È il 1807 e un tenente torna in Inghilterra dopo aver combattuto a Trafalgar, dove l'eroismo dimostrato gli è valso una promozione: la sua carriera sembra comunque essere giunta a punto morto, tanto che il giovane tenente sta meditando di lasciare l'esercito. Poi, improvvisamente, un vecchio amico gli propone un'insolita missione: la consegna di una cospicua somma di denaro al principe di Danimarca. Ufficialmente neutrale, il Paese è minacciato da Napoleone che, dopo la disfatta di Trafalgar, mira a impadronirsi della flotta danese. Pur di impedire che quella flotta finisca ai francesi, gli inglesi sono pronti a tutto, e l'incarico del tenente è il primo passo di una manovra ben più complessa.
Per chi si aspettava un papa latino americano o addirittura africano, ecco un tedesco, nato nel 1927 nel cuore cattolico dell’Europa, la Baviera. Un uomo che, come il suo predecessore polacco, è stato segnato dal nazismo, dalla guerra, dalla Shoah e dal comunismo. Un europeo militante che ha richiamato tutti a combattere per la verità, nel nome dell’amore. Probabilmente “l’ultimo papa europeo”. Un libro illuminante per il grande pubblico.
Bernard Lecomte, giornalista prestigioso per La Croix, reporter a L’Express, capo redattore presso Figaro Magazine, é autore della recente biografia Giovanni Paolo II, Baldini & Castoldi, 2004.
Jean Bernard venne arrestato in Lussemburgo il 6 gennaio 1941 dalla Gestapo, la Polizia segreta di Stato tedesca, e dopo interrogatori senza esito venne trasferito nel campo di concentramento di Dachau, che in quel momento annoverava circa 12.500 detenuti. L'allora trentaquattrenne sacerdote rappresentava per i nazisti un personaggio scomodo, perché non approvava l'annessione del suo paese fatta da Hitler. Era il numero 25487 e, in quanto sacerdote cattolico, venne assegnato al cosiddetto "Pfarrerblock" ("Reparto preti"). Quando Jean Bernard pensava di avere chiuso ormai la sua vita terrena, all'improvviso venne rilasciato, probabilmente grazie all'influsso dell'amministrazione militare tedesca di Parigi. Scrisse allora queste pagine che si leggono come un diario. Nella loro semplicità soltanto raccontano avvenimenti che non possono e non devono essere dimenticati. Jean Bernard nacque nel 1907 in Lussemburgo. Studiò filosofia e teologia dapprima all'Università di Lovanio, poi nel Seminario di Lussemburgo e infine si laureò in filosofia a Lovanio dopo la sua ordinazione sacerdotale (1933). Nel 1970 fu elevato da papa Paolo VI al titolo di prelato onorifico. È morto nel 1994.
Come il soggetto percepisce e comprende la realtà? Quali sono le fasi attraverso le quali si sviluppa la conoscenza? Sono le domande che Bernard Lonergan si pone nel corso dei suoi studi filosofici. È con questi interrogativi che, quando nel 1938 inizia gli studi di dottorato in teologia, si avvicina al pensiero di Tommaso d'Aquino e lo studierà in maniera intensiva per undici anni. È dall'intensa riflessione sugli scritti tomisti che nasce Insight. Il termine inglese - con il quale l'opera è universalmente conosciuta - rimanda non tanto alla facoltà dell'intelligenza, quanto a quello della dinamica del processo che l'Autore prende in esame. Opera geniale e capolavoro di Lonergan - che ha conosciuto un eccezionale successo nella lingua originale tanto da arrivare a 5 edizioni e destinata ad esercitare una grande influenza culturale e filosofica -, nella quale il grande teologo e filosofo canadese sviluppa le fondamentali intuizioni filosofiche di Tommaso nel contesto della filosofia e della scienza moderna.
La questione dell'immagine, da sempre al centro del dibattito filosofico e religioso di Oriente e Occidente, rappresenta fin dalle origini un tema cruciale nella definizione identitaria delle più disparate culture e credenze. Dall'icona come simbolo incarnato della divinità alle immagini astratte chiamate a esprimere l'irrappresentabilità del divino, dalla questione dell'iconoclastia ai diversi destini dell'arte sacra orientale e occidentale, il libro di Piergiuseppe Bernardi accompagna il lettore in un viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta delle radici dell'immagine sacra lungo le millenarie vicende del cristianesimo. Mettendo a confronto i differenti sviluppi teorici da un lato e le concrete traduzioni in campo artistico dall'altro, "I colori di Dio" propone una sintesi chiara di un tema finora poco esplorato se non a livello prettamente specialistico, che attraverso l'adozione di un linguaggio accessibile a tutti vuole coinvolgere anche il lettore meno esperto che vi si avvicina per la prima volta.
