Un insegnante appassionato può cambiare il mondo, anche se deve fare i conti con ragazzi problematici e famiglie disgregate. E, soprattutto, può riaccendere quella speranza che sembra ormai bandita dalla nostra società sempre in crisi. È questo l'insegnamento di Pierluigi Bartolomei, che dopo "I ragazzi di via Sandri" ritorna con una nuova vivacissima "galleria" di storie autentiche raccontando la sfida dell'educatore, alle prese ogni giorno con i chiaruscuri della vita come delle sue domande frontali.
Il "fenomeno Bergoglio" è sulla bocca di tutti. E tuttavia, il plauso assordante e pressoché unanime che circonda il nuovo papa rischia di trasformare la sua figura in una star e di banalizzarne il messaggio di forte radicalità. Nella rilettura del suo pontificato, il teologo gesuita Bartolomeo Sorge mette in guardia dal pericolo di fermarsi all'aspetto superficiale e massmediale dell'evento, senza coglierne le ragioni profonde. Il segreto della fecondità apostolica del "papa venuto dalla fine del mondo" è la sua tempra evangelica, la sua fede in Gesù di Nazareth, annunziato e amato con la vita, abbracciato "nella carne" dei poveri e dei piccoli. Da autentico "profeta della fiducia", il nuovo pontefice ha smosso le fondamenta di quella "religione della paura" che ha avuto i suoi predicatori non solo in ambito clericale, ma in questi ultimi decenni anche in campo politico, sociale ed economico. E, secondo Sorge, proprio l'eccezionalità della crisi strutturale e culturale della moderna "società senza padre" rende l'uomo d'oggi particolarmente disposto a ricevere l'annunzio di un Dio "Padre misericordioso". Puntando al superamento di una religione severa e punitiva, papa Francesco invita tutti a riscoprire l'Evangelii gaudium, il vangelo della gioia. Un vangelo scomodo, certamente, ma annunziato con quella raffinata ironia cristiana di cui il nuovo pontefice è maestro, che non è ingenuità, ma forza.
L'edizione presenta il testo della prima biografia umanistica dedicata alla figura di un cardinale, Giovanni Battista Millini (Roma 1405-1478), figlio di Sabba e di Perna Ponziani. Bartolomeo Platina fa emergere il personaggio dalla storia familiare e cittadina risalendo alle vicende del libero Comune trecentesco per arrivare a quel passaggio della storia quattrocentesca di Roma che vede il trasferimento delle prerogative municipali entro l'orbita del potere curiale, quando la strategia difensiva delle famiglie romane produce cambiamenti nella tipologia stessa delle attività economiche. La biografia è scritta, letta e postillata nell'accademia di Pomponio Leto e del Platina, dove un'élite intellettuale privilegiata dal mecenatismo non rinunciava ad imprimere sul recupero della classicità declinazioni politiche e posizioni di denuncia della corruzione negli apparati istituzionali. Era un'idea di sintesi fra umanesimo e visione cristiana destinata ad arretrare nei conflitti del secolo successivo.
Il volume riunisce le traduzioni di vite" che l'Autore ha seguito nella sua lunga carriera accademica a partire da manoscritti antichi, soprattutto in arabo."
"Si ammira sempre la semplicità con la quale un grande campione rende facili le cose anche più complicate. Ma cosa c'è dietro questa semplicità? Sinceramente doti naturali, ma anche tanto lavoro, studio e concentrazione per essere sempre al meglio. Questo mio testo, che non vuole insegnare nulla, cercherà di far conoscere soprattutto ai ragazzi e a tutti gli appassionati di calcio quelle poche e utili nozioni che possono aiutare a trovare quella semplicità di gioco che secondo me è la chiave di questo sport meraviglioso". (Agostino Di Bartolomei) (Prefazione di Gianni Mura)
Il volume riunisce le traduzioni di vite" che l'Autore ha seguito nella sua lunga carriera accademica a partire da manoscritti antichi, soprattutto in arabo."
A ottantasette anni si dovrebbe avere di meglio da fare che brigare per un amore irraggiungibile, impegnarsi in azioni di disturbo alle auto blu in corsia preferenziale e studiare un piano per rapire... Silvio Berlusconi. Ma Angelo è un ex partigiano che tendeva agguati ai convogli della Wehrmacht, che sopravvive con la pensione minima, che non riesce più a far valere i propri diritti nemmeno con un impiegato del comune e che lotta quotidianamente contro una società che fa di tutto per farlo sentire inutile. E così, proprio quando sarebbe lecito disinteressarsi del mondo e pensare solo a trascorrere serenamente gli ultimi anni di vita, Angelo decide di reagire e di ottenere dall'uomo più potente del Paese ciò che secondo lui gli spetta di diritto. Insieme ad alcuni amici del centro anziani metterà a punto un piano incruento e geniale, che però sembra non tenere conto di una questione fondamentale: come possono sperare dei vecchi malconci di riuscire a rapire uno degli uomini più scortati al mondo?
