Se 2000 anni dopo Cristo il Mondo si ritrova sul baratro di una Terza Guerra Mondiale, simultanea e atomica, quando invece ci si sarebbe dovuto attendere un anticipo storico del Paradiso nel Cristo d'Amore, è doveroso da parte dell'intera umanità e in particolare da parte del Magistero della Chiesa porsi una serie di riflessioni per arrivare a un bilancio definitivo sulla propria opera, e avere il coraggio di riconoscere come ovvio che qualcuno abbia sbagliato e abbia fallito nella propria Missione, Cristo stesso o l'umanità, e all'interno dell'umanità la sua Chiesa.
Riconoscere il cammino educativo che modella la vita di ogni creatura, e integrare tale percorso nel lavoro di crescita vocazionale vuol dire aprirsi alla presenza di Dio nella storia dell'umanità. Questo è l'itinerario che la vita consacrata è chiamata a percorrere. La prospettiva di amore e di speranza che caratterizza ogni carisma proietta i religiosi e le religiose a saper riscoprire ancora una volta il senso più profondo della propria esistenza. Il loro «sì» vocazionale diventa un compito che impegna a dare una risposta specifica, anche e soprattutto quando è più difficile. Anzi, è proprio in un mondo terribilmente diverso che la vita consacrata è chiamata a riscoprire più che mai il valore educativo della propria vocazione. Si tratta di un progetto formativo che diventa vero e proprio «laboratorio di speranza», un percorso di crescita quotidiana dove le fragilità psicologiche e le prospettive vocazionali si intrecciano e si completano a vicenda. Le pagine di questo libro aiutano a riconoscere l'urgenza di questo cammino educativo.
Per il ministero diaconale, chiamato ad animare le comunità locali nella carità in comunione con i presbiteri, si è aperta una stagione nuova. I contributi raccolti in questo volume attingono all'esperienza e alla riflessione condivisa di diverse realtà ecclesiali, che approfondiscono insieme il senso della diaconia nella Chiesa e il ruolo dei ministri ordinati. La prospettiva degli interventi attraversa l'Italia da nord a sud, con il coordinamento dei religiosi della Pia Società San Gaetano, congregazione composta da preti e diaconi a servizio delle diocesi. La diaconia della Chiesa per la vita nel mondo non può prescindere oggi dai profondi cambiamenti legati alla pandemia. Il volume propone anche spunti per comprendere il ruolo della comunità cristiana dentro le nuove povertà, in particolare a partire dall'esperienza concreta di diaconi impegnati nel servizio alle periferie esistenziali dell'umanità.
La proposta educativo-pastorale MGS per il 2020-2021
Il Quaderno giovani, in conformità ad una tradizione ormai ben consolidata e fruttuosa, è il punto di riferimento per la proposta pastorale dell’anno in corso in tutti gli ambienti salesiani d’Italia. “Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare” dice la donna vestita di luce al piccolo Giovanni Bosco nel sogno dei nove anni, di cui nel 2024 ricorrerà il bicentenario. Da qui prende avvio la proposta pastorale per l’anno 2020-21: essa ci invita ad essere “nel cuore del mondo” per esserne luce, sale e lievito.
Il presente quaderno è comporto di cinque capitoli: l’ispirazione nasce dal sogno dei nove anni, di cui si invita ad approfondire la dimensione spaziale dei luoghi; un secondo momento, biblico e teologico, cerca di andare in profondità rispetto all’ispirazione carismatica iniziale; il capitolo centrale è dedicato a comprendere l’identità cristiana secondo un approccio squisitamente vocazionale; il quarto capitolo mette a tema le modalità concrete per realizzare una “cittadinanza responsabile” oggi; infine vengono offerte al lettore alcuni “medaglioni di santità” da cui trarre ispirazione per un’azione efficace e profetica nel nostro tempo.
Il presente Quaderno giovani è un vivo e operativo, perché offre ad ogni lettore dei contenuti solidi in grado di interagire con il singolo e con il gruppo attraverso la richiesta di partecipazione personale al cammino indicato. Non siamo quindi davanti ad un “libro da leggere”, ma abbiamo tra le mani un “compagno di viaggio” che invita ogni giovane o adulto a crescere spiritualmente e ad ogni comunità educativa e pastorale a mettersi in discussione per potersi migliorare.
La configurazione, lo stile e la proposta del presente Quaderno giovani lo rendono prima di tutto adatto per i giovani, i quali sono chiamati a prendere sul serio la loro esistenza, conformandola a quella del Signore Gesù. Insieme con i giovani, uno strumento come questo è consigliato anche ad altre categorie di persone: prima di tutto agli animatori e agli educatori dei fanciulli, dei preadolescenti, degli adolescenti e dei giovani; ai membri che a diverso titolo appartengono alla famiglia salesiana (cooperatori, ex allievi e altri gruppi); agli insegnanti e formatori impegnati cristianamente nella loro missione. Questo quaderno può essere infine di giovamento ai salesiani di don Bosco, alle figlie di Maria Ausiliatrice e ai sacerdoti impegnati nell’ambito educativo per la loro formazione spirituale, pedagogica e pastorale.
