Tra la metà del XI secolo e la fine del XIII, la figura istituzionale del pontefice subisce profonde trasformazioni: immagine vivente di Cristo e quindi partecipe della sua duplice natura umana e divina, il papa rappresenta ormai il vertice dell'intera cristianità e rivendica un ruolo, non solo ecclesiale, ma anche politico, culturale e giurisdizionale. Il libro fornisce una ricostruzione storica del papato duecentesco alla luce della sua rinnovata vitalità e della rivoluzione operata da pontefici come Innocenzo III, Gregorio IX o Bonifacio VIII, che faranno della corte papale il perno politico, intellettuale e artistico di tutto l'Occidente.
Nel corso del Trecento medici e scienziati cominciarono a interrogarsi sul destino mortale del pontefice. Non era possibile prolungargli la vita? E se il Papa muore, la salma perde veramente tutti i segni dell'antica maiestas? Tra una cura corporis fatta di villeggiature, bagni termali e ginnastiche e i tentativi per una prolungatio vitae ricchi di elisir, ricette e balsami di ringiovanimento, emerge un quadro sconosciuto che, utilizzando il corpo del Papa come elemento di contraddizione fra dimensione umana e missione divina, contribuisce a delineare i contorni di una storia più completa del papato romano negli ultimi secoli del medioevo.
Un libro che soddisfa ogni curiosità in tema di storia dei comportamenti individuali e collettivi, di storia organizzativa e di storia della salute. Il suo obiettivo principale è passare in rassegna i problemi legati alle residenze dei papi, a Roma e fuori, alla mobilità della curia e ai suoi frequenti spostamenti, al tessuto sociale della corte, all'organizzazione finanziaria ed economica della vita curiale, alla produzione delle lettere papali, all'alimentazione, alla cura del corpo, ai rituali, all'interesse per la natura e per il prolungamento della vita, o, ancora, alle attitudini di fronte alla destinazione della propria salma.
Ogni volta che sentiamo nominare san Francesco d'Assisi, la nostra mente si affolla di immagini: lupi ammansiti, dialoghi con gli uccelli, mani segnate dalle stigmate, aureole dorate che doppiano l'umile cerchio di capelli della chierica. Il suo volto, nei nostri ricordi, ha l'eleganza pacata degli affreschi di Giotto o la spigolosità timida del ritratto di Cimabue. In ogni caso, ci appare sempre come se fosse nato con il saio addosso. Ma com'era Francesco prima della conversione? Quali impegni e svaghi occupavano le sue giornate di figlio primogenito di un mercante ricchissimo, in odor di nobiltà? Le biografie antiche non dedicano molto spazio ai suoi anni giovanili, quando militava nelle truppe di cavalleria del comune di Assisi e spendeva i suoi giorni dividendosi fra la lucrosa attività paterna e i divertimenti tipici dei signori di fine XII secolo. Eppure, qualche testimonianza arrivata fino ai nostri giorni ci permette di recuperare un'immagine vivida e dettagliata della sua giovinezza, che la Legenda maior, la biografia ufficiale scritta da san Bonaventura, preferisce tacere. Scopriamo così che il giovane Francesco carismatico, arguto e un po' sopra le righe - non era proprio un modello di virtù cristiane: soldi, donne, cacce audaci e battaglie sanguinarie segnarono la giovinezza del santo più amalo d'Italia. Lasciando larghissimo spazio alle fonti storiche, Barbara Frale porta il lettore dentro uno spaccato vivace di Medioevo, con i suoi complessi riti militari, le sue gerarchie sociali..