chilometri o da decine di anni di distanza: nell'amicizia, il lontano e la distanza sono dimensioni del tutto relative. Così come il silenzio e la parola: gli amici parlano una lingua tutta loro, basta un cenno per capirsi a fondo. O un solo sguardo. Con gli amici costruiamo una storia che è sacra, anche se ci sembra fatta soltanto di cose semplici e del tutto umane. L'amicizia, poi, acquisisce una dimensione universale quando supera i confini per unire nel suo abbraccio popoli diversi, rendendo così il mondo un posto migliore, un luogo di pace. L'amicizia è un miracolo che conserva serenamente l'apparenza che non vi sia proprio alcun miracolo. È di questo miracolo che ci parla, in modo tanto diretto quanto poetico, José Tolentino de Mendonça, regalandoci un libro che è un vero e proprio inno all'amicizia, fonte inesauribile e generatrice di valori e azioni positive, esperienza fondamentale per riportare la luce nel nostro presente.
«Se Dio c'è ed è come ce lo racconta la Parola, non può che essere nascosto, celato, defilato. E, nel contempo, raggiungibile. Abbiamo in noi stessi tutti gli strumenti per diventare cercatori di Dio. Esploratori dell'Assoluto». Tutti abbiamo un'idea di Dio, un'idea costruita a partire dal nostro carattere, dalla nostra esperienza, dall'ambiente in cui siamo cresciuti. E tanti di noi tendono a proiettare su Dio i loro bisogni e le loro speranze, o a chiamarlo in causa per le ingiustizie e le sofferenze che subiscono o colpiscono gli innocenti. Chi è dunque il Dio in cui crediamo (o non crediamo)? È la domanda che Paolo Curtaz ci pone in queste pagine, invitandoci a mettere fra parentesi tutto ciò che crediamo di credere per cercare di conoscere il Dio che Gesù racconta nei Vangeli. In una sorta di introduzione al cristianesimo, amichevole e ricca di umorismo, il teologo ci mostra, ripercorrendo i testi biblici, come liberare la testa da vecchie e asfittiche convinzioni religiose, imparare ad ascoltare la testimonianza evangelica, cercare con costanza, nella nostra vita, quel tesoro nascosto che è la presenza di Dio. Chi accoglie la prospettiva di Gesù incontra un Padre che lo ama e lo rende capace di amare, lo fa partecipe di un grande progetto d'amore, gli apre le porte su una vita più autentica, gioiosa, intensa. Una riflessione rivolta ai credenti, ai dubbiosi e perfino agli atei che sfida a iniziare una propria, originale, ricerca spirituale.
Nella sinagoga di Cafarnao, la folla chiede a Gesù: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?». Gesù risponde: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato». La riflessione di Carlo Maria Martini prende l'avvio da qui, dalla domanda che rappresenta la questione fondamentale per ogni cristiano, e dalla risposta racchiusa nel vangelo di Giovanni, ripercorso in queste pagine. Due sono le radici della salvezza, nel quarto vangelo: credere e amare. Perché la vita cristiana ha le sue fondamenta non in una dottrina, ma in una persona: Gesù Cristo. Prendere una posizione chiara di fronte al Verbo fatto carne: questo, nella lettura del testo di Giovanni proposta da Martini, è affrontare «il caso serio della fede» nella sua nudità e semplicità. Siamo capaci di credere andando oltre i segni tangibili, affidandoci a lui e alla sua parola? Siamo pronti ad accogliere un Dio umile, pieno di tenerezza, che si esprime nella fragilità della carne, un Dio crocifisso? Con il caratteristico rigore, ma senza nascondere l'inquietudine, i turbamenti e la stanchezza che rendono faticoso il cammino anche agli uomini di fede, il religioso che ha aperto il dialogo con i non credenti interroga il testo sacro alla ricerca del sentiero che conduce al credere autentico e maturo. Una meditazione di grande attualità che invita a mettersi all'ascolto della Parola, ad aprire il cuore, a esercitare quell'affidarsi a Dio che è il bene più grande e liberante dell'uomo.
Da vescovo ausiliare ad arcivescovo di Milano. Chi è Mario Delpini? Papa Francesco lo ha scelto per essere il pastore della diocesi ambrosiana dopo i cardinali Martini, Tettamanzi e Scola, di cui è stato stretto collaboratore. Una nomina che ha colto molti di sorpresa, ma in linea con le ultime scelte del pontefice: figura non ascrivibile a nessuna cordata, sacerdote dedito alle famiglie e agli ultimi, vescovo mite e lontano dall'identikit del manager. Classe 1951, uomo dal temperamento cordiale, ottimo rapporto con i fedeli, Delpini è stato segretario della Conferenza episcopale lombarda e si è occupato a lungo di formazione del clero, ma negli anni si è rivelato anche un acuto osservatore del mondo che gravita attorno al campanile parrocchiale, alla canonica, all'oratorio con tutti i suoi attori e comprimari: giovani, anziani, poveri, volontari, catechiste, devoti zelanti e critici, suore e seminaristi... Un'umanità variegata, a tratti ferita, bisognosa di attenzione e cure. In un racconto denso di curiosità e particolari, il vaticanista Paolo Rodari ricostruisce il percorso umano e spirituale di quello che si preannuncia un "grande vescovo": affettuoso, informale, che non dimentica gli amici e i collaboratori che gli sono stati vicini. Lanciando uno sguardo sul futuro, il nuovo pastore di Milano pone i capisaldi della missione che lo attende: le sue idee sull'accoglienza agli immigrati, sul rapporto con le altre religioni e le altre confessioni cristiane, sulle prospettive della civiltà italiana e della Chiesa nei prossimi anni.
L'apologetica - disciplina che si riteneva morta fino a poco tempo fa - è stata di recente rilanciata su periodici e quotidiani per merito di editorialisti come Vittorio Messori. Essa non è altro che una piana esposizione delle ragioni per credere nel cristianesimo cattolico. Non di rado, infatti, i credenti si trovano di fronte a obiezioni di carattere storico sui supposti "scheletri nell'armadio" del cattolicesimo. L'apologetica si occupa di spiegare e dipanare nodi, di raccontare i fatti come sono andati in realtà, mostrando come essi siano spesso ben più favorevoli alla Chiesa di Roma di quanto non credano i suoi stessi fedeli.