«Sulla base di una profonda conoscenza esegetica, l’autore illustra essenzialmente la figura e il messaggio di Gesù nel confronto con le domande del presente». (Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, p. 410)
Questo libro è destinato a trasformarsi in una sfida per cristiani e scettici: una sfida a occuparsi in modo totalmente nuovo del personaggio chiave del cristianesimo, Gesù, e a sottoporre il suo messaggio di speranza alle innumerevoli domande che sorgono dalla storia dell’umanità.
Dalla quarta di copertina:
Per tutta una vita Klaus Berger, teologo di Heidelberg, ha condotto le sue ricerche su ‘Gesù’. In questo libro presenta la ricca summa delle sue conoscenze, per dire ancora e di nuovo, agli uomini e alle donne d’oggi, perché Gesù è importante e per dare risposte alle persone che chiedono a ragione se Gesù possa anche oggi significare qualcosa per loro.
Berger traccia un quadro di Gesù pieno di forza esplosiva: grande e provocatorio, il Gesù di Galilea si staglia sulla nostra epoca, non schiacciato da sistemi di regole interpretative, non passato attraverso filtri ideologici, non subordinato a modelli psicologici o a ipotesi sociologiche precostituite. Piuttosto, il Gesù dei vangeli viene posto di fronte alle innumerevoli domande che nascono dagli uomini e dalla loro storia. Del testo evangelico l’Autore cerca di afferrare la logica semplice e la drammaticità interna, si sforza soprattutto di ascoltarlo in profondità per trarne risposte e orientamenti.
Questo libro sarà una sfida per cristiani e scettici a occuparsi in modo totalmente nuovo del personaggio chiave del cristianesimo e del suo messaggio di speranza.
Introduzione all’edizione italiana del biblista Rinaldo Fabris.
Scetticismo e professione di fede non sono, per Berger, in contraddizione: "Il mio ragionamento è scettico perché non presuppone la fede e non si sente vincolato da nessuna delle tradizionali autorità in materia di fede: la Chiesa infallibile, la Scrittura infallibile o un'irresistibile esperienza personale. Nondimeno, il mio ragionamento sfocia in una professione di fede cristiana, per quanto eterodossa. Naturalmente il lettore sarà libero di non seguirmi in questa conclusione". Peter L. Berger compie un "esercizio di teologia laica" che interpella le coscienze di credenti e non credenti.
Il punto di partenza di questo profilo di san Paolo consiste nell’idea che il nesso tra esperienza di vita ed elaborazione teologica sia assolutamente fondamentale per comprendere la complessa personalità e l’opera dell’apostolo, considerato a ragione come il «fondatore» del cristianesimo. Il percorso di Klaus Berger – uno dei più importanti studiosi tedeschi di teologia neotestamentaria di area protestante – si snoda dunque intrecciando la narrazione della vita di Paolo all’esposizione del suo pensiero teologico attraverso le lettere, il contesto in cui esse furono scritte, i loro destinatari. Nelle lettere prende corpo un pensiero filosofico e teologico che ha lasciato un segno profondo nella storia della teologia cristiana. Il concetto di «pericolo» e quello di «chiamata» rappresentano i due punti chiave dell’esposizione di Berger. Quella dell’apostolo Paolo è stata tutt’altro che una vicenda biografica lineare, vista la sua ascendenza ebraica, la sua formazione culturale e religiosa alla scuola dell’ebraismo rabbinico all’interno del contesto culturale e storico dell’ellenismo. «Chiamata» e «pericolo» sono concetti antitetici, che esprimono una forte tensione, quella che segna la vita e l’opera dell’apostolo. Il pericolo è connesso precisamente ai trascorsi di Paolo, alla sua formazione originaria. Si tratta ovviamente di un passato che continua a far sentire la sua presenza nella biografia personale, spirituale e intellettuale dell’apostolo: è il suo passato giudaico che pesa sul suo nuovo orizzonte cristiano; la chiamata rappresenta invece il futuro, il percorso attraverso il quale si realizzerà la prospettiva della nuova salvezza. La precisione e il rigore dell’argomentazione si sposano con il ritmo narrativo della ricostruzione biografica, e fanno di questo libro uno strumento utilissimo per comprendere i temi della riflessione cristiana dei primi secoli che hanno influenzato il pensiero teologico cristiano e la riflessione filosofica dell’Occidente.
Uno studio storico e sistematico per distinguere e coniugare esegesi storica e applicazione contemporanea.
"Mio padre, accanito raccontatore di barzellette, mi incoraggiò a intraprendere quest'arte più o meno nel periodo in cui andavo all'asilo... Prima o poi questo libro doveva essere scritto". Così Berger, quasi scusandosi, spiega l'origine del suo ultimo, singolare lavoro. In particolare, egli si scusa con i librai, immaginandone le angosce nel decidere dove collocare il volume: nello scaffale dell'umorismo, della religione o della sociologia? Senza contare che la parte sulla comicità ebraica potrebbe suggerire la sezione Ebraismo, la difesa di Oscar Wilde la sezione Omosessualità... La tesi di fondo è: la dimensione comica, evoca sempre un mondo distinto da quello ordinario, operante secondo regole differenti.
Ciò che noi percepiamo come "reale" varia da società a società ed è prodotto, trasmesso e conservato tramite processi sociali che la sociologia della conoscenza si incarica di indagare. Questa problematica viene esaminata nei suoi due aspetti simmetrici e complementari: l'esteriorizzazione, ovvero la trasformazione dell'attività umana in una realtà sociale oggettiva attraverso l'istituzionalizzazione; l'interiorizzazione, ovvero la reintroduzione del mondo sociale oggettivo nella coscienza del soggetto attraverso la socializzazione.
Secondo un'opinione assai diffusa e radicata, la secolarizzazione sarebbe un portato inevitabile della modernità. Da questo punto di vista l'America, società moderna per definizione eppure profondamente religiosa, sarebbe un'eccezione tutta da spiegare. Questo libro rovescia completamente la prospettiva: è l'Europa l'eccezione rispetto al resto del mondo, in cui si assiste oggi a una grande fioritura di nuovi movimenti religiosi. Quello che va spiegato, dunque, è il radicale secolarismo delle società europee. Perché su questa sponda dell'Atlantico siamo convinti che per essere moderni occorra essere laici? La risposta non chiama in causa soltanto le coscienze, ma anche e soprattutto ragioni storico-istituzionali. Di qui un possibile insegnamento, che cozza contro il senso comune europeo: se vogliamo integrare le religioni nella società, meglio offrire loro accesso alla sfera pubblica. Per tale compito il nostro continente, con una storia improntata alla difesa "dalle" religioni, è meno attrezzato dell'America, la cui vicenda è ispirata alla difesa "delle" religioni.
Peter Berger è professore emerito nella Boston University. Tra i suoi libri con il Mulino: "La realtà come costruzione sociale" (V ed. 1997) e "Lo smarrimento dell'uomo moderno" (2010), entrambi con T. Luckmann. Grace Davie insegna Sociologia nell'Università di Exeter. Effie Fokas è direttrice del Forum on Religion della London School of Economics.
Chi è un antisemita? E prima ancora: cosa significa antisemitismo? Sono questi i due interrogativi alla base di questo stimolante saggio. Nel solco della migliore tradizione storiografica tedesca, l'autore esegue in queste pagine una dettagliata radiografia del concetto di antisemitismo, ponendo finalmente in discussione la sua validità - sinora data per scontata o sottointesa quale categoria scientifica a tutti gli effetti.