Lagrange fonda nel 1890 l'Ecole Biblique di Gerusalemme, nel 1892 la Revue biblique, e grazie a queste istituzioni promuove lo studio scientifico della Sacra Scrittura. Fu un pioniere nella Chiesa Cattolica. Il domenicano Marie-Joseph Lagrange (1855-1938) fonda nel 1890 l'Ecole biblique di Gerusalemme, nel 1892 la Revue biblique e nel 1900 la collana Etudes bibliques, istituzioni che continuano ancora oggi lo studio scientifico della Sacra Scrittura. La sua vita e una vera e propria peripezia. Il papa Leone XIII ha una grande fiducia in Lagrange, al punto che vorrebbe chiamarlo a Roma per iniziarvi lo studio scientifico della Bibbia. Pio X, durante la crisi modernista, manifesta dei dubbi sull'esegesi critica e diffida dei lavori condotti dall'Ecole biblique di Gerusalemme. Benedetto XV, con l'enciclica Spiritus Paraclitus, sembra dissaprovare l'opera di Padre Lagrange, piuttosto che incoraggiarla. Solo dopo la sua morte l'enciclica di Pio XII Divinu afflante Spiritu, nel 1943, riconosce i meriti di Lagrange.
IL LIBRO
Lo spettro che oggi si aggira per l’Europa non è quello del «ritorno delle religioni», o del «buon Dio» di una volta, come certi laici, ossessionati dai loro principi, sembrano credere. È piuttosto quello del nichilismo, la feroce religione di coloro che non credono in nulla e che vorrebbero persino impedire agli altri di credere – o che credono in un certo numero di idoli, quali il potere, il denaro, il dominio sugli altri.
Le grandi religioni che hanno fatto la nostra storia – il cristianesimo in primo luogo – e che rappresentano una parte non indifferente della nostra identità, stanno perdendo terreno e si trovano senza eredi, al punto che sembriamo persino dimenticare da dove veniamo e colui che si dichiara credente e praticante appare come uno strano animale.
Ma Bernard Sichère, un filosofo che orgogliosamente afferma «sono nato cattolico e morirò cattolico», non pensa affatto di essere una bestia rara; anzi, ai suoi occhi, la bestia rara è la nostra epoca, con i suoi mortiferi luoghi comuni.
In queste pagine, sempre intense, spesso appassionate, Sichère cerca di spiegare chi è lui come uomo, in cosa crede, quali sono i punti fermi del suo «universo». Si pone le domande di sempre (perché esiste il male? cos’è il peccato? e il perdono? perché la preghiera? cosa ci aspetta dopo la morte?) e quelle che oggi sembrano particolarmente urgenti (riguardo al sesso, all’aborto, all’omosessualità ecc.).
Per Sichère, filosofare significa infatti dar conto della sua idea di Dio e della sua relazione con Lui.
L'AUTORE
BERNARD SICHÈRE, maître de conférences all’Università di Parigi VII, filosofo e romanziere, ha collaborato alle riviste «Tel Quel», «L’Infini» e «Temps Modernes». Ha pubblicato, tra l’altro, Le Dieu des écrivains (Gallimard, 1990), Splendeur de Fawzi (Pauvert, 2002), Seul un Dieu peut encore nous sauver (Desclée de Brouwer, 2002), Le Jour est proche (Desclée de Bouwer, 2003).
RECENSIONI
Da «Vita pastorale», aprile 2008
«Questo breve libro è denso di stimoli nuovi per quanti si chiedono come mai oggi i temi etici e religiosi vengono proposti con insistenza.»
Meditazioni mariane che prendono spunto dall'Enciclica di Papa Pio XII Fulgens Corona (pubblicata l'8 settembre 1953).
Quali sono i tratti essenziali e specifici che fanno, di noi, degli esseri umani? In che cosa consiste l'"umanità" dell'essere umano? Per rispondere a questa domanda, Williams indaga le differenze che ci distinguono dalle macchine ma anche dagli altri animali, individua i requisiti indispensabili di una efficace teoria dell'evoluzione, analizza il rapporto cruciale tra etica ed evoluzione (che cosa un essere umano "deve" e cosa "può" fare?), ricostruisce infine alcune delle diverse connotazioni che distinguono, nella storia del pensiero, i valori tipicamente umani di giustizia e libertà.
Il Novecento rimarrà come il secolo dei genocidi. Non che stermini di massa non ci siano sempre stati, ma solo nel Novecento la miscela avvelenata di razionalità totalitaria, nazionalismo e modernità ha generato la sanguinosa "specialità" del genocidio. Dopo aver fatto il punto del problema, ancora molto controverso, di come sia esattamente definibile come genocidio, Bruneteau spiega le origini ideologiche e storiche del comportamento genocida, che affondano nei massacri delle guerre di conquista coloniale, nella diffusione di un malinteso darwinismo sociale, nella pedagogia della violenza estrema nella Grande Guerra, e dedica un capitolo a raccontare ognuno dei grandi genocidi del secolo.