Il nome e l'attività antifascista di Lucia Sarzi sono ben noti a chi ha letto "I miei sette figli" di Alcide Cervi o ha visto "I sette fratelli Cervi" di Gianni Puccini. A lei si deve molto del radicamento della rete clandestina che, tra case di latitanza, antifascisti e partigiani, rese possibile la Resistenza in Emilia. Attrice itinerante, giovanissima (era nata l'8 novembre 1920) entrò in contatto con i comunisti di Parma nell'estate 1940; nel novembre 1941 la famiglia Cervi scoprì lei e il suo pensiero antifascista grazie, appunto, al Teatro in cui recitava; nel 1943 accompagnava Giorgio Amendola nel suo percorso clandestino nel nord Italia e collaborava alla stampa e alla diffusione de «l'Unità». Le lettere che Lucia si scambiò con un gruppo di giovani di Lentate sul Seveso fra la fine del 1938 e l'inizio del 1940, conservate all'Archivio centrale dello Stato perché sequestrate dalla polizia, ci aiutano a comprendere la formazione culturale e politica di una ragazza di 18-19 anni e a collocare in quei mesi le radici del suo antifascismo e della sua attività clandestina.
Negli ultimi decenni dell'Ottocento comincia su scala europea il processo che porta all'affermazione di un nuovo sistema di produzione dello spettacolo, imperniato sulla centralità della figura registica. Proclamandosi custode dell'intangibilità del testo, il Regista trova nel consenso del mondo intellettuale il punto d'appoggio per la sua irresistibile ascesa. Se i primi registi sposano le cadenze del Naturalismo, la fioritura di una drammaturgia incompatibile con la franche de vie impone il ricorso a nuove risorse espressive. Inizia di qui l'appassionata ricerca di una specificità del linguaggio teatrale, che contraddistingue l'epoca d'oro della Regia. Caduta l'istanza letteraria, si interpellano altre esperienze creative, dalla musica alle arti figurative alla danza, per poi convergere su una rivendicazione comune, nota sotto il nome di "riteatralizzazione del teatro". Delineando il periodo di nascita e di consacrazione della Regia, il libro profila un ritratto delle figure emergenti e, a partire dagli spettacoli che hanno fatto epoca, dispiega l'ampio ventaglio delle poetiche sceniche che vi sono collegate.