"Io, vita di fuoco della sostanza divina, fiammeggio sulla bellezza dei campi, riluco nelle acque e ardo nel sole, nella luna e nelle stelle; e col vento che è fatto d'aria suscito in vita tutte le cose, vivificandole con la vita invisibile che tutto sostiene." Dall'estremo limite del firmamento Hildegard contempla la ruota della creazione nel cuore di Dio. Immagine di una sfera girevole, instrumentum cosmologico, al cui interno abita l'uomo, descritto nelle sue misure e proporzioni e nei movimenti interni dell'anima e del corpo. Questo lo scenario raccolto nel Libro delle opere divine e raffigurato nelle preziose miniature del Codice di Lucca. Una lunga sequenza che in dieci scene invita l'umanità a completare il viaggio dalla terra al cielo sulla via della virginitas, verso la ricomposizione del proprio sé fino alle nozze mistiche in cui maschile e femminile si ricongiungono nella Caritas divina, nel cuore di Dio.
Attraverso un'ampia selezione di immagini tratte dal lavoro monumentale Imperium romanum di Alfred Seiland, il volume propone un grande ideale viaggio transcontinentale, toccando siti archeologici emblematici come Roma, Palmira, Samaria o Epidauro, in 40 paesi. L'artista austriaco ha viaggiato nei territori in cui si estendeva l'impero romano, dalla Siria alla Scozia e oltre, fermando sulla pellicola le diverse sfumature di interazione tra uomo e rovine. Il progetto artistico illustra, con fotografie talvolta iperrealiste e pop, talvolta simboliste e minimal, l'inestricabile e vitale rapporto tra le antichità romane e i luoghi della modernità. Le rovine romane emergono così in tutta chiarezza come il grande patrimonio comune di un'identità visiva europea, una sorta di minimo comune denominatore dell'arte moderna e dell'architettura contemporanea, la prima forma di globalizzazione dello sguardo. Attraverso le pagine del volume, il lettore è accompagnato a scoprire le trasformazioni delle città e del paesaggio: l'occhio del fotografo ne esalta il riuso talvolta consapevole talvolta casuale, e ironizza sul surreale dialogo tra le antiche glorie monumentali e i moderni tessuti urbanistici. Non è facile tradurre in scatti quello che può essere il significato dell'antico - o meglio delle rovine antiche - per la società contemporanea. Con questo progetto, costantemente in progress, Seiland è riuscito a far trasparire, nel mondo globalizzato, la traccia del senso di comunità che l'Impero romano ha lasciato: dal reperto archeologico nel museo alle vestigia archeologiche nel paesaggio attuale. Dai suoi scatti emerge il nuovo significato del concetto di integrazione paneuropea che l'impero romano aveva avviato e realizzato per l'arco della sua durata e che le vicende storico-culturali dei vari paesi hanno modificato, distrutto e adeguato.
Lo stile Liberty tra la fine del XIX e gli inizi del nuovo secolo portò a uno sviluppo propulsivo nelle arti figurative e industriali e la città di Napoli in particolare fu interessata da un intenso programma di accelerazione sia nel campo dell'edilizia moderna, sia nel campo delle arti applicate (dai mobili, al ferro battuto, ai vetri, alla ceramica) e delle arti figurative più tradizionali (pittura e scultura), con l'affermarsi di giovani artisti che sulla scia dei movimenti secessionisti di fine secolo diedero luogo alle prime mostre d'avanguardia. Fondamentale è stata la presenza di Felice Casorati, che risiede con la famiglia in città dal 1908 al 1911. Nel campo delle arti figurative più tradizionali, sia in pittura che in scultura, si affermarono giovani artisti che diedero luogo alle prime mostre d'avanguardia. La ristrutturazione del cortile centrale di Palazzo Zevallos Stigliano su progetto di Luigi Platania a ridosso degli anni Venti del '900 accoglie queste nuove istanze e appare splendida testimonianza del gusto floreale a Napoli. Pubblicato in occasione della mostra autunnale a Napoli, il volume propone un excursus su architettura, arti applicate (mobili, ferro battuto, vetri), pittura e scultura, attraverso giovani artisti e l importante residenza in città di Felice Casorati dal 1908 al 1911. Napoli Liberty presenta i contributi di Fernando Mazzocca, Renato De Fusco, Luisa Martorelli, Gaia Salvatori, Pietro Gargano. Il catalogo delle opere è, inoltre, preceduto da brevi saggi introduttivi alle varie sezioni: Casorati a Napoli di Fernando Mazzocca; Sull'impeto della Secessione di Luisa Martorelli; Dal simbolismo alla Secessione. La scultura a Napoli tra il 1890 e il 1915 di Isabella Valente; Le arti decorative dal Museo Scuola officina al Liberty di Rossella Capuano; Il corallo, la conchiglia e la tartaruga a Torre del Greco di Rosa Romano; Le arti grafiche: protagoniste del nuovo stile di Mariadelaide Cuozzo; Napoli è tutto il mondo del consumo di Silvana Musella Guida.
