Profeta amato e politico scaltrissimo, autore di un testo religioso e "ideologico" di sorprendente valore letterario, capo di un partito totalitario, il messaggero di Allah seppe rispondere in modo geniale alle esigenze del suo tempo, e convogliò interminabili lotte tribali nello slancio da cui prese avvio l'islam come grande potenza mondiale. V'era in quest'uomo complesso e contraddittorio, provato da lunghi anni di povertà e di umiliazione, una forza che, assecondata dalle circostanze, impresse una svolta radicale al corso della storia. In questa sua biografia l'autore ne definisce il profilo.
L'immagine dell'Islam contemporaneo è strettamente legato alla sharia, la legge religiosa, tanto che interrogarsi sulla teologia islamica può, a prima vista, sorprendere. Si cercherebbero invano delle divergenze dottrinali nelle discussioni religiose delle società musulmane. Il dibattito è centrato sempre sull'applicazione totale o parziale della legge islamica: in altre parole l'ortoprassia viene prima dell'ortodossia. Ma non è sempre stato così, la teologia ebbe un momento di gloria durante i secoli VIII e IX, prima che l'armonia tra fede e ragione diventasse un ideale inaccessibile. Un periodo in cui si discuteva se è possibile vedere Dio, ci si appropriava dell'atomismo e iniziava quel processo che metteva insieme storiografia, teologia e pensiero politico.
Il 2 novembre 2004 un olandese di origine marocchina uccide nel pieno centro di Amsterdam con un coltello e in nome del Corano il regista Theo Van Gogh. Era "colpevole" - lui e la sceneggiatrice somala Ayaan Hirsi Ali - di aver girato un film ritenuto blasfemo per l'Islam. Per Buruma è un brutale punto di svolta che segna la crisi di un modello di integrazione - il multiculturalismo - in un Paese che vantava di essere un bastione della tolleranza, che aveva accolto turchi, marocchini, siriani, iraniani, egiziani, cinesi. Dopo quel gesto la crisi politica e identitaria è stata gravissima e ha dato voce a chi urlava che l'Islam è "una religione arretrata", i musulmani "un popolo di bruti", e che non è tollerabile accettare una cultura che tramanda pratiche inaccettabili e violenze. Ma è possibile azzerare le culture di provenienza costringendo gli immigrati ad adeguarsi agli standard culturali occidentali in una sorta di integrazione forzata? Secondo Ian Buruma, tutto ciò è impossibile. E questa presa di posizione è all'origine di uno scontro tra intellettuali di diversa estrazione che ha preso toni di dimenticata durezza. Ma che la lettura di questo libro può collocare nella giusta prospettiva.
Cos'è il jihad e qual è il suo significato? Ma soprattutto in quale accezione e perché è stato evocato nel corso della millenaria storia dell'islam e continua a essere utilizzato anche oggi? David Cook risponde a queste domande ripercorrendo storicamente i testi fondamentali che da Maometto a al-Qaeda menzionano il jihad, offrendo un'analisi unica per completezza di informazione, per numero di fonti considerate e per capacità di sintesi. Il libro ha tre grandi vantaggi sugli altri saggi apparsi sull'argomento soprattutto dopo l'11 settembre: la chiarezza che origina da un diretto riferimento alle fonti testuali e che "pesa" tendenze e divergenze fra interpretazioni sul tema tramite ciò che materialmente tali fonti riportano; la semplicità data da una linea interpretativa forte, esplicitata fin dall'inizio e che ha l'indubbio merito di accompagnare il lettore non specialista con mano ferma in complessi capitoli della storia musulmana; infine la completezza, determinata dalla scelta di affrontare oltre millequattrocento anni di storia, occupandosi del jihad dalle origini fino ai giorni nostri. Il jihad che emerge nell'indagine di Cook ha un significato soprattutto bellicoso, pur nella molteplicità delle interpretazioni che nel corso del tempo hanno cercato di darne un significato più spirituale o irenico, a testimonianza di una molteplicità e varietà di interpretazioni che accompagna tutta la storia dell'islam
Spesso i media danno spazio a notizie riguardanti il mondo islamico. Altrettanto spesso, però, si limitano a parlare del fondamentalismo islamico, impedendo così a chi non è musulmano una vera comprensione della natura dell'islamismo. Questo breve saggio rappresenta una prima introduzione all'argomento, di cui evidenzia le caratteristiche più importanti e di cui analizza i problemi più urgenti, ad esempio le differenze e i conflitti fra movimenti come quello sciita e quello sunnita.
