Viviamo in un mondo sempre più difficile da decodificare. Non è l'effetto di un semplice cambiamento, ma di un vero e proprio processo di metamorfosi. La caduta del Muro di Berlino, gli attentati dell'11 settembre, il catastrofico mutamento climatico in tutto il mondo, il disastro del reattore di Fukushima, fino alle crisi della finanza e alle minacce alla libertà create dalla sorveglianza totalitaria nell'era della comunicazione digitale: sono eventi globali che hanno mandato all'aria quelle che finora sono state le certezze, le costanti antropologiche della nostra vita e della nostra concezione del vivere comune.
È innegabile che viviamo in un mondo sempre più diffìcile da decodificare. Non sta semplicemente cambiando: è in metamorfosi. Ciò che prima veniva escluso a priori, perché totalmente inconcepibile, accade. Sono eventi globali che passano generalmente inosservati e si affermano, al di là della sfera della politica e della democrazia, come effetti secondari di una radicale modernizzazione tecnica ed economica. Basta pensare alla serie di avvenimenti accaduti negli ultimi decenni: la caduta del Muro di Berlino, gli attentati dell'11 settembre, il catastrofico mutamento climatico in tutto il mondo, il disastro del reattore di Fukushima, fino alle crisi della finanza e dell'euro e alle minacce alla libertà create, come ci ha rivelato Edward Snowden, dalla sorveglianza totalitaria nell'era della comunicazione digitale. Ulrich Beck, in questo libro, ci parla dello stato di choc in cui viviamo. Perché la metamorfosi del mondo produce un'esplosione che manda all'aria le certezze su cui si fonda la società contemporanea, quelle che finora sono state le costanti antropologiche della nostra vita e della nostra concezione del vivere comune.
Sempre più individui commerciano su scala internazionale, hanno un lavoro internazionale e amori internazionali, si sposano, vivono, viaggiano, consumano, cucinano in una dimensione internazionale, i loro figli vengono educati in un contesto internazionale, cioè plurilingue, e nel 'nessun-luogo' generalizzato della televisione e di Internet. Sta prendendo forma una nuova politica delle frontiere, un intreccio di mancanza di confini, vecchie e nuove dinamiche, che però devono essere comprese non più in termini nazionali, bensì in chiave transnazionale, entro il quadro di riferimento di una politica interna mondiale. Dobbiamo avere l'intelligenza di staccarci dalla fissazione su ciò che ci è familiare e immediatamente vicino e accettare che le esistenze divise in più luoghi, la mobilità permanente, il numero crescente di persone con doppi passaporti, sono già una realtà imprescindibile. Se la globalizzazione è fatta dai potenti contro i poveri, l'immaginazione cosmopolita rappresenta l'interesse universale dell'umanità per se stessa. "Ciò a cui mi riferisco sono i valori della pluralità riconosciuta e vissuta, che pervadono tutte le istituzioni sociali e i contesti storici. È il tentativo di ripensare l'interdipendenza e la reciprocità al di là dell'arroganza nazionale, nello spirito di un realismo cosmopolitico che apre e affina lo sguardo sulle reti 'giocali' in cui viviamo e agiamo".
"Alex ha appena compiuto tre anni, è curiosissimo e molto attivo. Ama il müsli, le patatine fritte e ancor più le sue automobiline. Ieri ha ricevuto in dono un grosso autobus rosso e stamattina l'ha mostrato subito ai nonni che lo amano più di qualunque altra cosa al mondo. Lo vedono tutti i giorni, ogni mattino passano con lui un quarto d'ora, a volte anche mezzora: 'il momento dei nonni', un rituale fisso, tenuto in grande considerazione e rispettato, un momento soltanto dei nonni e di Alex. La normalissima felicità di una grande famiglia? Sì e no. I protagonisti vivono a migliaia di chilometri di distanza fra loro, i nonni a Salonicco, Alex a Cambridge, in Inghilterra. Chattare su Skype permette al nonno e alla nonna di essere nella cameretta del nipote, mentre porta Alex a Salonicco, benché ciascuno rimanga nel proprio luogo: amore alla massima distanza come amore nella massima prossimità": le famiglie globali sono caratterizzate da relazioni che convivono al di là dei confini nazionali, religiosi, culturali, etnici, dove troviamo uniti elementi che apparentemente insieme non dovrebbero stare. Eppure sono queste esperienze, sempre più comuni, a ridisegnare il mondo e i sentimenti. La società globale irrompe in relazioni e famiglie normali, portando scompiglio, confusione, stupore, piacere, gioia, fratture e a volte anche odio: viviamo in un mondo nel quale la persona più amata è spesso lontana e quella più distante sul piano affettivo è invece la più vicina nella realtà.
