La metafora di un grande giardino fiorito costituisce la trama di uno scritto di Chiara Lubich del novembre 1949, successivamente pubblicato con il titolo "Guardare tutti i fiori". A partire da quella immagine e dal conseguente invito a posare lo sguardo su quella variopinta bellezza, l'autrice coglie il profilarsi di una spiritualità che si declina come comunicazione e incontro e si fa accoglimento reciproco, riflesso sulla terra del paradigma uni-trinitario. I saggi raccolti nel presente volume illustrano come una tale intuizione fondativa dà luogo a un percorso interdisciplinare in cui si cimentano membri della Scuola Abbà, con l'intento di offrire itinerari di ricerca nei diversi ambiti del sapere, a conferma della fecondità teoretica ed esistenziale che gli scritti della Lubich racchiudono.
Un testo pregevole che nasce dal Corso di Esercizi spirituali per sacerdoti, diaconi e religiosi, organizzato dal Rinnovamento nello Spirito Santo, svoltosi ad Assisi nel 2012, che ha avuto come tema centrale il rapporto tra evangelizzazione e Spirito Santo.
Il libro propone diverse prospettive sul tema della gioia, nell’intento di coglierne, in modo integrato e armonico, le componenti umane e divine. La gioia fa la sua comparsa già nei primi mesi di vita, e cresce con il crescere della stessa persona. È esperienza profondamente umana, dunque, e insieme traccia e testimonianza del Volto inciso nell’intimo di ogni uomo. Nel primo capitolo, scritto da Anna Bissi, l’intreccio profondo tra finito e infinito è esplorato attraverso un taglio psicologico, che propone le diverse forme della gioia nelle tappe evolutive dello sviluppo umano, colto come percorso progressivo di trascendenza. Beatrice Lauretta riflette quindi sulla gioia in un’ottica filosofica, a partire dalla considerazione della fugacità di tale emozione e dalla frustrazione pressoché universale per la sua assenza. Dopo aver indagato sulle nozioni di felicità nella storia del pensiero, l’autrice presenta la visione di fede e speranza di alcuni grandi testimoni dell’ultimo secolo. L’itinerario di Giuseppe Di Mauro si muove tra poesia e spiritualità ed è incentrato su san Francesco d’Assisi: attorno a lui ruotano le voci di grandi letterati, in un dialogo affascinante sulle ragioni della gioia e sulla luce che essa sprigiona dopo l’attraversamento del dolore e della prova.
Biagio Aprile conclude il testo con un’originale lettura della gioia nella pagine bibliche e in quelle di alcuni Padri della Chiesa. È qui che l’aspirazione alla gioia di ciascuna creatura intravede la pienezza e il compimento.
Il volume raccoglie cinque interventi realizzati da altrettanti relatori a un ciclo di incontri tenutosi presso il Centro culturale Corsia dei Servi, a Milano. Il tema: il rapporto tra l’uomo e la città. Al centro della trattazione c’è la
metropoli, con il suo tessuto di difficoltà ma anche di opportunità. L’intento non è di elaborare un manuale per il buon uso della città, amata e temuta, quanto piuttosto di prospettare una via urbana alla spiritualità, per-
ché ognuno possa dilatare i propri orizzonti oltre i luoghi comuni. Alcuni spunti di riflessione: Tra la solitudine individuale e l’anonimato della folla, quali strategie imma-
ginare per la ricerca di sé? Nel ritmo spesso esasperato della vita cittadina, è possibile la ricerca di
Dio? Come edificare una città multiculturale nella quale ognuno possa ricono-
scersi? Il volume è arricchito da un articolo di padre Turoldo di sorprendente
attualità, in cui la città è sentita come la «realtà viva di cui siamo composti», il luogo dove «Dio si è incarnato e abita fra noi».
Da Ignazio di Antiochia a Dietrich Bonhoeffer, passando per i martiri cinesi e don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia: una raccolta di pensieri, brani antologici e riflessioni dei grandi testimoni della fede di ogni tempo. 365 testi di grande spiritualità per meditare, giorno per giorno, sul messaggio cristiano con le parole di chi, per Cristo, ha dato la vita. "Vi scongiuro, non dimostratemi una benevolenza inopportuna. Lasciate che io sia pasto delle belve, per mezzo delle quali mi sia dato di raggiungere Dio. Sono frumento di Dio, e sarò macinato dai denti delle fiere per divenire pane puro di Cristo. Supplicate Cristo per me, perché per opera di queste belve io divenga ostia per il Signore". Con queste parole sant'Ignazio di Antiochia si consegnava consapevole al martirio in nome di Cristo e per il bene della Chiesa, all'inizio dell'era cristiana. Esse risuonano ancora come invito a cercare nella mente e nel cuore dei martiri, il cui sangue bagna ancora oggi le nostre strade, una delle forme dell'imitazione di Cristo e della testimonianza della fede.
