Il romanzo prende spunto da un'antica tradizione cristiana, secondo cui l'apostolo Giovanni avrebbe vissuto i suoi ultimi giorni nell'isola greca di Patmos. Nelle memorie di Ermogene, un contadino del posto, la vita di Giovanni si fonde con quella di Gesù, degli altri discepoli e del tempo in cui essi vissero, in una narrazione di ispirazione biblica che riporta in vita alcuni personaggi chiave della cristianità. "Il vegliardo di Patmos" è un'opera dal respiro antico, ma che mantiene il soffio di vitalità e attualità proprio di certi eventi che oltrepassano gli anni e i secoli, proiettati negli orizzonti infiniti.
Bibbia e letteratura: un binomio che parte da molto lontano, nella storia che ha fatto la nostra civiltà e la nostra cultura, e che si confonde con la scientificità degli antichi Padri, dei Cantori, dei Filosofi e la fantasia dei Poeti, dei Narratori, degli appassionati di sacre rappresentazioni. Quel che rimane e rimarrà della Parola di Dio e della parola dell'uomo che vuole accostarsi, calato nella sua storia, alle pagine bibliche. Il volume analizza grandi opere letterarie di tutti i tempi che hanno preso lo spunto dalle pagine bibliche, nella passione, nell'estasi, nell'inquietudine, nella lotta spirituale, negli ambiti insomma che sono vitali per l'uomo. Quella poesia dell'infinito, dei grandi spazi, del tempo immemorabile, delle vuote latitudini, delle solitudini attraversate da voci che colloquiano con Dio, che aprono le primissime pagine bibliche, si riversano in opere di poesia, di narrativa, nate nell'animo, nel cuore e nella fantasia di grandi scrittori. In tal senso il volume, seguendo la classica divisione biblica - Antico e Nuovo Testamento - ripercorre Il paradiso perduto di John Milton, il ciclo de Le storie di Giuseppe di Thomas Mann, Il trittico romano di Giovanni Paolo II, Giobbe di Joseph Roth, fino ad arrivare ai romanzi sulla vita di Cristo e alle suggestive visioni dell'Apocalisse. È un modo - saggistico-letterario - per dimostrare quel che affermava Julien Green: «Soltanto la Bibbia è eternamente giovane, come un torrente di montagna che rotola da migliaia di anni».
Il presente saggio intende leggere la storia trimillenaria di Gerusalemme attraverso lo sguardo di poeti e narratori: dai versi dei Salmi, agli Inni e Cantici dei Profeti... fino alla letteratura medievale, moderna e contemporanea. Alla primordiale venerazione e devozione di scrittori ebrei o cristiani, si coglie, man mano, negli scrittori più vicini a noi, una fatica, una complessità psicologica e morale, velata o manifesta, nel parlare di Gerusalemme: da una parte la sacralità antica che non viene mai meno e d'altra parte la laicità, l'agnosticismo, il distacco o la ricerca personale che si fondono con le gravi difficoltà della convivenza sociale. In un largo ventaglio di situazioni drammatiche e tragiche, la letteratura si fa portavoce di drammi, di aspirazioni e sogni.
Un libretto di pensieri e di immagini per invitare una persona amica a camminare insieme verso la pasqua.
L'Eterno ritorno dell'Anno Liturgico è molto più importante dello scorrere lineare del tempo storico, unico senso del quale è preparare il Ritorno del Re.
Un’antologia di versi a celebrazione del sacro, perché come dice Roberto Mussapi nell’Introduzione di questo volume, il «sacro è qualcosa di profondamente vicino al mito, e, come il mito non va mai ridotto a un repertorio di favole, così il sacro non si deve ridurre a un semplice repertorio di icone sacrali, di riti.
In poesia l’energia del sacro è la capacità della domanda: è l’atteggiamento del cieco che si rivolge a Cristo e gli dice: “Dammi la luce”. Nel momento in cui il cieco non pensa più di dover credere, è caduto qualcosa, è caduta la domanda, la fame stessa del sacro. La poesia nasce, antropologicamente, per fame del sacro. Il sacro non basta mai, perché rimanda continuamente a Dio, ma non ce lo dà in pasto. E la poesia è anche un modo per illudere di donare una coincidenza di tempi: l’oltretempo, il passato, il presente, il futuro».