Il Libro delle parole degli anziani rappresenta un classico della spiritualità cristiana e un documento storico del monachesimo sviluppatosi nel deserto egiziano fin dai primi secoli del cristianesimo. L'anonimo compilatore del V secolo raccolse in modo organico gli apoftegmi circolanti al suo tempo in due serie, di cui la principale è quella alfabetica (Alphabeticon), qui presentata in pregevole traduzione italiana. Il modo di vita e gli insegnamenti dei primi anacoreti mostrano quanto essi fossero legati all'intera tradizione della spiritualità, alla quale diedero un contributo proprio e peculiare di grande novità e originalità.
Pochi dottori della Chiesa hanno accentuato come Giovanni della Croce il nulla della creatura e il tutto di Dio. Pochi alla pari di lui hanno parlato dell'amore di Dio per l'uomo, del suo desiderio di stringerlo a sé, della sua "fretta" di portarlo sollecitamente alla pienezza dell'amore. Nel desiderio di continuare a diffondere questo messaggio di grazia e di gioia, le Edizioni OCD presentano un'edizione accurata dei suoi scritti.
L'interpretazione del Cantico dei Cantici da parte di san Bonaventura argomento che, fino ad oggi, non è mai stato trattato in modo esteso e approfondito. Questo volume di Vincenzo Battaglia si cimenta in tale impresa, prendendo in esame le citazioni reperibili nel tracciato argomentativo della maggior parte delle opere composte da Bonaventura, a cominciare dalla sua attività come baccelliere biblico a Parigi fino all'epilogo della sua produzione magisteriale coincidente con le Collationes in Hexaëmeron.
I contesto dell'indagine come evidenziato dal sottotitolo del saggio, desunto da un brano molto significativo dell' Itinerarium mentis in Deum è costituito dall'esperienza affettiva che, nelle opere del maestro francescano, si presenta, al contempo, come dottrina, metodo, fulcro e approdo della vita spirituale. L'esito di questa puntuale ricerca di Vincenzo Battaglia valorizza l'acquisizione della sapienza contemplativa e amorosa nel dinamismo ascensivo dell'unione con lo Sposo diletto, il Signore Gesù, totus desiderabilis. Nell'elevarsi al di sopra di sé, la mens sperimenta infatti tutta l'efficacia della mediazione di Cristo, il quale in questa ascesa è via e porta, è scala e veicolo, come il propiziatorio collocato sopra l'arca di Dio e il sacramento nascosto nei secoli.
Della vastissima produzione che ci è pervenuta del teologo alessandrino (Alessandria d'Egitto, 185 - Tiro, 254 d.C.) il Commento al Vangelo di Giovanni, composto tra il 225 e il 235 d.C, rappresenta l'espressione più sistematica e compiutamente organica del suo pensiero. La stesura del commentario fu suggerita ad Origene dall'amico Ambrosio, pagano convertito al cristianesimo, con lo scopo di proporre un'interpretazione "ortodossa" della teologia giovannea, contro l'interpretazione gnostico-valentiniana di Eracleone. Origene interpreta il quarto Vangelo interamente alla luce della tradizione platonica, determinando, in questo modo, un'evidente confluenza del neoplatonismo e della filosofia tardo-antica nel paleocristianesimo. Commentando particolarmente il Prologo, deduce una struttura teologica, che sarebbe impensabile senza il riferimento alla henologia neoplatonica: come l'Essere proviene dall'Uno, che è al di là dell'Essere, e nell'Uno ritorna necessariamente, così il Figlio proviene dal Padre, che è l'Uno, e in lui sempre ritorna. La henologia neoplatonica diventa così, per Origene, l'architettura teoretica con cui costruire una "teologia del Logos" come "teologia dell'immagine" e per poter pensare il ritorno dell'anima a Dio, ossia del Figlio al Padre - quella che Origene definisce l'"apocatastasi" come henosis, ossia come "farsi uno con Dio" - "Dio sarà tutto in tutti" (I Cor 1 5, 28). Presentazione di Giuseppe Girgenti.