Realizzato in collaborazione con le Scuderie del Quirinale e le Gallerie degli Uffizi in occasione dei cinquecento anni dalla morte di Raffaello, il volume accompagna la grande mostra-tributo (la più vasta mai realizzata sull'artista e una delle più importanti in Italia) e riunisce un'ampia selezione di opere del "divin pittore" di Urbino. Seguendo un originale percorso cronologico a ritroso, Raffaello 1520- 1483 ripercorre tutta l'avventura creativa del più grande pittore del Rinascimento, da Roma a Firenze, da Firenze all'Umbria, fino alle radici urbinati. Curato da Marzia Faietti e Matteo Lafranconi accompagnati da uno stuolo di studiosi, specialisti nei vari settori, coordinati da un comitato scientifico internazionale presieduto da Sylvia Ferino-Pagden, il volume illustra Raffaello nella sua pienezza di uomo del Rinascimento, impegnato nella ricerca e nella tutela del bello e dell'armonia in ogni sua attività, dall'espressione pittorica allo svolgimento dell'incarico di prefetto alle antichità dello Stato della Chiesa. La selezione di opere, provenienti dai più importanti musei e collezioni nazionali ed internazionali, con capolavori autografi di Raffaello o riconducibili ad ideazione raffaellesca tra dipinti, cartoni, disegni, arazzi, progetti architettonici affiancati da opere di confronto e di contesto (sculture e altri manufatti antichi, sculture rinascimentali, codici, documenti, preziosi capolavori di arte applicata). Opere celeberrime come la Madonna del Granduca e la Velata delle Gallerie degli Uffizi, la grande pala di Santa Cecilia della Pinacoteca di Bologna, la Madonna Alba della National Gallery di Washington, la Madonna della Rosa del Prado e lo straordinario e iconico Ritratto di Baldassarre Castiglione del Louvre. Il volume presenta i contributi di Marzia Faietti, Matteo Lafranconi, Francesco P. Di Teodoro, Arnold Nesselrath, Alessandro Viscogliosi, Vincenzo Farinella, Sylvia Ferino-Pagden, Guido Cornini, Lucia Bertolini, Angelamaria Aceto, Achim Gnann, Alessandro Nova, Silvia Malaguzzi, Marco Ciatti, Oriana Sartiani, Ciro Castelli, Luciano Ricciardi, Andrea Santacesaria, oltre al catalogo e alle schede tecniche delle opere.
Nel febbraio del 1917, mentre in Europa infuria la Grande Guerra, Pablo Picasso arriva per la prima volta in Italia, al seguito dell'amico Jean Cocteau. All'età di trentasei anni è già l'artista affermato che ha guidato la rivoluzione cubista. Durante il suo soggiorno a Roma e Napoli, rimane fortemente impressionato dalle rovine romane della capitale e dall'arte popolare partenopea. Lontano dai campi di battaglia, insieme a Cocteau, Djagilev, Massine e Stravinskij, Picasso cerca di individuare una propria via verso il modernismo, capace di coltivare il paradigma classico, non tanto come tradimento dell'arte moderna sotto la pressione del nazionalismo, ma come mezzo per sfruttare gli impulsi primitivisti e modernisti. La prima pietra fu posata a Roma, quando Picasso ideò i costumi, le scene e il sipario di Parade (su musica di Satie), che qualche mese più tardi debuttò a Parigi, diventando un vero e proprio caso. Un secolo dopo il viaggio di Picasso in Italia questa retrospettiva esplora le sperimentazioni stilistiche dell'artista: dalle giocose superfici decorative dei collage eseguiti durante la guerra al realismo stilizzato degli anni di Djagilev, dalle nature morte d'ispirazione cubista alle opere classiche, contraddistinte da una grandiosità che si richiama all'antico. Questa mostra è parte della manifestazione "Picasso-Mediterranée", un evento culturale di respiro internazionale che si svolge tra il 2017 e il 2019. Il programma, a cui partecipano più di sessanta istituzioni, comprende una serie di iniziative articolate intorno all'opera "ostinatamente mediterranea" di Pablo Picasso. L'itinerario tra i luoghi dell'arte picassiana, promosso dal Musée national Picasso-Paris, offre un'inedita esperienza culturale con l'obiettivo di rafforzare i legami tra le diverse sponde del Mediterraneo.