Pierluigi Bartolomei affronta il tema della famiglia e delle naturali schermaglie con allegria e ironia e, proprio per questo, avvalora il legame fra coniugi e figli. Certo, nelle discussioni fra marito e moglie bisognerà sempre affrontare affermazioni del tipo: "Non ho detto che ho ragione io, ho solo detto che tu hai sempre torto".
A Diego, quarantenne traumatizzato da un lutto familiare, con un lavoro anonimo e un talento unico per le balle, accade di imbarcarsi in un'impresa al di sopra delle sue capacità, l'apertura di un agriturismo; accade che decida di farlo in società con due individui visti solo una volta e che in comune con lui hanno esclusivamente la mediocrità; accade anche che a scongiurare il fallimento immediato sia l'intervento di un comunista nostalgico e che la banale fuga in campagna si trasformi in un atto di resistenza quando nell'agriturismo si presenta un camorrista per chiedere il pizzo.
Qual è il ruolo dei cristiani laici nel contesto pluralistico e secolarizzato di un mondo che si va globalizzando e unificando?
Chiamati a dare testimonianza e a costruire la casa comune con tutti gli uomini di buona volontà, i laici cristiani si trovano oggi di fronte a interrogativi difficili: come essere coerenti con valori e con principi «non negoziabili» in un contesto culturale, sociale e politico che non li condivide?
È possibile, nell’attuale contesto culturale, sociale e politico, agire nello stesso tempo da cittadini leali dello Stato e da figli della Chiesa, da sinceri democratici e da cristiani coerenti? Fino a che punto è possibile il dialogo e l’incontro leale con gli «altri»? Come realizzare una presenza responsabile del cristiano nella società e nella Chiesa di oggi?
È necessario rispondere con coraggio al messaggio lanciato da Benedetto XVI a Cagliari, il 7 settembre 2008, quando ha detto che il mondo del lavoro, il mondo dell’economia, il mondo della politica italiana «necessita di una nuova stagione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibili».
Che cosa significano in concreto queste parole?
La realtà è che oggi esiste effettivamente la possibilità di rinnovare la presenza e il servizio dei laici cristiani al Paese, intraprendendo la via di una «cittadinanza responsabile e attiva», sulla quale ha insistito l’ultima Settimana sociale dei cattolici italiani (ottobre 2007), a partire da u na coscienza più matura e positiva di laicità e di bene comune.
Le riflessioni di p. Bartolomeo Sorge – che raccolgono tre interventi tra il 2008 e il 2010 – possono aiutare a costruire un’agenda di speranza per il futuro del paese.
Bartolomeo Sorge, personalità eminente della Chiesa cattolica, ripercorre, a distanza di mezzo secolo dall'indizione del Concilio Vaticano II, il cammino di rinnovamento compiuto dalla Chiesa e dal Paese. Un prezioso libro di ricordi - in cui vengono tracciati i profili dei "traghettatori" (da Paolo VI a Giovanni Paolo II, dal cardinale Carlo Maria Martini a don Dino Puglisi) "chiamati dalla Provvidenza e dalla storia ad accompagnare la Chiesa e la società nella difficile transizione verso il terzo millennio" -ma anche la testimonianza di una stagione che ha cambiato per sempre il modo di intendere il messaggio del Vangelo e il cammino storico e spirituale del cristianesimo. Pagine umili e appassionate, un atto di gratitudine verso Dio, un gesto d'amore verso la Chiesa.
«L'autrice ci offre un testo che, oltre alla limpidezza dell'impianto e alla rigorosa base storica, si fa leggere come un romanzo»: così p. Valerio Cattana nella prefazione alla prima edizione di questo testo. Uno studio su una delle pagine più note del XIII secolo, ma proprio per questo spesso avvolta da un alone mitico che solo una lettura rigorosa dei documenti permette di dissipare. Il volume si chiude con una breve storia della congregazione dei Celestini, l'unica che non sia riuscita a sopravvivere alle soppressioni delle corporazioni religiose avvenute tra la fine del Settecento e la prima metà dell'Ottocento.