Pochissime scoperte di testi patristici possono competere col ritrovamento di 29 omelie di Origene (185-254) sui Salmi nel 2012. Una nuova catalogazione della Staatsbibliothek di Monaco ha messo in luce nel Codice Greco 314 la presenza di quattro omelie note in versione latina e venticinque inedite. L’attribuzione a Origene, oltre alla lista delle opere tramandataci da Gerolamo, trova piena conferma dai contenuti. Dopo l’edizione critica (Berlino 2015), la pubblicazione delle omelie in italiano è affiancata da un testo greco riveduto e da un approfondito commento. La raccolta omiletica più vasta di quel genio della Bibbia che è stato Origene ci documenta il suo cantiere esegetico principale: il Salterio l’ha accompagnato dall’inizio alla fine. Testo di rivelazione profetica, istruzione morale e nutrimento spirituale, i Salmi sono soprattutto per Origene l’espressione della voce di Cristo e della Chiesa, suo corpo mistico.
Si inaugura l'edizione critica degli scritti di Girolamo, traduttore ed esegeta che ha dato un contributo determinante alla definizione delle radici della cultura europea.
Epistolario ricco e vario tra due Grandi Anziani" monaci della Palestina meridionale. "
Nuova traduzione dal polacco del diario di Suor Faustina Kowalska.
Un classico dell'apologetica, della storia della cultura e della filologia; uno dei più straordinari florilegi di autori dell'antichità classica mai pervenuti.
La raccolta di scritti, edita fin dal 1898, che porta il titolo Storia di un'anima, (scritti autobiografici A, B, C) è all'origine della grande notorietà di Teresa di Lisieux (1873-1897), notorietà che è andata sempre più crescendo per le molteplici edizioni successive e le traduzioni in tutte le lingue. La presente edizione vanta una delle migliori traduzioni italiane mai pubblicate ed è corredata dalle note originali della prima edizione. È la storia di un'anima temprata, spogliata di se stessa, che giunge alla comprensione della perfetta carità; essenzialmente evangelica, la dottrina di Teresa costituisce una delle sintesi più convincenti della verità cristiana. Leggendo attentamente le sue pagine, si scopri l'esattezza del giudizio di Pio X, che la definì "la più grande santa dei tempi moderni".
Vi sono parole che, anche se pronunciate in una situazione particolare e per un preciso destinatario, restano, per quell’ispirazione che le ha generate e per quella sapienza che vi ha preso dimora, come pietre durature di un edificio cosmico di cui ogni essere umano, e non solo il credente, si sente abitatore. I Detti dei padri del deserto fanno parte di queste “parole”. Per quella particolare situazione in cui hanno visto la luce, essi non sono definizioni, né formule, né ricette... Sono parole dette a partire dalla vita di qualcuno che, essendo ancora in ricerca ha inteso esprimere un qualcosa, che semplicemente permettesse a questa ricerca, propria e di altri, di andare avanti, di scendere più in profondità. Parole in dialogo tra loro, e sovente in tensione, che quasi su ogni argomento, ancora oggi, sono lì a dialogare, a interrogarsi reciprocamente. Limite di ogni parola è un’altra parola: a ogni frammento di comprensione ne corrisponde un altro che gli sta di fronte e lo interroga. Solo l’umiltà e l’amore non sono soggetti a questa limitazione, e la loro “parola” resta come un limpido riflesso di Dio e di ciò cui tende la sua creatura.
Luogo d’origine della maggior parte dei Detti è l’Egitto, terra che, a partire da Antonio e da altri solitari suoi contemporanei, vide la prima fioritura del monachesimo cristiano. È lì che queste parole furono pronunciate e custodite dalle prime generazioni. Ma quando le incursioni barbariche degli inizi del v secolo, e forse anche una certa decadenza, spinsero molti monaci ad abbandonare quelle regioni, il timore che l’eredità andasse perduta convinse i solitari rifugiatisi in Palestina a mettere per iscritto quella preziosa eredità. Ne nacquero le prime collezioni in greco, e successivamente queste furono tradotte in copto, siriaco e arabo, etiopico, armeno e latino, arricchendosi di nuovi testi, propri di quelle tradizioni e delle rispettive esperienze monastiche. La scelta che segue attinge a tutte queste collezioni.
Il Trattato dell'amor di Dio costituisce forse il fiore all'occhiello delle opere di san Francesco di Sales e della sua stessa vita. In quest'opera il santo vescovo trasfonde l'essenza della vita spirituale, radicandola nella carità. Indica e illumina le vie migliori perché ciascuno possa realizzare un incontro personale con Dio. La palestra della contemplazione dei misteri ineffabili dell'amore di Dio è la strada maestra perché ciascuno riesca a gustare la pienezza di vita in Dio. Francesco traccia in queste pagine una rinnovata identità del cristiano: una persona unificata, in armonia con tutte le realtà terrene, che fonda le sue scelte prioritarie nella carità come etica di relazione e via maestra alla vera santità.