Il volume si inserisce all'interno della Collana "Famiglia e Vita" curata dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, nella persona di Padre Gianfranco Grieco, e raccoglie gli interventi di Papa Francesco sul tema del matrimonio e della famiglia pronunciati in occasione delle udienze del mercoledì dal 10 dicembre 2014 al 16 settembre 2015.
Una riflessione sulla nostra società e sulla nostra cultura digitale cercando di non stare in superficie, ma di andare, in un certo senso, dietro le quinte di ciò che appare, per comprendere i meccanismi soggiacenti a molti fenomeni quotidiani legati al mondo digitale. Le tecnologie digitali della comunicazione sono uno spazio privilegiato di espressione e in un certo senso ci restituiscono ciò che siamo in termini di umanità e società. In questo senso l’educazione non si può risolvere in una mera educazione al giusto uso della tecnologia, quanto piuttosto deve aiutare a una visione più ampia della società, a una presa di coscienza critica, e anche una capacità politica per pensare un modello sociale ed economico che eviti la crescente disparità tra un mondo di pochi ricchi e di molti poveri.
Fabio Pasqualetti, docente ordinario di Teorie sociali della comunicazione della Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’Università Pontificia Salesiana. Attualmente copre la carica di decano della Facoltà. Tra le sue ultime pubblicazioni: Pietro Barcellona. Narratore critico della modernità e custode dell’umano, Roma, LAS, 2020; Dall’intelligenza umana “artificiale” a quella dei computer. Alcune riflessioni critiche, in «Form@re Opern Journal per la comunicazione in rete», Vol 20, No 3 (2020); Il Direttorio per la Catechesi 2020 e la cultura digitale. Una lettura critica dei nn. 359 – 372, in «Salesianum», LXXXII, n.4, October-December, Roma, LAS, 2020.
«Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo?»: malgrado titolo e sottotitolo suggeriscano molte altre cose, sono queste le domande essenziali a cui vuole rispondere il libro. Si tratta, dunque, di antropologia o, meglio ancora, di suggerire un’antropologia esperienziale ed ermeneutica in grado di armonizzare i dati riconosciuti dalla comunità scientifica – a livello sia biologico che culturale –, che accolga alcune delle sfide più sconcertanti dell’attuale cambio epocale. In primis, l’«inedito stato di coscienza» delle donne e degli uomini contemporanei, segnato precisamente da un profondo mutamento antropologico che include un concetto di uomo e di mondo interamente nuovo: mondo adesso definito più come evoluzione e storia che come natura; uomo inteso come essere in perpetua creazione di sé stesso. Tale trasformazione ha portato con sé anche la mutazione sia delle strutture di credibilità – spostate verso il valore assoluto della persona, l’autonomia della coscienza, la creatività e l’autenticità, la libertà e il pluralismo di progetti – che il modo di comprendere e avvicinare la realtà, oramai collegato alla secolarizzazione e alla laicizzazione, in quanto espressioni di una razionalità «non dipendente» o semplicemente non deduttiva.
L’antropologia è il supporto determinante di ogni cultura. Dando per scontato che le profonde mutazioni antropologiche in corso si riflettono in tutti gli ambiti della vita personale e sociale, in questo testo se ne prendono in considerazione due: l’ambito dell’educazione e quello catechetico. Sicuramente l’identità e la prassi cristiana in genere, così come la riflessione catechetica e l’azione catechistica in particolare, dipendono dalla sottostante immagine di uomo; altrettanto possiamo dire dell’educazione. Infine, la relazione dell’antropologia con la catechetica e con l’educazione porta a concludere che forse è arrivato il momento di trasformare il classico desiderio di formare «buoni cristiani e onesti cittadini» in quello altrettanto impegnativo ma certamente più adeguato ai nostri tempi di «cittadini nella Chiesa e cristiani nel mondo».
José Luis Moral, attualmente professore nella Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pontificia Salesiana di Roma, è stato Direttore dell’Istituto Superiore di Teologia «Don Bosco» di Madrid e della rivista di pastorale giovanile «Misión Joven». Alcune delle sue ultime pubblicazioni: Giovani senza fede? (Leumann, 2007); Giovani, fede e comunicazione (Leumann, 2008); Giovani e Chiesa (Leumann, 2010); Ricostruire l’umanità della religione. L’orizzonte educativo dell’esperienza religiosa (Las, Roma 2014); L’incontro con Gesù di Nazaret. Orizzonte educativo dell’esperienza cristiana (Las, Roma 2016).
Il documento solleva interrogativi e offre indicazioni circa la "conversione pastorale" richiesta dalla chiamata a servire nel modo più adeguato l'annuncio del Vangelo oggi. E' una prima risposta all'invito rivolto da Giovanni Paolo II nella lettera apostolica "Novo millennio ineunte".
Discutere di Gaudium et spes, a cinquant’anni dalla sua promulgazione, significa riconoscere che la Costituzione conciliare è un paradigma pastorale di metodo per un dialogo tra la chiesa e il mondo che resta sempre “da fare”. Il paradigma offre l’indice di questo dialogo, ma il suo valore non sta nella ripetizione dei contenuti che, assunti a mo’ di affermazioni dottrinali, vanno ripetuti sempre e dovunque (altrimenti, da questo punto di vista Gaudium et spes è inevitabilmente datata), bensì nell’apertura a un lavoro che resta sempre da fare nelle differenti epoche storiche che la chiesa è chiamata a vivere.