La costituzione di una disciplina presentata dal suo fondatore e analizzata nelle sue implicazioni con i più diversi ambiti del sapere
In cinquant’anni di ricerche, Julien Ries ha via via elaborato, attraverso centinaia di articoli, saggi, volumi, i tratti di un’antropologia del sacro che costituisce il suo contributo più importante e originale alle ricerche sulle religioni. Prendendo spunto dalla pubblicazione dei primi sei volumi delle Opere complete, che raccolgono i suoi scritti di carattere teorico e storiografico, questo libro, nato da un incontro svoltosi all’Università Cattolica del Sacro Cuore e introdotto dal Rettore Lorenzo Ornaghi, intende tracciare un profilo dello studioso e della disciplina che ha voluto edificare.
Dopo una presentazione, redatta dallo stesso Ries, dei caratteri fondanti della sua «nuova antropologia religiosa», Fiorenzo Facchini rintraccia le manifestazioni del senso religioso nella preistoria, mentre Régis Boyer esamina, alla luce dell’idea di homo religiosus, diverse versioni del termine «dio». Il tema dell’antropologia religiosa di Ries è quindi sviluppato in relazione a un campo specifico, quello delle arti, da Christine Kontler, che tratta del rapporto fra arte e sacro nella Cina antica, e da Roberto Mussapi, che studia il caso del teatro. La prospettiva interpretativa di Julien Ries da strumento di indagine si fa quindi oggetto di analisi nei saggi di Maria Vittoria Cerutti, Silvano Petrosino e Natale Spineto, che la prendono in esame nelle sue implicazioni storico-religiose e filosofiche.
Una biografia e una bibliografia completa di Ries concludono l’opera, che costituisce la prima indagine monografica sulla personalità scientifica dello studioso belga.
Questo volume (circa 600 colonne, 120 voci) della Enciclopedia delle religioni tratta in primo luogo dei temi religiosi, o variamente legati alla religione, che si sono sviluppati nell’Europa antica. Con questo termine intendiamo riferirci a quella realtà che cronologicamente parte dalle fasi più remote della preistoria e giunge fino alla cristianizzazione dell’Europa (ma con qualche sopravvivenza - talora fino ai giorni nostri - nelle tradizioni folcloriche e in qualche zona marginale). E che geograficamente comprende l’intero continente europeo, ad esclusione del cosiddetto mondo classico (le civiltà e le religioni della Grecia antica e di Roma) e di quei mondi che variamente con quello sono entrati nell’antichità in contatto: le tradizioni religiose di questi ambiti sono state già trattate nel volume 11 di questa Enciclopedia, intitolato Religioni del Mediterraneo e del Vicino Oriente antico. Sulla base di considerazioni pratiche, ma soprattutto alla luce dell’ormai indubitabile continuità che da tempo immemorabile unisce l’Europa con territori geograficamente appartenenti al continente asiatico, ma culturalmente collegati al vecchio continente, si è allargato poi lo sguardo al mondo religioso dell’Eurasia.
Partendo dalle regioni più prossime all’Europa (quelle in cui si sono sviluppate le culture delle popolazioni Ugro-finniche e Uraliche), attraverso i mondi ormai asiatici delle religioni delle popolazioni Altaiche, si è giunti così fino all’Asia interna e alla Siberia. Il confine meridionale di questo territorio, che separa le tradizioni religiose trattate in questo volume da quelle - egualmente asiatiche - trattate nel volume 9 (Induismo), nel volume 10 (Buddhismo) e nel volume 13 (Religioni dell’Estremo Oriente), si colloca (curiosamente più o meno in corrispondenza con il tracciato dell’antica Via della Seta) una delle realtà storiche che maggiormente hanno contribuito alla realizzazione dell’unità culturale che definiamo appunto Eurasia.
In questo volume, infine, l’inclusione delle religioni dei territori dell’Artico, che appaiono diffuse con caratteri sostanzialmente omogenei in Europa, in Asia, ma anche nell’America settentrionale, ha comportato uno sconfinamento nel Nuovo continente.