"Ci siamo abituati a pensare alle città come dati e numeri. Sohail Karmani muta i dati in volti, i numeri in persone. Un atto catartico per ritrovarsi in contatto con il reale concetto dell'umano. Mi piace pensare al suo lavoro non come fotografia ma come visione di un mondo che ci sfugge. Attraverso la sua fotografia Sohail trova il modo di farci sentire come se fossimo di fronte ad altari fatti di sguardi veri; di carne viva, di piedi sporchi che cantano la vita. Sohail Karmani ci trasporta su un pianeta che magnifica l'uomo nella sua vera essenza per la generazione 3.0, figlia dei pixel. La sua opera diventa carne da toccare, capelli da accarezzare, volti da amare. La sua mente possiede gli strumenti per trasformare il metafisico in fisico, l'esteriore in interiore, le avventure del corpo in avventure dello spirito. Non siamo noi a guardare le sue opere. Sono loro che ci osservano." (Mustafa Sabbagh) "Sohail Karmani ha prodotto straordinarie immagini dalla sua città d'origine, in Pakistan, raggiungendo un grado di sensibilità e intimità che si può cogliere appieno nelle persone che ha ritratto, forti, dignitose e sicure di sé. La sua fotografia, d'impostazione formale, è resa speciale da una texture quasi pittorica, immagini equilibrate e composte e un forte senso dello stile." (Ed Kashi) "Le magnifiche fotografie di Sohail mi hanno riportato in Pakistan. Attraverso i suoi ritratti, semplici e onesti, dove a emergere è la dignità delle persone, Sohail riesce a imprimere nello sguardo di chi osserva ogni espressione dei suoi personaggi. Persone anonime e umili posano in modo informale e innocente per la sua macchina fotografica. Sohail ha raggiunto l'obiettivo di ritrarre la sua gente, e lo ha fatto in modo magistrale." (Emilio Morenatti)
Edward Hopper è il pittore americano per eccellenza, cantore di atmosfere, osservatore di luoghi, inventore di stereotipi perfettamente riconducibili al Nuovo Mondo.
Dall’inizio del secolo agli anni sessanta del Novecento la sua carriera inscena, nei dipinti così come nelle incisioni, nei disegni e negli acquerelli, uno straordinario repertorio di motivi e generi della pittura figurativa, comprendendoli di fatto tutti, forse con la sola eccezione della natura morta: ritratto, paesaggio, nudo, scena d’interno. Un percorso in grado di creare una vera e propria cifra stilistica che ha influenzato molteplici campi dell’espressione visiva, dalla pittura al cinema, dalla fotografia all’illustrazione, e poi ancora la pubblicità, la tv, le copertine di dischi e riviste, i fumetti, il merchandising.
Pubblicata in occasione dell’esposizione organizzata in collaborazione con il Whitney Museum of American Art di New York, la monografia presenta una selezione di circa sessanta opere di questa icona dell’arte americana del XX secolo e offre una panoramica dell’intero arco temporale della produzione di Hopper, dagli acquerelli parigini ai paesaggi e scorci cittadini degli anni ’50 e ’60; molti i celebri capolavori, da South Carolina Morning (1955), Second Story Sunlight (1960) e New York Interior (1921) a Le Bistro or The Wine Shop (1909) e Summer Interior (1909), dagli interessantissimi studi (come lo studio per Girlie Show del 1941) al grande quadro intitolato Soir Bleu, simbolo della solitudine e dell’alienazione umana, dipinto da Hopper nel 1914 a Parigi.
Opere che celebrano la mano di Hopper, superbo disegnatore in un percorso che attraversa l’intera sua produzione e tutte le tecniche (l’olio, l’acquerello e l’incisione) di un artista considerato oggi un grande classico della pittura del Novecento.
Preceduto dall’introduzione di Luca Beatrice (Hopperiana), il volume presenta i contributi di Carter E. Foster (Edward Hopper: dal disegno alla tela), Sasha Nicholas (La terza dimensione: le influenze europee di Hopper), il catalogo delle opere e la cronologia (a cura di Corinna Carbone).