Un numero sempre maggiore di bambini in Germania cresce nella povertà. Milioni di persone rischiano la vita nella fuga dalla miseria dei Paesi d'origine per avere la loro parte dell'ipotetica ricchezza dei Paesi occidentali. In Europa e negli Stati Uniti, ma anche in Cina, in Brasile, in Russia e in India, si allarga la forbice tra povero e ricco. Queste notizie presuppongono una visione generale della disuguaglianza tra le persone che ha preso forma nel passaggio alla società moderna e ora, all'inizio del XXI secolo, viene posta radicalmente in discussione. Il contrasto delle crescenti aspettative globali di uguaglianza (diritti umani) e delle crescenti disuguaglianze tanto globali quanto nazionali, con da un lato le conseguenze radicalmente disuguali del mutamento climatico e, dall'altro, il consumo delle risorse, potrà ben presto spazzar via tutta la cornice che fa da premessa alla disuguaglianza inserita nei confini dello Stato nazionale, così come l'uragano Katrina ha spazzato via le case dei poveri di New Orleans. Sono tempi incerti! All'inizio del XXI secolo viviamo di nuovo un cambiamento epocale, questa volta dell'ordine moderno del mondo e della società che però solo adesso sta cominciando a farsi strada nella coscienza pubblica". È giunto il momento, sostiene Beck, di cambiare gli strumenti sociologici per misurare la disuguaglianza nell'era della globalizzazione e del mutamento climatico.
Forse mai come in questo momento di vero e proprio terrorismo mediatico sugli sviluppi (inevitabili) della crisi finanziaria siamo disponibili ad ascoltare il discorso di Beck.
Gianni Vattimo
Ulrich Beck analizza con attenzione le dinamiche di quella che definisce la 'società mondiale del rischio', il cui impatto è sul modo di intendere non solo la razionalità sociale, ma anche la libertà, la democrazia e i rapporti con gli altri. Conseguenze che Beck illumina con consueta maestria.
Renzo Guolo
Il rischio divora e trasforma tutto. Non è la catastrofe ma l'anticipazione della catastrofe. È esistente e non esistente, presente e assente, incerto e sospetto. È il nuovo mastice dell'Occidente e del mondo.
Se non ci sono più le frontiere, quale mondo si sta formando o si è già formato? Se si dischiude lo spazio di potere mondiale al di là delle vecchie categorie di ‘nazionale’ e ‘internazionale’, forse il futuro dell’umanità si apre di colpo. Il nuovo libro di uno dei maggiori sociologi europei.
Sempre più individui commerciano su scala internazionale, hanno un lavoro internazionale e amori internazionali, si sposano, vivono, viaggiano, consumano, cucinano in una dimensione internazionale, i loro figli vengono educati in un contesto internazionale, cioè plurilingue, e nel ‘nessun-luogo’ generalizzato della televisione e di Internet. Sta prendendo forma una nuova politica delle frontiere, un intreccio di mancanza di confini, vecchie e nuove dinamiche, che però devono essere comprese non più in termini nazionali, bensì in chiave transnazionale, entro il quadro di riferimento di una politica interna mondiale. Dobbiamo avere l’intelligenza di staccarci dalla fissazione su ciò che ci è familiare e immediatamente vicino e accettare che le esistenze divise in più luoghi, la mobilità permanente, il numero crescente di persone con doppi passaporti, sono già una realtà imprescindibile. Se la globalizzazione è fatta dai potenti contro i poveri, l’immaginazione cosmopolita rappresenta l’interesse universale dell’umanità per se stessa. «Ciò a cui mi riferisco sono i valori della pluralità riconosciuta e vissuta, che pervadono tutte le istituzioni sociali e i contesti storici. È il tentativo di ripensare l’interdipendenza e la reciprocità al di là dell’arroganza nazionale, nello spirito di un realismo cosmopolitico che apre e affina lo sguardo sulle reti ‘glocali’ in cui viviamo e agiamo».
Indice
Premessa Il successo del populismo di destra in Europa - Prefazione - I. Introduzione. Nuova Teoria Critica da un punto di vista cosmopolitico - II. Critica dell’ottica nazionale - III. Politica interna mondiale che cambia le regole: economia, politica e società senza frontiere - IV. Potere e contropotere nell’era globale: strategie del capitale - V. Strategie dello Stato tra rinazionalizzazione e transnazionalizzazione - VI. Strategie dei movimenti della società civile - VII. Chi vince? Il mutamento del concetto e della forma dello Stato e della politica nella seconda modernità - VIII. Piccola orazione funebre sulla culla dell’era cosmopolitica - Note - Riferimenti bibliografici
Nazione, religione e violenza; un triangolo fatale ha caratterizzato il XIX secolo ed è culminato nelle esperienze delle guerre mondiali del XX. A questi pericoli, tutt'altro che svaniti, si sono sovrapposti, rafforzandoli, i fantasmi di una possibile guerra atomica e, in generale, della società globale del rischio. Oggi il mondo globalizzato presenta zone di conflitto sociale e religioso molto più estese e diffuse che in passato: c'è minore accordo sulla regolamentazione della sessualità, sul valore della libertà e dell'autonomia individuali rispetto alla comunità e nessun accordo sull'urgenza del rischio derivante dal terrore; perfino le minacce della catastrofe climatica o il valore della vita umana sono oggetto di scontro di fedi. Come possono le religioni universali contribuire a spegnere la violenza religiosa che imperversa in Europa da almeno cinquecento anni? Forse, sostiene Ulrich Beck, la religione oggi non è più soltanto parte del problema ma anche della sua soluzione. Nelle società occidentali, che hanno ormai interiorizzato l'autonomia dell'individuo, si sta infatti sempre più diffondendo una nuova forma di religiosità, indipendente dalle Chiese ufficiali e legata al progetto di vita e all'orizzonte di esperienza della persona.