Oggi l'identità è un problema; Giorgio Gaber l'avrebbe messa fra le cose di destra, come il bagno nella vasca, o di sinistra, come la doccia? Certo può essere un momento di carica emotiva violenta, in reazione alla perdita di certezze, che è dissoluzione delle strutture culturali. Ma non esiste una cultura "chiusa"; storicamente ogni cultura si incontra con altre; in più viviamo in una società aperta, fatta di vari gruppi, ciascuno dei quali produce identità, senza bisogno di radicalizzazioni. I movimenti "autoctoni" fanno dell'identità una bandiera da usare dalla parte del manico. A di là di battute nostrane, parlare di identità significa mettere in discussione molti paradossi del nostro tempo, dal
versante individuale della coscienza, alla rimozione di quello sociale della cultura, attraverso una vera e propria "apocalissi culturale". Così il termine di identità è diventato un "tabù" perché evoca distruzione e violenza; noi facciamo finta di non sapere "chi siamo" e ignoriamo "da dove veniamo", mentre qualcuno profetizza "dove andiamo", alla ricerca di una improbabile, totale palingenesi. Papà Freud avrebbe trovato abbondante materia di studio. Il problema resta la "domanda di senso" fondamentale sull'uomo e il suo destino; è questo il discrimine dell'identità, attraverso cui ciascuno entra in una "visione del mondo", che fonda un "sistema di valori", dove il campo dell'identità si apre e, con esso, l'istanza morale. Ovviamente non si tratta di una questione individuale e ciò rappresenta un altro momento di crisi per la modernità. L'identità personale continua ad avere senso solo all'interno di una comunità che dà senso, riconoscendo il singolo e mettendo in gioco la sua capacità e responsabilità. Il fenomeno oggi va sotto il nome di "intercultura": ogni cultura è già in sé "interculturale", sempre aperta al confronto con la realtà storica che la circonda e all'ibridazione con altre letture del mondo.
Alla mia mamma voglio dire grazie perché...
Nel terzo millennio la Chiesa di Gesù Cristo minacciata da un “virus teologico” devastante che serpeggia tra milioni di devoti in buona fede e tra smarriti uomini di curia?
Questo è quanto emerge dalle sconvolgenti confessioni di un illustre neocatecumenale pentito e dalla buona volontà di uomini di Chiesa coraggiosi, non ancora contagiati dalle aberranti teologie kikiane!
Le storie vere descritte in questo libro fanno urlare i veri cristiani di dolore… Preparatevi a leggere dichiarazioni inverosimili, affermazioni paradossali, che hanno fatto divenire un buon cristiano, neocatecumenale convinto per oltre vent’anni, un pentito senza peli sulla lingua.
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Splendide immagini e testi di grandi scrittori di ogni tempo- in queste pagine la tenerezza è raccontata in tutte le sue sfumature. Per imparare a gioire delle piccole cose.
Gli Autori di questo volumetto offrono una rilettura nell’oggi del mistero del cuore, che permetta di penetrare nell’esperienza dell’amore misericordioso del Cristo, in modo da trovare il luogo dove abitare da veri credenti. Essi sviluppano il tema “Misericordia voglio, non sacrificio” sul versante dell’Antico Testamento per poi passare al Nuovo Testamento senza dimenticare il vissuto della tradizione e della vita della Chiesa di oggi.
La riflessione di Valerio Baresi su “il cuore al centro” focalizza la centralità del cuore di Dio e permette di riallacciare l’essenziale nella vita e le molte relazioni infrante tra gli uomini. Bruna Costacurta presenta in modo suggestivo il tema del cuore di Dio attraverso il Salmo 103, che celebra e benedice il Dio dell’amore e della misericordia. Michel Murenzi si concentra sulla parabola del Padre misericordioso, pagina luminosa di Luca che presenta la figura del Padre, icona della misericordia e del perdono, sempre pronto all’amore verso tutti, specie i peccatori.
Francesco Cereda affronta il passaggio dal dato della rivelazione a quello educativo trattando l’argomento: “Educare alla bontà”; per una pedagogia del cuore buono e del volto buono si è invitati a guardare al cuore e al volto di Cristo e a modelli di vita, come Don Bosco. Una figura davvero esemplare è quella di Annibale Maria Di Francia, presentata da Padre Angelo Sardone. La vita del santo ha trovato lo spazio naturale di azione nell’esercizio della carità, specie verso i piccoli e i poveri, ed ha reso “cuore del carisma e della sua spiritualità la preghiera incessante al Signore della messe per il dono di buoni operai”. Un’esperienza significativa di Istituto religioso, che vive la spiritualità del cuore di Gesù, è quella delle Suore Apostole del Sacro Cuore di Gesù, fondate da Madre Clelia Merloni. Altrettanto esemplare è il carisma della Congregazione delle Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, fondate dal beato Luigi Variara, la cui devozione al sacro Cuore è inserita in una spiritualità che è fonte di amore fraterno, vissuto in una consacrazione vittimale sul modello dell’amore divino. Conclude la serie delle testimonianze l’esperienza della Comunità di Sant’Egidio con i poveri, di Augusto D’Angelo, che presenta l’amore per i poveri come mistero della Chiesa e segno privilegiato dell’amore di Cristo.
Contiene la Coroncina alle Sante Piaghe di Nostro Signore Gesù Cristo, ricevuta da suor Maria Marta Chambon, conversa della Visitazione di Chambéry, morta in odore di santità il 21 marzo 1907, dalle stesse labbra di Gesù Cristo, che le promise: “Io accorderò tutto ciò che mi si domanderà per l’invocazione delle mie Sane Piaghe. Bisogna spargerne la devozione”.
PRIMA INDAGINE SULLA RELIGIOSITA’ DEI GIOVANI.
Questo volume cerca di ricostruire i sentimenti spirituali e religiosi dei giovani italiani.
Ci si interroga con preoccupazione crescente sul futuro dei giovani, che oggi appare incerto come
non mai. Diversi fattori, che in questo volume vengono presi in analisi, permettono di comprendere come la giovinezza ha assunto un significato enigmatico, la religiosità che alcune volte emerge ed altre volte è nascosta, assopita.
“Non sono i giovani a dover tornare nella Chiesa; è piuttosto questa che deve ritornare tra i giovani”
Un volume prezioso, che potrà dare nuova linfa al rapporto tra le comunità cristiane e le nuove generazioni.