"Mon cher Monsieur, vi starete chiedendo chi è che vi scrive. Non ve lo dirò. Non ancora. Rispondetemi, e provate a scoprirlo. Forse vi aspetta un'avventura che farà di voi l'uomo più felice di Parigi. La Principessa" Così comincia la lettera che stravolgerà la vita di Jean-Luc Champollion, l'affascinante proprietario di una galleria di successo in rue de Seine. Molto sensibile al fascino delle donne, che lo ricambiano volentieri, Jean-Luc vive in uno dei quartieri più alla moda di Parigi, in perfetta armonia con il suo fedele dalmata Cézanne. Tutto procede al meglio, tra vernissage, allegri ritrovi con gli amici nei café di Saint-Germain-des-Prés e romantiche passeggiate au clair de lune lungo la Senna. Finché, una mattina, Jean-Luc scorge qualcosa nella posta: una busta azzurra, scritta a mano. È una lettera d'amore, o meglio, una delle più appassionate dichiarazioni d'amore che lui abbia mai ricevuto, ma non è firmata: la misteriosa autrice, nascosta dietro uno pseudonimo, lo sfida a smascherarla dandogli una serie di indizi. Per quanto perplesso, Jean-Luc sta al gioco. Ma l'impresa non sarà affatto semplice: chi sarà mai la deliziosa impertinente che sembra conoscere così bene le sue abitudini e si diverte a stuzzicarlo? Stregato dalle sue parole, Jean-Luc cercherà di dare un nome a quella donna così intrigante e sfuggente il cui volto gli è del tutto sconosciuto. O forse no?
La forza d'impatto di una bomba. La stessa sensazione sospesa di uno spostamento d'aria. Di qualcosa di potente. Fin dalle pagine dell'inizio, quando due giovani amanti, ubriachi di mezcal in uno sperduto villaggio sul mare, sono sorpresi dallo tsunami. Mentre il Giappone è scosso dal maremoto, intorno al mondo la vita scorre, la vita continua, le persone si amano, si lasciano, si fraintendono, cercano, trovano o non trovano, tengono insieme alla bell'e meglio i pezzi delle loro fragili vite. E sono quattordici storie, in quattordici punti del mondo, perfette come certi romanzi o certe serie inglesi o americane. Il giorno del terremoto in Giappone, ai quattro angoli del pianeta, da Mosca a Dubai, dalla Florida al Mare del Nord, dalla Tanzania alla Slovenia, l'autore coglie segmenti di vite lontano da casa: persone perlopiù in vacanza, safari, crociera, ma anche persone lontane da casa perché costrette a lavorare in un paese più florido del proprio, persone che si sono messe in viaggio per raggiungere qualcosa o qualcuno - un fratello, una rivincita, un colpo di fortuna, una città che amarono da ragazzi. Persone che mentre la terra si sconquassa in Giappone sperimentano, in una specie di geologia interiore, uno sconquasso nelle proprie esistenze, come se gli spostamenti delle placche terrestri fossero una mostruosa proiezione nell'infinitamente grande di ciò che accade, infinitamente piccolo ma ugualmente devastante, negli animi e nelle vite degli uomini.
Spesso i segreti di famiglia sono il prezzo da pagare per la rispettabilità. E più la famiglia è rispettabile, più inconfessabili sono i segreti. Come scopre sulla sua pelle un giovane professore di lettere francese il giorno in cui, in gita scolastica a Buchenwald, vede in una foto un prigioniero che assomiglia come una goccia d’acqua a suo padre. Ma nessuno nella famiglia Fabre, borghese fino al midollo, ha mai conosciuto i campi di sterminio. Spinto dalla curiosità, e dalle risposte evasive del padre, l’uomo inizia a indagare.
Quella che emerge poco alla volta è la storia di due famiglie nella Francia degli anni Trenta, i ricchi Fabre e i Wagner, ebrei di umili origini. È la storia di David Wagner, affascinante e ambizioso, e della bellissima Virginie, moglie di Marcel Fabre. È la storia di un amore proibito, di un fuoco che una volta acceso non può far altro che bruciare, incurante di ben altri fuochi, che dalla Germania si estendono ovunque.
Mentre procede nella ricerca, il giovane professore avverte che dietro la compostezza senza eccessi della sua famiglia si celano sentimenti torbidi, come un fiume carsico di violenza che sente scorrere anche dentro di sé. Perché non ci si sbarazza facilmente del passato famigliare, anche quando non lo si conosce.
Seguendo le tracce di David Wagner, rivivendo con lui i giorni infernali del campo di concentramento, l’uomo si ritrova faccia a faccia con sconvolgenti verità, e con veri e propri colpi di scena. E la sua indagine, iniziata per conoscere se stesso e le proprie radici, lo porterà all’origine stessa del Male.
In una bella mattina d’inverno, mentre il suo autista lo portava, come ogni giorno da , trent'anni, nella ditta di import-export fondata da suo nonno, Norbert Monde ha deciso di scomparire. Anzi no: non c'è stato niente da decidere. «Probabilmente lo aveva sognato spesso, o ci aveva pensato così tanto che adesso aveva l'impressione di compiere gesti già compiuti»: farsi radere i baffi, scambiare il completo dal taglio elegante con un abito di seconda mano, andare alla Gare de Lyon, chiedere un biglietto di terza classe per Marsiglia. Ma perché è accaduto proprio quel giorno? Forse perché era il suo compleanno; o forse perché, alzando gli occhi, ha visto i comignoli rosa stagliarsi contro un cielo di un pallido azzurro in cui fluttuava pigra una minuscola nuvola bianca - e gli è venuta voglia di vedere il mare. Quando finalmente se l'è trovato davanti, il signor Monde ha pianto. E quelle lacrime, che si portavano via «tutta la stanchezza accumulata in quarantotto anni» , erano dolci, «perché ora la battaglia era finita», e lui era finalmente come uno di quei clochard che dormono sotto i ponti di Parigi, e che più di una volta gli era capitato di invidiare. Così è andato a vivere con una tale Julie, che fa l'entraineuse in un locale notturno di Nizza dove hanno dato un lavoro anche a lui. Ed è diventato per tutti Désiré Clouet, il contabile del Monico. Un giorno, però, gli apparirà dinanzi un fantasma della sua vita di prima: allora il signor Monde, che si è portato dietro «la sua condizione di uomo come altri si portano addosso una malattia che ignorano», riprenderà la sua identità e il suo ruolo, ma non sarà più la stessa persona. Perché da quel momento non avrà più ombre - e guarderà ogni cosa in modo diverso, con una sorta di «fredda serenità».
"In questo libro il "misterioso" Oriente e il "selvaggio" West emanano ancora i bagliori di un itinerario nel meraviglioso, ma la narrazione è una macchina modernissima, dal percorso già deciso, inscritto in un meccanismo perfetto. Al viaggio che è rischio, scoperta, mutamento, si contrappone - con uno sguardo profondo sul futuro - il viaggio che è calcolato sfruttamento del teatro di esperienze del mondo." (Gian Mario Villalta).