Ripercorrendo allegoricamente le principali tappe della vita del Profeta, l'autore costruisce una sorta di manifesto-manuale per i milioni di musulmani che vivono in terre occidentali, esortandoli a rafforzare una propria presenza politica e culturale del tutto autonoma dalle contaminazioni della civiltà cristiana e a coinvolgersi più integralmente nelle comunità islamiche in cui si trovano a vivere. Un invito avversato da più parti politiche che mette al centro del dibattito l'esigenza di considerare un Islam non antagonista ma nemmeno collaborativo, difficilmente riconducubile alla logica occidentale della mediazione.
Composto di 114 capitoli, detti sure, a loro volta suddivisi in versetti, il Corano per i musulmani è la parola di Dio rivelata al profeta Maometto dall'arcangelo Gabriele: "Dormivo - scrive Maometto - quando Gabriele mi portò un panno di seta coperto di lettere e mi disse: "Leggi". Così io lessi e Gabriele mi lasciò. Mi svegliai ed era come se quelle parole mi si fossero impresse nel cuore." Oltre agli inni alla gloria e alla potenza divina, il Corano contiene "storie", leggende e un complesso di precetti e ammonimenti che da quando il Libro fu rivelato, regolano la vita del popolo musulmano. L'autore descrive che cosa il Corano abbia significato per l'islam tradizonale e che cosa rappresenti oggi nel mondo contemporaneo.
Un'opera completa che cerca di aprire una breccia nella scarsa conoscenza occidentale dell'Islam e che fornisce un punto di riferimento per orientarsi nella storia politica e istituzionale del Vicino Oriente, che tanto ha contribuito a formare l'identità europea. Oriente islamico e Europa cristiana, infatti, hanno percorso un tragitto storico parallelo, intessuto di scontri, ma anche di lunghi periodi di pacifici scambi, di interazioni e trasferimenti concettuali e tecnologici. L'Oriente di cui tratta ques'opera non ha una dimensione puramente geografica, ma comprende tutti quei territori, asiatici, africani e persino europei, in cui a partire dal VII secolo, la cultura religiosa dell'Islam s'è progressivamente impiantata.
Un'opera completa che cerca di aprire una breccia nella scarsa conoscenza occidentale dell'Islam e che fornisce un punto di riferimento per orientarsi nella storia politica e istituzionale del Vicino Oriente, che tanto ha contribuito a formare l'identità europea. Oriente islamico e Europa cristiana, infatti, hanno percorso un tragitto storico parallelo, intessuto di scontri, ma anche di lunghi periodi di pacifici scambi, di interazioni e trasferimenti concettuali e tecnologici. L'Oriente di cui tratta ques'opera non ha una dimensione puramente geografica, ma comprende tutti quei territori, asiatici, africani e persino europei, in cui a partire dal VII secolo, la cultura religiosa dell'Islam si è progressivamente impiantata.
In Italia vivono oggi fra i sette e gli ottocentomila fedeli musulmani. Si tratta di una svolta storica: l'Islam è la seconda religione del Paese. Un'identità culturale, una religione sempre percepita come totalmente altra, lontana, vive oggi sul medesimo territorio del suo antico nemico. Eppure non se ne conosce quasi nulla. Stefano Allievi propone una testimonianza in prima persona. Un viaggio tra i «musulmani della porta accanto», dalla Sicilia alla Valle d'Aosta, dai pirati saraceni agli immigrati di oggi, con i loro luoghi d'incontro, i loro simboli e la loro cultura.