Il significato del complesso testo profetico di Hildegard von Bingen, tra simbolismi e visioni. "Le cose che non vedo non le conosco". Così Hildegard von Bingen (1098-1179) descrive le visioni mediante le quali attinge alla conoscenza delle realtà cosmiche, umane e divine. Quando l'urgenza di trasmettere questo messaggio si fa ineludibile, Hildegard dà inizio alla scrittura di Scivias - "conosci le vie" -, nel tentativo di trasformare in linguaggio umano quello che vede e ode. A distanza di quasi novecento anni, "Viaggio nelle immagini" è un libro che, a partire dall'elemento iconografico, illustra il complesso testo profetico della santa e dottore della Chiesa. Di grande rilevanza il capitolo che presenta le 35 miniature riprodotte a grandezza originale, accompagnate da un sintetico racconto della visione e da una legenda che ne chiarisce il significato simbolico. A queste tavole, che offrono una Grammatica del simbolo, seguono le pagine riccamente illustrate della Retorica, dove la lettura per temi che attraversa tutta l'opera di Hildegard è resa evidente. Grazie a un prezioso lavoro analitico, frutto di sette anni di ricerca, la profondità dello scritto originale della mistica tedesca trova in questo volume uno strumento per raggiungere il lettore. In questo modo la bellezza ritrovata delle immagini scopre una nuova potenza, che, giungendo fino al nostro tempo, risulta più che mai attuale per guidarci nelle complesse vie della conoscenza e della sapienza.
"I personaggi invitati alle tre cene che abbiamo scelto sono grandi protagonisti dell'arte e della storia, e il loro stare insieme fa scattare misteriose, profonde ma anche divertenti affinità, che riempiono il cuore e la mente del lettore. Così si esibiscono tre pesi massimi della letteratura come Shakespeare, Molière e Cervantes, costretto a gestire l'ingombrante presenza del suo hidalgo che scambia innocue galline per nemici da infilzare. E poi, quando si confrontano due grandi regine, Elisabetta d'Inghilterra e Teodora di Bisanzio, è affascinante seguirle dall'iniziale diffidente alterigia alla complicità allegra che arriva fino alle mutande di lana che Elisabetta ahimè non possiede e invidia a Teodora. Infine, la combinazione più imprevedibile: il tenero incontro fra Emily Dickinson e Chopin, che con la seduzione della sua musica la irretisce nel calore della presenza umana e la persuade a unirsi alla cena". (Dalla prefazione di Antonia Arslan)
Questo volume offre una vasta e ragionata iconografia del Made in Italy dal dopoguerra al XXI secolo e, insieme, spunti di riflessione, curiosità e ricordi: dalle storiche creazioni delle Sorelle Fontana, di Emilio Pucci, Guccio Gucci, Salvatore Ferragamo, Roberto Capucci ed Emilio Schuberth negli anni Cinquanta, all'alta moda degli anni Sessanta con i grandi sarti Forquet e Valentino; dagli anni Settanta con le collezioni di Missoni, Krizia, Lancetti, Mila Schön ai grandi stilisti degli anni Ottanta e Novanta Armani, Versace, Ferré, Fendi, Coveri, Moschino, al passaggio al nuovo millennio e alle ultime novità dei nostri giorni.
Il 24 agosto del 79 d.C. l'eruzione del Vesuvio seppellì sotto una spessa coltre di cenere Pompei e i suoi abitanti. A fine Settecento, grazie alla tecnica dell'iniezione di gesso, i corpi tornarono vivi, ognuno con la testimonianza del suo calco. È da questo immaginario potente e inconsueto che prendono vita i "fantasmi" di Pompei, le storie qui raccolte da Enrico Badellino: l'elegia sulla vanità delle umane cose di Delphine de Girardin, i misteri di Iside evocati da Gérard de Nerval, la stralunata ironia di Vittorio Imbriani e due sorprendenti storie d'amore: quella, narrata da Théophile Gautier, tra un parigino di metà Ottocento e una fanciulla della Pompei romana, e quella della Gradiva narrata da Wilhelm Jensen, così ambigua da dare a Freud l'occasione per il più straordinario esercizio di indagine psicanalitica su un personaggio letterario.
"Alla fine degli anni sessanta la rivolta era nell'aria... e nelle strade. Attraverso la musica, la moda, il design e i protagonisti di quella rivoluzione, "Revolution" dimostra come le idee che caratterizzano la società contemporanea -ambientalismo, consumismo, individualismo e comunicazione di massa siano nate negli anni sessanta e ci domanda: dove stiamo andando?"